Convegno islamico a Milano: imam moschea di Al-Aqsa (Gerusalemme) incita alla distruzione di Israele

 
Emanuel Baroz
2 maggio 2014
3 commenti

Convegno islamico a Milano: “Libereremo Al-Aqsa!”

moschea-milano-imam-fondamentalismo-islamico-focus-on-israelMilano – “Torneremo al mare di Jaffa, alle spiagge di Haifa, alle palme di Beit Shean e alle colline di Lod e Ramla [tutte località israeliane]. Nella benedetta moschea di al-Aqsa, noi attendiamo le legioni dei conquistatori: attendiamo gli eserciti dalla Tunisia, dalla Giordania, dall’Egitto, dall’Iraq, dal Maghreb e dall’Hijaz [Arabia]“.

Lo ha detto l’imam della moschea al-Aqsa di Gerusalemme, Raed Al-Danna, intervenendo lo scorso 27 aprile a un convegno islamico tenuto a Milano e trasmesso dalla tv Al-Jazeera. “Attendiamo un capo musulmano la cui voce aneliamo ascoltare – ha continuato Al-Danna – che gridi agli eserciti di liberazione nel cortile di al-Aqsa: dovete dire la preghiera del pomeriggio solo a Safed, Haifa o Jaffa; dovete dire la preghiera del pomeriggio solo a Lod e a Ramla [tutte località israeliane]”.

A Gaza – ha poi concluso l’imam – ci sono uomini grandi e fieri, con i piedi ben piantati nel terreno, che hanno capito che l’oscurità e lo stato ebraico svaniranno, e che il sole del mattino sorgerà sulla Palestina”.

(Fonte:Israele.net, 2 Maggio 2014)

Thanks to Progetto Dreyfus

Nella foto in alto: un estratto del video del discorso dell’imam della moschea di al-Aqsa

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  • #1Emanuel Baroz

    Ecco i legami segreti fra moschee milanesi e Fratelli musulmani

    di Sabrina Cottone

    «Andare alla manifestazione del 25 aprile con la bandiera israeliana significa insultare la resistenza». Così domenica scorsa ha parlato Davide Piccardo, leader del Caim, il Coordinamento delle associazioni islamiche milanesi di cui fanno parte molte comunità di pessima fama come quella di viale Jenner.

    Ma se l’assessore Pierfrancesco Majorino già minimizza, vale la pena sottolineare che non si tratta solo di una gaffe, bensì di una strategia ben precisa del Caim, che ha già suscitato più volte le reazioni preoccupate della Comunità ebraica. Non solo: i legami con i Fratelli musulmani e con imam che inneggiano alla violenza e alla guerra santa sono documentati. Eppure oggi pomeriggio, nonostante tutti i segnali di allarme, ancora una volta Palazzo Marino ha convocato i rappresentanti del Caim.

    La preoccupazione della Comunità ebraica italiana si era già sollevata alla fine dello scorso Ramadan, quando ospite d’onore del Caim all’Arena (alla presenza dell’assessore all’Educazione Francesco Cappelli) è stato Riyad al-Bustanji, che pure – denunciava la Comunità ebraica – aveva fatto «affermazioni di una gravità inaudita, che incitano al terrorismo e all’odio nei confronti di Israele». A una tv satellitare mediorientale aveva addirittura raccontato di aver portato sua figlia a Gaza perché si preparasse alla jihad e al martirio kamikaze. Le ragioni di inquietudine non si fermano qui. L’attuale responsabile delle Relazioni interne del Caim è Ahmed Abdel Aziz, fondatore del Comitato Libertà e Democrazia per l’Egitto, molto vicino ai Fratelli Musulmani, e che ha come sede la stessa dei Giovani Musulmani d’Italia.

    La base comune è viale Monza, 50. Lo stesso indirizzo del Caim. E nonostante nomi rassicuranti come libertà e democrazia, si tratta di associazioni con simpatie e frequentazioni radicali. Così, viale Monza 50 è un indirizzo dai connotati sempre più inquietanti. Tra gli invitati all’ultimo convegno nazionale dei Giovani musulmani italiani, per esempio, era presente, accanto a diversi membri del direttivo Caim, il solito Al-Bustanji.

    «La marcia della speranza» è un altro nome bello e tranquillizzante, scelto per la manifestazione del 31 agosto scorso, organizzata proprio dal Comitato Libertà e Democrazia. Eppure erano presenti rappresentanti di molte associazioni islamiche vicine ai Fratelli Musulmani. Non una vicinanza a livello personale, come in passato è stato detto per giustificare le simpatie di Piccardo, ma presenze ufficiali, a nome delle associazioni radicali di cui fanno parte.

    Sul piano delle relazioni personali, il fratello del responsabile relazioni interne del Caim, Omar Abdel-Aziz, sfoggia su Facebook una foto che lo ritrae la scorsa estate al Cairo accanto a Salah Sultan. Sultan è un esponente dei Fratelli Musulmani egiziani, noto per le sue dichiarazioni contro cristiani e ebrei: il governo degli Stati Uniti gli ha sospeso il conferimento della cittadinanza. Secondo la Muslim Brotherhood Daily Watch, Sultan ha più volte incitato ad azioni violente: tra l’altro, ha detto che è legittimo per qualsiasi egiziano uccidere sionisti incontrati in Egitto.

    Tra le altre frequentazioni Musa Cerantonio, un convertito italo-australiano ritenuto dal Centro internazionale per lo studio degli estremismi (Icrs) «tra le più influenti guide spirituali per i jihadisti in partenza per la Siria». Su Facebook ha più volte dichiarato il suo credo nella guerra santa: la sua pagina è stata chiusa. Eppure è stato ospite della moschea di Cascina Gobba.

    Ce n’è abbastanza per smettere anche solo di pensare a una moschea targata Caim.

    http://www.ilgiornale.it/news/milano/ecco-i-legami-segreti-moschee-milanesi-e-fratelli-musulmani-1014808.html

    2 Mag 2014, 18:23 Rispondi|Quota
    • #2roberto fiaschi

      @Emanuel Baroz: Davide Piccardo, tu sei un insulto vivente, dovunque tu vada ed in qualsiasi momento, sei un insulto. Nasconditi….

      3 Mag 2014, 17:07 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    A Milano un imam incita alla distruzione d’Israele. Pisapia non pervenuto

    di Stefano Magni

    All’avvicinarsi del 66mo compleanno dello Stato di Israele, c’è qualcuno che gli vuole fare la festa, nel senso cattivo del termine. Non lo fa nelle segrete stanze, ma in pubblico. E, nonostante tutto, pochissimi se ne accorgono.

    Sfogliando fra le pagine Web del Memri, istituto che traduce sistematicamente tutti i discorsi più controversi in lingua araba, troviamo infatti questo video tratto da un servizio della Tv satellitare araba Al Jazeera dove un imam con tono stentoreo tuona da un palco: «A Gaza ci sono uomini grandi e fieri, con i piedi ben piantati nel terreno, che hanno capito che l’oscurità e lo Stato ebraico svaniranno, e che il sole del mattino sorgerà sulla Palestina». E subito dopo promette: «Torneremo al mare di Jaffa, alle spiagge di Haifa, alle palme di Beit Shean e alle colline di Lod e Ramla (tutte località israeliane ). Nella benedetta moschea di al-Aqsa, noi attendiamo le legioni dei conquistatori: attendiamo gli eserciti dalla Tunisia, dalla Giordania, dall’Egitto, dall’Iraq, dal Maghreb e dall’Hijaz (Arabia )». Chi si occupa di Medio Oriente, di video così ne vede una caterva. C’è però un piccolo particolare che cattura l’attenzione. Proprio all’inizio del video si legge “Islamic Conference in Milan, Italy”. Milano? Non c’è nessun’altra Milano all’infuori di Milano. Non è come Venice, che può essere l’omonima città negli Usa. Milan è proprio Milano ed è pure specificato che è in “Italy”, non è né in Afghanistan, né nello Yemen. È qui, in casa nostra, che si predica la “riconquista” di Jaffa e Haifa, Beit Shean, Lod e Ramla. Ovviamente, dopo aver ucciso o scacciato gli ebrei che ci abitano: gli jihadisti fan sul serio, come dimostrano nella vicina Siria.

    Non stiamo parlando di un predicatore qualunque, ma dell’imam Raed Al-Danna della moschea al-Aqsa di Gerusalemme, terzo luogo più importante nella religione musulmana, nel nome del quale si concentra la lotta islamica contro Israele, un po’ come il Santo Sepolcro era per i Crociati, nove secoli fa. «Attendiamo un capo musulmano la cui voce aneliamo ascoltare – ha continuato Al-Danna – che gridi agli eserciti di liberazione nel cortile di al-Aqsa: dovete dire la preghiera del pomeriggio solo a Safed, Haifa o Jaffa; dovete dire la preghiera del pomeriggio solo a Lod e a Ramla (ancora tutte località israeliane )». E il video finisce con un tripudio di “Allah u Akhbar!” (Allah è grande) e sventolio di bandiere palestinesi. Tutto ciò succedeva il 27 aprile, due giorni dopo il 25 aprile, festa della liberazione trasformata da molti in un’occasione per inneggiare sempre alla Palestina. E nemmeno un mese prima della festa di indipendenza di Israele, caratterizzata sempre da una massiccia presenza di forze dell’ordine.

    The Times of Israel ne ha dato notizia. La giunta Pisapia non ha detto nulla, da quel che risulta dalla stampa. Ma possiamo sempre esserci sbagliati noi. Sindaco Pisapia, qualcosa da dichiarare su dichiarazioni estremamente incendiarie pronunciate nella città che Lei amministra? Perché finora ci sembra di non aver sentito niente, anche se di questo discorso ne stanno parlando fino in Israele. Ma possiamo, speriamo, di essere noi ad esserci sbagliati.

    (Fonte: L’intraprendente, 7 Maggio 2014)

    8 Mag 2014, 19:39 Rispondi|Quota