Nuovo boicottaggio accademico contro Israele. Molti docenti italiani tra i firmatari dell’appello contro i loro colleghi israeliani

 
Emanuel Baroz
8 ottobre 2014
4 commenti

Cinquecento antropologi boicottano Israele. Molte firme sono italiane

di Giulio Meotti

boicottaggio-accademico-israele-universita-focus-on-israelCi sono anche numerosi docenti italiani fra gli antropologi che hanno deciso di boicottare lo stato d’Israele. Ci sono Silvia Posocco e Tommaso Sbriccoli della London University, Mara Benadusi dell’Università di Catania, Alessia Prioletta dell’Università di Pisa, Riccardo Putti dell’Università di Siena, Simona Taliani e Alejandra Carreño dell’Università di Torino, Angela Zito della New York University. Sono alcuni dei 500 antropologi che hanno appena promosso un appello per bandire docenti israeliani.

Ci sono nomi illustri dei dipartimenti di antropologia americani: dalla Columbia University arrivano tredici firme, da Harvard nove (come Steven Caton) e da Yale otto. Tra loro nomi importantissimi del mondo dell’antropologia, come i professori Jean e John Comaroff di Harvard, decani degli studi post coloniali e africani, e Michael Taussig della Columbia University, lo studioso della mimesi e dell’America Latina. Duro il giudizio della Israeli Anthropological Association, che parla di “attacco alla libertà accademica e di espressione“. E pensare che nel 1970 l’American Association of University Professors diede disposizione ai propri membri, in merito alla guerra in Vietnam, di “non diventare strumento di indottrinamento” e quindi di non assumere posizioni politiche pubbliche. Oggi Israele subisce una politica di trattamento ben differente. E’ l’unico stato al mondo sotto boicottaggio economico e culturale. Il paragone storico è con la decisione del 1985 di boicottare il Sudafrica dell’apartheid. Israele e il sionismo devono fare la stessa fine del razzismo afrikaner.

Alla base dell’appello, spiegano i 500 firmatari, si trova l’obiettivo stesso dell’antropologia, dunque la denuncia “del potere, dell’oppressione e della violenza strutturale” di Israele. A gennaio era arrivato il boicottaggio ufficiale della American Studies Association, poi centinaia di bibliotecari delle università occidentali avevano aderito al progetto, infine il Royal Institute of British Architects ha invitato la International Union of Architects a sospendere la collaborazione con Israele. A dicembre spetterà all’American Anthropological Association esprimersi sul boicottaggio. Il boicottaggio ufficiale di Israele porta all’annullamento di ogni rapporto accademico e culturale con lo stato ebraico. Si stabilisce anche che i professori cancellino ogni collaborazione con gli insegnanti e gli istituti israeliani. Le tesi di laurea non sono accettate se arrivano da Israele.

Come ha fatto la rivista inglese The Translator sotto la direzione di Mona Baker, stimata curatrice di una Encyclopedia of Translation Studies, che avendo deciso di boicottare le istituzioni universitarie israeliane “chiese” a due studiosi israeliani, Miriam Schlesinger e Gideon Toury, che facevano parte del comitato direttivo della rivista, di rassegnare le dimissioni. L’appello dei 500 chiede che “non si collabori a progetti o eventi ospitati o finanziati da istituzioni accademiche israeliane, non si insegni o si partecipi a conferenze di tali istituzioni, e non si pubblichi in riviste accademiche basate in Israele“. Una sola “apertura” è concessa dai 500 antropologi: la collaborazioni con singoli professori o studiosi israeliani se critici della politica del governo israeliano. Hanno fatto meno notizia purtroppo i 620 accademici, guidati da Judea Pearl, il padre del giornalista del Wall Street Journal Daniel, e dal giurista di Harvard Alan Dershowitz, che hanno appena rigettato l’invito a boicottare lo stato ebraico, “contrario alla libertà accademica. C’erano nomi che potevano lusingare la stampa, come il liberal Eric Alterman storica firma della rivista di sinistra The Nation. Ma l’odio, alla fine, tira sempre di più. Specie quando si parla di ebrei.

(Fonte: Il Foglio, 7 Ottobre 2014)

Nell’immagine in alto: la copertina di un vergognoso opuscolo diffuso in alcune università italiane, pieno di menzogne in chiave antisraeliane

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  • #1Emanuel Baroz

    La rete bancaria Swift respinge il boicottaggio degli istituti israeliani

    La rete internazionale bancaria Swift ha respinto ogni pressione per boicottare gli istituti israeliani ed escluderli dal proprio network. “Non prendiamo decisioni unilaterali per disconnettere istituzioni dalla nostra rete in seguito a pressioni politiche”, si legge in un comunicato di Swift, ripreso oggi dai media israeliani.
    “Ogni decisione sull’imposizione di sanzioni verso paesi o entità individuali spetta alle istituzioni competenti dei governi”, nota ancora Swift, aggiungendo di “non avere l’autorità per decidere l’imposizione di sanzioni”. Basata a Bruxelles, la rete collega oltre 10mila istituti bancari in 210 paesi del mondo e controlla circa l’80% delle transazioni finanziarie internazionali.

    Nelle ultime settimane, diverse organizzazioni filo palestinesi, legate al movimento Bds che sostiene il boicottaggio contro Israele, avevano esercitato pressioni su Swift, ricordando come il Sudafrica fosse stato escluso dalla rete bancaria all’epoca dell’apartheid. Nel marzo 2012, Swift ha escluso 25 banche iraniane dalla propria rete, ma si trattava di una diretta conseguenza delle sanzioni contro Teheran decise dall’Unione Europea.

    (Fonte: Adnkronos, 7 ottobre 2014)

    8 Ott 2014, 10:33 Rispondi|Quota
  • #2Alex

    Altri accademici – questa volta antropologi – decidono di boicottare Israele. Ancora non riesco a capacitarmi (1) come un individuo non possa essere considerato un simbolo che per se stesso, (2) perché un professore che eccelle in una materia non possa essere considerato poco più che un idiota nel resto delle discipline – politica inclusa -, (3) perché – ammesso che sia lecito questo circo – non si ha mai notizia di boicottaggi accademici contro Cina, Russia, Zimbabwe, Iran, Siria, Turchia, Cambogia, Somalia, Palestina, Libia, Congo, Cile, Guatemala, Uruguay, Vietnam, Indonesia, India, Sri Lanka, Guatemala…

    Ma la cosa che mi scoccia di più, non ci crederete, è quella di essere costretto a ripetere queste ovvietà come un mantra, rischiando di essere additato io come un idiota. OK, io idiota, voi antisemiti.

    12 Ott 2014, 10:29 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    La petizione, che ha raggiunto 1.185 sottoscrizioni, accusa i sostenitori del movimento BDS (boycott, divestment and sanctions) di violare “il principio più importante della libertà accademica”.

    Oltre 1.200 accademici contro il boicottaggio di Israele

    Circa 1.200 accademici provenienti da università e college di tutto il mondo hanno firmato una petizione online con cui si oppongono al boicottaggio di Israele e le sue istituzioni educative.

    La petizione è stata postata il 5 ottobre sul sito Facoltà per la Libertà Accademica e ha raggiunto 1.185 sottoscrizioni.

    “Noi, sottoscrittori accademici sosteniamo vigorosamente la libertà di parola e il libero dibattito, ma ci opponiamo ai boicottaggi da parte delle Facoltà o degli studenti delle istituzioni accademiche, dei docenti e degli studenti israeliani”, si legge nella petizione. Il documento accusa i sostenitori del movimento BDS (boycott, divestment and sanctions) di discriminare le istituzioni israeliane, i professori e gli studenti “per nessun’altra ragione che la loro nazionalità e le politiche del loro governo”: una pratica questa che viola “il principio più importante della libertà accademica”.

    Secondo la petizione, la posizione dei sostenitori di Bds mina la possibilità di raggiungere un accordo di pace duratura tra Israele e i palestinesi, in quanto isola completamente lo stato ebraico. “La soluzione dei due stati – che garantisce a entrambe le parti il riconoscimento reciproco – gode dell’approvazione delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti, dell’Unione europea e della Lega araba”, si legge nella petizione.

    “Demonizzando e cercando di isolare una delle due parti del processo di pace, il movimento anti – Israele BDS si distingue dal consenso globale per la pace”.

    La petizione anti- BDS giunge in risposta ad un comunicato pubblicato il 1 ottobre sul sito jadaliyya.com firmata da più di 350 antropologi che hanno sottoscritto il boicottaggio accademico di Israele. “Come comunità di studiosi che studiano i problemi legati al potere, all’oppressione e all’egemonia culturale, abbiamo la responsabilità morale di parlare e di chiedere conto di Israele e dei nostri governi”, si legge nella dichiarazione, che ha approvato “il boicottaggio accademico israeliano istituzioni che sono complici di tali violazioni”. Le istituzioni accademiche israeliane, dice la nota, “sono complici con l’occupazione e l’oppressione dei palestinesi ” con “connessioni intime tra le istituzioni accademiche israeliane e militari, la sicurezza, gli istituti politici in Israele”.

    http://www.mosaico-cem.it/articoli/attualita/oltre-1-200-accademici-contro-il-boicottaggio-di-israele

    13 Ott 2014, 22:02 Rispondi|Quota
  • #4enrico

    …..si ripercorre la vergogna fascista del ‘manifesto della razza’ sottoscritto da docenti e personalità allora fasciste e poi comuniste, in gran parte, dopo il 1945, mantenendo però sempre il loro atteggiamento antiebraico…..Nicola Pende, Padre Gemelli, Visco, etc,……..l’iniziativa è viscidamente antisemita mascherata da ‘protezionismo culturale’……..nella loro ottusità considerano questo genere di boicottaggio una loro genialità inventiva, ma gli Ebrei questi sistemi, applicati in larga scala da arabi e chiesa cattolica nel tempo, conditi di vili menzogne, li conoscono benissimo…..vergogna…..è recente la notizia che la ‘grancassa’ della propaganda palestinese ha rispolverato le accuse arcaiche di sacrifici rituali su bambini, questa volta arabi, fatti dagli Ebrei: almeno si rinnovassero: così dimostrano d’essere ancora a livelli medioevali….

    30 Ott 2014, 10:37 Rispondi|Quota
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