M5S in Israele: troppi pregiudizi antisraeliani per poter risultare credibili

 
Emanuel Baroz
11 luglio 2016
6 commenti

Gli antisionisti, i complottisti, i filo-Hamas. Le star della politica mediorientale grillina

Da Di Stefano a Sibilia, da Bernini a Vignaroli. Partendo dal leader “Dibba”

di Jacopo Iacoboni

di-maio-israele-visita-focus-on-israelNel luglio del 2013, all’epoca della prima visita in Israele di una delegazione M5S, il neoeletto deputato del Movimento Manlio Di Stefano postò su facebook una suggestiva foto e, sotto, il commento: «Buongiorno Palestina». La foto però era Gerusalemme, non Ramallah.

Naturalmente quella missione fu assai diversa da quella di oggi; era una delegazione di neodeputati senza pressioni, quasi increduli di esser lì, anche allora c’era Manlio Di Stefano, e poi Stefano Vignaroli, Paola Carinelli e Maria Edera Spadoni. Quel viaggio segna un punto di partenza di una storia che in questi tre anni ha avuto diversi apici, la storia dei terzomondismi e della geopolitica mediorientale più spensierata che l’Italia recente ricordi. Nel Movimento cinque stelle, da molto prima dell’ascesa di Luigi Di Maio a candidato premier in pectore – con le conseguenti svolte sull’euro, sull’uso dei soldi, sulla tv, forse sul doppio mandato -, la politica estera è stata da sempre appaltata al gemello-rivale di Di Maio, Alessandro Di Battista, insediato nella commissione eteri, e a una cordata di parlamentari che non si sono fatti mancare ogni genere di spericolatezza verbale delle posizioni. Israele è spesso stato un loro bersaglio, ma si sono udite uscite scivolosissime sull’Isis, virtuosismi linguistici sull’Iraq, frasi non adeguatamente pesate su Hamas.

Ogni viaggio è stato sempre al limite dell’incidente diplomatico, o ha tessuto relazioni che andranno indagate meglio (come la partecipazione recentissima, sempre di Di Stefano, al congresso di Putin a Mosca). Occasioni esterne, come una visita del Dalai Lama alla Camera, si sono tramutate in spunti teatrali per mostrarsi rivoluzionari: come quando, intrufolatosi con Alessio Villarosa al cospetto del leader tibetano, che smozzicò una frase sulla corruzione in Cina, Di Battista gli fece: «È lo stesso in Italia. Stiamo combattendo la stessa battaglia che fate voi». In favor di telecamera.

Di Battista, che in un ipotetico governo cinque stelle sarà il candidato alla Farnesina, conquistò i riflettori per un ragionamento di questo tenore sull’Isis: «Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana». Il terrorismo, scrisse sul blog di Grillo, resta «la sola arma violenta rimasta a chi si ribella».

Paolo Bernini, deputato noto per le prese di posizione contro le scie chimiche, disse al Corriere: «Io sono antisionista. Per me il sionismo è una piaga». Vignaroli comunicò: «Eccomi a Gerusalemme, città della pace dove l’uomo occupa, separa, violenta». La critica ai governi israeliani è scivolata, insomma, molto spesso in zone sdrucciolevoli. Nel luglio 2014 sempre Di Stefano e Sibilia presentarono un’interrogazione per chiedere l’interruzione delle commesse militari con Israele. Il primo dei due scrisse, sul blog di Grillo, un passaparola che spiega il conflitto israelo-palestinese attribuendolo tout court al sionismo: «Comprendere a fondo il conflitto israelo-palestinese significa spingersi indietro fino al 1880 circa quando, nell’Europa centrale e orientale, si espandevano le radici del sionismo». E sul sionismo Bernini assurse a vette complottiste: «L’11 settembre? Pianificato dalla Cia americana e dal Mossad aiutati dal mondo sionista», disse alla Camera. A chi di recente gli chiedeva se Hamas per lui è terrorista o no, Di Stefano ha risposto: «È una questione secondaria, in questo contesto. I militanti di Hamas dicono: preferiamo morire lottando che continuare a vivere in una gabbia. Per definirli come terroristi o meno dovremmo vederli in una situazione di libertà. Cosa che in questo momento non hanno».

Già nel 2014 i cinque stelle formularono varie proposte di interruzione dei rapporti commerciali fra Italia e Israele. Ieri si sono limitati a dire che «non facciamo accordi sui prodotti che vengono dalle colonie israeliane dei Territori». Luigi Di Maio pare assai distante da tutto questo, ma allora la visita è stata organizzata un po’ alla svelta, e qualcuno nel Movimento, con quei compagni di viaggio, gli ha teso uno sgambetto, lungo la via dell’accreditamento in Israele.

La Stampa.it

Nella foto in alto: i parlamentari M5s  Manlio Di Stefano, Luigi Di Maio,e Ornella Bertorotta , nel corso del loro viaggio in Israele

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  • #1Stefano Cattaneo

    Però, parere personale, li avrei fatti andare a Gaza. Così stiamo dando il messaggio a milioni di simpatizzanti Cinquestelle che ci sia qualcosa di orribile da nascondere. Invece lasciandoli andare, vedevano che mangiano bevono e espletano.

    12 Lug 2016, 09:55 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Domandine per Di Maio e soci su Israele, per smetlerla con il cabaret

    Lettera al Direttore di Il Foglio

    Sarebbe interessante sapere dall’onorevole Di Maio se, nel malaugurato caso di una sua presidenza del Consiglio, oltre all’annunciato riconoscimento dello Stato palestinese, intenderebbe chiedere ai palestinesi anche il riconoscimento di Israele. Così, tanto per toglierci la curiosità.
    Paola Ceva

    Possono fare tutti i viaggi che vogliono in Israele, i compagni grillini, e possono far finta, da comici collaudati quali sono, che loro sì che sono amici di Israele, altroché. Possono continuare con questa sceneggiata oppure i Di Maio e Associati possono rispondere semplicemente ad alcune domande facili. Tipo: i signori che si fanno saltare in aria per uccidere israeliani ed ebrei fanno parte della categoria terrorismo o fanno parte della categoria l’esistenza? E’ disposto a dire che difendere la libertà di Israele significa difendere la libertà dell’occidente? E’ disposto a riconoscere, caro Di Maio, che il terrorismo che colpisce Israele non è soltanto un attacco a Israele ma è un attacco al simbolo di uno stile di vita libero e democratico? E’ disposto a impegnarsi a boicottare chiunque boicotti Israele’! E’ disposto a dire che Israele ha diritto a difendersi dal terrorismo’! E’ disposto a riconoscere che in Europa c’è un antisemitismo travestito da antisionismo che minaccia il diritto di un ebreo a manifestare in ogni luogo i simboli del suo credo? Tutto il resto è cabaret. Con vivissirna cordialità.

    (Fonte: Il Foglio, 12 Luglio 2016)

    13 Lug 2016, 17:21 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    «I Cinque stelle devono fare ancora tanti passi avanti»

    Quattro domande a Ruth Dureghello
    «Doveva essere una paciosa domenica coi bimbi» scherza il presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Invece fioccano le telefonate per commentare le notizie che giungono da Israele.

    – I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno protestato per non aver avuto il permesso di entrare a Gaza. Si aspettava questo seguito alla prima visita ufficiale dei pentastellati in Israele?
    «La visita non è finita e si può sempre migliorare ma finora ci sono state delle dichiarazioni un po’ contraddittorie, prime il sostegno alla soluzione due popoli per due Stati, poi la condanna della violenza di Hamas e ora Gaza. Se Israele, che è il massimo esperto mondiale di anti terrorismo, chiede delle autorizzazioni speciali per Gaza lo fa per la sicurezza dei parlamentari. Ma comunque, più di ogni altra cosa mi inquieta la dichiarazione unilaterale dei 5 Stelle sullo Stato di Palestina».

    – Cosa la inquieta? Di Maio ha parlato dei confini del ’67, quelli a cui rimanda la soluzione due popoli per due Stati.
    «I rappresentanti di 5 Stelle pongono il tema in modo un po’ superficiale, senza specificare di quale Stato palestinese parlano. Intendono uno
    Stato governato da quello stesso Hamas di cui hanno condannato la violenza? Quello dell’Autorità Nazionale Palestinese che non perde giorno per mostrarsi ambigua e violenta? Uno Stato teocratico sul modello dell’Iran?».

    – Che impressione ha, per il momento, di questa visita del Movimento 5 Stelle?
    «Ho guardato e guardo con attenzione al fatto che si tratta di una visita in Israele per la quale si è impegnata anche l’ambasciata. So che quello del M5S è un popolo variegato e con tante anime. Ma, posto che la visita non è finita, mi pare che si debbano ancora fare parecchi passi avanti nella conoscenza della realtà israeliana. Non dico che sono rimasta male, ma mi sarei aspettata una maggiore consapevolezza e più lungimiranza dopo quanto negli ultimi mesi si è parlato di Israele a proposito del contro-terrorismo».

    – Come Comunità ebraica romana avete incontrato la neoeletta Virginia Raggi?
    «Ovviamente sì, è la nostra interfaccia. La Raggi è all’inizio del suo percorso da sindaco e non abbiamo ancora avuto modo di affrontare le tematiche legate ad Israele e anche a lei abbiamo ribadito il legame sentimentale che ci lega a quella terra. Altra cosa è la visita di parlamentari e del vice presidente della Camera».

    (Fonte: La Stampa, 11 Luglio 2016)

    13 Lug 2016, 17:22 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Israele non è un ponte verso Hamas

    di Fiamma Nirenstein

    Tutti hanno diritto di visitare Gaza, ma non si può chiedere a Israele di prendersi la responsabilità di introdurvi una delegazione parlamentare italiana: Gaza è dominata da Hamas, un’organizzazione terrorista molto attiva contro cittadini, donne, bambini israeliani; che domina con prepotenza islamista; che per prendere il potere compì una strage di palestinesi; che ha organizzato e rivendicato migliaia di attacchi terroristici e di rapimenti; che perseguita i cristiani; sotto il cui dominio è stato anche ucciso il giovane Vittorio Arrigoni; che è dotato di uno statuto in cui si promette lo sterminio di tutti gli ebrei. A Cinque Stelle non importa? Vuole portare i sentimenti della sua simpatia perché pensa che due Stati per due popoli sia una formula cui aderirebbero volentieri? Prego, ma è del tutto evidente che la sua insistente richiesta è una provocazione fatta a Israele per dimostrargli la sua antipatia così da compiacere un pubblico che segue sulla sua democraticissima «Rete». I consueti commenti su Israele, inaugurati da Grillo stesso, sono collezioni di un sacco di balle. Soprattutto ci si richiama a principi mal conosciuti, forse mai letti, vani come i comunicati della delegazione che dicono che Israele gli ha dato «un cattivo segno». La cosa risulta vuotamente, frivolmente minacciosa, una specie di ruggito del topo di fronte ai grandi problemi del Medio Oriente. M5S ignora che Hamas punta alla delegittimazione di Israele, che vorrebbe vederlo sparire? Avendo già sgomberato Gaza per averne in cambio gli attacchi quotidiani dei missili di Hamas, Israele ha ben diritto di difendere la sua popolazione. Ma nessuno si angoscerà troppo per l’ignoranza di questi Uomini Nuovi sul conflitto mediorientale. Perché comunque se si vogliono trovare segnali della loro grande esperienza in politica internazionale, si frequentino le loro frequenti espressioni di entusiasmo per l’Iran degli Ayatollah.

    (Fonte: il Giornale, 11 Luglio 2016)

    13 Lug 2016, 17:22 Rispondi|Quota
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