Accordo sul nucleare Iran: le ragionevoli paure di Israele

 
Emanuel Baroz
5 aprile 2015
6 commenti

La paura (ragionevole) di Israele e degli ebrei

L’Iran e il nucleare L’accordo che è stato raggiunto con Teheran non porterà allo smantellamento dell’atomica, ne allungherè i tempi, Perché allora meravigliarsi se Gerusalemme non partecipa alla festa con i potenti della Terra?

di Pierluigi Battista

nucleare-iran-accordo-focus-on-israelStareste tranquilli se chi ha giurato di annichilire la vostra Nazione con la bomba atomica riuscisse a ottenere il permesso di costruirne i presupposti, sia pur al rallentatore? E se vi dicessero che siete degli ottusi oltranzisti, solo perché fa festa chi ha promesso di cancellarvi prima o poi dalle carte geografiche? Ecco, lo Stato di Israele si sente così: i potenti della Terra fanno festa, mentre la prospettiva della catastrofe si avvicina. E dicono anche che siete esagerati e paranoici. Lo dicono quelli che a veder sventolare una bandierina dell’Isis a qualche centinaio di chilometri di distanza già sono travolti dal terrore.

L’Iran khomeinista, l’Iran degli ayatollah e dei mullah al potere vuole l’arma finale per annientare Israele e cacciare gli ebrei che sporcano e deturpano la terra santa dell’Islam. Non è un progetto nascosto, non è il frutto della paranoia israeliana, dei guerrafondai che si inventano nemici immaginari per perseguire i loro loschi interessi: è un programma aperto, esibito, reiterato, argomentato, supportato da una lettura fondamentalista e intransigente dei testi sacri. L’antiebraismo è un tratto costitutivo dell’integralismo che ha preso il potere a Teheran, non una sua super-fetazione propagandistica, una fanfaronata da bulli. Quel microscopico lembo di terreno che si chiama Stato di Israele è l’ossessione di Stati giganteschi che circondano Israele con un mare di ostilità. La questione palestinese non c’entra niente. Nessun Paese arabo ha aiutato i palestinesi a costruire uno Stato autonomo e indipendente dal ’48 al ’67 secondo i confini tracciati dall’Onu con una risoluzione che Israele accettò e i Paesi arabi rifiutarono. E l’Iran della rivoluzione khomeinista, che non è un Paese arabo, ma che ha contribuito fortemente alla islamizzazione di un conflitto che ha perduto oramai ogni traccia di nazionalismo laico finalizzato all’indipendenza e all’emancipazione dei territori occupati nel ’67 da Israele, ha da sempre l’obiettivo della costruzione dell’arma finale per cancellare lo «scandalo sionista» dalla faccia della terra. La comunità internazionale lo ha sempre avuto chiaro. Le sanzioni sono state decise per questo. Tutti sapevano che l’uranio arricchito dell’Iran in mano agli antisemiti non aveva uno scopo pacifico. Tutti sapevano che le centrifughe per ottenerlo venivano nascoste per impedire ai blitz israeliani di intervenire e al resto del mondo di controllare cosa si stava accumulando nel cuore di montagne inespugnabili, invisibili, capaci di sfuggire a qualunque ispezione. Oggi si sta decidendo, con un accordo che dovrà essere perfezionato da qui a giugno ma che oramai è ben disegnato nei suoi contorni essenziali, che l’uranio arricchito dell’Iran non viene fermato, ma soltanto frenato. Un po’ di impianti da smantellare. Una consistente diluzione dei tempi. Ma non la fine del programma atomico a scopi bellici. Hanno detto a Israele: a quelli che vogliono distruggerti con l’arma finale abbiamo imposto di mettere le cose al rallentatore. La distruzione non è scongiurata, è solo posticipata. Nel frattempo la rimozione delle sanzioni sarà di giovamento agli scambi economici internazionali. Israele si rassegni, e veda di non ostacolare questo spettacolare «accordo di pace».

E invece, ostinati, testardi, incontentabili, rompiscatole, gli israeliani che terrorizzati hanno votato ancora per Netanyahu (ma come mai? saranno mica impazziti?), si permettono addirittura di avere paura. Ma come, dicono i seguaci dell’equilibrio perfetto, ma se ce l’ha già Israele perché all’Iran si dovrebbe negare la bomba atomica? Solo che l’arma atomica nell’era della Guerra fredda è stato un messaggio dissuasivo, non aggressivo: guarda che se t’azzardi a usarla, l’uso che ne faremo noi per rappresaglia vi annienterà all’istante. Mentre quella dell’Iran è solo ed esclusivamente un messaggio aggressivo: abbiamo forse dimostrato di avere paura della morte, noi che abbiamo spedito sciami di bambini a farsi uccidere nella guerra degli ayatollah contro Saddam Hussein? Inoltre la bomba di Israele è palesemente, nemmeno i più acrimoniosi dei nemici potrebbero negarlo, uno scudo difensivo, difficile pensare in tutta onestà che a Gerusalemme qualcuno stia progettando di fare di Teheran la nuova Hiroshima. La pretesa iraniana della bomba atomica invece fa tutt’uno con il progetto di annientare Israele. È colpa di Netanyahu se in Israele hanno paura? Il governo israeliano doveva partecipare a negoziati con uno Stato che non ha nessuna intenzione di riconoscere Israele? Sono tutti oltranzisti a Gerusalemme? Pretendono addirittura che venga loro riconosciuto il diritto di esistere, questi estremisti.

(Fonte: Corriere della Sera, 5 Aprile 2015)

Articoli Correlati
L’accordo sul nucleare con l’Iran sancisce la disfatta morale dell’Occidente

L’accordo sul nucleare con l’Iran sancisce la disfatta morale dell’Occidente

La disfatta morale dell’accordo con l’Iran di Pierluigi Battista Fuori dai parametri del realismo politico e del realismo economico, che ciascuno giudicherà come crede, l’accordo nucleare con l’Iran sancisce tuttavia […]

Iran, l’ayatollah Khamenei “benedice” l’accordo sul nucleare: “Israele stato terrorista che ammazza i bambini”

Iran, l’ayatollah Khamenei “benedice” l’accordo sul nucleare: “Israele stato terrorista che ammazza i bambini”

Khamenei, la frase choc: “Israele Stato terrorista che ammazza i bambini” Al termine della preghiera per la fine del ramadan, la Guida suprema attacca gli Usa: “Accusano Hezbollah, ma sostengono […]

Accordo sul nucleare Iran: uno schiaffo ad Israele

Accordo sul nucleare Iran: uno schiaffo ad Israele

Schiaffo nucleare a Israele L’Iran marcia spedito verso l’atomica. Ma Israele non starà a guardare di Giulio Meotti Finora le buone maniere dell’occidente con l’Iran si sono dimostrate soltanto un […]

Iran: il Parlamento contrario all’accordo sul nucleare

Iran: il Parlamento contrario all’accordo sul nucleare

Accordo sul nucleare – Deputato iraniano: “Non approveremo la norma chiave dell’intesa” Secondo il presidente della commissione parlamentare per la Sicurezza nazionale, Alaedin Boruyerdì, una maggioranza dei parlamentari “si oppone […]

Nucleare: accordo Svizzera-Iran, Israele deplora

Nucleare: accordo Svizzera-Iran, Israele deplora

NUCLEARE: ISRAELE DEPLORA ACCORDO SVIZZERA-IRAN SU GAS (ANSA) – 19:15 – GERUSALEMME, 19 MAR – Israele ha espresso oggi alla Svizzera il suo malcontento per la firma di un accordo […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1Emanuel Baroz

    “Teheran ha vinto la partita. E il peggio deve ancora venire”

    Per lo studioso di Medio Oriente Uzi Rabi è tardi per un attacco israeliano

    di Roberto Fabbri

    Non si esce in preda all’ottimismo dopo un incontro con Uzi Rabi, direttore del Centro studi mediorientali e africani «Moshe Dayan» e ricercatore presso il Centro studi iraniani all’Università di Tel Aviv. La situazione in Medio Oriente è pericolosamente avviata verso una moltiplicazione di conflitti in grado di sconfinare dall’ambito regionale, dice il professore a un gruppo di giornalisti che ha incontrato a Milano, e in mancanza di una gestione adeguata e competente da parte delle potenze occidentali che a suo avviso non c’è e non ci sarà, «il peggio dovrà ancora venire».

    Nelle ore in cui si sta definendo un accordo sul nucleare iraniano di importanza storica, è inevitabile che Teheran sia al centro della conversazione. «L’Iran ha già vinto – scandisce convinto Rabi -, loro si sono dimostrati i più abili giocatori di questa complessa partita. L’accordo arriverà e siccome il regime islamico continuerà ad arricchire uranio presso suoi impianti che sfuggono ai controlli, dovremo prima o poi convivere con un Iran potenza nucleare. Questo accrescerà il suo ruolo nella regione e avrà come conseguenza le inevitabili reazioni dei Paesi sunniti a lui contrapposti, Arabia Saudita in testa».

    Rabi, da profondo conoscitore del Medio Oriente, diffida di quanti cercano soluzioni «tradizionali» ai suoi incancreniti problemi. «Questa ragione non funziona politicamente su basi razionali – sostiene -. Per esempio, io non penso che l’Iran oserebbe attaccare Israele, ma noi dobbiamo sempre essere pronti al peggio. Temo peraltro che sia troppo tardi per una nostra azione militare tesa a fermare l’Iran atomico: tra l’altro, la fretta che Teheran sta dimostrando di chiudere un accordo a Losanna non si spiega soltanto col fatto che hanno capito che possono più facilmente raggiungere i loro obiettivi con un’intesa piuttosto che senza, ma con la volontà di spingere Israele in un angolo. A quel punto, infatti, il suo sarebbe un attacco contro il mondo intero».

    Il professor Rabi passa quindi a descrivere un Medio Oriente sempre più complesso e non descrivibile né gestibile «secondo le categorie ormai superate del XX secolo». Una realtà da cui tra l’altro gli Stati Uniti si dimostrano crescentemente distaccati, fino al punto di deludere in modo urticante i loro alleati di sempre, dall’Egitto all’Arabia Saudita. E in cui Stati come la Siria e l’Iraq (ma anche la Libia, più a ovest) si disgregano ed emergono nuovi aggressivi attori pseudostatali come l’Isis. Viene a questo punto da chiedere cosa dovrebbe fare Israele in questo nuovo e preoccupante contesto, e Rabi non si tira indietro: «Il mondo, e meno che mai il Medio Oriente, non tornerà quello di prima. Nemmeno un cambio di guida politica alla Casa Bianca ci garantirebbe un’attenzione più benevola di quella che ci concede Obama: perché i cambiamenti sono di misura tale che superano quella degli Stati Uniti. Israele dovrà dunque essere molto pragmatico e trovare intese, non parlo di alleanze, contro nemici comuni (l’Iran e Isis, nda) con Paesi come l’Egitto e l’Arabia Saudita. Considerato che in questo XXI secolo le mappe sono ormai irreversibilmente stravolte, penso che un interessante interlocutore per Israele potrà essere anche un Kurdistan indipendente o autonomo all’interno di una federazione irachena».

    Due considerazioni finali sullo Stato islamico. Secondo Rabi è un pericolo da disinnescare «prima che si accaparri la prossima generazione». Serve «un piano preciso del mondo libero, un lavoro d’intelligence coordinato e mirato. Senza dimenticare che in Libia è reale il rischio che Isis si procuri armi non convenzionali pericolosissime: sono abbastanza fanatici da usarle ovunque».

    (Fonte: Il Giornale, 3 Aprile 2015)

    6 Apr 2015, 12:40 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Obama si gloria di un’intesa che premia le mire dell’Iran

    La maratona negoziale di Losanna si conclude con un accordo. Casa Bianca e Bruxelles entusiasti: «Così si ferma la bomba atomica». Ma a Gerusalemme resta la preoccupazione.

    di Fiamma Nirenstein

    Un risultato storico, si è vantato ieri sera Obama del conseguito accordo con l’Iran che ieri sera è stato annunciato, e assicura che qui si è fermata la corsa iraniana verso il nucleare.

    È stato un discorso preparato con molta cura, molti particolari, già una risposta al Congresso che probabilmente impugnerà la decisione. Ha cercato di convincere della forza pratica e morale dell’accordo, ha garantito che l’Iran non sarà più in grado di usare un numero sufficiente di centrifughe, ha garantito che non si parlerà più di plutonio perchè ad Arak non sarà più possibile arricchirlo, ha difeso con entusiasmo la scelta diplomatica la cui alternativa, ha detto, è solo la guerra.

    Ha attaccato gli «uomini scettici» che non hanno creduto nel suo programma, ha lodato il conseguimento di «un buon accordo» in polemica con Netanyahu che ha sempre paventato «un cattivo accordo».

    E di fatto non sembra a prima vista un buon accordo il risultato della grande fatica di cui Obama è tanto fiero, non appare che siano state stabilite regole che consentano un pieno controllo su un Paese molto abile nel nascondere i suoi segreti, o inventate norme che impediranno, una volta lasciate nella mani degli ayatollah 6000 centrifughe (un terzo di adesso), l’arricchimento che porti alla bomba atomica. Obama si è vantato in maniera autoreferenziale e vanitosa di un accordo problematico con un interlocutore inaffidabile e oltremodo pericoloso. La conferenza stampa di presentazione è stata modesta, soltanto con Federica Mogherini, ministro degli Esteri europeo, e Mohammad Jawad Zarif, il ministro iraniano, mentre Kerry ha preferito presentarsi da solo alla stampa. Lui ha ringraziato Obama, Obama lui. Dopo più di dieci anni di trattative con l’Iran perché cessi la sua corsa alla bomba atomica, di fatto l’Iran porta a casa molto di ciò che voleva, anche se saranno imposti limiti per un decennio all’arricchimento dell’uranio, che per almeno 15 anni non potrà superare la soglia del 3,67%.

    L’incontro di Losanna appena conclusosi fra i P5+1 e la delegazione della Repubblica Islamica dopo 18 mesi di discussioni, non dà certo il risultato pacificante che Obama loda, il fallimento scansato in parte spingendo sul gas delle concessioni all’ultimo minuto per paura del disdoro che sarebbe derivato all’Amministrazione. Obama da quello che si capisce in queste ore ha rinunciato a molte delle sue decisioni iniziali. Si è lavorato negli ultimi giorni fino a orari proibitivi in colloqui densi di pressioni americane, di scetticismo europeo, di furbizie dei russi, amici dell’Iran nella difesa di Bashar Assad in Siria e in altre disinvolte scelte internazionali. L’accordo di ieri sembra soddisfare soprattutto le richieste iraniane, a partire dalla determinazione degli ayatollah a non firmare, come voleva Obama, un accordo cornice e alla promessa di sollevare l’Iran da tutte le sanzioni quando l’incontro entrerà in funzione. L’accordo dura solo dieci anni, un battito di ciglia rispetto alle ambizioni nucleari dell’Iran. E già sappiamo che se a giugno si conclude, l’Iran può proseguire l’arricchimento, che mantiene 6000 centrifughe, che le centrali di Fordo e di Arak restano in piedi e funzionanti. L’uranio già arricchito sarà mantenuto solo in parte in Iran. Netanyahu, voce che chiama nel deserto, ricorda al mondo che nelle stesse ore in cui si sigla l’accordo, l’Iran compie feroci azioni imperialiste in Siria, in Iraq, in Yemen, in Libano. È difficile se non in una logica di disperazione strategica capire perchè Obama, seguito con la consueta irresolutezza (solo per un attimo la Francia ha dissentito) dall’Europa abbia puntato il suo stesso retaggio su un Paese il cui record di diritti umani è fra i più disgustosi che si possano immaginare, e che ancora l’altro ieri per bocca del capo della sua prima milizia, i basiji, dichiarava che «la distruzione dello stato d’Israele non è negoziabile». Il prezzo nella memoria futura può essere tragico quanto il panorama di una terra bruciata con i suoi abitanti in un secondo Olocausto; oppure nella nuclearizzazione di tutto il Medio Oriente, minacciata dai sauditi e dagli egiziani, stupefatti dalla scelta di alleanze che non punta sui musulmani sunniti moderati, ma sugli sciiti estremisti della Repubblica Islamica degli Ayatollah.

    (Fonte: Il Giornale, 3 Aprile 2015)

    6 Apr 2015, 12:41 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Il Consiglio di difesa di Israele respinge l’intesa Iran-Usa sul nucleare

    La telefonata alla Casa Bianca del premier: «Gli accordi includano il nostro diritto a esistere». Rohani: «Tutti onorino le promesse o valuteremo altre opzioni».

    Il Consiglio di difesa del governo di Israele ha respinto «in maniera compatta» l’intesa raggiunta tra il 5+1 e l’Iran sul nucleare. È quanto si legge in un comunicato pubblicato al termine della riunione di tre ore convocata dal premier Benyamin Netanyahu. Lo stesso premier, che fa sapere di «opporsi con veemenza» all’intesa, dovrebbe rilasciare a breve una dichiarazione. In sintesi, «l’accordo non ferma un singolo impianto nucleare in Iran, non distrugge una sola centrifuga e non fermerà lo sviluppo e la ricerca sulle centrifughe avanzate. Invece, legittima l’illegale programma nucleare».

    «L’unico obiettivo» dell’Iran è ottenere la bomba atomica
    Netanyahu ha ribadito che «l’unico obiettivo» dell’Iran è ottenere la bomba atomica. Per lo Stato ebraico è un passo in una direzione «estremamente pericolosa» perché si limita a concedere altro tempo alla Repubblica islamica. Già nella notte, dopo una telefonata con Barack Obama, Netanyahu aveva definito l’accordo tra la comunità internazionale e Teheran sul nucleare «una minaccia alla sopravvivenza di Israele».

    (Fonte: Corriere della Sera, 3 Aprile 2015)

    6 Apr 2015, 12:42 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    L’accordo miope con l’Iran rimanda di poco la minaccia

    Ma alimenta l’immagine trionfante di Obama

    di Mattia Ferraresi

    NEW YORK – L’accordo nucleare salutato da Barack Obama con il più abusato degli aggettivi presidenziali, “storico”, si muove nell’orizzonte del rimandare e del contenere, non in quello dello smantellare e dell’impedire. Da giovedì pomeriggio si ripete che bisognerà vedere i dettagli da stendere da qui a fine giugno, ma il framework parla di centrifughe “ridotte” (non smantellate, né portate fuori dal paese: e li chiamano dettagli) per 10 anni, arricchimento di materiale nucleare a bassa intensità per 15 anni, lo stesso tempo nel quale l’Iran promette di astenersi dal costruire nuove centrali e convertire l’impianto di Fordo in un “centro di ricerca”, qualunque cosa voglia dire. Ogni concessione iraniana è mitigata da una data di scadenza, si parla di congelare senza smantellare, il tempo di breakout – quello necessario per costruire la bomba – s’allunga giusto di qualche mese, ma nulla lascia presagire la fine delle ambizioni atomiche dell’Iran.

    Hassan Rohani non mente quando annuncia trionfante che con l’accordo il paese “ha conservato i suoi diritti nucleari”, e non è per un’allucinazione collettiva del popolo iraniano che il ministro degli Esteri, Javad Zarif, è stato accolto come una rockstar al suo ritorno da Losanna. “Quando gli accordi scadono, la Repubblica islamica tornerà a essere istantaneamente uno stato sul confine della capacità atomica”, sintetizza il Washington Post. In cambio, il paese viene liberato dal giogo delle sanzioni, e quando Washington ha suggerito che questo avverrà in modo graduale, Zarif ha iniziato a fare il troll su Twitter.

    Il fatto, al di là dei giudizi politici, è che la bozza di accordo non soddisfa nemmeno i requisiti che lo stesso Obama aveva fissato. Nel 2012 diceva che l’unico compromesso accettabile era quello in cui l’Iran “terminava il suo programma nucleare”, oggi l’Amministrazione si accontenta di rimandare la minaccia, suggerendo capziosamente che l’unica alternativa a questo “good deal” è la guerra, tertium non datur. Normale che, dovendo scegliere fra una pezza temporanea e un’apocalisse mediorientale senza fine, l’opinione pubblica sia orientata ad accogliere di buon grado l’intesa. Quello che rende storica la circostanza è il cambio di postura nei confronti dell’Iran e – per estensione – degli stati canaglia, che Obama è convinto di poter portare nell’alveo della ragione parlando la lingua felpata del negoziato, assicurando che il compromesso rispetta il criterio reaganiano del “trust, but verify”.

    Dopo le dichiarazioni di Losanna, il giornalista Paul Brandus, fondatore del sito West Wing Reports, ha scritto che prima della fine del mandato Obama vorrebbe visitare l’Iran, per coronare simbolicamente un patto che qualche anno fa non avrebbe superato gli standard della stessa Casa Bianca. E’ un rumor inverificabile ma non inverosimile, che corrisponde perfettamente all’avvento del mondo de-canaglizzato che Obama ambisce a lasciare dietro di sé. Passare alla storia come il presidente normalizzatore che ha riaperto i canali di dialogo con l’Iran e Cuba, dopo decenni di odi, sospetti e silenzi, è il massimo per la sua concezione presidenziale, anche se questa costosa normalità ha una data di scadenza.

    (Fonte: Il Foglio, 4 Aprile 2015)

    6 Apr 2015, 12:43 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Accordo sul nucleare: i testi di Usa e Iran dicono cose diverse

    Discrepanze sostanziali su punti-chiave come la cancellazione delle sanzioni e la durata dei limiti all’arricchimento dell’uranio

    http://www.israele.net/accordo-sul-nucleare-i-testi-di-usa-e-iran-dicono-cose-diverse

    7 Apr 2015, 18:14 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    6 aprile 2015 – Dopo l’annuncio, giovedì scorso, che le potenze occidentali e l’Iran avevano raggiunto un’intesa per un accordo sul nucleare di Teheran, diversi stati arabi hanno iniziato a manifestare il desiderio di sviluppare anche loro programmi nucleari “pacifici”. Durante i negoziati di Losanna non pochi osservatori avevano espresso la preoccupazione che consentire all’Iran di sviluppare il suo programma nucleare avrebbe innescato una corsa agli armamenti tra i suoi vicini arabi. I sauditi, ha scritto domenica Israel HaYom, hanno già stretto un patto con il Pakistan per la fornitura di armamenti nucleari e stanno interpellando altri paesi allo scopo di sviluppare impianti nucleari ufficialmente non militari. Anche la Giordania ha recentemente confermato d’aver raggiunto un accordo con la Russia per la fornitura di un reattore nucleare ufficialmente civile.

    (Fonte: Israele.net)

    7 Apr 2015, 18:34 Rispondi|Quota