Quelle aggressioni alla Brigata Ebraica

 
Emanuel Baroz
26 aprile 2014
6 commenti

Quelle aggressioni alla Brigata Ebraica

di Paolo Conti

insulti-brigata-ebraica-25-aprile-focus-on-israelRenzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, il pomeriggio di giovedì 24 aprile aveva firmato una civilissima nota sul 25 aprile ricordando il ruolo che ebbe la Brigata Ebraica durante la Liberazione: «I soldati della Brigata si resero protagonisti di molte azioni decisive come il primo sfondamento della Linea Gotica a fianco della divisione Folgore e l’ingresso in numerose località del Centro Italia. Una pagina di coraggio che ancora oggi pochi conoscono e la cui memoria è stata non di rado insultata da chi, in malafede o per profonda ignoranza delle vicende storiche, vede nella presenza della bandiera della Brigata ai principali cortei nazionali una insopportabile provocazione politica. L’auspicio è che da domani si riesca finalmente a voltare pagina e che queste odiose iniziative siano condannate e isolate dal resto dei partecipanti. Chi offende la memoria della Brigata Ebraica offende infatti la memoria dell’Italia intera».

Purtroppo il presidente Gattegna aveva le sue ragioni, per preoccuparsi. Ieri sia a Roma (vicino alla fermata Metro del Colosseo) che a Milano (in piazza san Babila) gruppi che alzavano bandiere palestinesi hanno aggredito e spintonato chi manifestava issando il vessillo della Brigata Ebraica. Si sono sentite grida come «Fascisti-fascisti», «Fuori i sionisti dal corteo», «Palestina libera», «Assassini».

A questo punto è urgente ricordare che chi offende il simbolo e il lascito della Brigata Ebraica ingiuria l’intero retaggio storico e politico della Resistenza italiana. Che l’insulto al contributo della Brigata alla Liberazione colloca automaticamente chi lo compie sulla sponda opposta all’antifascismo. Per farla breve: se ieri si è visto un gesto chiaramente «fascista» (per riferirci alle urla ascoltate) certo non è venuto dalla Brigata Ebraica. Ma da chi l’ha incivilmente offesa.

(Fonte: Corriere della Sera, 26 Aprile 2014, pag. 11)

Nella foto in alto: un momento di tensione a Roma con i pacifinti che hanno aggredito prima verbalmente e poi fisicamente chi partecipava alla manifestazione per il 25 Aprile esponendo la bandiera della Brigata Ebraica

Articoli Correlati
Corteo del 25 Aprile a Milano: insulti contro la Brigata Ebraica

Corteo del 25 Aprile a Milano: insulti contro la Brigata Ebraica

Milano, al corteo del 25 aprile insulti e striscioni contro la Brigata ebraica: “Assassini” La replica di Mattarella: “Brigata di eroi”. Centri sociali e gruppi pro-Palestina tenuti a distanza da […]

25 Aprile: cancellare la Brigata Ebraica è una offesa alla Storia

25 Aprile: cancellare la Brigata Ebraica è una offesa alla Storia

Chi cancella la Brigata ebraica offende la Storia di Marco Pasqua Un corteo dimezzato. Una manifestazione, quella organizzata dall’Anpi, che rinnega una parte importante della Storia della Resistenza. Dimezzata, perché, […]

25 Aprile a Milano: insulti alla Brigata Ebraica e agli ebrei

25 Aprile a Milano: insulti alla Brigata Ebraica e agli ebrei

25 aprile, Festa di liberazione: la brigata ebraica insultata a Milano. Cori dal corteo: “Sionisti carogne, tornate nelle fogne” Milano, 25 Aprile 2015 – “Sionisti carogne tornate nelle fogne”. E […]

25 Aprile: insulti e spintoni contro la Brigata Ebraica a Roma e Milano

25 Aprile: insulti e spintoni contro la Brigata Ebraica a Roma e Milano

Purtroppo come ormai capita ogni anno la ricorrenza del 25 Aprile viene utilizzato dai soliti pacifinti odiatori di professione di Israele per vomitare il proprio odio nei confronti degli ebrei. […]

25 Aprile a Milano: centri sociali urlano “Fascisti” ai rappresentanti della Brigata Ebraica!!!

25 Aprile a Milano: centri sociali urlano “Fascisti” ai rappresentanti della Brigata Ebraica!!!

Purtroppo passano gli anni ma non cambiano gli atteggiamenti di questi personaggi… 25 APRILE:MILANO;CENTRI SOCIALI A BRIGATA EBRAICA,’FASCISTÌ Milano, 25 Aprile 2011 (ANSA)- Un gruppetto di ragazzi dei centri sociali […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1Emanuel Baroz

    I fascisti rossi che dissacrano il 25 aprile con la bandiera nazista (pardon palestinese)

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari Amici,

    Vale la pena aggiungere una riflessione alle notizie sugli incidenti che ci sono stati alle manifestazioni del 25 aprile a Roma e a Milano, di cui hanno parlato più o meno tutti i giornali e che IC ha trattato ieri qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=53189 .

    Si tratta infatti di una vicenda molto grave non per il livello degli scontri, che sono stati contenuti dalla forze dell’ordine, ma dal contesto e da chi vi ha preso parte. In sostanza quel che è successo ieri, ma anche l’anno scorso e a Milano pure in precedenza, è stato il tentativo di espellere gli ebrei coi loro simboli dalla festa della Liberazione (se non ci potete credere, guardate questo video: http://video.repubblica.it/edizione/milano/25-aprile-a-milano-e-scontro-in-corteo-tra-ebrei-e-filo-palestinesi/163814/162305 .

    Dato che la liberazione che si ricorda è quella dai nazisti e uno degli scopi principali della politica nazista (con la benevola collaborazione dei fascisti e di molta gente comune) era l’eliminazione degli ebrei, il senso degli incidenti è stato quello di cercare di reintrodurre una politica nazista dentro le celebrazioni dell’antinazismo, con la benevola collaborazione, questa volta, di parti significative dell’Anpi, che dovrebbe preservarne la memoria. Gli ebrei italiani si sentono naturalmente parte della celebrazione, perché sono stati parte della resistenza ben oltre il loro numero (mille su quarantatremila, con il 10% di caduti, come se in Italia ci fosse stato un milione di partigiani e centomila morti http://archivio.pubblica.istruzione.it/shoah/biblio/articoli/unita130108.pdf ) e perché essi furono le vittime prime dello sterminio nazista: non come individui isolati, ma come comunità, che oggi ha il diritto e il dovere di ricordare quella tragedia.

    Gli ebrei italiani sono inoltre, come sionisti, gli eredi naturali di quella “Brigata ebraica” che l’Organizzazione sionistica mondiale cercò di far realizzare alla Gran Bretagna continuamente fin dal 1939, e che il governo di Sua Maestà formò solo nel ’44, usando i volontari che provenivano da tutto il mondo ma soprattutto dalla Palestina ebraica nei combattimenti per la liberazione italiana, sul fronte adriatico. Furono cinquemila volontari, con numerosi caduti, oggi per lo più raccolti nel cimitero di Piangipane a Ravenna (http://www.turismo.ra.it/ita/Scopri-il-territorio/Arte-e-cultura/Monumenti-alla-memoria/Cimitero-di-Guerra-di-Ravenna ). Vi è un profondo senso politico e culturale nel ricordare che gli ebrei non furono solo vittime del genocidio, ma si ribellarono al ghetto di Varsavia e altrove, parteciparono con entusiasmo alla resistenza dovunque, ma soprattutto in Polonia, Francia ed Italia e contribuirono, per quanto fu loro consentito, ai combattimenti delle forze alleate. Eliminare questo fatto rende monco il ricordo della lotta al nazismo, ne fa semplicemente una questione di vittime, una specie di “sacrificio” (come suona la parola “Olocausto”) o di via Crucis, come spesso ha proposto di pensare la Chiesa. Mentre gli ebrei cercarono di difendersi e di contribuire all’eliminazione del nazismo.

    Per questo il giorno civile di ricordo del genocidio, che in Israele cade in primavera, quest’anno lunedì 28, si chiama “giornata della Shoà e dell’eroismo”, cioè della Resistenza.

    E però la loro presenza organizzata alle manifestazioni del 25 aprile è contestata da coloro che pretendono di portarvi le bandiere palestinesi, con l’acquiescenza delle forze politiche di sinistra.
    Il minimo che si possa dire è che ciò comporta un’ignoranza storica profonda. Perché, come ammettono gli stessi palestinesi, mentre gli ebrei partecipavano alla Resistenza e sospendevano la loro lotta anticoloniale con gli inglesi per la liberazione di Israele, unendo le loro forze contro il nemico comune nazista, gli arabi del mandato di Palestina e altrove erano “sostenitori entusiastici di Hitler” come loro stessi ammettono (vedete qui la dichiarazione in questo senso di un importante dirigente dell’Olp: https://www.youtube.com/watch?v=glDDyJkQoFU&feature=youtu.be ). Di più, il loro padre fondatore Hajj_Amin_el-Husseinis fece da consulente per i campi di sterminio fu il grande comandante delle SS musulmane in Bosnia, si impegnò, in caso di vittoria dell’Asse a estendere la “soluzione finale” alla Palestina (http://www.centerforsecuritypolicy.org/wp-content/uploads/2013/10/CSP_A_Salient_Example_of_Hajj_Amin_el-Husseinis.pdf ). Vi è insomma una diretta continuità fra il progetto nazista e quello palestinista, come mostra questo video, che vi raccomando caldamente di guardare e di diffondere (http://vimeo.com/69991225 ). Insomma, mentre portare a una manifestazione del 25 aprile la bandiera della Brigata ebraica o quella di Israele (che è stata ricalcata sul suo modello), farvi entrare una bandiera palestinese non è diverso da introdurvi una svastica o un fascio littorio.

    Di questo non si rendono conto non solo i soliti fanatici filopalestinisti italiani che tendono agguati ogni anno ai manifestanti ebrei in Piazza San Babila a Milano (giustamente un luogo di memorie neofasciste) e alla manifestazione romana, ma neppure coloro che amministrano ufficialmente la memoria della Resistenza. I quali oggi presentano la Liberazione come una specie di rivoluzione comunista (magari “tradita”, come diceva un libretto una volta popolare fra gli extraparlamentari) e ne ignorano del tutto i connotati storici. I cortei del 25 aprile sono pieni di bandiere rosse, ma non si vedono affatto i vessilli di coloro che davvero liberarono l’Italia, certamente con la collaborazione dei partigiani, cioè gli americani e gli inglesi. Se qualcuno porta una bandiera “stripes and stars” al corteo viene insultato e di solito riesce a farlo solo rifugiandosi nei ranghi del gruppo ebraico, che sfila solo perché protetto dalla polizia – in caso contrario sarebbe massacrato da qualche gruppo di fascisti rossi. Eppure furono gli angloamericani, col sangue dei loro figli, a liberare il nostro paese. E dato che furono loro e non i sovietici come per esempio in Polonia (dove pure la Resistenza era molto forte, e anticomunista), non abbiamo avuto nel nostro paese il piacere di un quarantennio di dittatura comunista. Forse è per questo che i segni della Storia – quella vera, non la pappa ideologica con cui sono nutriti i fanatici – nei cortei del 25 aprile non hanno parte. Vedete come i fischi, gli spintoni, gli insulti dei fascisti rossi e palestinisti abbiano un contenuto importante. Respingerli, organizzare ogni anno la sfilata sapendo come sarà l’accoglienza è quel che fa a Roma la Comunità Ebraica guidata da Riccardo Pacifici e a Milano l’associazione degli amici di Israele, senza supporto dell’Ucei, che dovrebbe rappresentare gli ebrei italiani, ma cerca se può di non avere nemici a sinistra.
    Onorando questo impegno, ricordiamocelo la prossima volta che si parlerà di antisemitismo solo all’estrema destra. Non è vero, perché ci sono i fascisti neri e anche i fascisti rossi. Oggi non tanti, ma purtroppo aggressivi e coperti da complicità più ufficiali e meno “estremiste”

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=53190

    27 Apr 2014, 19:49 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    L’Anpi complice dell’odio contro Israele

    Una lettera al presidente dell’Anpi di Roma Ernesto Nassi:

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=53217

    28 Apr 2014, 20:23 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Bandiere di Israele al 25 aprile. Scontro comune-islamici

    di Alessandra Coppola

    Da piazza San Babila alla bacheca di Facebook, lo scontro a margine del corteo della Liberazione s’allarga. «Andare alla manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa insultare la resistenza», posta (sulla sua pagine personale) Davide Piccardo, portavoce del Coordinamento degli islamici milanesi. «La tua sulla bandiera di Israele è una frase semplicemente terrificante», replica l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino. E giù centinaia di «like» e di commenti, pro e contro, a riportare l’attenzione su un episodio brutto, condannabile, ma alla fine circoscritto: gli insulti (Asassini! Vergogna!») di un gruppo di filopalestinesi al passaggio dei manifestanti della Brigata ebraica che esibivano vessilli simili, se non identici, a quelli d’Israele (con scambio reciproco di «fascisti!»).
    Che la stella di David azzurra su fondo bianco in corteo fosse il simbolo dei partigiani ebrei (che hanno fatto, anche loro, la storia della Resistenza) o quella dello Stato nato nel ’48, è irrilevante. «Va difeso comunque il diritto dei cittadini a portare la bandiera di Israele in manifestazione — spiega Majorino —. Se qualcuno lo mette in discussione, io intervengo». E in modo netto, in una fase delicata dei rapporti con il Caim: l’assessore è incaricato di risolvere la questione (complessa) della moschea, domani riceverà i rappresentanti dei musulmani per cercare una soluzione condivisa. Al momento, il progetto più avanzato resta quello del Caim, nell’area dell’ex Palasharp. Questo scontro può metterlo a rischio? «No — risponde Majorino — ed è un “no” categorico, il diritto di culto non viene meno rispetto a un giudizio politico». «E ci mancherebbe — è la replica di Piccardo —: sarebbe grave se cambiasse qualcosa Io ho espresso una mia posizione personale, non a nome del Caim: ho affermato, e ribadisco, che è inopportuno, alla festa per la liberazione da un’occupazione, portare bandiere di uno Stato che si fonda su un’occupazione. Anche se non condivido le contestazioni in piazza». Preoccupato per la reazione dell’assessore con cui è in trattativa per la moschea? «Sono due cose ben distinte, il disaccordo è su una questione di politica internazionale. Ma credo anche che Majorino sia stato spinto a intervenire sulla mia bacheca da pressioni e telefonate». Della comunità ebraica, intende? «Certo. Detto questo, vorrei cogliere l’occasione per ribadire un invito al dialogo: ci teniamo molto ai rapporti con la comunità ebraica». Che al momento, però, non sembra ben disposta nei confronti di Piccardo.

    Ancora via Facebook, Daniel Nahum, dirigente dell’Unione giovani ebrei dTtalia, ottime relazioni con i musulmani in città (e in passato con lo stesso portavoce del Caim), adesso posta: «Piccardo non ha il senso della vergogna… non conosce la storia. Altrimenti eviterebbe di farneticare in questo modo». «Piace» a 136 utenti, di confessioni diverse; in 111 commentano, compresi ii deputato pd Emanuele Fiano («Abisso di farneticazioni ignoranti e antisioniste») e il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici («Il prossimo anno saremo tutti a Milano e vediamo se avranno coraggio di continuare ad insultarci. Basta»). Nel mucchio, offese, tifo e slogan. Con qualche tentativo di mediare. Così il rapper di origine siriana Zanko: «Se tutti fossero pronti a fare un po’ di autocritica e capire che stare in curva non ha portato a granché, forse si sbloccherebbero gli animi…».

    (Fonte: Corriere della Sera edizione Milano, 28 Aprile 2014, pag. 2)

    28 Apr 2014, 20:24 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Lettera aperta a Michele Serra

    di Deborah Fait

    E’ una grande delusione rendersi conto che un giornalista di fama, una persona di cultura, autore di articoli importanti anche di politica internazionale, scivoli su una buccia di banana come un qualsiasi principiante o un qualsiasi cittadino di quelli che si accontentano di leggere solo i titoli dei giornali per farsi un’idea di quello che succede nel mondo, senza tuttavia capirne un’acca.

    Insomma, Michele Serra ha scritto sul suo editoriale che, nella giornata del 25 aprile, vi sono stati scontri verbali molto aspri tra “le Brigate ebraiche (plurale)” e alcuni simpatizzanti filopalestinesi. A quel Brigate scritte al plurale ho fatto un salto sulla sedia perche’ è la dimostrazione che Michele Serra, non ha un’ idea esatta di cosa si stia parlando. La Brigata era una, unica e sola . Non si capisce se quel plurale di Brigata sia dovuto a una semplice seppur inammissibile, ignoranza della Storia, o al desiderio di banalizzarla. Mi auguro che, leggendo le critiche fatte da alcuni colleghi alla sua valutazione degli accadimenti del 25 aprile contro Israele, abbia capito la gaffe.

    Ogni anno accade che i fascisti dei Centri Sociali o i fascisti filopalestinesi, attacchino la Brigata e urlino insulti contro la bandiera più volte decorata che la rappresenta scambiandola per la bandiera israeliana.

    Credevo, speravo…. ma come sempre sbagliavo, che un uomo di sinistra, intelligente, aperto, informato, si sarebbe indignato di fronte alla barbarie degli odiatori di tutto ciò che ricorda nei simboli o nella storia Israele. Credevo, ma naturalmente sbagliavo, che un uomo come Michele Serra, si sarebbe indignato e avrebbe criticato aspramente l’offesa all’onore di una Brigata i cui componenti, tutti ebrei viventi all’epoca, nella Palestina Britannica, scelsero di arruolarsi nell’esercito alleato, col nome di Brigata Ebraica, per andare a liberare l’Italia dai nazifascisti. Molti furono uccisi: Ebrei che ripagarono con il loro eroismo l’odio dell’Europa che aveva permesso la Shoah.

    Le pare giusto, Michele Serra, liquidare le urla dei filopalestinesi, le offese, le aggressioni nei confronti di coloro che portavano il vessilo della Brigata Ebraica, con un semplice “scontri verbali molto aspri”? Non le è venuto di arrabbiarsi un po’ di più? Di condannare un po’ di più, di scrivere che non vi sono stati “scontri verbali tra….” ma aggressioni vere e proprie nei confronti di ebrei e di Israele. Scrivo queste righe perchè mi riesce difficile capire come sia possibile che onesta gente di sinistra, intellettuali di valore siano cosi’ tolleranti nei confronti di orde di nullafacenti aggressivi, violenti e fortemente antidemocratici.

    Un’ ultima informazione per Michele Serra, nel caso leggesse queste righe, ma soprattutto per chi non conoscesse bene la storia e vedesse con stupore , nel giorno della Festa della Liberazione, individui urlanti sventolare bandiere palestinesi: Durante la 2 Guerra Mondiale, mentre gli alleati e la Brigata ebraica combattevano per liberare l’Italia dai nazisfascisti, gli arabi (all’epoca i palestinesi non esistevano) erano alleati di Adolf Hitler, il mufti di Gerusalemme Haj Amin El Husseini, parente di Arafat, era suo amico personale, e stretto collaboratore di Himmler e Eichmann. Come si può dedurre non ha nessun senso andare a sporcare una Giornata moralmente importante come il 25 Aprile, con manifestazioni fasciste inneggiando a gente, gli arabi, che col nazismo avevano avuto stretti rapporti di amicizia e solidarieta’. Oltretutto i palestinesi non esistevano all’epoca come popolo, non avevano quindi una bandiera e andarla a sventolare il 25 aprile è semplicemente un insulto alla Libertà e alla democrazia e alla Storia!.

    Solo due righe per fare un commento su un altro rappresentante della sinistra italiana. Mi riferisco a Vendola che è andato a Ramallah per onorare l’assassino Marwan Barghouti. Lo ha paragonato a Che Guevara….beh….forse non ha tutti i torti. Guevara col suo machete e le sue bande ha fatto più di una strage tra i contadini che diceva di difendere, ma Barghouti è peggio, molto peggio. Barghouti è un assassino di innocenti, un neonazista, uno che ha sete di potere, uno che vuole sterminare gli ebrei, che vuole radere Israele al suolo, uno che non ha altra ideologia che la morte e l’assassinio, la violenza e la distruzione.

    A Vendola piace? Alla gente di sinistra piace? Benissimo ma qualcuno mi spieghi come è possibile che chi dichiara con orgoglio di essere di sinistra, abbia in simpatia, difenda, ami, personaggi cosi’ tristemente famosi, autori di assasini di massa, di stragi, di massacri . Quale è il fascino che certi loschi figuri esercitano sulla sinistra? Nessuno sa rispondere a questa domanda. Io credo sia semplicemente odio per tutto ciò che è pulito e onesto. Odio per i valori di giustizia e libertà e amore per la violenza e il sopruso.

    La mia conclusione è che la sinistra, almeno quella che difende criminali, assassini e terroristi non sia altro che fascismo tinto di rosso.

    Le vere persone di sinistra non possono amare feccia come Barghouti. Non possono difendere il terrorismo contro civili. Non possono approvare il lavaggio del cervello fatto su giovani menti per avviarle al suidicio mediante assassinio. Non si può essere di sinistra e battersi per liberare dei terroristi.

    Impossibile, va contro ogni valore umano!

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=53214

    28 Apr 2014, 20:25 Rispondi|Quota
  • #5Giancarlo

    Le aggressioni verbali e non solo alla Brigata ebraica e agli esponenti dell’associazione Italia-Israele in occasione del 25 aprile confermano l’esistenza imperitura del nazicomunismo, a riprova del fatto che il patto Molotov-Ribbentrop non fu una mostruosità, bensì il sigillo della naturale consonanza criminale ed antisemita tra svastica e stella rossa.

    30 Apr 2014, 16:19 Rispondi|Quota
  • #6Andrea

    Sebbene io sia d’accordo sulla minaccia posta dall’estrema destra, credo che il reale pericolo, il nuovo fascismo, oggi sia rappresentato in misura preponderante dall’islam radicale e dalla sinistra terzomondista, filo-islamica e anti-sionista, sua alleata in Occidente, cioè paradossalmente dagli “anti-fascisti di professione”. I neonazisti, per ora una minoranza, fanno parte di una sorta di alleanza, non necessariamente sancita da trattati formali di collaborazione strategica, di “Verdi, Rossi, Neri” in chiave anti-occidentale, anti-semita e anti-cristiana.

    Infatti, nonostante l’impegno profuso dagli anti-fascisti, l’istituzione della Giornata della Memoria della Shoa, gli incontri con gli studenti e le visite scolastiche ad Auschwitz, l’antisemitismo paradossalmente sta crescendo di giorno in giorno in Europa e costringendo sempre più Ebrei ad abbandonare il vecchio continente e ad emigrare in Israele o altrove.
    Come si spiega questo fenomeno in un contesto come quello europeo, in cui i nostri giovani sono bombardati di messaggi e inviti alla tolleranza, al rispetto delle minoranze e dei diritti umani, e di condanne del razzismo, e non solo in occasione della Giornata della Memoria?
    Semplice.
    La ragione è che proprio gran parte di coloro oggi impegnati nel combattere l’antisemitismo nazifascista e il razzismo attraverso le iniziative descritte, allo stesso tempo promuovono in modo almeno altrettanto capillare l’antisionismo e spalancano le porte dell’Europa all’immigrazione islamica.
    La stragrande maggioranza degli attacchi antisemiti, infatti, non sono perpetrati da elementi locali dell’estrema destra, da neonazisti, sebbene anche costoro siano coinvolti in alcuni episodi, ma proprio dagli immigrati islamici di prima e seconda generazione.
    Soprattutto gli immigrati islamici, infatti, a differenza dei nostri raffinati intellettuali di sinistra, rigorosamente anti-fascisti, ma filo-islamici e antisionisti, faticano a cogliere la “sottile differenza” tra antisemitismo e antisionismo, e in un’atmosfera di crescente antisionismo promosso dalla cultura dominante dei paesi ospiti sono stimolati ad attingere più facilmente all’antisemitismo contenuto nel Corano.
    Chi in Europa si erge a paladino dei diritti umani e della lotta al razzismo sta dunque invece favorendo la crescita dell’antisemitismo, oggi a livelli paragonabili a quelli della vigilia della II Guerra Mondiale in Francia e alcuni paesi scandinavi, cioè proprio laddove la diffusione della cultura dei diritti umani e dell’anti-fascismo e anti-razzismo e la presenza islamica sono più ampi.
    Per ragioni analoghe, anche le discriminazioni e le persecuzioni dei Cristiani stanno aumentando di pari passo, per ora per lo più in Medio Oriente e nei paesi islamici, sempre per mano degli islamici, favorite dalla medesima cultura occidentale di difesa dei diritti umani e di lotta al razzismo, la quale allo stesso tempo e in modo altrettanto capillare, oltre a demonizzare Israele e il Sionismo, demonizza l’Occidente e le sue radici giudaico-cristiane.

    30 Apr 2014, 16:20 Rispondi|Quota