Molenbeek (Belgio): il quartiere di Bruxelles diventato ormai il centro nevralgico del terrorismo islamico in Europa

 
Emanuel Baroz
18 novembre 2015
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Molenbeek (Belgio): il quartiere di Bruxelles diventato ormai il centro nevralgico del terrorismo islamico in Europa

molenbeek-belgio-terrorismo-sialmico-focus-on-israelAncora una volta, all’indomani di un attentato del terrorismo islamico in Europa, è il comune belga di Molenbeek, nell’agglomerazione di Bruxelles, che emerge nelle cronache come una delle basi di preparazione e di partenza di almeno una parte dei terroristi, come sembra dimostrare la retata della polizia e almeno un arresto, in collegamento con la strage di Parigi.

E’ stato così, sistematicamente – come ricorda oggi il quotidiano belga “Le Soir” – fin dall’assassinio, il 9 settembre 2001 in Afghanistan, del comandante Massoud, il “Leone del Panjshir”, che guidava la guerriglia contro i talebani. L’assassino, Abdessatar Dahmane, aveva frequentato a lungo il centro islamico belga di Molenbeek, così come Hassan El Haski, considerato il pianificatore degli attentati di Casablanca nel 2003 e di Madrid nel 2004.

Più recentemente, Mehdi Nemouche, l’autore dell’attacco contro il museo ebraico di Bruxelles (Maggio 2014), aveva affittato una stanza per tre mesi a Molenbeek prima dell’attentato.

Non solo: le armi utilizzate per gli attentati contro Charlie Hebdo nel Gennaio scorso sarebbero state comprate proprio a Molenbeek, oltre che in un’altra cittadina belga Charleroi. Inoltre, da Molenbeek veniva uno dei membri della cellula terrorista di Verviers, nei pressi di Bruxelles, smantellata nel Gennaio 2015.

Molenbeek è un comune di 96mila abitanti a forte densità di popolazione immigrata (non solo di origine nordafricana, ma anche italiana). L’età media è di 34 anni e 10 mesi, tre anni in meno della media della regione di Bruxelles-capitale, mentre il tasso di disoccupazione era nel 2012 del 30,7% contro il 22,5 della media di Bruxelles, per i giovani di meno di 25 anni saliva al 41,6%, sei punti in più della media.

In questa situazione sociologica disastrata, dove la marginalizzazione dei giovani immigrati è la regola, trovano terreno fertile la propaganda jihadista e la radicalizzazione delle nuove generazioni. Non solo attraverso i centri islamici e le moschee (ce ne sono venti su 80 in totale in tutta la regione), ma anche attraverso i contatti personali nella vita di strada e di quartiere.

(Fonte. Askanews, 16 Novembre 2015)

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