Riconoscere lo “stato di Palestina” significa gettare Israele in pasto ai suoi nemici

 
Emanuel Baroz
18 febbraio 2015
5 commenti

Non dare Israele in pasto ai suoi nemici

Perché la Camera non deve riconoscere lo “stato di Palestina”

di Giulio Meotti

voto-palestina-parlamento-renzi-focus-on-israelSperiamo che il premier Matteo Renzi, che si è più volte professato e dimostrato amico di Israele, non decida adesso di gettare lo stato ebraico, l’unica democrazia mediorientale, in pasto al mondo arabo-islamico. Perché questo sarebbe il significato di un possibile riconoscimento italiano dello “stato di Palestina” (il voto è in programma domani alla Camera).

E’ interesse anche d’Israele, perché condizione di pace oltre che esigenza di giustizia, cercare il dialogo con i palestinesi. Ma è volontà di sterminio chiedere, attraverso un voto simile, agli ebrei raccolti in Israele, terra d’asilo per i profughi europei, di rinunciare alla loro patria e di accettare la condizione di essere una minoranza senza difese in un mare arabo. Soltanto Israele può dare ai palestinesi quello che vogliono: indipendenza politica ed economica. Per questo il Parlamento italiano dovrebbe rigettare il ricatto della “guerra diplomatica” contro Gerusalemme. Perché con queste iniziative si vogliono in realtà distruggere i negoziati fra Israele e palestinesi, si vuole fare della “Palestina” una questione internazionale, si vuole rendere irrilevante la sicurezza d’Israele.

Chiedere agli israeliani il suicidio nazionale, per farsi minoranza in uno stato a prevalenza araba, con le garanzie di laicità, di democraticità, di rispetto delle minoranze che offrono gli Arafat, gli ayatollah e gli islamisti di oggi, è un’ipotesi delirante o un delitto. Eppure finora, per sete di petrolio, calcolo politico, demagogia o solidarietà imbelle con il Terzo mondo, molti Parlamenti in Europa, che dovrebbero rappresentare paesi civili, hanno accettato che Israele venisse spinto ai margini del consorzio internazionale. L’Italia non assecondi questa vergogna.

IlFoglio.it

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  • #1Emanuel Baroz

    Il riconoscimento della Palestina è un voto contro Israele e contro la democrazia

    di Sharon Levi

    Mentre l’ISIS è ormai a pochi chilometri dalle nostre coste il parlamento italiano non ha niente di meglio da fare che votare per il riconoscimento unilaterale della Palestina.

    Il voto potrebbe avvenire già domani e vede quasi tutti d’accordo, a partire dal PD di Matteo Renzi (complimenti Presidente, ancora una volta smentisce se stesso) a SEL (naturalmente) e il PSI che hanno presentato l’emendamento fino naturalmente ai grillini (anche qui non c’era di che dubitare). Indecisi NCD che condizionerebbe il riconoscimento a trattative con Israele. Fermamente contrari Forza Italia. Della Lega non si sa nulla (almeno noi).

    Ora, vorremmo che fossero chiare alcune cose fondamentali a chi ci legge perché è bene essere precisi e meticolosi nello spiegare tutto questo.

    1 – Il riconoscimento unilaterale della Palestina al lato pratico non vale nulla, ma sul lato politico ha una valenza importantissima perché, di fatto, è un voto contro Israele. E se qualcuno dovesse pensare che faciliterà la pace tra i due popoli è meglio che vada da uno psichiatra.

    2 – Un voto contro Israele equivale a un voto a favore del terrorismo islamico di Hamas e Fatah e a favore di una delle combriccole di delinquenti tra i più corrotti della terra, cioè l’Autorità Nazionale Palestinese, gente che da anni intasca miliardi di dollari e ancora oggi non è riuscita a dare ai palestinesi una parvenza di vita civile. E in tutto questo non c’entra nulla né Israele, né le colonie né tantomeno l’occupazione che non c’è. E’ una balla che vi raccontano.

    3 – Un voto contro Israele significa andare contro l’unica democrazia in Medio Oriente e favorire i regimi teocratici e nazisti che bramano la sua distruzione, a partire dall’Iran fino alla Siria di quel sant’uomo di Assad passando per gruppi terroristi del calibro di Hezbollah, Hamas, Fatah, ISIS e via dicendo. Si vuole veramente questo? Il Partito Democratico di Matteo Renzi vuole veramente questo? Se si, lo dica apertamente, senza nascondersi dietro a ipocrite scuse, dica apertamente che l’Italia non è amica di Israele.

    Ora non ci resta che aspettare e vedere fino dove arriva l’ipocrisia di queste persone e quanto siano effettivamente amiche di Israele. Una via di mezzo non c’è. O con la democrazia o con i terroristi e i ladri.

    http://www.rightsreporter.org/il-riconoscimento-della-palestina-e-un-voto-contro-israele-e-contro-la-democrazia/

    20 Feb 2015, 00:50 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    «È un provvedimento inutile. Quella Nazione oggi non esiste»

    Parla Sandro Di Castro, ex presidente della comunità ebraica di Roma .

    di Pietro De Leo

    Il calendario della Camera, con il voto di fiducia di stasera sul decreto Milleproroghe, ha fatto slittare quello sulle mozioni di riconoscimento dello Stato palestinese. Un tema che, nei prossimi giorni, è destinato ad accendere il dibattito, vista la delicatezza del momento internazionale. Una mozione di riconoscimento «è un qualcosa che non serve a nulla», spiega Sandro De Castro, presidente dell’associazione umanitaria Benè Berith ed ex presidente della comunità ebraica di Roma. «Gli Stati europei – sottolinea De Castro – possono anche decidere di riconoscere la Palestina. Ma a cosa serve? La Palestina è uno Stato che attualmente non esiste. Serve un percorso molto complesso, bisogna fare ben altre cose».

    – Tipo?
    «Sicuramente guidare al meglio la formazione dei giovani palestinesi. A scuola studiano su libri di testo che negano la Shoah. In tv guardano cartoni animati dove si invita ad “uccidere l’ebreo”».

    – E sul piano politico?
    «C’è il problema della rappresentanza ufficiale. Noi abbiamo Hamas da una parte, che gestisce tutta la parte di Gaza. C’è Abu Mazen, che dovrebbe essere il vero rappresentante, ma lo fanno contare molto poco. È una situazione estremamente fluida. Un riconoscimento fatto in questo modo, quindi, lascia il tempo che trova. È un qualcosa di molto effimero».

    – Ma l’Europa va proprio quella direzione…
    «Gli europei fanno molta confusione sul tema. Da tempo. Specie quando si parla di “tornare ai confini del ’48”. Anche in quel caso, infatti, lo Stato palestinese non esisterebbe, perché Gaza era sotto il controllo egiziano. La Cisgiordania, era sotto la Giordania. C’è una grandissima ignoranza su tutte queste questioni, una tendenza a parlare per slogan, senza approfondire la realtà di quel territorio. Fintanto che esisterà un tale condizionamento ideologico, non suffragato dai fatti, non si andrà da nessuna parte».

    – Cosa bisognerebbe fare, quindi?
    «Incentivare il processo di pace come lo concepisce Israele, con degli incontri bilaterali, anche se è molto difficile esistendo, appunto, il problema di quali sono gli interlocutori. La logica del dialogo, quindi, è un discorso molto complicato, che non c’entra nulla con i riconoscimenti spettacolari».

    – L’Europa sembra avere una specie di complesso verso Hamas
    «Ricordo l’impegno del ministro Frattini per far inserire Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. L’Europa, in generale, sta prendendo una piega molto brutta. Non sta facendo una politica che vada incontro alla reale situazione in Medio Oriente. E ci sono rischi seri, perché quando si sottovalutano le situazioni, poi il terrorismo ce lo troviamo dentro casa».

    – Anche in Italia non si è mai formata una vera coscienza su questi temi
    «Tutto viene dal ’68, dove maturò una vicinanza quelli che apparentemente erano i più deboli, i palestinesi. Un’intera classe politica è maturata in questo modo. E non solo. Il mondo arabo è stato molto abile, negli anni ’70 e ’80 ad infiltrarsi nei sindacati, e nei media, e quindi ad influenzare le campagne stampa. Hanno sempre detto che la lobby ebraica condizionava i media. Io invito tutti ad andare a leggere i giornali degli anni ’80. Per capire il clima di ostilità verso gli ebrei prima dell’attentato alla Sinagoga del 9 ottobre dell’ ’82, dove morì il piccolo Stefano Tachè e io stesso rimasi ferito».

    – Ora tutto questo sembra tornare. E si parla ogni giorno di un problema sicurezza per gli Ebrei in Europa.
    «È una questione vera, in Francia da un sacco di tempo gli ebrei non vivono tranquilli. In Paesi ancora più a Nord, i Parlamenti addirittura approvano delle leggi che eliminano la libertà di professare liberamente il nostro culto, vietando ad esempio la circoncisione o la macellazione rituale. In molti casi ci sono rigurgiti dell’antisemitismo di destra. Ma quello che ormai è insostenibile è l’antisemitismo arabo».

    – E in Italia vi sentite al sicuro?
    «Rispetto al trend europeo, le cose vanno molto meglio. Le Forze dell’Ordine, a cui c’è da fare un plauso sincero, stanno facendo il massimo per proteggere i siti ebraici. Però, ripeto, è un trend europeo, e bisogna vigilare».

    (Fonte: Il Messaggero, 19 Febbraio 2015)

    20 Feb 2015, 00:51 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    “Mossa inutile e dannosa rischia di fare un favore soltanto agli estremisti”

    di Vincenzo Nigro

    ROMA. «Vorrei rivolgermi con rispetto e amicizia agli italiani, ai loro rappresentanti supremi che decidono di votare o meno una mozione sul riconoscimento della Palestina. Vorrei dire una cosa molto semplice: questa mozione è solo un fatto simbolico, ma è inopportuna e negativa, e soprattutto inutile perché cade nel momento in cui in Israele c’è un governo di transizione, in attesa delle elezioni. Non capisco come mai in Italia si arrivi per ultimi a votare questa mozione, e lo si fa a pochi giorni dalle elezioni nel mio paese.»
    Naor Gilon,l’ambasciatore di lsraele a Roma, è in visita in Sicilia: al telefono trasmette una sorpresa sincera, soprattutto sui tempi, peraltro in serata poi slittati: «La mozione servirà solo a far dire a qualcuno che “l’Italia ci ha tradito”, cosa che noi sappiamo non essere vera».

    – Ambasciatore, è chiaro che tutte queste mozioni sono “inutili”, non effettive. Ma sono il segno che una parte crescente delle opinioni pubbliche europee ritengono che Israele abbia perso troppo tempo con i palestinesi.
    «Questo tipo di operazione ha innanzi tutto elementi di politica interna. Mi preme dire una cosa chiara: aiuta davvero al pace soltanto capire che essa non può che essere negoziata. Da Oslo in poi, tutti i primi ministri di Israele hanno riconosciuto che uno Stato palestinese dovrà esistere. Ma deve nascere da un negoziato.»

    – Israele sembra però ormai incapace di negoziare seriamente: lo stesso Netanyahu, se volesse concedere qualcosa sarebbe sotto ricatto della destra estrema. Questo può essere un modo per far capire che il mondo si aspetta che cambiate posizione.
    «Ma noi non accetteremo mai uno Stato palestina nato per imposizione esterna. Noi dobbiamo avere garanzie totali sullo Stato palestinese che potrebbe nascere al nostro fianco. Dobbiamo negoziare qualcosa che non sia una nuova entità vittima possibile del nuovo terrorismo che sta dilagando in tutto il Medio Oriente.»

    – E’ rimasto sorpreso dalla posizione del Pd? Gentiloni e lo stesso Renzi avevano detto di condividere la posizione di Angela Merkel, che ha bloccato un voto simle in Germania.
    «Io sento ogni giorno gli esponenti del Pd, ogni settimana il loro responsabile Esteri Enzo Amendola. Spero che il testo della loro mozione tenga in considerazione le posizioni che lsraele ha presentato a loro molte volte.»

    – E quali sono?
    «Una risoluzione che non ricorda chiaramente ai palestinesi che un loro Stato nascerà da un negoziato è un sostegno gratuito a chi vuol fare da solo, a chi vuole aggirare le posizioni di Israele. E le posizioni di Israele sono costruite per provare a garantire la sopravvivenza di Israele stessa. Una mozione sbagliata non farà vivere la Palestina, ma darà altro sostegno agli estremisti, a chi alla fine crede che non ci sia prezzo da pagare per avere uno Stato: e il prezzo sarebbe garantire che Israele possa vivere in pace e sicurezza.»

    (Fonte: la Repubblica, 19 Febbraio 2015)

    20 Feb 2015, 00:51 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Capezzone: no al riconoscimento dello Stato palestinese

    “Israele e gli ebrei non sono solo ‘Israele’ e gli ‘ebrei’: sono il simbolo stesso del nostro Occidente. Lo sono per noi, e lo sono anche per i nemici dell’Occidente, per i nostri nemici, per i nemici della libertà e della democrazia, ad ogni latitudine”. Lo dichiara Daniele Capezzone, esponente di Forza Italia e presidente della commissione Finanze della Camera. “L’eventuale riconoscimento di uno Stato palestinese al di fuori di un accordo di pace complessivo tra le parti – continua Capezzone – non favorirebbe la ripresa dei negoziati diretti, ma al contrario rappresenterebbe un ulteriore ostacolo sulla via della pace, perché avrebbe l’effetto di aumentare il livello di diffidenza tra le parti e, soprattutto, di Israele nei confronti della comunità internazionale, compromettendo e vanificando l’importante ruolo di mediazione che l’Unione europea e in particolare l’Italia stanno da decenni svolgendo e devono continuare a svolgere “.

    Per Capezzone però, “anche al di là di questo, c’è un punto politico di fondo. La legittima aspirazione palestinese di un riconoscimento statuale non può trovare soddisfazione prima che l’altrettanto legittimo diritto degli israeliani alla sicurezza non sia assicurato attraverso l’abbandono da parte palestinese di qualsiasi aspirazione alla distruzione di Israele e atto d’aggressione ai suoi danni. Va detta una cosa chiara. I popoli israeliano e palestinese hanno entrambi diritto a vivere in pace e in sicurezza, ma ciò può essere garantito, oltre che dalla soluzione ‘due popoli, due stati’, solo se anche il futuro Stato palestinese sarà uno Stato democratico, in grado di garantire ai suoi cittadini libertà e diritti umani fondamentali. E quindi – prosegue il parlamentare azzurro – l’eventuale riconoscimento di uno Stato palestinese senza aver prima sciolto in un negoziato diretto i nodi del complesso negoziato, e soprattutto in presenza di un forte conflitto tra Anp e Hamas, quest’ultima un’organizzazione terroristica, per il controllo dei territori palestinesi, costituirebbe una minaccia all’esistenza stessa di Israele, ma anche nei confronti dello stesso popolo palestinese, che è, e sarebbe ancor più esposto non solo all’oppressione e alle violenze di Hamas, ma anche – conclude Capezzone – alle incresciose conseguenze delle legittime azioni difensive di Israele in risposta agli atti di aggressione lanciati dalla Striscia di Gaza o da altre zone dei territori palestinesi”.

    (Fonte: il Velino, 18 Febbraio 2015)

    20 Feb 2015, 00:52 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Mi vergogno per loro

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,

    l’altro ieri in Israele se n’è andata una bambina di quattro anni. Si chiamava Adele Biton, il 14 marzo del 2013 era stata ferita in maniera molto grave da un lancio di sassi di “bravi ragazzi palestinesi” che miravano all’auto guidata dalla madre, come aveva raccontato Deborah Fait su questo sito (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999930&sez=120&id=49862). Se volete vedere qualche fotografia di questi lanci di sassi e capire il clima che li circondava, compresa la protezione che agli assassini viene data dai traditori di Betzelem e altre Ong del genere, vi consiglio di leggere questo link: https://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2013/04/02/lancio-di-pietre-so-criaturi/. Dopo essere stata a lungo fra la vita e la morte, Adele sembrava essersi ripresa, ma alla fine non ce l’ha fatta nonostante le cure e ha ceduto a una polmonite.

    E’ importante ricordarla, come è importante ricordare Dan Uzan, il volontario morto alla sinagoga di Copenaghen, i tre bambini Fogel sgozzati coi loro genitori ad Itamar, i tre studenti rapiti ed uccisi l’anno scorso vicino a Hebron, i quattro ebrei morti un mese fa a Parigi, e più indietro i bambini di Tolosa, Ilan Halimi, il bambino Stefano Gay Taché, colpito anche lui a due anni come Adele, ultima vittima del terrorismo fra gli ebrei italiani, nominato da Sergio Mattarella nel suo discorso di ingresso alla presidenza della Repubblica.

    E’ importante ricordarli non solo perché ogni essere umano che muore è un mondo che va perduto, come dice la tradizione ebraica. Ma anche perché per queste vittime della volontà omicida islamica non c’è pietà, non c’è memoria. Sfogliando una rassegna stampa specializzata in Medio Oriente ho trovato una sola citazione dell’agguato ad Adele, una risposta di Fiamma Nirenstein a un vergognoso, ripeto vergognoso, articolo di Gianni Sofri in difesa dei “bambini” lanciatori di pietre arrestati dall’esercito israeliano (http://www.ow1.rassegnestampa.it/Ucei/Viewer.aspx?Mode=S&ID=2013071325118214). E’ importante ricordarli perché pongono un dilemma morale a coloro che parlano dei “poveri bambini palestinesi” uccisi dai cattivi sionisti a Gaza (il che non è vero, le statistiche tratte dalle stesse fonti di Gaza mostrano che i morti a Gaza sono stati soprattutto giovani maschi fra i 20 e i 29 anni, l’età in cui si è combattenti e che i bambini e le donne erano statisticamente sottorapresentati: http://www.nytimes.com/2014/08/06/world/middleeast/civilian-or-not-new-fight-in-tallying-the-dead-from-the-gaza-conflict.html?_r=1; http://www.bbc.com/news/world-middle-east-28688179). Perché i virtuosi difensori dei bambini palestinesi, come Sofri e anche molto peggio di lui, non esprimono dispiacere per questi morti? Non aveva diritto a vivere Adele, ferita a morte a due anni? O Stefano, colpito da una bomba palestinese nel pieno centro di Roma? O i bambini che uscivano dalla scuola di Tolosa? Tutti “coloni”, cioè ebrei? Vi rendete conto di quanto nazismo, ripeto nazismo, c’è in questa discriminazione? Di quanto antisemitismo medievale c’è nell’accusa ai soldati di Israele che difendono come possono la loro patria di “ammazzare bambini”, come i poveri ebrei della comunità ebraica di Trento, sterminati nel 1475 o di quelli di York, ammazzati nel 1190, o di quelli di Damasco, torturati a morte nel 1840 o di mille altri casi, sempre con la stessa infamante accusa?

    Ma c’è di più. Sapete che cosa hanno in comune la mafia e l’autorità palestinese? Molte cose, naturalmente, fra l’altro l’uso della violenza e del ricatto, la pretesa a un dominio territoriale cui non hanno diritto, la crudeltà e le violentissime lotte intestine. Ma quel che mi interessa qui è che sia la mafia sia l’Autorità Palestinese pagano uno stipendio ai loro membri detenuti. E non lo fanno diciamo per carità NONOSTANTE il fatto che siano stati riconosciuti colpevoli, ma PROPRIO PERCHE’ hanno compiuto i loro delitti. Anzi, più gravi i delitti, più alta la paga. Questo forse qualcuno di voi lo sapeva, ma magari pensava come me che la paga fosse semplicemente proporzionale alla condanna. E invece no, almeno per quanto riguarda la mafia araba di Giudea e Samaria, non so quella siciliana, c’è un’accurata indagine. Più ebrei hai ucciso, più ti pagano (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/191047). Bisogna supporre dunque che dopo la morte della piccola Adele, gli assassini avranno un aumento di stipendio.

    Vi sembra crudele? Inumano? C’è di peggio. Ed è questo. Sapete da dove l’Autorità Palestinese prende i soldi per pagare gli assassini in proporzione esatta al loro crimine? Provate a indovinare? Ma sì! Dall’Unione Europea (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/191047), cioè da noi, dalle nostre tasse. E’ una vecchia storia, denunciata tante volte (http://www.investigativeproject.org/4468/as-eu-funds-palestinian-terrorists-holland-says-no; http://www.gatestoneinstitute.org/4118/eu-aid-money-palestinians; http://www.frontpagemag.com/2014/joseph-puder/eu-unrestrained-support-of-the-pa-is-inimical-to-peace/). Siamo noi, io e voi che mi leggete a pagare lo stipendio agli assassini di Adele. Abbiamo le mani sporche di sangue, grazie naturalmente al “mostro buono” di Bruxelles.

    Ma, voi direte, il meccanismo è molto indiretto, io pago le tasse all’Italia, che ne gira una parta all’EU, che è il sistema più opaco che ci sia, al suo confronto l’Urss era un paradiso di democrazia e trasparenza. Quindi non sono responsabile. E invece no. Perché magari non con le tasse, ma col voto anche il nostro parlamento, di composizione un po’ incostituzionale ma per il resto regolare, oggi pagherà il suo tributo alla “palestina”, voterà per il riconoscimento della mafia di Giudea e Samaria come stato. Oggi, il giorno dopo i funerali di Adele, come la Spagna ha fatto la stessa votazione il giorno stesso della strage in sinagoga del dicembre scorso. Volete sapere una cosa? Pensando a quel che voteranno oggi a Montecitorio i nostri “rappresentanti” io mi vergogno di essere italiano. Mi vergogno di fronte ad Adele, ai bambini di Itamar, a quelli di Tolosa, a Dan Uzan, a tutte le vittime dei nazisti palestinesi e dei loro amici. Penso che abbia ragione Natanyahu, che dovremmo andarcene da un continente che da mille anni non ha mai smesso di ammazzrci, torturarci, umiliarci. E che adesso si sente nobile e giusto perché “riconosce” una banda di mafiosi assassini con la parola pomposa e completamente inadeguata di Stato. Mi vergogno per loro.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=57250

    20 Feb 2015, 01:23 Rispondi|Quota