Terrore a Bruxelles (Belgio): attentati in aeroporto e nella metro

 
Emanuel Baroz
22 marzo 2016
4 commenti

Attacco all’Europa, terrore a Bruxelles: attentati in aeroporto e nel metrò. Media: “Almeno 31 morti”. Is rivendica. Due fermi, 5 ricercati

Salgono a 250 i feriti. Le deflagrazioni hanno colpito lo scalo internazionale Zaventem nella hall delle partenze, accanto al banco della American Airlines. Bomba alla fermata Maelbeek, vicino alle sedi delle istituzioni Ue. Caccia all’uomo. Usato lo stesso esplosivo delle stragi di Parigi

di Valeria Pini, Piera Matteucci e Katia Riccardi

bruxelles-attentato-aeroporto-focus-on-israel

Bruxelles, 22 Marzo 2016 – Bruxelles, il cuore dell’Europa, è sotto attacco. Nel mirino l’aeroporto e la metropolitana: secondo i dati forniti dal ministro della Sanità belga, Maggie De Block, i morti sono 31 e almeno 250 i feriti. Prima due esplosioni allo scalo aeroporto di Zaventem, alle 8 del mattino, che uccidono 11 persone.

Dalle foto si risale a tre persone, spingono come tutti gli altri carrelli con le valige. Ma hanno guanti neri in cui forse nascondono i detonatori. Si nascondono tra la gente. Dei tre due si fanno esplodere, uno è in fuga, la polizia nelle ore successive dirama l’identikit e l’appello a testimoniare, a raccontare qualsiasi particolare.

Un’ora dopo un’altra bomba esplode in centro, alla fermata del metrò Maelbeek, vicino alle istituzioni europee: qui i morti sono almeno 20. Bruxelles è blindata, per ore resta irraggiungibile, palcoscenico di un nuovo assalto all’Europa che segue di tre giorni l’arresto di Salah Abdeslam, il principale ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre.

Poco dopo arrivata la presunta rivendicazione dell’Is, prima in lingua inglese, successivamente, ma solo nel pomeriggio, in francese e in arabo: “Promettiamo agli Stati crociati che si sono alleati contro l’Is giorni bui in risposta alla loro aggressione contro di noi”. E continua, “Il Paese è stato colpito perché fa parte della coalizione internazionale contro il Califfato”.

In totale i feriti sono almeno 250 e fra questi ci sarebbero anche tre italiani, ma con lesioni lievi. In sala operatoria abbiamo dovuto fare molte amputazioni, in seguito ai danni gravi provocati dai chiodi e dai pezzi di vetro contenuti negli ordigni” rivela Vtm il responsabile dell’Ospedale della Gasthuisberg University di Lovanio, Marc Decramer, dove oggi sono stati ricoverati molti feriti dall’attentato a Zaventem.

Il giornale belga De Standaard scrive, citando fonti vicine all’inchiesta, che gli attentatori di Bruxelles avrebbero utilizzato lo stesso esplosivo degli attentati di Parigi del 13 novembre. Si tratta del Tatp, un mix chimico di facile composizione, cui spesso fanno ricorso gli attentatori fai-da-te, e in particolare quelli dello Stato Islamico.

Caccia all’uomo: 5 ricercati. Due sospetti sono stati arrestati a un paio di chilometri della stazione metro di Maelbeek, alla Gare du Nord, ma non è certo siano coinvolti, la caccia all’uomo, comunica la polizia, riguarda 5 persone individuate dalle immagini della videosorveglianza. Nella foto diffusa dalla polizia dei tre presunti attentatori all’aeroporto di Zaventem, due sono vestiti in abiti scuri e secondo gli inquirenti sono essere morti nell’attentato, mentre il terzo, con una giacca chiara e un cappello nero, è tuttora ricercato. Come è accaduto nei giorni successivi alle strage di Parigi, la Procura ha chiesto ai media di non pubblicare alcuna informazione sulle operazioni in corso.

Perquisizioni in varie zone della città. La polizia non le ha annunciate, per evitare che i media interferisero. Perquisizioni sono state effettuate a Schaarbeek dove la procura federale ha trovato un meccanismo esplosivo contenente anche chiodi, prodotti chimici e una bandiera dello Stato islamico. Schaarbeek è un quartiere di Bruxelles a nord est del centro città, nella direzione dell’aeroporto di Zaventem, e ospita una grande comunità musulmana e marocchina. Il quartiere è stato circondato durante la giornata da un perimetro di sicurezza mentre la polizia procedeva. Secondo il procuratore federale, “numerose perquisizioni sono state fatte in molti luoghi del Paese. Inoltre, vengono ascoltati diversi testimoni”. Ancora, ha sottolineato durante la conferenza stampa, le esplosioni che si sono continuate a sentire all’aeroporto “sono dovute alla attività dei servizi degli artificieri dell’esercito, in seguito alla scoperta di pacchi e valigie sospetti”.

Due esplosioni a Zaventem. Le esplosioni a Zaventem sono avvenute nella hall delle partenze, al terminal A, accanto al banco della American Airlines e della Brussels Airlines. A quell’ora – intorno alle 8 – l’area era piena di passeggeri. E’ stata una strage. Ma poteva andare anche peggio perché è stata trovata una terza bomba – forse una cintura o un giubbotto esplosivo – che non è esplosa. La polizia ha evacuato lo scalo, interrotto i voli e i collegamenti ferroviari. Prima delle due esplosioni, secondo l’agenzia di stampa belga, si sarebbero sentiti urli in arabo e spari.

Colpita la stazione metro. Sotto attacco anche il centro della città e l’area dove si trovano gli uffici dell’Unione Europea. Erano le 9:15 quando si è sentita un’esplosione nella stazione di metropolitana Maelbeek a due passi dalle istituzioni europee. Dalla stazione sono uscite persone che urlavano, insanguinate. Una delle due uscite di questa stazione porta alla sede della Commissione europea, l’altra al Consiglio europeo. Il cuore dell’Unione europea, dove ogni giorno lavorano centinaia di esperti e funzionari.

Repubblica.it

Articoli Correlati
Bruxelles (Belgio): scovato covo di Salah Abdeslam, uno dei terroristi delle stragi di Parigi

Bruxelles (Belgio): scovato covo di Salah Abdeslam, uno dei terroristi delle stragi di Parigi

Bruxelles, trovato il covo di Salah e dove sono state confezionate le cinture esplosive La Procura federale ha fornito nuovi elementi sulle stragi di Parigi del 13 novembre scorso. Belgio […]

Molenbeek (Belgio): il quartiere di Bruxelles diventato ormai il  centro nevralgico del terrorismo islamico in Europa

Molenbeek (Belgio): il quartiere di Bruxelles diventato ormai il centro nevralgico del terrorismo islamico in Europa

Molenbeek (Belgio): il quartiere di Bruxelles diventato ormai il centro nevralgico del terrorismo islamico in Europa Ancora una volta, all’indomani di un attentato del terrorismo islamico in Europa, è il […]

Bruxelles (Belgio): arrestati jihadisti che pianificavano un attentato alla Commissione Europea

Bruxelles (Belgio): arrestati jihadisti che pianificavano un attentato alla Commissione Europea

Arrestati in Belgio un uomo e una donna di origine turca sospettati di volere scatenare un attentato simile a quello del Museo di Bruxelles, con l’obiettivo di uccidere il più […]

Bruxelles (Belgio): attentato antisemita al museo ebraico. 3 morti e 1 ferito grave

Bruxelles (Belgio): attentato antisemita al museo ebraico. 3 morti e 1 ferito grave

Bruxelles, attacco al museo ebraico: 3 morti e 1 ferito grave Bruxelles (Belgio), 24 Maggio 2014 – È di almeno tre morti e un ferito grave il bilancio di un […]

Bruxelles (Belgio): vietato il congresso antisemita con il comico Dieudonné

Bruxelles (Belgio): vietato il congresso antisemita con il comico Dieudonné

Bruxelles (Belgio): vietato il congresso antisemita con il comico Dieudonné L’uomo è già finito alla ribalta delle cronache nel suo Paese per gli attacchi contro gli ebrei Bruxelles, 4 Maggio […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1Emanuel Baroz

    I pezzi (introvabili) del puzzle jihadista in Europa

    di David Carretta

    Bruxelles. “Siamo ancora lontani dall’aver terminato il puzzle”, ha detto ieri Frederic Van Leeuew, il procuratore federale belga che gestisce l’inchiesta sugli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, durante la prima conferenza stampa con il suo collega di Parigi, François Molins, dopo l’arresto di Salah Abdeslam. “Stiamo cercando altre persone”, ha spiegato Van Leeuew, dopo che la polizia ha emesso un nuovo mandato di cattura nei confronti di Najim Laachraoui, uno dei complici di Abdeslam. Se la sbornia dell’arresto di Salah ha permesso al Belgio di salvare l’onore, il male dello jihadismo e delle sue complicità continuano a affliggere il paese. A partire da Bruxelles e i suoi quartieri multiculturali che – all’immagine di Molenbeek – sono diventati base operativa e rifugio sicuro per terroristi islamisti. “Dall’inizio del 2016 abbiamo già aperto 60 nuove inchieste per terrorismo, con una radicalizzazione che diventa sempre più violenta e preoccupante”, ha rivelato Van Leeuew. La responsabilità? Per il premier belga, Charles Michel, non ci sono dubbi: l’ex sindaco di Molenbeek, il socialista Philippe Moureaux, ha una “responsabilità immensa”.

    Molenbeek-Saint-Jean è uno dei 19 comuni della regione di Bruxelles e, come altri quartieri della capitale, ha un’altissima densità di popolazione musulmana, in particolare di origine marocchina: 35 mila dei suoi 96 mila residenti dichiarano di credere in Allah. Da qui sono transitati i protagonisti di alcuni dei peggiori attacchi degli ultimi decenni: da uno degli assassini del comandante Massud in Afghanistan alla vigilia dell’11 settembre 2001 ai membri del commando del 13 novembre 2015. Dopo Parigi il ministro dell’Interno, Jan Jambon, aveva promesso di “ripulire casa per casa” Molenbeek. Il sito Politico ieri ha fatto i conti: 120 perquisizioni su 30 mila abitazioni in quattro mesi, 450 metri di distanza tra il luogo dove Salah Abdeslam è stato catturato e l’appartamento dove ha pianificato gli attacchi di Parigi, 94 islamisti addestrati in Siria che vivono nel comune. Tuttavia, la causa della mancata cattura di Salah è più profonda dell’incompetenza denunciata da Politico: la commistione tra classe politica e comunità musulmana è servita da terreno fertile per la radicalizzazione.

    Secondo Alain Destexhe, senatore belga ed ex segretario generale di Médecins Sans Frontières, “a Bruxelles fondamentalismo e radicalismo hanno fiorito senza opposizione delle istituzioni, che anzi li hanno tollerati”. Philippe Moureaux, sindaco socialista di Molenbeek dal 1992 al 2012, ne è l’esempio. Per ottenere il sostegno elettorale della comunità musulmana – sempre più grande per il tasso di fecondità e la facilità di ottenere la cittadinanza – ha promosso un modello di contro-integrazione multiculturale. Destexhe ha raccontato sul Figaro l’evoluzione di Molenbeek sotto Moureaux. “All’inizio degli anni Novanta, la popolazione era già ampiamente di origine immigrata, ma non cercava di affermare la sua identità musulmana”.

    Oggi invece il centro di Molenbeek è diventato “una città marocchina”, con molti suoi abitanti che “non si sentono cittadini belgi”, ha spiegato Destexhe. In parte lo ha ammesso lo stesso Moureaux, che pur si ostina a negare l’islamizzazione e l’omertà della popolazione locale: “Aldilà del radicalismo, ci sono vecchi amici e solidarietà” che hanno protetto Salah Abdeslam. Esiste “un’affinità tra persone che proporzioni che immaginiamo difficilmente”, ha detto Moureaux. In realtà, l’affinità si chiama islam e Molenbeek non è l’unico luogo in cui l’appartenenza alla comunità religiosa è diventata più importante del rispetto della legge e dello Stato. Non solo a Bruxelles, dove Salah ha trovato rifugio nei comuni di Schaerbeek e Forest. Trappes, Roubaix, il quartiere Mirail a Tolosa dove viveva Mohamed Merah, Argenteuil, Grigny e le altre banlieue: “Di Molenbeek ce ne sono ovunque in Francia”, ha detto al Figaro un polizitto francese. “Abbiamo 244 inchieste o procedure aperte che riguardano 772 individui”, ha ricordato il procuratore francese Molins.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=61799

    23 Mar 2016, 17:45 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Quando i palestinesi attaccarono gli israeliani all’aeroporto di Zaventem

    E’ dal 1979 che l’aeroporto dei Zaventem, il più grande del Belgio, non veniva chiuso. Il 16 aprile del 1979, il lunedì dell’Angelo, tre terroristi palestinesi lanciarono delle granate contro i passeggeri appena scesi da un volo El Al proveniente da Israele, ferendone dodici (a ricordare l’episodio il giornale La Libre). L’organizzazione terroristica palestinese chiamata “Black March” – che si opponeva al trattato di pace tra Egitto e Israele del 26 marzo – ne rivendicò la responsabilità. Due palestinesi, Hosseini Rad Mahmoud, di 31 anni, e Dayekh Khaled Dokh, di 26, confessarono la loro intenzione di uccidere il maggior numero possibile di passeggeri dell’El Al. Furono condannati nell’agosto del 79 per tentato omicidio.
    Dello stesso periodo è il patto dietro l’islamizzazione di Bruxelles tra il Belgio e l’Arabia Saudita

    (Fonte: Il Foglio, 22 Marzo 2016)

    23 Mar 2016, 17:46 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Il patto dietro all’islamizzazione di Bruxelles

    Così il Belgio accettò il ricatto suicida dell’Arabia Saudita: greggio in cambio di islam. E il re Baldovino siglò la trasformazione del “laboratorio multiculti” nel nido del jihad.

    di Giulio Meotti

    “Bruxellistan”. “Belgistan”. “Molenbeekistan”. Si sprecano ormai le definizioni per indicare la trasformazione di quel paese fatto di caffè, di teatri, di circoli municipali, di carillon, nella base delle stragi di Parigi del 13 novembre. Per usare il titolo del libro di Felice Dassetto, sociologo dell’Università cattolica di Lovanio, è “L’iris et le croissant” (il giaggiolo, il simbolo di Bruxelles, e la mezzaluna islamica). “Le antiche città del Belgio sono state le culle dell’arte e della cultura cristiana”, ha scritto l’Economist qualche numero fa. “Ma così come il ruolo del cristianesimo è scemato, un nuovo credo, l’islam, sta guadagnando importanza”.

    Come rivela un recente sondaggio del Centre Interdisciplinaire d’Etude des Religions et de la Laìcité, nella capitale dell’Unione europea i cattolici praticanti sono scesi al dodici per cento della popolazione, mentre il diciannove per cento sono musulmani praticanti. Succede allora che la città di Maaseik, resa famosa da Jan Van Eyck con la sua Adorazione dell’agnello mistico, sia diventata celebre per il reclutamento di jihadisti dell’Isis. Come ha fatto Molenbeek, la “Piccola Manchester” che il sindaco socialista Philippe Moureaux definiva orgoglioso “laboratorio socio-multiculturale”, a diventare il quartier generale del jihad europeo da Atocha al Bataclan, il “carrefour de l’islamisme”, il crocevia dell’odio islamista in Europa, come lo definisce Libération? Nel 1974, il governo belga riconobbe ufficialmente la religione islamica. Fu il primo paese europeo. Il risultato immediato, nel 1975, fu l’inserimento della religione islamica nel curriculum scolastico. “Fu una decisione del re belga Baldovino”, dice al Foglio Michael Privot, massimo islamologo belga e direttore dell’Enar, l’European Network Against Racism. Baldovino, il “re triste”, cattolico e austero, “aveva stabilito buoni legami con la monarchia saudita e il re Faisal. Questo riconoscimento avvenne nel mezzo della crisi petrolifera, perché il Belgio cercava rifornimenti dall’Arabia Saudita. Nel 1974, i musulmani in Belgio erano alla prima generazione, lavoravano nelle miniere e volevano spazi per pregare nelle moschee. Allora non c’era autorità religiosa in Belgio. Il re Baldovino offrì ai sauditi il Pavillon du Cinquantenaire con un affitto della durata di 99 anni. L’edificio sorge a duecento metri dal Palazzo Schuman e dal quartier generale dell’Unione europea; l’Arabia Saudita lo trasformò nella Grande Moschea del Cinquecentenario, diventando l’autorità islamica de facto del Belgio. Alla fine degli anni Novanta è nata una autorità formale, l’Esecutivo dei Musulmani in Belgio, che si occupa degli aspetti materiali, ma non degli aspetti teologici.
    Questo spazio è rimasto occupato dalla Grande Moschea sotto guida saudita”.

    Tre anni fa, documenti di WikiLeaks hanno rivelato tensioni fra il Belgio e l’Arabia Saudita. Bruxelles era molto preoccupata per il fondamentalismo islamico diffuso dalla Grande Moschea. Le autorità belghe ottennero così la testa del direttore, Khalid Alabri, un diplomatico saudita. Una scelta, quella fatta dal Belgio quarant’anni fa, criticata oggi anche dal ministro francofono belga Rachid Madrane, musulmano, che al giornale La Libre ha detto: “Il peccato originale del Belgio consiste nell’aver consegnato le chiavi dell’islam nel 1973 all’Arabia Saudita per assicurarci l’approvvigionamento energetico”. Sono tante le propaggini saudite a Bruxelles. Il centro Imam al Bukhari coordina le attività culturali pro-saudite in Belgio, mentre il Centro islamico e culturale del Belgio (Cicb) è diventato la sede europea della Lega musulmana mondiale. L’obiettivo del Cicb è quello di “rafforzare la vita spirituale dei musulmani che vivono in Belgio”, aprendo moschee e scuole coraniche. Ma il Cicb, per fare qualche esempio, consiglia alle donne di consultare soltanto ginecologi femmine, scoraggia i giovani musulmani dal vendere birra e raccomanda ai musulmani di abbassare lo sguardo in presenza di una bella donna. Sermoni al Cicb chiamano Bruxelles “capitale dei kuffar” (infedeli).

    Il patto col Belgio rientra in un più vasto progetto globale: dal 1979, le autorità saudite hanno speso più di sessanta miliardi di euro nella diffusione nel mondo del wahabismo, una visione dell’islam che si basa sul monoteismo assoluto (tawhid), il divieto di innovazioni (bid’ah), il rigetto di tutto ciò che non è musulmano, la scomunica dei “miscredenti” (takfîr) e la lotta armata (jihad). L’Arabia Saudita dona ogni anno un milione di euro alle venti moschee di Mollenbeek per il loro rinnovamento e manutenzione. Alla Grande Moschea di Bruxelles, dono del re belga ai sauditi, si sono formati imam come Rachid Haddach, uno dei più popolari predicatori salafiti oggi a Bruxelles. Haddach gestisce la moschea Assouna di Anderlecht. Nelle sue tirate, Haddach spiega che i bambini musulmani in Belgio, anziché andare alla scuola materna, dovrebbero stare a casa fino all’età di sei anni in modo da non essere contaminati da un ambiente non islamico. La musica? “Faresti meglio a leggere il Corano”. Il burqa? “Halal” (consentito). E gli uomini devono farsi crescere la barba. Lo ha detto il Profeta. Così, mentre la Turchia si sforzava di portare avanti una opera di educazione religiosa non estremista, gli imam del Marocco, da cui veniva la maggioranza dei musulmani del Belgio (i futuri Salah Abdeslam), venivano egemonizzati dai sauditi con il loro approccio salafita e wahabita, lo stesso cui oggi si ispira lo Stato Islamico (non a caso l’Arabia Saudita è il primo paese per reclutamenti dell’Isis).

    Nel 1978, la Grande Moschea di Bruxelles venne aperta al pubblico dopo un lungo restauro a spese dell’Arabia Saudita, in presenza del re Khaled Abdulaziz Al Saud e del monarca Baldovino. E nel 1983, con la firma di André Bertouille, ministro dell’Istruzione, un regio decreto approvò anche le operazioni della Lega Islamica Mondiale a Bruxelles, che secondo Felice Dassetto serve a trasformare l’Arabia Saudita nel “polo egemone di tutto il mondo musulmano”. “L’impatto dell’Arabia Saudita, attraverso la Grande Moschea, è stato forte, diffondendo tonnellate di libri gratuitamente in tutte le lingue per le moschee e le altre organizzazioni islamiche, copie del Corano”, continua al Foglio Michael Privot. Libri che glorificano il jihad o dottamente spiegano che la moglie deve obbedire al marito “quando la invita a condividere il suo letto”. “L’Arabia Saudita ha offerto numerosi contributi alla seconda e terza generazione di giovani musulmani disposti ad andare alla Mecca e Medina per imparare le scienze islamiche”, dice Privot. “Oggi, a Bruxelles, il 95 per cento dell’offerta di corsi sull’islam è gestito da giovani predicatori formati in Arabia Saudita. I predicatori sauditi hanno anche tenuto centinaia di conferenze in tutto il Belgio e quindi hanno avuto un impatto fondamentale sulla comprensione dell’islam da parte delle nuove generazioni. In termini di diffusione della sua versione dell’islam, l’Arabia Saudita ha avuto una delle più potenti strutture politico-diplomatiche. E ne stiamo pagando il prezzo oggi”. Paghiamo le conseguenze di quel ricatto suicida. Della trasformazione del giaggiolo in mezzaluna. E del Belgio che, anziché per la Madonna di Michelangelo a Bruges, ormai fa parlare di sé per Molenbeek, pied à terre della guerra santa islamica all’uomo qualunque europeo.

    (Fonte: Il Foglio, 22 Marzo 2016)

    23 Mar 2016, 17:46 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Le stragi di Bruxelles e le vittime israeliane all’Onu

    di Giulio Meotti

    Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. E’ invitato a parlare, per conto di UN Watch, Micah Avni, che ha perso il padre israeliano in un attacco terroristico a Gerusalemme cinque mesi fa. “Era un uomo gentile e piacevole, un preside di una scuola elementare che ha insegnato a migliaia di bambini, ed era un attivista per i diritti umani”, ha detto Avni rivolto ai burocrati dell’Onu e agli ambasciatore dei paesi presenti, molti tirannici. “Il 13 ottobre”, ha continuato Avni, “due terroristi palestinesi hanno attaccato un autobus pieno di civili innocenti a Gerusalemme. Hanno sparato a mio padre in testa”.
    Avni poi si è rivolto al Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e al Consiglio dei diritti umani: “Non avete pubblicamente condannato i terroristi palestinesi. L’uccisione di civili su un autobus è un atto terroristico e vi sfido subito a condannare l’assassinio di mio padre”. Quella condanna, ovviamente, non è mai arrivata. Due giorni dopo, a Bruxelles, sede di tanti organismi internazionali, i terroristi islamici assassinavano oltre trenta persone. Un attentato contro un aeroporto internazionale e i mezzi di trasporto pubblico che Israele ha già vissuto, tante, troppe volte. E ogni volta, lo stesso silenzio da parte di Bruxelles. Quand’è che l’Europa considererà Israele la parte migliore di sé e il terrorismo islamico una medesima, comune minaccia?

    http://www.ilfoglio.it/occidentalia/2016/03/22/le-stragi-di-bruxelles-e-le-vittime-israeliane-allonu___1-vr-139707-rubriche_c407.htm

    23 Mar 2016, 18:25 Rispondi|Quota
Trackbacks & Pingback
  1. Incredibile episodio di odio antisraeliano in Belgio | Focus On Israel