Isis, reclutavano terroristi: tre arresti in Italia e Albania

 
Emanuel Baroz
26 marzo 2015
6 commenti

Isis, reclutavano terroristi: tre arresti in Italia e Albania. Su Fb: “Uccidi i pagani, il Jihad ti aspetta”

La polizia ha arrestato tre persone nel torinese e in Albania. Indagine condotta dalla Digos di Brescia, cinque perquisizioni. Indagini scattate dalle informazioni trovate sul profilo Facebook di un foreign fighter partito da Vobarno e andato in Siria dopo un arresto nel 2013. Sobillato anche un giovanissimo di Como

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Milano, 25 marzo 2015 – “Oggi è una giornata importante per la lotta al terrorismo“, lo ha detto il procuratore di Brescia Tommaso Buonanno commentando l’operazione della polizia “Balkan Connection” effettuata contro una cellula di estremisti islamici attiva in Italia e nei Balcani. Sono tre le persone arrestate dagli agenti nelle prime ore di mercoledì 25 marzo, due in Italia (provincia di Torino) e una in Albania. L’autorità giudiziaria di Brescia ha emesso tre ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due cittadini albanesi, A.E. zio ed E.E. nipote, il primo residente in Albania e l’altro in provincia di Torino, nonché a carico di E.H. 20enne cittadino italiano di origine marocchina, anch’egli residente in provincia di Torino, indagato per apologia di delitti di terrorismo, aggravata dall’uso di internet. Secondo quanto appreso, la cellula di estremisti islamici era dedita al reclutamento con finalità di terrorismo di aspiranti combattenti, in particolare per questo reato sono indagati zio e nipote, e al loro instradamento verso le milizie dello Stato Islamico. Cinque perquisizioni nei confronti di altri soggetti ritenuti simpatizzanti dell’Isis sono state effettuate in Lombardia, Piemonte e Toscana. Buonanno ha quindi spiegato l’importanza dell’operazione che “dimostra come gli investigatori e gli inquirenti mostrino attenzione verso questa nuova situazione, pur con carenze di risorse“. Le indagini sono partite dai contatti tra il foreign fighter El Abboubi e i due albanesi.

BRESCIA – I tre arrestati erano in contatto telefonico e Facebook, con Anas El Abboubi italo marocchino residente a Vobarno ( Brescia), inserito nella lista dei 65 “foreign fighters” italiani, partito nel settembre 2013 dal nostro Paese per unirsi all’Isis. Nei suoi confronti il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di “addestramento con finalità di terrorismo”. Il 12 giugno del 2013 era gia’ stato arrestato dalla Digos per reati di terrorismo e poi scarcerato dal Riesame. Ora si trova a combattere in Siria. L’uomo pochi giorni prima di trasferirsi in Siria aveva effettuato un rapido viaggio proprio in Albania, il 6 settembre 2013 per raccogliere istruzioni su come riunirsi a gruppi jihadisti in Siria. L’inchiesta è riuscita a ricostruire gli ultimi spostamenti in Italia del giovane marocchino residente nel bresciano e i suoi contatti prima di inserirsi nelle fila dello Stato Islamico, dove ha assunto il nome di battaglia di ‘Abu Rawaha l’italiano’. Proprio in quel periodo sono scattate le indagini coordinate dalla Procura di Brescia, dopo che il marocchino ebbe lasciato l’Italia.

Dal profilo facebook ‘Anas al Italy’ sono state estrapolate immagini che hanno evidenziato le adesioni di El Abboubi a gruppi combattenti per l’affermazione del califfato in Siria. “Unisciti a noi. Il Jihad ti aspetta”, recitavano i messaggi sul profilo del giovane ritratto con Kalashnikov, “Uccidi i pagani, e’ un dovere per ogni musulmano”.

“SCELTA DEFINITIVA” – E’ il 9 gennaio 2014 quando Anas El Abboubi dalla Siria chiama i suoi genitori che si trovavano in Italia per spiegargli che aveva ormai sposato gli ideali dell’Isis e che non aveva alcuna intenzione di tornare indietro. Il gip di Brescia osserva nell’ordinanza di custodia cautelare che il giovane “si diceva convinto di considerare la propria scelta definitiva e di non voler tornare indietro”. Parlando con il padre, Anas esprime disprezzo per l’Occidente e si descrive ormai come un esperto guerrigliero arruolato nelle truppe dell’Isis. “Quello che fanno i militanti dello stato islamico – afferma Anas – loro non potranno mai farlo. Sacrificano loro stessi con dei camion pieni di esplosivi in mezzo al nemico. In un’unica operazione sono stati uccisi circa 300 soldati (in Siria ndr). Loro saranno in grado di fare questo? Ne’ l’esercito libico ne’ il fronte islamico hanno fatto qualcosa? La fronte islamica e’ stata creata soltanto da tre anni e vogliono combattare lo Stato Islamico”. Da queste intercettazioni e da una serie di foto allegate dentro l’ordinanza i magistrati di Brescia si dicono ormai sicuri che “El Abboubi a partire dal mese di settembre 2013 abbia lasciato il territorio nazionale per andare a combattere in Siria nelle fila del sodalizio Stato Islamico”.

COMO – Dopo la partenza dell’uomo di Vobarno i due albanesi bloccati avevano individuato un altro aspirante combattente da inviare in Siria. Si tratta di un giovanissimo italo-tunisino residente in provincia di Como, ancora minorenne all’epoca dei primi approcci avvenuti sempre tramite Internet, che, inizialmente titubante, era stato progressivamente convinto ad aderire al Califfato di Abu Bakri Al Baghdadi. Proprio per rinforzare i suoi propositi di combattente, l’estremista arrestato oggi in Albania era appositamente venuto in Italia per incontrarlo. In applicazione della recenti misure di contrasto al fenomeno dei foreign fighters introdotte con il recente decreto legge antiterrorismo, il giovane italo-tunisino sara’ sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il questore di Brescia ha sospeso i suoi documenti validi per l’espatrio

PROPAGANDA PER L’ITALIA – Il ventenne italiano di origine marocchina arrestato dalla Polizia sarebbe l’autore di un documento di propaganda Isis di recente apparso sul web. Si tratta di un testo di 64 pagine interamente in italiano, intitolato “Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”. Il giovane, secondo le indagini, era attivissimo su Internet e avrebbe preparato il documento, di cui si è saputo solo lo scorso 28 febbraio, a novembre scorso. Il testo illustra nel dettaglio le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. L’importanza del documento, sostengono gli investigatori, sta non tanto nei contenuti quanto nel fatto che è stato ideato specificatamente per il pubblico italiano. Le indagini hanno accertato che dopo esser stato messo in rete dal ventenne, il documento è stato rilanciato da diversi utenti, attraverso Facebook e siti internet.

Se non fossimo intervenuti, riteniamo che a breve molti avrebbero potuto aderire a questa deriva“. Cosi’ il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola, durante la conferenza stampa in Procura. Il sostituto procuratore Lesti ha poi spiegato che il materiale sequestrato agli arrestati – pubblicistica e video sul web – erano “destinati a italiani di seconda generazione che, al compimento del 18mo anno d’eta’ sarebbero diventati cittadini italiani“. In particolare, il documento in italiano era chiaramente “diretto a ragazzi italiani, un target ben definito”.

L’organizzazione di questo gruppo, la loro capacita’ di entrare nelle cose non e’ limitata ai casi che abbiamo descritto: riteniamo sia una rete importante“, ha spiegato il direttore servizio centrale anti-terrorismo, Lamberto Giannini. L’aspetto “piu inquietante“, hanno spiegato gli inquirenti, “è l’attivita’ di ‘fishing’ sul web“. Ma non di solo web si nutriva la cellula che faceva dell’Italia il proprio terreno di informazione islamista. Vi sono stati secondo gli inquirenti «dei viaggi organizzati per cercare di reclutare» combattenti per la jihad. Lo ha spiegato il dirigente della Digos di Brescia, Giovanni De Stavola, il quale ha aggiunto che «questi viaggi erano costantemente monitorati» dagli organi investigativi della polizia.

IL VIDEO – Del materiale di propaganda rinvenuto nell’indagine fanno parte alcuni video tratti dai siti jihadisti e diffusi tra i terroristi colpiti dall’operazione di Polizia. Il filmato riportava tre diversi frammenti con immagini e servizi di propaganda utilizzati dai militanti del Califfato per informare, formare e reclutare i nuovi mujaheddin attraverso filiere di reclutamento attive anche in occidente. Le immagini del video raffigurano uomini che stracciano passaporti, bambini preparati con dure tecniche di combattimento e arti marziali, percossi ai fini dell’addestramento e istruiti all’uso delle armi, adulti in tenuta militare completamente nera attraversare percorsi di guerra e sparare con mitragliatori sotto le insegne dell’Isis.

L’indagine, rende noto il direttore della Direzione centrale della polizia di prevenzione (Ucigos), il prefetto Mario Papa, è durata due anni ed è stata coordinata dall’Ucigos e condotta dalla Digos di Brescia con il concorso delle questure di Torino, Como e Massa Carrara. Uomini dell’Antiterrorismo, della questura di Brescia e del Servizio di cooperazione internazionale di Polizia sono entrati in operazione anche in Albania, nella zona di Tirana.

Il Giorno.it

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  • #1Emanuel Baroz

    Nella moschea di Andria una scuola di terrorismo»

    Hosni Hachemi Ben Hassen e il suo gruppo riconosciuti colpevoli di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo di matrice islamista. Il gup descrive la doppia vita dell’imam e degli altri condannati. La cellula venne sgominata nell’aprile 2013 dal Ros di Bari.

    di Giovanni Longo

    BARI. La Procura distrettuale di Bari aveva parlato di vere e proprie «scuole di terrorismo». Argomentazioni ritenute dal giudice «pienamente condivisibili». La moschea di Andria e un call center erano «momenti logistici importanti» per la presunta cellula terroristica che sarebbe stata guidata dall’imam Hosni Hachemi Ben Hassen, condannato lo scorso settembre insieme con altre cinque persone, per associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista. Una sentenza pilota non solo in Italia quella emessa dal gup del Tribunale Antonio Diella lo scorso settembre. Le motivazioni, quasi 600 pagine, sono state appena depositate. Un lavoro delicato e anche rischioso. Il magistrato, infatti, è sotto protezione.

    La presunta cellula venne sgominata nell’aprile 2013 al termine di complesse indagini condotte dai Carabinieri del Ros di Bari, coordinati dai pm baresi Renato Nitti ed Eugenia Pontassuglia. La condanna più alta, a 5 anni e 2 mesi di reclusione, era proprio all’imam tunisino della moschea di Andria detto «Abu Haronne» di 48 anni, ritenuto il capo dell’organizzazione. Moschea e call center erano utilizzati dagli imputati – scrive Diella – «per la radicalizzazione ideologica e la frequentazione di siti da cui attingere notizie e sollecitazioni provenienti dai gruppi organizzati di matrice islamica in piena attività di guerra». Una scelta, sia chiaro, che riguardava solo gli imputati e non certo «la generalità dei soggetti presenti clandestinamente in Italia o in contatto con l’Hosni». Il gup, citando i documenti trovati in possesso degli imputati in occasione delle perquisizioni, sottolinea «l’opera di proselitismo» e la continua «ricerca di aspiranti mujaheddin» nelle due strutture ritenute basi logistiche del gruppo pugliese. E parla di «indottrinamento», «addestramento» e «istruzione anche bellica».

    Una scelta geografica non casuale, quella di Andria e della Puglia. «L’Italia è un ponte favorevole per raggiungere le zone di combattimento», spiega ancora il giudice, e «l’area territoriale di Bari e Foggia, notoriamente popolata da folte comunità di immigrati e sita a ridosso dei Balcani e pertanto in posizione di apertura ad Oriente e al Nord Africa, risulta attualmente tra le più sensibili e a rischio di diffusione del fenomeno» .

    Agghiacciante il contesto. Per Diella, infatti, c’è una «doppia vita del terrorista, una normale e l’altra segreta ed illecita» che lo rende «facilmente mimetizzabile nell’ordinario tessuto sociale» e «in grado di attivarsi nel quadro dell’orizzonte di lotta jihadista». In altre parole, il terrorista «lavora regolarmente nello Stato che lo ospita e si fa apprezzare per questo, ma contemporaneamente condivide il percorso radicalizzante del gruppo». Difficile difendersi. Nel provvedimento si analizza anche l’organizzazione utilizzata per sfuggire all’intelligence. Si parla di una vera e propria «conversione strategica dalla centralizzazione operativa alla grande galassia di piccoli nuclei organizzati». Un fenomeno che per questa ragione è «più pericoloso, meno facile da intercettare e più capace di diffondere una atmosfera di terrore destabilizzante». Sul punto il giudice fa anche un parallelo con le Brigate Rosse: i collegamenti «operativi e strategici tra le varie “colonne”» concorse «a disarticolare efficacemente l’organizzazione terroristica». Forse anche per questa ragione la «più recente politica globale di Al Qaeda» è «tesa a promuovere un vero e proprio spontaneismo jihadista». Minimo comune denominatore il «fortissimo collante non solo religioso ma anche ideologico e politico» rappresentato dal «comune odio contro ebrei, America e occidente». Il «culto della morte» portava al «desiderio irrefrenabile di andare a morire in guerra come mujaheddin».

    (Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 Marzo 2015)

    26 Mar 2015, 20:26 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Isis, arrestato nasconde computer

    Digos e Servizio centrale al lavoro su materiale informatico

    (ANSA) – MILANO, 26 MAR – Ha cercato di nascondere il suo computer nel sottotetto di casa, all’arrivo degli investigatori della Polizia, Elmadhi Halili, italiano di origini marocchine arrestato a Lanzo torinese (Torino) nell’inchiesta di Brescia su una cellula di reclutatori per l’Isis. Halili ha elaborato il documento ‘lo Stato islamico, una realtà che ti vuole comunicare’. Gli agenti della Digos di Brescia e del Servizio centrale antiterrorismo stanno analizzando il materiale informatico sequestrato

    http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2015/03/26/isis-arrestato-nasconde-computer_1425eeaf-d544-4443-aa1c-38dc80cc25d4.html

    26 Mar 2015, 20:27 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Terrorismo, indagati altri due torinesi: studentessa propagandava per l’Isis

    I due sarebbero sospettati di essere in stretta connessione con la cellula Isis italiana smantellata ieri grazie a una complessa operazione portata a termine dalla questura di Brescia

    Ci sono anche una studentessa universitaria residente nel quartiere Barriera di Milano e un operaio di Alpignano tra gli indagati torinesi per terrorismo, collegati alla cellula che operava a Ciriè-Lanzo e in stretta connessione con la città albanese di Synej.

    I due indagati sono insospettabili: non hanno precedenti di polizia, nè risultano affiliati ad ambienti fondamentalisti, presenti da molto tempo nel torinese. Le perquisizioni effettuate all’interno delle abitazioni della studentessa di Barriera e dell’uomo di Alpignano hanno permesso agli agenti di rinvenire elementi utili per ricostruire le loro attività. Entrambi, attraverso ore di lavoro sul web, ricevevano e distribuivano ad affiliati e simpatizzanti dello Stato Islamico, materiale di propaganda, con testi, immagini e video talvolta sconvolgenti, senza censurare scene di decapitazioni e uccisioni di massa (alcune peraltro molto recenti).

    I due sarebbero sospettati di essere in stretta connessione con la cellula Isis italiana smantellata ieri grazie a una complessa operazione portata a termine dalla questura di Brescia. In manette sono finiti zio e nipote di origini albanesi (il secondo residente a Ciriè) e un ragazzo di origini marocchine residente a Lanzo. Quest’ultimo, in particolare, è sospettato di essere l’autore del documento di propaganda islamica recentemente apparso sul web, interamente redatto in italiano e dal titolo “Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”.

    Molto scalpore ha fatto, inoltre, l’arresto del ventunenne residente a Ciriè, da tutti definito insospettabile. “Mio figlio – ha detto l’uomo – è un bravissimo ragazzo, ci metto la mano sul fuoco. Ma se è un terrorista lo ammazzo io stesso”. Una famiglia mussulmana che sembra essere integrata con la comunità piemontese dove vive: “Noi siamo musulmani ma io chiedo aiuto alla Caritas – spiega la madre del giovane arrestato – perché mio marito è disoccupato da cinque mesi. All’Italia non possiamo che dire grazie”.

    Stupita anche la preside dell’Istituto professionale frequentato dal ragazzo: “Parlando in classe aveva condannato la distruzione delle opere d’arte nei paesi occupati dall’Isis”.

    http://www.torinotoday.it/cronaca/indagati-torinesi-terrorismo-isis.html

    26 Mar 2015, 20:28 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Terrorismo, preso autore del documento di propaganda all’Isis: abitava nel Torinese

    Il testo di 64 pagine che illustra dettagliatamente l’attività dello Stato Islamico è stato redatto interamente in lingua italiana e diffuso per essere destinato nello specifico a un potenziale pubblico italiano

    C’è anche l’autore di un testo in italiano di propaganda del Califfato, tra i tre arresti eseguiti stamane dalla procura di Brescia che ha smantellato una cellula italiana dell’Isis.

    L’uomo, un 20enne cittadino italiano di origine marocchina e residente in provincia di Torino, sarebbe l’autore del documento di propaganda dell’Isis intitolato “Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare”, apparso recentemente sul web. Si tratta di un testo di 64 pagine redatto interamente in italiano e che illustra in modo dettagliato le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. Vi sono estratti delle riviste ufficiali dello Stato Islamico, foto di servizi offerti ai cittadini e informazioni che l’autore dice di aver raccolto comunicando con i Mujahidin stessi.

    Secondo gli investigatori, l’importanza del documento, non risiede tanto nei contenuti – presenti ormai in moltissimi testi e video diffusi dallo Stato islamico su internet – quanto piuttosto nel fatto che sia stato ideato per essere destinato specificatamente a un potenziale pubblico italiano o di lingua italiana.

    Secondo le prime indagini il documento sarebbe stato preparato dal ragazzo – attivissimo sul web – lo scorso novembre, anche se le forze dell’ordine ne hanno avuto notizia solo poche settimane fa, il 28 febbraio. Gli accertamenti hanno, inoltre, evidenziato che, una volta messo in rete dal ventenne, il documento ha fatto velocemente il giro del web, rilanciato da diversi utenti tramite Facebook e siti internet per consentirne la massima diffusione tra gli islamici che parlano la lingua italiana.

    I tre arrestati nel bliz antiterrorismo, sarebbero stati in contatto, sia telefonico che tramite Facebook, con Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani al momento in Siria. In queste ore in provincia di Torino sono in corso due perquisizioni.

    http://www.torinotoday.it/cronaca/arrestato-l-autore-de-lo-stato-islamico-una-realta-che-ti-vorrebbe-comunicare.html

    26 Mar 2015, 20:30 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Nei computer i segreti dei reclutatori Isis

    Una fitta rete collegata grazie a dvd, telefoni cellulari, tablet e computer. Stanno recuperando materiale molto interessante gli investigatori della polizia di Brescia che sono riusciti a mettere le mani sul pc di Elmadhi Halili, l’italiano di origini marocchine arrestato a Lanzo Torinese (Torino), nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia su una cellula di reclutatori per l’Isis.

    Secondo il gip Cesare Bonamartini, che sta seguendo l’inchiesta, Il documento elaborato e diffuso sul web da Halili, ‘lo Stato islamico, una realtà che ti vuole comunicare’, ha la “concreta possibilità di contribuire a indurre giovani musulmani ad arruolarsi nell’Is, con commissione di delitti in materia di terrorismo internazionale”.

    Ora la Digos e il Servizio centrale antiterrorismo stanno analizzando il materiale sequestrato nelle perquisizioni in Lombardia, Piemonte e Toscana, dal quale potrebbero emergere contatti tra i due albanesi arrestati come reclutatori dell’Isis e altre persone non ancora coinvolte nell’inchiesta.

    http://www.quibrescia.it/cms/2015/03/26/brescia-terrorismo-islamico-isis-elmadhi-halili/?rnd=1135885811?rnd=1919708184?rnd=1124769705

    26 Mar 2015, 20:30 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Smantellata cellula dell’Isis:reclutava terroristi, tre arresti

    I giovani venivano reclutati sul web e addestrati in Albania. Indagine partita dal caso del giovane Anas El Abboubi. Il procuratore generale Dell’Osso: «nei mesi di Expo attenti anche al minimo reato spia». Soddisfazione del ministro Alfano: «la prevenzione funziona»

    http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/15_marzo_25/reclutavano-aspiranti-terroristi-l-isis-tre-arresti-dcd24e66-d2c4-11e4-9209-9dd80f8535a2.shtml

    26 Mar 2015, 20:31 Rispondi|Quota