“L’Italia non deve fidarsi dell’Iran: è una minaccia per l’Occidente e per la regione”

 
Emanuel Baroz
24 gennaio 2016
2 commenti

“L’Iran è pericoloso: sul suo antisemitismo l’Italia parli chiaro”

Intervista a Naor Gilon. Rohani a Roma alla vigilia della giornata della Memoria. L’ambasciatore israeliano: “Atti concreti contro l’odio”.

di Giuseppe Marino

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Dal ritorno dell’Eni a Teheran alla chance di vendere auto a 80 milioni di iraniani. La visita del presidente iraniano Rohani a Roma è stata preceduta da un fiorire di rosee prospettive di business per l’Italia, come l’appalto per tirar su tre ospedali assegnato al costruttore Pessina. Roma è storicamente un partner importante, i contatti con la Repubblica islamica non si sono mai interrotti e non è un caso che sia il primo Paese europeo visitato da Rohani dopo la fine delle sanzioni. Ma la sosta romana, per una singolare coincidenza, avviene proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. E la visita, che prevede incontri con Renzi e Mattarella ma anche con il Papa, inquieta non poco l’alleato israeliano che vuole metterei sull’avviso: “Siamo pragmatici, capiamo perché il vostro governo valuti opportuno di riaprire i rapporti – dice l’ambasciatore a Roma, Naor Gilon – ma l’Italia, come tutto l’Occidente, non può fidarsi totalmente dell’Iran”.

Ambasciatore, quale pensa che possa essere il rischio?
L’Iran è ancora una minaccia. Il grande rischio trascurato dell’accordo sul nucleare è che toglie le sanzioni senza porre alcuna condizione su tutte le altre loro politiche inaccettabili: violazioni dei diritti umani, interferenze nella politica dei Paesi vicini, dal Libano allo Yemen, volontà di distruggere Israele“.

L’America rivendica la riapertura del dialogo come un successo.
Per ammissione degli stessi Stati Uniti l’accordo serve solo a rinviare la questione nucleare di dieci-quindici anni. Per i tempi della politica iraniana un lasso di tempo come questo non è certo un problema. E ora che hanno ottenuto l’obiettivo che si erano prefissi, cancellare le sanzioni, su tutti gli altri temi metteranno alla prova in continuazione le reazioni dell’Occidente. Hanno già cominciato testando nuovi missili balistici. Di fronte alle contestazioni, risponderanno che non sono temi compresi nell’accordo sul nucleare“.

Però l’Iran ora sta aiutando l’Occidente contro l’Isis
Un altro grande errore: pensare che l’Iran sciita possa essere parte della soluzione contro l’instabilità in un Paese sunnita. L’instabilità è un obiettivo della politica regionale di Teheran, perseguito attraverso i propri emissari, Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen“.

La visita di Rohani in Italia può diventare un problema nelle relazioni tra Italia e Israele?
Siamo Paesi amici. I rapporti sono buoni anche con il governo attuale, ma a volte ci vogliono segnali concreti, oltre che le dichiarazioni di principio”.

Secondo voi che segnale dovrebbe dare il governo Renzi in occasione di questa visita?
Nessuno contesta il diritto a concludere affari e contratti, ma non vanno dimenticati gli altri temi, come il rispetto dei diritti umani da parte dell’Iran. Rohani arriva a Roma alla vigilia della Giornata della memoria, mentre nel suo Paese, come ogni anno, viene bandito un concorso con premi in denaro per la migliore vignetta che prende in giro l’Olocausto. Sarebbe giusto che il governo italiano prendesse una posizione pubblica, non nel chiuso delle stanze, su almeno uno dei tanti temi che l’accordo sul nucleare non ha nemmeno scalfito“.

Il Giornale.it

Nell’immagine in alto: la campagna lanciata dagli amici di Progetto Dreyfus sul web e a Roma per protestare contro la visita del presidente iraniano Rouhani in Italia

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  • #1Emanuel Baroz

    Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

    Illustre Presidente,

    il 25 e 26 gennaio prossimi sarà in visita di stato nel nostro Paese il Presidente della Repubblica Islamica d’Iran, con il quale Lei avrà occasione di incontrarsi in forma ufficiale. Questa visita, per una circostanza sicuramente non voluta, e tuttavia inquietante e significativa, cade esattamente alla vigilia del Giorno della Memoria, che invita tutti gli italiani a raccogliersi in meditazione sull’indicibile orrore della Shoah, affinché le mostruosità del passato non abbiano mai più a ripetersi e le nuove generazioni dell’Italia libera e democratica sappiano fare argine, con la loro coscienza civile, alle vecchie e nuove forze del male.

    Di questo solenne impegno, che affonda le sue radici nella lotta di Liberazione e nei più profondi valori della nostra civile convivenza, scolpiti nella nostra Costituzione democratica e antifascista, gli Italiani sanno di avere in Lei il primo e più alto garante, come ha saputo dimostrare fin dai primi atti del Suo mandato: ricordiamo bene come, nel Suo discorso di insediamento, nel rendere onore a tutte le vittime della violenza assassina, volle scegliere come esempio, certo non a caso, il piccolo Stefano Gaj Taché, strappato alla vita dal cieco odio razzista e antisemita.

    Lei sa, Signor Presidente, che la Repubblica Islamica d’Iran ha come ideologia di stato la negazione della Shoah, e ha sempre manifestato apertamente il proprio proposito di giungere, in un modo o nell’altro, all’eliminazione dello Stato di Israele, la patria degli ebrei.

    Personalmente, mi rammarico molto che questa visita abbia luogo, e preferirei che l’Italia non avesse alcun rapporto con la Repubblica iraniana, fintanto questa non cambierà radicalmente le proprie posizioni. Ma comprendo, sia pure a malincuore, le ragioni della Realpolitik, e non ho la presunzione di dire a Lei o al Governo italiano cosa sia giusto o sbagliato fare.

    Mi permetto però di chiederLe, con grande rispetto, di volere comunicare al Suo interlocutore, con tutta l’autorità della Sua forza morale, qual è il Suo pensiero riguardo alla memoria della Shoah e al diritto dei cittadini di Israele di vivere per sempre, in pace e in sicurezza, nella propria terra, accanto a tutti i propri vicini, a cominciare dai palestinesi. Mi permetto anche, rispettosamente, di farLe notare che un Suo silenzio, su questi punti, potrebbe confermare – sia pur arbitrariamente – nella dirigenza iraniana la consolidata convinzione che l’Occidente – e con esso l’Italia – sia interessato solo agli affari, e sarebbe pronto ad abbandonare gli ebrei, come ottant’anni fa, al loro destino.

    Chi Le scrive non è né israeliano né ebreo, né ricopre alcuna carica pubblica. È un semplice cittadino italiano, che crede nei valori della Costituzione e confida che l’Italia di oggi sia davvero diversa da quella di ieri.

    Con deferenza,

    Francesco Lucrezi

    (Fonte: newsletter Ucei, 22 Gennaio 2016)

    25 Gen 2016, 00:08 Rispondi|Quota
  • #2Parvus

    Andrebbe, anzi, va fatta una precisazione: qualcuno potrebbe dirsi: non è problema nostro, cattivo che sia, è lontano, può solo impiccare i suoi dissidenti interni e minacciare gli stati della regione.
    Invece no, indottrinando gli islamici in Europa e finanziando i gruppi terroristi con i soldi dei “buoni affari” fatti con Renzi e company, l’Iran può portare il terrore in Europa. Con la forza delle armi e con il terrore dell’atomica può conquistare i pozzi petroliferi dell’Iraq e degli emirati e mettere sotto ricatto l’economia mondiale.

    25 Gen 2016, 09:17 Rispondi|Quota