Emergono nuovi terribili retroscena sulla strage di Monaco 1972: “Atleti israeliani torturati, uno fu evirato”

 
Emanuel Baroz
2 dicembre 2015
8 commenti

La nuova verità sul massacro di Monaco 1972: «Atleti israeliani torturati, uno fu evirato»

Oltre 40 anni dopo il massacro ai Giochi Olimpici di Monaco, le mogli di due degli 11 atleti israeliani svelano il contenuto di documenti mai resi pubblici. E raccontano «Abbiamo visto le foto di quell’orrore»

di Annalisa Grandi

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Picchiati, torturati, uno di loro fu anche evirato. Arrivano dalla voce di due vedove nuovi dettagli finora taciuti sul massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco 1972. Una verità documentata da foto, definite troppo cruente per essere mostrate in pubblico. E che raccontano i maltrattamenti subiti dagli atleti, prima di essere uccisi dal commando di fedayn palestinesi di Settembre Nero.

Picchiati e torturati
Quello che successe davvero il 5 settembre 1972 e nelle 20 ore successive agli 11 atleti israeliani, lo raccontano Ankie Spitzer e Illna Romano, vedove di due di loro, al New York Times. Nel settembre del 1992, 20 anni dopo la tragedia, i loro avvocati le informarono di essere entrati in possesso di nuovi documenti e fotografie sulle ore del massacro. Le due donne, vollero vedere tutto il materiale. Per oltre un ventennio hanno taciuto su quanto avevano visto. Fino ad ora. La verità sulla strage verrà raccontata in un documentario, Munich 1972 & Beyond. «Hanno evirato mio marito, davanti ai suoi compagni» racconta Illna Romano, moglie di Yossef, olimpionico di sollevamento pesi. Ankie Spitzer, moglie di Andre, allenatore di scherma, spiega che solo 20 anni dopo la strage le autorità tedesche hanno deciso di fornire ai loro legali la documentazione sulla strage: centinaia di pagine di un rapporto di cui fino a quel momento era stata negata l’esistenza. «Era peggio di quanto mi immaginassi» racconta Illna Romano. Suo marito, spiega, cercò di affrontare i terroristi. Fu lasciato morire davanti agli altri atleti, ed evirato, non è chiaro se prima o dopo la morte. «Il momento in cui ho visto quelle foto è stato dolorosissimo. Fino a quel giorno mi ricordavo Yossef come un giovane uomo con un grande sorriso. Quel momento ha cancellato tutto quello che ricordavo di lui». A riconoscere il cadavere fu lo zio, ma, racconta, gli venne mostrato solo il volto. Altri ostaggi furono picchiati brutalmente, i cadaveri furono ritrovati con le ossa fratturate. «I terroristi hanno sempre sostenuto di non essere entrati in azione per uccidere» dice Ankie Spitzer «ma di volere solo la liberazione dei loro compagni dalle celle in Israele».

Il massacro
Il massacro avvenne tra il 5 e il 6 settembre 1972, quando a Monaco di Baviera erano in corso le Olimpiadi estive. Un commando di otto fedayn dell’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero fece irruzione nel villaggio olimpico negli alloggi destinati agli atleti israeliani. Due furono uccisi subito, altri 9 vennero tenuti in ostaggio per ore. Moriranno tutti, insieme a 5 fedayn e a un poliziotto, durante una sparatoria all’aeroporto con la polizia tedesca: i terroristi avevano ottenuto un aereo per lasciare Monaco. Gli altri 3 terroristi furono arrestati ma rilasciati il 29 ottobre dello stesso anno nell’ambito della trattativa per il dirottamento sopra Zagabria di un aereo della Lufthansa. Il documentario Munich & Beyond verrà presentato al pubblico a inizio 2016. A settembre nel Villaggio Olimpico di Monaco verrà inaugurato un monumento in ricordo delle vittime.

Corriere.it

Nell’immagine in alto: gli atleti israeliani vittime della Strage di Monaco del 1972: Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana, Yossef Romano, 31 anni, pesista, Yossef Gutfreund, 40 anni, arbitro di lotta greco-romana, David Berger, 28 anni, pesista, Mark Slavin, 18 anni, lottatore, Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi, Ze’ev Friedman, 28 anni, pesista, Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica leggera,  Eliezer Halfin, 24 anni, lottatore, Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno, André Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma

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  • #1Emanuel Baroz

    Abu Mazen coinvolto nella strage di Monaco. Gli studenti israeliani chiedono la sua incriminazione

    di Sarah F.

    Per molti anni, per ragioni meramente politiche, si è tenuto nascosto il ruolo avuto da Abu Mazen nella strage di Monaco di Baviera del 1972. Ora un gruppo di studenti israeliani fornisce le prove del suo coinvolgimento e ne chiede l’incriminazione.

    Un gruppo di Studenti israeliani ha inviato una lettera al Ministro della Difesa chiedendo di riconoscere ufficialmente il ruolo di Mahmud Abbas, alias Abu Mazen, nella strage di Monaco del 1972.

    Secondo quanto si legge nella lettera il ruolo attivo di Abu Mazen in qualità di “Ministro delle Finanze” nella strage di Monaco è ampiamente provato. «Nel corso degli ultimi anni è stato più volte dimostrato il legame tra Mahmud Abbas e Abu Daoud» scrivono gli studenti. «Abbas ha lodato Abu Daoud nel 2010, dicendo che “era una delle figure di spicco di Fatah e che ha trascorso la sua vita nella resistenza con un lavoro sincero e con il suo sacrificio fisico per la giusta causa del suo popolo”» continuano gli studenti che poi aggiungono che «l’avvocato Nitsana Darshan-Leitner, direttore del Shurat Hadin Israel Law Center, ha dimostrato come Abu Mazen abbia attivamente contribuito a finanziare l’attentato di Monaco».

    Il presidente del movimento degli studenti, Eliyahu Nissim, nell’informare la stampa della iniziativa degli studenti israeliani ha ricordato che «negli ultimi mesi il movimento studentesco ha raccolto prove schiaccianti sul coinvolgimento di Abbas nella strage di Monaco» e che «all’indomani della strage l’allora Premier Golda Meir aveva promesso che avrebbe regolato i conti con tutti i terroristi e i loro finanziatori. Abu Mazen è stato fino ad oggi escluso da quella resa dei conti solo per motivi politici. E’ arrivato il momento che anche lui paghi». Secondo Nissim il coinvolgimento di Abbas nella strage è noto da tempo sia al pubblico che alle famiglie delle vittime. «Anni fa Ilana Romano, vedova di Yosef Romano, in una intervista a Yediot Aharonot aveva detto di essere in possesso di un nastro nel quale Abbas ammette il suo coinvolgimento nella strage di Monaco e di essere colui che ha portato il denaro per finanziare l’azione terroristica dall’Arabia Saudita» ha detto ancora Nissim.

    Gli studenti chiedono quindi che Mahmud Abbas, alias Abu Mazen, venga formalmente incriminato per la strage di Monaco di Baviera del 1972 e che le prove in loro possesso vengano attentamente valutate dal Governo israeliano al fine di procedere alla sua incriminazione. «Sono passati quarantadue anni dal massacro ma crediamo che non sia troppo tardi per fare giustizia» ha concluso Eliyahu Nissim avvertedo che gli studenti sono disposti a ricorrere anche alla Corte Suprema se il Governo dovesse rifiutarsi di procedere contro Abbas.

    http://www.rightsreporter.org/abu-mazen-coinvolto-nella-strage-di-monaco-gli-studenti-israeliani-chiedono-la-sua-incriminazione/

    2 Dic 2015, 20:07 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    2 Dic 2015, 20:08 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Oggi ci viene in mente la figura di Pietro Mennea, indimenticato campione, sia in pista che nella vita reale:

    Mennea: «Ricordare Monaco 1972»

    http://www.opinione.it/esteri/2012/05/23/buffa_esteri-23-05.aspx

    2 Dic 2015, 20:09 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Quei dettagli a lungo nascosti sulla strage a Monaco di Settembre Nero

    Undici atleti israeliani persero la vita per mano di un commando legato all’Olp. Le vedove di due di loro raccontano particolari angosciosi sui fatti

    http://www.ilgiornale.it/news/sport/quei-dettagli-lungo-nascosti-sulla-strage-settembre-nero-1200410.html

    2 Dic 2015, 20:09 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Grave crimine contro la verità ha commesso la Germania, nascondendo l’atrocità araba per quaranta anni. Degli assassini non parlo, essendo bestie, come il loro capo arafat, non gli si può imputare l’aberrazione.

    3 Dic 2015, 16:12 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Monaco ’72: ora sappiamo chi sono i guerriglieri palestinesi

    di Dimitri Buffa

    Che gente erano i terroristi dell’Olp prima di convertirsi all’Islam? Le persone normali, quelle perbene che non trovano odiose ragioni per giustificare l’omicidio di ebrei ed israeliani in tutto il mondo, non avevano bisogno delle rivelazioni della signora Ileana Romano, vedova del lottatore olimpico Josef Romano, per darsi una risposta. Arafat, Abu Mazen e tutta la loro cricca erano semplicemente dei capi di una banda di assassini e mafiosi che hanno tenuto in ostaggio per quasi mezzo secolo due popoli e due stati: quello di Israele e quello della Palestina. Che a causa loro non è mai nato.

    Gente che per avere visibilità, proprio come oggi fanno i vari califfi e pretoriani dell’Isis, non ha esitato a uccidere a sangue freddo, dopo averli torturati e in almeno un caso anche evirati, degli inermi atleti di una squadra olimpica. Uno neanche riesce a immaginarsi che violenza e che cinismo occorrano per compiere degli scempi simili sui corpi di due persone già ferite a morte durante un attacco terroristico.

    Ecco oggi, dopo oltre quaranta anni, due coraggiose vedove israeliane, che hanno dovuto lottare fino al 1992 contro la burocrazia dei servizi segreti tedeschi (evidentemente imbarazzati a morte per quel che era successo sul territorio che avrebbero dovuto presidiare in occasione di un evento come le prime Olimpiadi tenutesi in Germania dopo la fine della Seconda guerra mondiale) per vedere le foto classificate dell’agguato del 5 settembre 1972, rivelano cosa è successo in quegli spogliatoi del villaggio olimpico di Monaco.

    E questa notizia arriva in concomitanza con un rapporto Onu ancora segreto che chiede conto all’attuale Anp di Abu Mazen (che era il finanziatore dell’organizzazione che portò al massacro di Monaco) di quasi dieci miliardi di euro di aiuti scomparsi . Soldi non solo europei. Se è vero come dice Putin, e nega Obama, che la Turchia aiuta sottobanco l’Isis è altrettanto vero che l’Europa, l’America e gran parte dei paesi arabi sunniti continuano ufficialmente a rifornire di soldi i capi mafia dell’Anp e quelli di hamas.

    Con il lodevole intento di finanziare il “povero popolo palestinese” e la sua “nobile causa.” Che è un po’ come finanziare i corleonesi, Totò Riina e Matteo Messina Denaro, sperando di risollevare le sorti della sottosviluppata Sicilia. Il mondo può sempre fare finta di non vedere. E i ben pensanti che vivono nei talk show potranno dire che “l’islam non c’entra”.

    E, paradossalmente, questa volta in effetti non c’entra per davvero: i capi palestinesi che odiavano Israele per professione e li uccidevano per vocazione non avevano neanche bisogno della nota “religione di pace” per trovare uno scudo dietro cui riparare la propria ferocia e le proprie azioni. Evidentemente erano già di quella indole al naturale.

    (Fonte: L’Opinione, 4 Dicembre 2015)

    5 Dic 2015, 21:38 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    6 Dic 2015, 10:19 Rispondi|Quota
  • #8Laura(Matanah)

    Abu mazen è fatto della stessa pasta dei terroristi di settembre nero, E’ Settembre Nero
    Pagherà per l’eternità puzzando di merda. Spero sia merda di maiale

    9 Mag 2016, 20:40 Rispondi|Quota
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