Gaza: la verità piano piano viene fuori…

 
Emanuel Baroz
31 luglio 2014
18 commenti

Gaza, i corrispondenti rivelano: la strage dei bimbi palestinesi nel parco giochi è stata colpa di un razzo di Hamas e non di Israele

gaza-strage-bambini-scuola-parco-giochi-focus-on-israel

«Lo confermo ora che sono fuori da Gaza: la strage di bambini a Shati non è colpa di Israele». A scriverlo, con un tweet che in pochi minuti è stato fatto rimbalzare oltre 200 volte nella Rete, è Gabriele Barbati, giornalista italiano, corrispondente dalla striscia di Gaza di TgCom24.

Il massacro di Shati. La strage di bambini a cui si riferisce è quella “del parco giochi”: nove piccoli uccisi il 28 luglio nel campo profughi di Shati mentre giocavano nei pressi di una giostra (altri hanno parlato di un’altalena). Il messaggio del giornalista contiene due informazioni. La prima, la più esplicita, è la conferma di quanto denunciato da Israele subito dopo la diffusione della notizia: quei nove morti non sono colpa dei bombardamenti di Israele, bensì di un razzo “impazzito” di Hamas. La seconda informazione riguarda invece lo stesso reporter e la gestione dei media a Gaza: finché Barbati si è trovato all’interno della Striscia non ha potuto twittare la verità. Da più parti sono arrivate denunce circa il controllo e le pressioni che Hamas esercita su chi da dentro Gaza raccoglie e diffonde notizie nel mondo. E’ di questi giorni la notizia del giornalista francese di Liberation cacciato da Hamas

I tweet. Ma ecco il tweet completo di Gabriele: «Confermo ora che fuori da #Gaza. La strage di bambini ieri a Shati non e’ colpa di #Israele. Comunicato #IDF vero. E’ stato razzo Hamas». A questo messaggio Barbati ne aggiunge un secondo: «Colleghi a Shati dicono+prove: dopo morte bimbi su giostra a #Gaza arrivati tipi Hamas o altra fazione a ripulire detriti razzo impazzito». Insomma un’altra verità rispetto a quella diffusa ieri da quasi tutti i media italiani.

Ma Barbati non è solo. Sempre su Twitter il giornalista del Wall Street Journal, El-Ghobashy ha scritto che le lesioni al muro esterno dell’ospedale di Shati suggeriscono l’ipotesi di “un razzo impazzito” di Hamas. Il tweet, poco dopo la pubblicazione è stato rimosso.

Le bombe. Prima di questi messaggi Barbati era spesso finito nel mirino dei simpatizzanti di Israele per la sua cronaca quotidiana di quanto accade nella Striscia. Adesso, al contrario, ha suscitato critiche dal fronte opposto. Una lotta di opinioni da cui il giornalista si chiama fuori limitandosi a raccontare i fatti. Resta l’attacco israeliano all’ospedale di Shifa (sul quale l’IDF ha subito aperto una inchiesta per accertare l’accaduto) , vicino al parco giochi del massacro. «I miei aggiornamenti riguardano Shati. NON Shifa. Sono due fatti diversi di Gaza e di questa guerra», precisa non a caso Barbati in uno degli ultimi tweet postati dal Medio Oriente.

Il Messaggero.it

Thanks to Progetto Dreyfus

Nell’immagine in alto: il tweet del corrispondente dalla Striscia di Gaza del TgCom24 che conferma la totale responsabilità di Hamas nella strage nel parco giochi di Shati

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  • #1Emanuel Baroz

    Guerra Gaza. Fonti IDF: Hamas spara dalle scuole dell’Onu. Dubbi sulle vittime

    di Sarah F.

    Questa mattina fonti palestinesi non verificate hanno detto che almeno 20 palestinesi sarebbero morti a causa di un colpo israeliano sparato contro una scuola dell’Onu a Gaza e più precisamente contro la scuola del campo profughi di Jabaliya.

    A parte che è difficilissimo verificare quanto dicono le fonti palestinesi, secondo fonti dell’esercito israeliano Hamas avrebbe sparato dalle immediate vicinanze della scuola se non proprio dal suo interno, per cui ci sarebbe stata una immediata risposta dei militari israeliani.

    Quindi è Hamas che usa le scuole dell’Onu come scudo, è Hamas che scatena la legittima reazione israeliana. Israele non spara deliberatamente sulle scuole come vi vogliono far credere, Hamas invece non si fa scrupolo di usare le scuole Onu per i suoi sporchi intenti.

    E ormai che ci siamo facciamo un ragionamento sulle vittime palestinesi. Fonti mediche palestinesi (Hamas) ci dicono che sono morti 1.200 palestinesi e ci dicono che sarebbero tutti civili. A sentire i media europei a Gaza muoiono solo donne e bambini. Per avere un quadro preciso bisognerà aspettare la fine delle ostilità. Tuttavia non possiamo non rilevare che già nelle altre due occasioni in cui si è combattuta una guerra a Gaza le fonti palestinesi si sono rivelate del tutto inattendibili sul numero dei morti e alla fine è sempre emerso che i morti civili erano meno della metà di quanto dichiarato ma soprattutto che tra di loro la maggioranza erano terroristi. Come si fa a distinguere un civile morto da un terrorista dato che Hamas impone ai suoi uomini di non indossare divise per confondersi tra i civili? E le migliaia di feriti dove sono? In Egitto ce ne sono poche decine, nel campo allestito dall’IDF appena fuori il confine con Gaza i feriti sono 400 di cui pochi in gravi condizioni. E gli altri? Le immagini che circolano su internet della “strage di Gaza” sono riferibili per il 90% alla guerra in Siria. Come mai? Per carità, totale rispetto per i morti civili e gli innocenti, ma qui si sta prendendo per oro colato tutto quello che dice Hamas e francamente non ci sembra il caso.

    http://www.rightsreporter.org/guerra-gaza-fonti-idf-hamas-spara-dalle-scuole-dellonu-dubbi-sulle-vittime/

    31 Lug 2014, 13:08 Rispondi|Quota
    • #2Ivana Giordano

      Emanuel Baroz ha detto:

      Guerra Gaza. Fonti IDF: Hamas spara dalle scuole dell’Onu. Dubbi sulle vittime
      di Sarah F.
      Questa mattina fonti palestinesi non verificate hanno detto che almeno 20 palestinesi sarebbero morti a causa di un colpo israeliano sparato contro una scuola dell’Onu a Gaza e più precisamente contro la scuola del campo profughi di Jabaliya.
      A parte che è difficilissimo verificare quanto dicono le fonti palestinesi, secondo fonti dell’esercito israeliano Hamas avrebbe sparato dalle immediate vicinanze della scuola se non proprio dal suo interno, per cui ci sarebbe stata una immediata risposta dei militari israeliani.
      Quindi è Hamas che usa le scuole dell’Onu come scudo, è Hamas che scatena la legittima reazione israeliana. Israele non spara deliberatamente sulle scuole come vi vogliono far credere, Hamas invece non si fa scrupolo di usare le scuole Onu per i suoi sporchi intenti.
      E ormai che ci siamo facciamo un ragionamento sulle vittime palestinesi. Fonti mediche palestinesi (Hamas) ci dicono che sono morti 1.200 palestinesi e ci dicono che sarebbero tutti civili. A sentire i media europei a Gaza muoiono solo donne e bambini. Per avere un quadro preciso bisognerà aspettare la fine delle ostilità. Tuttavia non possiamo non rilevare che già nelle altre due occasioni in cui si è combattuta una guerra a Gaza le fonti palestinesi si sono rivelate del tutto inattendibili sul numero dei morti e alla fine è sempre emerso che i morti civili erano meno della metà di quanto dichiarato ma soprattutto che tra di loro la maggioranza erano terroristi. Come si fa a distinguere un civile morto da un terrorista dato che Hamas impone ai suoi uomini di non indossare divise per confondersi tra i civili? E le migliaia di feriti dove sono? In Egitto ce ne sono poche decine, nel campo allestito dall’IDF appena fuori il confine con Gaza i feriti sono 400 di cui pochi in gravi condizioni. E gli altri? Le immagini che circolano su internet della “strage di Gaza” sono riferibili per il 90% alla guerra in Siria. Come mai? Per carità, totale rispetto per i morti civili e gli innocenti, ma qui si sta prendendo per oro colato tutto quello che dice Hamas e francamente non ci sembra il caso.
      http://www.rightsreporter.org/guerra-gaza-fonti-idf-hamas-spara-dalle-scuole-dellonu-dubbi-sulle-vittime/

      @Emanuel Baroz:
      Salve, non sono nessuno di importante, sono una semplice Italiana cresciuta con educazione Cattolica, che comunque mi ha dato tanto, poi mi sono allontanata dalla chiesa, ma non da Dio, perché non credo nelle istituzioni religiose poiché la storia mi ha insegnato che sono nate tutte per manipolare la massa. Troppe stragi sono state fatte in nome di Dio, che invece è solo Amore e Pace.
      Fatta questa premessa, come semplice essere umano, non posso non dirvi che, dopo aver sentito le dichiarazioni del vostro rappresentante, Riccardo Pacifici, sono rimasta basita, incredula e scioccata!
      Trovo assurde le sue affermazioni sull’esercito israeliano, trovo assurde le giustificazioni sulle stragi che Israele sta commettendo verso il popolo palestinese, soprattutto considerando che la comunità ebraica dovrebbe essere consapevole di ciò che vuol dire essere perseguitati, e la parola sterminio dovrebbe ricordavi gli orrori dei campi di concentramento dei nazisti. Ma a quanto pare l’uomo dimentica facilmente. Non esiste alcuna giustificazione per accettare l’esistenza stessa di una guerra, e questa contro Gaza è assurda. La verità su questa guerra voi la sapete benissimo, non è altro che un invasione voluta e consapevole verso le terre palestinesi iniziate nel lontano 1922 circa ed esplode sempre di più subito dopo la seconda guerra mondiale, a causa di accord mancati sulla spartizione delle terre (http://it.wikipedia.org/wiki/Palestina).
      Purtroppo questa invasione è stata appoggiata anche da altre nazioni europee complici, e voi fate finta di giustificare questa barbaria inventandovi che i palestinesi sono dei terroristi e che si ammazzano fra di loro. Vi sembra plausibile che Hamas ammazzi quel che resta della sua stessa gente? Davvero volete credere a queste favolette per dormire meglio la notte?! Se vi è rimasta un pò di umanità dovreste solo pregare per i palestinesi, e cercare attraverso le vostre ambasciate di fermare questo sterminio. Il popolo palestinese è stato già dimezzato, se questo conflitto non terminerà a breve scomparirà del tutto, è questo quello che volete? E’ questo che il vostro Dio vorrebbe? Basta dire false verità per giustificare questo massacro, basta con questo spargimento di sangue. Vi supplico, anche voi fate qualcosa per fermare questo sterminio!

      1 Ago 2014, 15:55 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Chi parla di genocidio è ignorante o in malafede

    http://www.lultimaribattuta.it/7027_parla-genocidio-ignorante-in-malafede

    31 Lug 2014, 13:08 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    L’obiettivo sporco della stampa sottomessa

    Per Hamas e per gli altri terroristi lo “spettacolo” della morte è comunque vincente

    di Pierre Rehov

    Per i terroristi la morte di bambini innocenti è irrilevante. In una società che esalta il martirio come il più nobile degli obiettivi, la morte degli innocenti può essere vista come una manna nei rapporti con l’opinione pubblica.

    “L’intero conflitto – mi dice il giornalista straniero seduto al caffè – è uno spettacolo da prima serata: i palestinesi ci forniscono la parte romantica della storia”. Il terrorismo è uno show, con i suoi produttori e i suoi distributori. Senza una certa connivenza dei mass-media internazionali, il terrorismo non sarebbe così efficace e potrebbe addirittura scomparire. Mentre Hamas fa piovere razzi e missili sulla popolazione civile in Israele e in cambio subisce grandi distruzioni e centinaia di morti come “danni collaterali”, bisogna chiedersi: a che scopo? La stessa domanda vale per il terrorismo suicida. Il vero obiettivo sembra quello di suscitare simpatie (in certi ambienti) e terrorizzare il nemico, raggiungendo gli spettatori su una quantità innumerevole di canali multimediali.

    In questo genere di “spettacolo” le vittime, sia israeliane che arabe, giocano sempre a favore della stessa parte: quella che conta di guadagnare più simpatia verso le vittime. Di solito si tratta di Hamas e delle altre organizzazioni terroristiche. In questa puntata si tratta per lo più di islamici palestinesi, finanziati dall’Iran e da altri paesi con grosse entrate petrolifere. Se un razzo dovesse bucare la difesa israeliana e causare gravi danni in Israele, Hamas si vanterebbe d’essere tanto forte da colpire lo stato ebraico. Se la reazione di Israele causa tristemente la morte di civili arabi, Hamas “esibisce” la “disumanità” di Israele dimostra che Israele merita l’indignata condanna del mondo. Per Hamas e per gruppi simili lo “spettacolo” della morte è comunque vincente.

    Come mai la lente sporca dell’obbiettivo funziona sempre a favore della stessa parte? Lasciamo stare l’antisemitismo, anche se è evidente che gioca un ruolo in questa equazione. La realtà è che i terroristi, o attivisti, o combattenti palestinesi o comunque li si voglia chiamare, hanno imparato da tempo qual è il punto debole delle democrazie. Nelle società in cui la divisione dei poteri è la chiave della libertà, la libertà di parola è un solido contro-potere che può svelare la corruzione, denunciare una politica, rimodellare il sistema. I mass-media sono i veri leader del mondo libero. […]

    In realtà, secondo un semplice ed elementare principio dell’etica e della giustizia, in ogni azione lo scopo, l’intento, fa grandissima differenza. Non sono moralmente equivalenti l’uccisione deliberata dei civili e una controffensiva che tragicamente comporta perdite civili. Ma di fronte all’obiettivo ogni distinguo scompare. Il cadavere di un bambino coperto di sangue è il culmine dello spettacolo (e nessuno si farà domande su come si sia arrivati a tanto). Non c’è da stupirsi che Hamas chieda alla popolazione di Gaza di rimanere nelle case, mentre Israele chiede ai civili di scappare dai luoghi che saranno bombardati. E’ facile immaginare i capi di Hamas che dirigono lo spettacolo nascosti nelle scuole, nelle moschee, negli ospedali, nei tunnel, mentre commentano gli ultimi sviluppi: “più sangue, ci serve più sangue!”.

    La stessa foto, postata su social netwokr in arabo. A sinistra: vittime in Siria. A destra: vittime a Gaza

    I mass-media e i social network che si professano filo-palestinesi, quando non trovano abbastanza immagini orripilanti da Gaza riciclano vecchie immagini usando Photoshop o video di altri conflitti, per lo più in Iraq e Siria, per mostrare “atrocità” a Gaza. Nell’attuale conflitto sta succedendo anche questo.

    Ma per quanto YouTube, Facebook e altri social network siano utili per raggiungere un’audience più ampia, reporter e giornalisti continuano a svolgere il loro ruolo. E purtroppo non hanno scelta. Spiega il giornalista: “i palestinesi hanno scritto il copione dello spettacolo. E come dicono i direttori, se c’è sangue c’è audience”. Quelli sul campo sono spinti a mandare una storia “succulenta” che possa andare in prima pagina.

    Israele è una democrazia in cui la libertà di espressione è totale, mentre i territori palestinesi sono governati da dittatori, nel migliore dei casi “moderati”, altrimenti da tiranni islamisti. Un reporter è un professionista che campa raccontando quello che vede e che sente, commentandolo e fotografandolo. In Egitto tre giornalisti sono stati recentemente condannati a sette anni di carcere, con un processo vergognosamente politicizzato, semplicemente per aver fatto il loro lavoro: perché per loro sfortuna lavoravano per al-Jazeera, la tv del Qatar che è principale sostenitore dei Fratelli Mussulmani, che sono stati appena messi al bando dal nuovo governo egiziano. Persino il presidente “moderato” dell’Autorità Palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) fa arrestare i giornalisti che osano sollevare interrogativi sul governo. Dove sono le proteste per queste violazioni dei diritti umani?

    Cosa ha più valore telegenico: le sorprendenti scoperte e innovazioni degli scienziati israeliani che contribuiscono a migliorare la vita di tutti o le immagini di un ragazzo che tira sassi a un blindato?

    E’ immaginabile lavorare in Cisgiordania o a Gaza, o in molti stati arabi e islamici, sostenendo un punto di vista controcorrente che si faccia interprete delle ragioni d’Israele o anche solo un punto di vista equilibrato? Purtroppo la risposta è no.

    I reporter rischiano la vita. In Cisgiordania vengono presi in carico da “traduttori” palestinesi addestrati ad accompagnare i giornalisti come facevano in epoca sovietica i cosiddetti “sputnik” (in russo, compagno di viaggio), veri guardaspalle addestrati a promuovere il comunismo facendo sì che turisti e giornalisti vedessero soltanto quello che il governo voleva vedessero, e soprattutto non vedessero quello che il governo non voleva vedessero.

    In tutto il Medio Oriente i reporter sono sotto minaccia, tranne che in Israele. E hanno una sola ovvia scelta: sostenere il punto di vista delle autorità (in questo caso palestinesi), o non lavorare più in Cisgiordania e a Gaza. Sporcare la lente dell’obiettivo o perdere il lavoro.

    Mentre lavoravo a uno dei miei documentari, il palestinese che guidava la mia troupe mi offrì uno scoop. In quanto francese, dava per scontato che fossi filo-palestinese. “Sai che cosa rende? – mi disse – Quando un soldato israeliano uccide un ragazzo. Ti interessa? Si può organizzare, per diecimila dollari. Possiamo farlo succedere”. Parlava di una messa in scena o di un vero assassinio? Non osai chiederlo. Voglio continuare a credere, nonostante tutto, che non si sacrifichino coscientemente dei bambini in nome dello spettacolo.

    Ma, come conclude il giornalista straniero, “tutti i direttori dicono la stessa cosa: se non c’è un risvolto anti-israeliano, non interessa”.

    Nella società palestinese tutto è pensato in funzione della promozione del martirio. Se il programma non fosse così efficace – se i mass-media non guadagnassero tanto dalle scene più orrende, se i reporter fossero davvero liberi di fare il proprio lavoro nei paesi arabi e nei territori palestinesi – questa barbarie non ci sarebbe. Se i giornalisti non sapessero di poter contare sulla complicità, forzata o meno, di freelancer che forniscono alle agenzie internazionali scoop redditizi, il terrorismo su scala di massa degli ultimi tempi potrebbe non accadere nemmeno. Se ci fosse libertà di parola nei territori governati dai palestinesi, come in qualunque altro paese arabo islamico, emergerebbero i fatti, e non spettacoli morbosamente violenti.

    Auguriamo il meglio ai palestinesi – un governo responsabile e trasparente che si dedichi a migliorare le loro condizioni di vita – ma è altamente probabile che se così fosse, la “causa palestinese” avrebbe perso gran parte del sostegno già da lungo tempo. E non avrebbero altra scelta che cercare la pace.

    Questo ignobile spettacolo va fermato. Ma come?

    (Fonte: Gatestone Institute, 22 Luglio 2014)

    http://www.israele.net/lobiettivo-sporco-della-stampa-sottomessa

    31 Lug 2014, 13:10 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Domanda: che attendibilità hanno i reportage da Gaza?

    Palestinesi intervistati sotto un regime del terrore, giornalisti stranieri minacciati. Solo alcuni osano twittare: Hamas usa scudi umani

    Diversi giornalisti occidentali che operano nella striscia di Gaza sono stati intimiditi e minacciati da Hamas per aver documentato casi in cui il gruppo terroristico coinvolge i civili nella guerra contro Israele. Ma a quanto pare, i mass-media internazionali si lasciano intimidire, non riferiscono quasi mai di queste minacce e non informano i loro lettori delle costrizioni in cui sono costretti a lavorare. Lo hanno sottolineato di recente due servizi su Times of Israel e Jerusalem Post.

    E’ il caso ad esempio di fotoreporter che avevano scattato immagini di uomini di Hamas colti in circostanze compromettenti (miliziani che si apprestavano a sparare razzi dall’interno di strutture civili o che combattevano in abiti civili) e che per questo sono stati avvicinati da uomini di Hamas che li hanno pesantemente minacciati, sequestrando loro attrezzature e materiale.

    A Gerusalemme sottolineano che incidenti di questo genere dimostrano come il regime dittatoriale di Hamas non si faccia scrupolo di ricorrere alla violenza per controllare le informazioni in uscita da Gaza e intimidire i giornalisti che cercano di riferire in modo obiettivo sul conflitto. “Non abbiamo alcun dubbio che Hamas, con la coercizione e la violenza, limita pesantemente la libertà dei giornalisti stranieri a Gaza – ha confermato un rappresentante israeliano a Times of Israel – Aggirarsi per le strade di Gaza con una macchina fotografica chiedendo alle persone cosa pensano non è come camminare in giro per New York o Londra. La gente non è libera di dire quello che pensa veramente. Sarebbe come chiedere ai siriani in zone controllate dal governo di Damasco se gli piace il presidente Assad”.

    Il lavoro dei giornalisti è decisamente limitato. Un esempio è l’ospedale Shifa di Gaza. “Sappiamo che nel seminterrato c’è un vero e proprio centro di comando e controllo di Hamas e che vi si nascondono i capi del’organizzazione. A nessun giornalista è permesso andare al piano di sotto. Hanno solo il permesso di lavorare al piano di sopra per scattare immagini delle vittime”.

    “Shifa in effetti è diventato un quartier generale de facto per i capi di Hamas, che possono essere visti aggirarsi per corridoi e uffici”, ha riferito il Washington Post lo scorso 15 luglio. Il corrispondente dal Medio Oriente del Wall Street Journal, Nick Casey, aveva scritto su Twitter che Hamas usa Shifa “come un luogo sicuro dove incontrare i media”, ma il post è stato repentinamente cancellato.

    La scorsa settimana un corrispondente per il quotidiano locale Ouest France ha detto al quotidiano francese Libération di essere stato perquisito, interrogato e minacciato da uomini di Hamas, armati ma in abiti civili, in quello che aveva tutta l’aria di essere un loro ufficio all’interno dell’ospedale Shifa “a pochi metri dal pronto soccorso dove arrivavano i feriti”. Alla fine al giornalista, che ha famiglia a Gaza, è stato intimato di smettere di lavorare e di andarsene da Gaza. L’articolo è stato successivamente rimosso dal sito di Libération, su richiesta del giornalista stesso.

    I fotografi che documentano palestinesi armati che combattono in abiti civili e terroristi che sparano razzi da dentro le scuole vengono regolarmente minacciati da Hamas, conferma la fonte israeliana. Che aggiunge: “Ogni volta che sono qui in Israele, i giornalisti stranieri lamentano restrizioni e censure. Ma quando subiscono le intimidazioni a Gaza, hanno troppa paura per dire qualcosa e tutto finisce sotto al tappeto”. La scorsa settimana Reporters sans frontières (Giornalisti senza frontiere), un gruppo che difende la libertà di stampa e di informazione, ha pubblicato un lungo articolo sul conflitto di Gaza molto critico verso Israele, in cui non si faceva il minimo cenno al comportamento di Hamas verso i giornalisti stranieri a Gaza.

    (Fonte: Times of Israel, 28 Luglio 2014)

    http://www.israele.net/domanda-che-attendibilita-hanno-i-reportage-da-gaza

    31 Lug 2014, 13:14 Rispondi|Quota
  • #7Frank

    Grande coraggio il giornalista Barbati, ha fatto bene ad uscire da Gaza e dare la notizia che per Israele é molto importante. Direi un gran smacco per i filopalestinesi e fintipacifisti. Comunque il giornalista direi che per la sua sicurezza di non più entrare a Gaza, un consiglio che direbbero qualsiasi.

    31 Lug 2014, 13:30 Rispondi|Quota
  • #8Daniel

    30 luglio 2014 – “Confermo, ora che [sono] fuori da Gaza. La strage di bambini ieri a Shati non è colpa di Israele. Comunicato IDF [Forze di Difesa israeliane] vero. È stato un razzo di Hamas”. Questo il tweet postato dal giornalista di TgCom24 Gabriele Barbati (un reporter tutt’altro che tenero con Israele) appena uscito dalla striscia di Gaza, al sicuro dai terroristi di Hamas. Il suo Tweet, che ha fatto il giro del mondo, è stato rilanciato tra gli altri dal portavoce militare israeliano Peter Lerner. “Barbati – ha scritto Lerner – conferma che quello che dicevamo era vero. Mi auguro che in futuro i media si occupino delle bugie di Hamas”.

    30 luglio 2014 – Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha comunicato mercoledì sera che tre soldati sono rimasti uccisi nel corso della giornata in scontri coi terroristi nel sud della striscia di Gaza. I tre soldati sono stati uccisi dall’esplosione di una apertura di un tunnel posizionato sotto ad un ambulatorio dell’Unrwa. In altri termini, i tre soldati sono morti perché le Forze di Difesa israeliane non hanno voluto bombardare quello che avrebbe dovuto essere un ambulatorio dell’Onu. Sale così a 56 il numero dei militari israeliani caduti dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo”.

    30 luglio 2014 – Dopo una notte relativamente tranquilla, il lancio di razzi palestinesi sul sud di Israele è ripreso mercoledì mattina. A metà giornata Israele ha annunciato che accettava un cessate il fuoco umanitario di quattro ore richiesto dalle Nazioni Unite, con inizio alle 15.00 (ora locale) di mercoledì. Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha avvertito che l’esercito avrebbe reagito con determinazione a ogni tentativo da parte delle organizzazioni terroristiche di Gaza di utilizzare la tregua temporanea per sparare razzi contro cittadini israeliani. Le organizzazioni terroristiche, dopo aver annunciato che non aderivano al cessate il fuoco umanitario, hanno continuato a lanciare razzi anche mentre le forze israeliane osservavano la tregua umanitaria, e dopo.

    30 luglio 2014 – Israele ha ampie prove che Hamas usa le scuole e le strutture dell’Unrwa a scopi terroristici. Lo ha detto mercoledì il vice ministro degli esteri israeliano Tzahi Hanegbi in una conferenza stampa a Gerusalemme. Hanegbi ha sottolineato che in tre occasioni separate l’Unrwa stessa ha ammesso d’aver trovato razzi nascosti nei suoi edifici scolastici. “E chissà quanti non sono stati trovati” ha commentato, aggiungendo che si tratta di un fenomeno “totalmente inaccettabile”. Ha poi sottolineato che i razzi, ogni volta che sono stati trovati, sono stati restituiti a Hamas e con ogni probabilità sono stati sparati contro Israele “mettendo a repentaglio la vita di cittadini israeliani e perpetuando il conflitto”. “Invece di accusare e condannare Israele, l’Unrwa dovrebbe fare un vero sforzo per smettere di essere manipolata e adoperata dalle organizzazioni terroristiche”, ha concluso il vice ministro.

    30 luglio 2014 – Durante un sermone trasmesso dalla tv di Hamas Al-Aqsa, un imam di Gaza affiliato a Hamas ha affermato che Hamas “sterminerà” gli ebrei. Nel video, diffuso martedì dal Middle East Media Research Institute (Memri), si vede l’imam che predica la settimana scorsa in una moschea di Dir al-Balah, nella parte centrale della striscia di Gaza, e dice: “La nostra dottrina nel combattere gli ebrei è che li stermineremo completamente. Di voi (ebrei) non ne lasceremo uno solo vivo, perché siete usurpatori alieni della terra e mercenari eterni”. E aggiunge: “Studiate la storia, fratelli miei: ovunque vivevano gli ebrei, si diffonde la corruzione”.

    30 luglio 2014 – L’esponente di Hamas Osama Hamdan ha dichiarato mercoledì che le questioni relative ai valichi di frontiera sono di competenza del governo di unità palestinese, ma i tunnel e le armi competono solo alla “resistenza” (cioè alle organizzazioni terroristiche).

    30 luglio 2014 – Le Forze di Difesa israeliane accusano le organizzazioni terroristiche d’aver fatto fuoco con mortai nelle prime ore di mercoledì mattina facendosi scudo dell’edificio di una scuola dell’Unrwa (agenzia Onu per i profughi palestinesi) a Jabaliya, nella città di Gaza. I militari hanno risposto al fuoco sparando verso l’origine dei colpi. Secondo fonti palestinesi, vi sono stati 15 morti. Le Forze di Difesa israeliane hanno detto che stanno indagando l’accaduto. L’inviato Onu per il Medio Oriente Robert Serry ha affermato che sono necessarie ulteriori indagini per determinare le responsabilità dello scontro a fuoco. L’incidente è avvenuto poche ore dopo che l’Unrwa aveva annunciato d’aver trovato per la terza volta razzi palestinesi nascosti in una sua scuola nella striscia di Gaza.

    30 luglio 2014 – Truppe corazzate israeliane hanno trovato mercoledì mattina missili anti-carro, un ordigno esplosivo e altre armi nascosti in una moschea di Gaza.

    30 luglio 2014 – L’ex presidente israeliano Shimon Peres, in visita mercoledì a soldati feriti, ha detto ai giornalisti che Israele deve adoperarsi per garantire che la striscia di Gaza torni sotto il controllo del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che ne fu cacciato con la violenza da Hamas nel giugno 2007.

    30 luglio 2014 – “Lo Stato di Israele non ha attaccato la centrale elettrica di Gaza – ha affermato mercoledì Yaron Rosen, comandante di divisione dell’aviazione israeliana – Non abbiamo alcun interesse a farlo. Noi trasferiamo elettricità e gas ai palestinesi di Gaza, oltre al cibo, per evitare una catastrofe umanitaria. Perché mai dovremmo attaccare la centrale elettrica?”. Il generale ha aggiunto che il serbatoio dell’impianto potrebbe essere stato colpito per errore da un colpo vagante, e che l’incidente è sotto inchiesta.

    30 luglio 2014 – Il ricercatore iraniano Amir Mousavi, già consigliere del Ministero della difesa iraniano, ha detto che Teheran cercherà di armare i palestinesi in Cisgiordania con “armi strategiche”, tra cui missili atti a colpire Tel Aviv e Haifa. “Bisogna aprire un nuovo fronte dalla Cisgiordania dopo averla armata, in particolare con i missili – ha detto alla tv libanese Mayadeen – perché sappiamo benissimo che la distanza tra la Cisgiordania e Tel Aviv, Haifa e altre aree è molto inferiore alla loro distanza da Gaza”.

    30 luglio 2014 – L’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi) ha comunicato martedì d’aver trovato un altro arsenale di razzi nascosto in una delle sue scuole, nel centro della striscia di Gaza. E’ la terza volta dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo” che l’Unrwa ammette il ritrovamento di razzi palestinesi nascosti in edifici scolastici gestiti dalle Nazioni Unite.

    30 luglio 2014 – “Non ci sarà nessun cessate il fuoco, se non alle nostre condizioni. La vittoria sarà nostra”. Lo ha dichiarato martedì sera in un’intervista on-line pre-registrata il capo delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam (ala militare di Hamas) Mohammad Deif. Deif, 50 anni, uno dei terroristi più ricercati dalle Forze di Difesa israeliane, considerato da anni uno dei massimi responsabili degli attacchi terroristici contro civili israeliani, ha detto che le forze israeliane “si trovano di fronte a fazioni unite e a combattenti che bramano la morte”. Razzi sono stati lanciati verso Tel Aviv subito dopo la messa in onda del messaggio di Deif, che era accompagnato da immagini truculente dell’attacco terroristico di lunedì presso Nahal Oz.

    30 luglio 2014 – Sono proseguiti per tutta la giornata di martedì i lanci di razzi palestinesi dalla striscia di Gaza contro Israele. Intercettato un razzo anche sopra Gerusalemme dal sistema anti-missile “Cupola di ferro”. Il razzo su Gerusalemme è stato rivendicato in serata dall’ala militare della Jihad Islamica palestinese.

    30 luglio 2014 – Il rappresentante di Hamas al Cairo, Mousa Abu Marzook, ha affermato martedì che l’organizzazione “si augura che venga aperto un fronte [contro Israele] anche dal Libano”.

    30 luglio 2014 – Venti palestinesi, che lunedì avevano partecipato nella striscia di Gaza a una protesta contro la guerra, sono stati rastrellati da Hamas e giustiziati sommariamente come “collaboratori” di Israele. Lo ha riferito la tv Canale Due, che ieri aveva dato notizia di oltre 30 palestinesi “giustiziati” con la stessa accusa. Al momento non è chiaro se tale cifra comprendeva i 20 manifestanti anti-guerra.

    30 luglio 2014 – Un’unità della Brigata Givati ha individuato martedì pomeriggio cinque terroristi che uscivano da un tunnel e ha aperto il fuoco, uccidendoli. Ne hanno dato notizia le Forze di Difesa israeliane. Nel tunnel è stato poi trovato un grande deposito di armi, con mitra Kalachnikov, munizioni ed esplosivi.

    30 luglio 2014 – L’Autorità Palestinese ha chiesto martedì a Israele e fazioni terroristiche di Gaza un cessate il fuoco di un giorno per motivi umanitari. L’Autorità Palestinese ha poi sostenuto d’aver ricevuto assicurazione da parte di Hamas e Jihad Islamica che avrebbero accettato una tregua di 24 ore, eventualmente prolungabile di altre 48 ore. Lo ha annunciato il rappresentante dell’Olp Yasser Abd Rabbo, martedì pomeriggio, in una conferenza stampa a Ramallah. Poco dopo, tuttavia, i portavoce di Hamas hanno negato d’aver acconsentito a un qualunque cessate il fuoco senza condizioni. Secondo l’esperto della tv Canale 2, Ehud Ya’ari, Hamas vuole un cessate il fuoco ma non vuole ammetterlo.

    30 luglio 2014 – Secondo il sondaggio mensile Peace Index sponsorizzato dall’Israel Democracy Institute e dall’Università di Tel Aviv, meno del 4% dei cittadini ebrei israeliani condivide l’accusa alle Forze di Difesa israeliane d’aver usato eccessiva potenza di fuoco nella striscia di Gaza durante l’operazione anti-terrorismo “Margine protettivo”. Il sondaggio è stato condotto in tre momenti diversi (14, 16-17 e 23 luglio) e in nessuna delle tre rilevazioni la quota di chi critica un uso “eccessivo” della forza da parte dell’esercito ha superato il 3,8%. In tutte le tre rilevazioni, inoltre, l’opinione pubblica ebraica israeliana è risultata pressoché unanime (95%) nel definire l’operazione “giustificata”. Circa i suoi esiti, la maggioranza degli intervistati (77, 65 e 50% nei tre sondaggi) ritiene che prima o poi ci sarà un altro round di guerra con Hamas, rispetto a una minoranza (8, 16 e 30% nei tre sondaggi) che ritiene che possa esservi un periodo di calma a lungo termine come quello conseguito al confine settentrionale dopo la guerra in Libano dell’estate 2006.

    30 luglio 2014 – Egitto. Un portavoce militare ha comunicato martedì che truppe egiziane hanno ucciso sette terroristi e arrestati altri cinque in due diversi incidenti nella penisola del Sinai.

    (Fonte: Israele.net)

    31 Lug 2014, 14:46 Rispondi|Quota
  • #9roberto

    Ma perchè a questo punto non tirate una atomica su Gaza?
    Tanto sono tutti terroristi e voi avete il verbo in mano..

    31 Lug 2014, 16:24 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      Ma chi ha detto che sono tutti terroristi?! La popolazione civile della Striscia di Gaza è purtroppo ostaggio di Hamas e della sua violenza contro Israele

      31 Lug 2014, 18:11 Rispondi|Quota
    • #11Robdic

      @roberto: Ma perchè a questo punto non tirate un’atomica su Tel Aviv (tanto i vostri amici iraniani ce l’hanno…)? Tanto sono tutti assassini sionisti e voi avete il verbo in mano, il dogma che vi consente di resistere a ogni logica ed evidenza dei fatti e vi permette di mettervi una benda e concludere che le colpe, comunque vada e qualsiasi siano le circostanze, sono di Israele (oh, pardon, dell’entità sionista)

      1 Ago 2014, 13:42 Rispondi|Quota
    • #12roberto

      @Robdic:
      Ti rispondo prendendo per vero che gli Iraniani abbiano una atomica (non so come tu sia riuscito ad avere una notizia del genere..sei del mossad ? eh eh..).
      Siccomè sono educato secondo il principio del perdono e non dell’occhio per occhio, convinto che una spirale d’odio porti solo a sofferenze, io l’atomica non la tirerei a nessuno, ne ad un ebreo ne tantomeno ad un arabo.

      La mia frase est provocatoria in quanto quando vi è una guerra vi è sempre della propaganda (da ambo i lati).
      In questo sito, per quanto di ragione, trovo che vi sia della propaganda (pro stato d’Israele,) con questo non voglio dire che tutto ciò che è scritto siano bugie, anzi, solo chè non è certamente un sito di informazione “neutrale”.

      L’unica bomba che io farei esplodere sopra il medio oriente sarebbe una bomba che rilasciasse un miscuglio (ad ora sconosciuto) che tramutasse ebrei e musulmani in atei..

      1 Ago 2014, 14:36 Rispondi|Quota
    • #13Robdic

      @roberto: In realtà anche la mia era un’affermazione provocatoria, voleva dimostrare che quanto tu affermavi poteva benissimo essere rovesciato e a te rivolto negli stessi termini da te usati. E comunque prendo per buona la tua affermazione che non getteresti su nessuno alcun ordigno nucleare, perchè però accusare altri di volerlo fare? (Bada che sei stato tu per primo a parlarne, io ti ho solo fatto il verso). Saluti

      1 Ago 2014, 15:24 Rispondi|Quota
  • #14Emanuel Baroz

    GAZA AL BUIO

    di Michael Sfaradi

    Vasta eco ha avuto in Israele la pubblicazione da parte dell’ONU della fotografia aerea delle zone di Gaza colpite nei 22 giorni dell’operazione “Zuk Eitan” con la lista degli edifici danneggiati o completamente distrutti. Neanche per la Siria, per l’Iraq o l’Afganistan, dove il numero delle vittime è stato infinitamente superiore di quello che si conta oggi a Gaza, l’ONU aveva avuto iniziative di questo tipo. Questa mossa ha messo a rischio il suo ruolo di intermediario nel conflitto e ha avvertito Israele a prepararsi a un nuovo rapporto Goldstone 2. L’esplosione che il 28 luglio ha ucciso 8 persone fra le quali 6 bambini e causato decine di feriti all’esterno dell’ospedale Shifa di Gaza è stata il risultato del mal funzionamento di un razzo lanciato dall’esterno dell’ospedale e non lontano da un parco dove dei bambini giocavano con le altalene. Anche se Hamas si è affrettato a dare la colpa agli israeliani lo Stato Maggiore IDF ha smentito la versione palestinese dichiarando che in quel momento era in vigore il “cessate il fuoco” che Israele, al contrario di loro, stava rispettando. La causa del mal funzionamento del razzo è stata una modifica alla testata per accrescere la potenzialità distruttiva, l’ogiva, aumentata di peso, ha però sbilanciato in avanti il baricentro del missile che una volta lanciato ha perso la traiettoria ricadendo poco lontano. Il numero delle vittime palestinesi comprese queste auto inflitte è di oltre 1.200morti e 7000 feriti mentre sono 58 I militari e 6 civili israeliani che hanno perso la vita. Alcuni dei bambini feriti dal razzo difettoso sono attualmente curati in Israele presso l’ospedale Soroka di Beer Sheva. Proprio mentre Obama telefonava a Netanyahu pretendendo il cessate il fuoco immediate un gruppo di combattenti di Ezzedin al Qassam usciva in territorio israeliano da uno dei tunnel e uccideva 5militari di guardia sulla

    linea di confine, questo dopo un altro attacco a colpi di mortaio dove altri4 civili avevano perso la vita e almeno una decina erano stati feriti. Sempre durante il cessate il fuoco. Le ultime speranze di una tregua si sono poi spente quando Hamas ha ricominciato i lanci di missili verso Israele, lanci che hanno interessato in nottata anche Tel Aviv e il suo entourage. Durante la notte fra il 28 e il 29 luglio le artiglierie terrestri e navali hanno pesantemente bombardato diversi settori della Striscia dove, secondo informazioni di intelligence, gruppi di combattenti dirama si erano riuniti per riorganizzarsi. Nel primo pomeriggio i comandi israeliani hanno chiesto alla popolazione palestinese che abita nella zona occidentale di Han Junes di dirigersi verso il centro, è possibile che quella zona venga presa di mira dall’artiglieria nelle prossime ore. I serbatoi che alimentano la centrale elettrica a nord della Striscia sono stati colpiti e da ore sono in fiamme, una larga fetta di popolazione che fino ad oggi riceveva l’energia elettrica a singhiozzo da questo momento rimarrà completamente al buio. Se a questo aggiungiamo che la villa di Ismail Anye, il capo di Hamas è stata distrutta si percepisce che il governo israeliano dopo cinque cessate il

    fuoco non rispettati dalla controparte sta ora dando un’accelerata alle operazioni. Non è chiaro però se il fine è il completo disarmo dell’organizzazione terroristica o la sua completa distruzione. Nella guerra parallela che l’Egitto sta combattendo nel Sinai contro le bande di terroristi

    associate ad Al Qaeda e all’ISIS l’esercito egiziano ha ucciso negli ultimi tre giorni una settantina di guerriglieri e ne ha fatti prigionieri almeno 150, dagli interrogatori si fa sempre più chiaro il quadro delle alleanze e dei collegamenti che Hamas ha al di fuori della Striscia e come sia riuscita a procurarsi le migliaia di missili che sono arrivati dall’esterno e il denaro necessario a pagare coloro che hanno scavato i tunnel che in questo momento sono al centro delle preoccupazioni di Gerusalemme. IlConsiglio di Sicurezza israeliano deve rispondere alle richieste dei militari che non vogliono rimanere nella Striscia in posizioni statiche, deve decidere se continuare con la seconda fase dell’operazione oppure, una volta neutralizzati i tunnel, dare ordine di ripiego. Molto dipende da quello che nel frattempo sarà deciso al Cairo fra i rappresentanti di Fatah, Hamas e Jihad Islamica che, dopo ilcompleto fallimento della proposta Usa – Turchia – Qatar, si sono nuovamente incontrati per ridiscutere la proposta egiziana. Hamas vorrebbe da subito le aperture del passaggio di Rafah al confine con l’Egitto mentre il Cairo la considera come parte della trattativa dopo che le armi avranno cessato di sparare e tutto questo mentre partono i missili, I cannoni tuonano e le sirene suonano.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/669588013117563/?type=1

    31 Lug 2014, 18:13 Rispondi|Quota
  • #15Alberto Pi

    Manipolazione

    di Francesco Lucrezi

    La massiccia, scientifica, sistematica manipolazione dei dati relativi alla guerra di Gaza da parte della grande maggioranza dei media mondiali è stata reiteratamente denunciata, su queste e altre pagine, e non è il caso di richiamarla ancora, tanto sono evidenti la falsità e la malafede che grondano da tanti mezzi di informazione, su carta, web, radio e televisione. Strettamente collegata a tale distorsione è quella che emerge da molti, moltissimi dei commenti (anche in questo caso, la grande maggioranza) dedicati alla situazione da ‘esperti’ di vario tipo.

    Pur nella difficoltà di ridurre a sintesi una quantità tanto vasta e variegata di opinioni (che, ovviamente, possiamo conoscere direttamente solo in piccola parte), vorremmo sottolineare il carattere palesemente ambiguo e maligno dei numerosi ragionamenti che sono stati fatti, in questi giorni, sul rapporto tra il conflitto in corso e l’impressionante rigurgito, in tutto il mondo, di manifestazioni di violento antisemitismo.

    Al riguardo, molti commentatori si soffermano sulla vecchia, trita e noiosissima distinzione tra antisionismo e antisemitismo, sovente auspicando che le legittime critiche a Israele o al suo attuale governo non degenerino in indiscriminati attacchi agli ebrei “tout court”. Bruciare bandiere di Israele è una cosa, picchiare scolari con la kippà un’altra, lanciare contro le Ambasciate israeliane bambole insanguinate ha un significato, auspicare la riapertura dei campi di concentramento ne ha un altro, aggredire calciatori israeliani è diverso da urlare “Hamas, Hamas, ebrei al gas” ecc. ecc.

    Dobbiamo ringraziare tutti i dotti commentatori che, in tempi così chiassosi e confusi, ci aiutano, con i loro paletti e parametri, a fare le debite distinzioni, a non fare di ogni erba un fascio.

    Ma quasi tutti, pur nella varietà dei giudizi e delle argomentazioni, sottolineano il fatto che l’insieme di questi fenomeni (sia quelli legittimi sia quelli ‘deviati’) sono in ogni caso da considerare una reazione alle operazioni militari condotte da Israele, il quale ne porterebbe quindi comunque (in modo esclusivo o concorrente, a titolo doloso o colposo) la responsabilità. Quasi tutti (pur dando valutazioni diverse del comportamento del governo di Gerusalemme, giudicato criminale, esagerato, o anche, talvolta, comprensibile) concordano nel notare come l’operazione “scudo difensivo” abbia provocato, come effetto collaterale, questa prevedibile reazione antiebraica, che, senza l’intervento di Tsahal, si sarebbe potuto evitare. E’ vero – ricorda qualcuno – che l’antisemitismo c’era anche prima, ma certamente è cresciuto, e di molto, senza la guerra ciò non sarebbe accaduto. Sarebbe bastato che gli israeliani avessero continuato a prendersi i loro razzi, buoni buoni, come noi prendiamo la tintarella, e il problema non sarebbe sorto.

    Riguardo a tali considerazioni, faccio solo tre piccole osservazioni.

    La prima. Considerare l’antisemitismo come un fenomeno reattivo, come un’allergia, e non come un qualcosa di autonomo, di autogeno, significa non averne capito nulla, ma proprio nulla.

    La seconda. E’ vero che l’antisemitismo può accendersi per alcuni fatti, o alcuni pretesti, come la benzina si accende per un cerino. Ma ciò non vuol dire che prima, apparentemente ‘spento’, esso non ci fosse. Nessun cerino può accendere una tanica vuota, o piena d’acqua. Prima dell’affare Dreyfus, in Francia, c’era esattamente lo stesso livello di antisemitismo di dopo, solo che era nascosto.

    La terza. Se c’è un collegamento tra i fatti di Israele e l’antisemitismo, è proprio sicuro che esso sia sempre e soltanto a senso unico, e che il rapporto di causa-effetto sia unilaterale? E’ strano, anche in natura, che il vento spiri sempre e soltanto in una sola direzione. Possibile che nessuno si chieda mai se l’antisemitismo mondiale non giochi un qualche ruolo in questa guerra, come in tutte le altre guerre di quell’area? Che nessuno si chieda, per esempio, se Hamas non possa sentirsi incoraggiata e supportata – prima del lancio dei missili, non solo dopo – dallo sfegatato tifo di quelli che la appoggiano, da tanto lontano, al grido di “morte agli ebrei”?

    Eppure sarebbe una domanda così facile, con una risposta così facile. Per questo, forse, nessuno se la pone.

    (Font: Info Ucei, 30 Luglio 2014)

    1 Ago 2014, 11:55 Rispondi|Quota
  • #16Ivana Giordano

    Salve, non sono nessuno di importante, sono una semplice Italiana cresciuta con educazione Cattolica, che comunque mi ha dato tanto, poi mi sono allontanata dalla chiesa, ma non da Dio, perché non credo nelle istituzioni religiose poiché la storia mi ha insegnato che sono nate tutte per manipolare la massa. Troppe stragi sono state fatte in nome di Dio, che invece è solo Amore e Pace.
    Fatta questa premessa, come semplice essere umano, non posso non dirvi che, dopo aver sentito le dichiarazioni del vostro rappresentante, Riccardo Pacifici, sono rimasta basita, incredula e scioccata!
    Trovo assurde le sue affermazioni sull’esercito israeliano, trovo assurde le giustificazioni sulle stragi che Israele sta commettendo verso il popolo palestinese, soprattutto considerando che la comunità ebraica dovrebbe essere consapevole di ciò che vuol dire essere perseguitati, e la parola sterminio dovrebbe ricordavi gli orrori dei campi di concentramento dei nazisti. Ma a quanto pare l’uomo dimentica facilmente. Non esiste alcuna giustificazione per accettare l’esistenza stessa di una guerra, e questa contro Gaza è assurda. La verità su questa guerra voi la sapete benissimo, non è altro che un invasione voluta e consapevole verso le terre palestinesi iniziate nel lontano 1922 circa ed esplode sempre di più subito dopo la seconda guerra mondiale, a causa di accord mancati sulla spartizione delle terre (http://it.wikipedia.org/wiki/Palestina).
    Purtroppo questa invasione è stata appoggiata anche da altre nazioni europee complici, e voi fate finta di giustificare questa barbarie inventandovi che i palestinesi sono dei terroristi e che si ammazzano fra di loro. Vi sembra plausibile che Hamas ammazzi quel che resta della sua stessa gente? Davvero volete credere a queste favolette per dormire meglio la notte?! Se vi è rimasta un pò di umanità dovreste solo pregare per i palestinesi, e cercare attraverso le vostre ambasciate di fermare questo sterminio. Il popolo palestinese è stato già dimezzato, se questo conflitto non terminerà a breve scomparirà del tutto, è questo quello che volete? E’ questo che il vostro Dio vorrebbe? Basta dire false verità per giustificare questo massacro, basta con questo spargimento di sangue. Vi supplico, anche voi fate qualcosa per fermare questo sterminio!

    1 Ago 2014, 15:48 Rispondi|Quota
    • #17barbara

      @Ivana Giordano: E’ ESATTAMENTE da cose come queste che è iniziata la Shoah: da vergognose falsità come quelle che Lei propaga, da manipolazioni dei fatti come quelle che Lei diffonde, dalla negazione della storia e capovolgimento della cronaca: proprio vero che la gente dimentica facilmente, e non appena raffreddatesi le ceneri di Auschwitz riprende immediatamente a puntare il dito contro lo stesso nemico. Si vergogni, signora.

      2 Ago 2014, 00:48 Rispondi|Quota
  • #18Stefano

    La verità è una sola: la nostra opinione pubblica è infettata ogni minuto da notizie false diffuse in parte da giornalisti terrorizzati e in parte da giornalisti con le tasche unte di petroldollari.

    1 Ago 2014, 17:46 Rispondi|Quota