Una lettera clandestina da Gaza denuncia la spietata dittatura di Hamas

 
Emanuel Baroz
17 agosto 2014
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Una lettera clandestina da Gaza denuncia la spietata dittatura di Hamas

Il messaggio si chiude con un disperato appello al resto del mondo: verrà ascoltato?

Una lettera scritta da un palestinese di Gaza, arrivata per vie semiclandestine nelle mani di un cittadino israeliano e pubblicata da Fox News lo scorso fine settimana, rivela un quadro fosco della vita dei palestinesi sotto la dittatura di Hamas. Nella lettera, un trentenne di Gaza chiamato Ahmed racconta la propria vicenda come scavatore di tunnel per conto di Hamas.

Ahmed racconta di quando, avendo accettato un’offerta di lavoro, venne trasportato in un camion senza finestrini insieme con altri cinque scavatori costretti come lui a lavorare sottoterra su turni estenuanti. “Viaggiammo per un’ora – dice la lettera – Alla fine ci fermammo e ci portarono in un edificio chiuso. Non sapevamo dove eravamo. Ci mostrarono un buco nel terreno e ci dissero di andare dentro. Camminammo per qualche centinaio di metri e quando arrivammo in fondo, c’erano due membri di Hamas che ci stavano aspettando. Ci diedero degli attrezzi di lavoro e ci dissero cosa dovevamo fare per allungare il tunnel”.

Ahmed spiega nella lettera che aveva accettato di lavorare per Hamas per un disperato bisogno di denaro a seguito alla morte del padre Musa e dopo che Hamas, una volta salita al potere nella striscia di Gaza nel 2006, aveva preso possesso dell’officina meccanica di proprietà della sua famiglia: “Facevano loro gli ordini e stabilivano loro i prezzi”.

“Da quel giorno – racconta – ogni mattina un membro armato di Hamas veniva al negozio e ci ordinava di fabbricare tubi metallici con alette. Avevo subito capito che venivano usati per lanciare razzi. Un giorno arrivò un camioncino e dei membri di Hamas prelevarono mio padre dal negozio. Non l’abbiamo più rivisto. Successivamente ho saputo che l’hanno ucciso e che hanno gettato il corpo in una fossa”.

La lettera prosegue descrivendo il durissimo lavoro nelle gallerie non ventilate, sotto la stretta supervisione degli uomini di Hamas che urlavano ordini. Diversi lavoratori venivano picchiati, perché accusati di non lavorare abbastanza in fretta.

Dopo dieci giorni i sei lavoratori, incluso l’autore della lettera, vennero riportati alle loro case dopo aver ricevuto un magro salario rispetto alle sofferenze sopportate. “Non sapevamo dove eravamo stati – dice la lettera – né cosa avevamo scavato”.

Ahmed afferma d’aver capito che aveva aiutato lo sforzo militare di Hamas solo dopo aver sentito le notizie sui tunnel fatti scavare dappertutto dall’organizzazione terroristica.

La lettera si conclude con un appello: “Preghiamo che il mondo ci aiuti a liberarci dal dominio spaventoso e crudele di Hamas nella striscia di Gaza. Io prego ogni giorno per la morte di tutti i membri di Hamas, e per ottenere la libertà, e perché ci sia una possibilità di vivere una vita normale per i nostri figli a Gaza. Inshallah”.

Secondo il reportage di Fox News, la lettera è stata portata di nascosto a Itzik Azar, un israeliano che vive in una località nel centro del paese e che nei primi anni ’70 lavorava in un’officina metallurgica nel sud di Tel Aviv. A quei tempi molti lavoratori palestinesi erano impiegati in laboratori, cantieri e officine in tutto Israele. Uno dei colleghi di Azar era Musa, il padre di Ahmed, e faceva il pendolare ogni giorno da Gaza a Tel Aviv. “Dal momento che Musa e io eravamo quasi della stessa età, diventammo buoni amici – racconta Itzik Azar a YnetNews – Con il passare degli anni, siccome lui viveva a Gaza ci perdemmo un po’ di vista. Quando ci incontrammo di nuovo, lui aveva avuto un figlio di nome Ahmed, che oggi ha circa 30 anni. Ultimamente il nostro rapporto si era riallacciato a causa dei combattimenti nella striscia di Gaza”.

Azar preferisce non rivelare dettagli su come esattamente ha ricevuto la lettera, che è stata scritta a mano su un pezzo di carta. “Senza fare nomi, posso solo dire che ho ricevuto la lettera da qualcuno che è uscito dalla striscia di Gaza per ricevere cure mediche in Israele – si limita a dire – Ho distrutto l’originale in arabo perché conteneva troppe informazioni che avrebbero permesso di identificare Musa, Ahmed e la loro famiglia. Non ho alcuna intenzione di metterli in pericolo”.

Azar aggiunge che, quando il dominio di Hamas su Gaza sarà finito e la sicurezza dei suoi amici sarà garantita, allora racconterà le loro vicende per intero.

(Fonte: YnetNews, Israel HaYom, 16 Agosto 2014)

Israele.net

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