“Je Suis Ilan”: una serata per Ilan Halimi

 
Emanuel Baroz
9 maggio 2015
3 commenti

Ilan Halimi: per non dimenticare

di Deborah Fait

je-suis-ilan-film-progetto-dreyfusGrandissima, eccezionale serata di Rai 2 in collaborazione con i ragazzi del Progetto Dreyfus, sempre puntuali e bravissimi cui va il mio personale plauso per il grande lavoro fatto. La programmazione del film sul rapimento, la lunga tortura e la morte di Ilan Halimi è stato un percorso nella memoria dell’orrore che nel 2006 colpì ancora una volta la Francia e il mondo ebraico.

L’orrore, la rabbia nel sentir negare dalla Polizia francese la matrice antisemita del crimine, sono perfettamente raccontati nel film, riuscendo a dare, come dice Porro, un pugno nello stomaco di chi guarda e a far capire esattamente la realtà dei fatti. Ruth Halimi, la madre di Ilan: “Hanno voluto portarci via anche la verità, hanno ucciso Ilan due volte negando l’antisemitismo. Ilan è stato ucciso perchè ebreo, se non fosse stato ebreo sarebbe ancora vivo“.

Ilan Halimi fu rapito il 21 gennaio 2006 a Parigi e torturato per 3 settimane (24 jours) in modo orribilr, inenarrabile, folle. Fu ritrovato nudo e agonizzante, con bruciature sull’80% del corpo, lungo un binario ferroviario, morì nel tragitto verso l’ospedale.

L’autopsia non rilevò nessun colpo mortale ma l’insieme delle torture, i tagli, il freddo, (fu tenuto per tre settimane sempre nudo al gelo), tutto questo portò alla morte. I suoi torturatori hanno dichiarato al processo di averlo rapito perchè ebreo, quindi , secondo loro, ricco! Un delitto antisemita basato quindi sul più stupido, sul più idiota e elementare dei pregiudizi antisemiti, odio puro, ignoranza, l’ebreo ricco parte di una comunità solidale, “gli ebrei sono tutti ricchi e si aiutano tra loro” dirà ridendo il capo della banda assassina, Yussuf Fofana, che, entrando in aula per il processo, griderà col pugno alzato: ” Allah vincerà”. Nel covo dei torturatori furono trovati scritti di Hamas e di organizzazioni pro palestinesi.

La Francia e l’Europa non hanno ancora fatto i conti con il feroce antisemitismo che, risvegliatosi dalle ceneri mai spente di Auschwitz, attraversa la società occidentale. Qualche anno prima di Ilan Halimi un altro ragazzo ebreo, Sebastien Selam, un dj di Parigi di 23 anni, uscito dall’appartamento dei genitori per andare al lavoro, venne aggredito nel garage da un vicino di casa musulmano, Adel, che gli ha tagliato la gola, quasi decapitandolo, gli ha squarciato il volto e gli ha cavato gli occhi. Ad abominio terminato, Adel è corso su per le scale del condominio, grondando sangue e urlando: “Ho ucciso il mio ebreo. Andrò in paradiso”.

Il caso di Ilan Halimi fece particolarmente scalpore perchè decine di persone sapevano, sentivano le sue urla strazianti e, alla notizia che l’ostaggio era un ebreo, raccontano che vi fu una corsa per partecipare alla sua tortura. Questo sta accadendo nell’Europa del dopo Shoah, un odio rinato , mai morto, mai sopito che aspetta soltanto una scusa per tornare ad avvelenare il mondo. L’antisemitismo non è soltanto islamista, spiegava ieri sera Bernard-Henrì Levy, l’odio per gli ebrei è il cibo preferito delle anime diaboliche della destra estrema, della sinistra estrema, e del fondamentalismo islamico, tutti uniti in unico orrore che nessuno riesce a combattere, nessuno vuole farlo, nessuno ha il coraggio di farlo.

Perchè parlavo di un percorso nella Memoria­? Perchè la tragedia di Ilan, diffusa all’inizio su basso profilo per non far arrabbiare i musulmani, è stata poi dimenticata per anni e sono convinta che fino alla serata di giovedì, la maggior parte delle persone non sapeva chi fosse. Il suo rapimento e il suo assassinio furono fatti passare per delinquenza comune per una serie di motivi: negazione dell’odio antisemita, cecità politica e umana, paura di offendere i musulmani come denuncia nel suo libro Ruth Halimi, per questo motivo quel crimine orrendo fu quasi messo a tacere arrivando, scandalosamente, a negare l’identità islamica dei torturatori.

Per la prima volta la Rai, in prima serata, ha avuto il coraggio di affrontare il tema dell’antisemitismo alla presenza di personalità del mondo della politica e dello spettacolo, l’indice di ascolti è stato del 4,71%, significa che quasi un milione e mezzo di persone ha guardato il film e ascoltato il dibattito, significa che quasi un milione e mezzo di persone ha capito, ha saputo, è stata informata. Nicola Porro e Rav Riccardo di Segni hanno collegato l’odio antisemita che sta invadendo pericolosamente l’Europa e tutto il mondo occidentale, a Israele e alla politica ferocemente antisionista creata dalle destre, dalle sinistre estremiste e dal mondo islamico: Israele ritenuto responsabile di tutto il male del mondo, Israele accusato di delitti e colpe non sue, l’odio contro Israele si è aggiunto all’odio contro gli ebrei creando una forza pericolosa che sta attraversando l’Europa al grido di Morte a Israele, Morte agli ebrei!

In Italia abbiamo avuto l’esempio del 25 aprile e della vergogna vissuta nelle principali città dove alla brigata ebraica fu impedito di sfilare o fu obbligata a farlo tra insulti, violenze e bandiere palestinesi. La serata di Rai2 organizzata in modo serio e professionale, è stata importante perchè, per una volta, finalmente, nessuno ha osato parlare dell’islam come religione di pace e di amore, Yahia Pallavicini si è tenuto intelligentemente lontano da dichiarazioni false, buoniste e banali, esattamente come Monsignor Paglia.

Un grande momento di commozione si è avuto quando è stato chiamato sul palco Gadi Gaj Tachè, fratello di Stefano Gaj Tachè, che nel 1982, a due anni, fu ucciso dai feddayin di Arafat. Per la prima volta Gadi, con occhi sereni e lucidi di commozione ha potuto finalmente parlare di quel giorno maledetto in cui ”stranamente” non c’era nessuna camionetta della Polizia davanti al Tempio maggiore di Roma, strano molto strano… e ha potuto dire, incalzato intelligentemente da Porro, che gli assassini fuggirono in Tunisia….aiutati da chissà chi… strano anche questo fatto… quindi nessuno pagò per quel delitto. Molte stranezze da imputare all’Italia brutalmente filopalestinese dell’epoca, molti segreti di un’Italia schiava del mito di Arafat, considerato eroe della libertà anzichè odioso e feroce terrorista, molte porcherie di un’Italietta ammiratrice del terrorismo, se palestinese, imbevuta di un’ideologia antisemita di matrice cattocomunista.

La Rai, il Progetto Dreyfus e Virus ci hanno regalato una importante serata in onore e in memoria di Ilan. “Abbiamo portato Ilan a Gerusalemme perchè non vogliamo che a Parigi qualcuno vada a sputare sulla sua tomba”, questo ha detto Ruth Halimi, la Mamma di Ilan.

Riposa finalmente in pace, Ilan, all’ombra dell’albero che in ebraico porta il tuo nome. Riposa in pace a Gerusalemme, Ilan, e che il mondo finalmente sappia, capisca e incominci a ragionare.

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  • #1Emanuel Baroz

    L’ANTISEMITISMO E’ TRA NOI: L’ATTO D’ACCUSA DI BERNARD HENRY LEVY

    Riportiamo un estratto dello straordinario ed emozionante intervento effettuato dal filosofo francese Bernard-Henry Levy durante la serata evento organizzata da Progetto Dreyfus in collaborazione con la RAI dello scorso 6 Maggio all’Auditorium della Conciliazione di Roma, in occasione delll’anteprima nazionale del flm “Je Suis Ilan” di Alexander Arcady, basato sulla storia di Ilan Halimi, il giovane ebreo francese rapito, torturato e ridotto in fin di vita da una banda di estremisti islamici nel gennaio del 2006:

    «Ricordiamo che la Francia è il Paese in cui, come Daniel Pearl a Karachi – dico bene Karachi – un uomo può essere rapito sotto gli occhi di un intero quartiere, trasportato da un luogo all’altro, affamato, assassinato lentamente, torturato per 24 giorni, senza che nessuno si accorga di nulla, o meglio faccia finta; nessuno che abbia il coraggio di avvertire, fare una chiamata, ascolti le sue urla. Rendendosi in questo modo complici di un atto così atroce, 24 giorni, dico bene 24 giorni, cioè un’eternità.

    Ricordiamo che nessuno ebbe questo riflesso elementare di umanità. Youssef Fofana, il capo della gang, è un antisemita della più semplice, della più pura, della più stupida e bestiale specie: ha detto: “Io sono nato il giorno in cui è morto Ilan”.

    L’antisemitismo di oggi dice tre cose. Può operare su vasta scala solo se riesce a proferire e ad articolare tre enunciati odiosi. Ovvero:

    – Gli ebrei sono sostenitori di uno Stato malvagio, illegittimo e assassino: è il delirio antisionista.

    – Il secondo fondato sul negazionismo, gli ebrei fonderebbero tutto su una sofferenza esagerata: è l’ignobile, atroce negazione della Shoah.

    – Infine, ultimo, l’antisemitismo più pericoloso e attuale che sta prendendo piede anche in altri paesi, compresi gli Stati Uniti, dove c’è gente che dice: “Io non ho nulla contro gli ebrei ma loro evocano instancabilmente la memoria dei loro morti, soffocando le altre memorie, mettendo a tacere gli altri morti, eclissando gli altri martiri che gettano nel lutto il mondo odierno: antisemitismo pericoloso e imbecille che si chiama competizione tra vittime.

    Il nuovo antisemitismo ha bisogno di questi tre enunciati. È come una bomba atomica morale con tre componenti. Riconoscerlo significa cominciare a vedere quel che vi spetta fare per lottare contro questa calamità»…

    [Leggi tutto l’articolo su Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio>> http://www.corrierediroma-news.it/2015/05/07/lantisemitismo-atto-daccusa-bernard-henry-levi/%5D

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/808457892563907/?type=1&theater

    10 Mag 2015, 20:20 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Rassegna Stampa della nostra serata evento contro il terrorismo, il fondamentalismo e l’antisemitismo in ricordo di Ilan Halimi

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/808173152592381

    10 Mag 2015, 20:21 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    ILAN HALIMI, IL DANIEL PEARL FRANCESE

    – Tornare a lavorare è impossibile, dice Ruth la madre di Ilan.
    – Bisogna farlo, risponde Didier il padre di Ilan.
    – Nella foto Ilan è bendato con una pistola puntata alla tempia, giusto?
    – Si.
    – Come quel giornalista americano che è stato rapito in Pakistan, come si chiama..Daniel Pearl.
    – Si ma lui non è un giornalista e qui non siamo in Pakistan.
    – Lo hanno decapitato davanti ad una telecamera.
    – Smettila! Non c’entra niente quella storia.

    Nel 2002 i terroristi inviarono un video con le ultime parole di Daniel Pearl prima che venisse ucciso. « Mi chiamo Daniel Pearl. Sono ebreo americano della California. Mio padre è ebreo, mia madre è ebrea, io sono ebreo».

    Nel 2006 la “Banda dei Barbari” fece recapitare un messaggio vocale con le ultime parole di Ilan Halimi. «Mi chiamo Ilan Halimi, sono figlio di Didier e Ruth Halimi. Sono ebreo. Mi tengono in ostaggio. Per favore, mi uccideranno. Non lo permettete per favore. Ho bisogno di aiuto. Non ne posso più. Mamma per favore, non mi abbandonare. Dategli i soldi. Dategli quello che vogliono. Non mi abbandonare».

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/807024479373915

    10 Mag 2015, 20:23 Rispondi|Quota