Gaza: scoperti altri legami tra dipendenti ONU e Hamas

 
Emanuel Baroz
10 agosto 2016
4 commenti

Dipendenti Onu a Gaza al servizio di Hamas

di Nadia Ferrigo

onu-gaza-palestinesi-ong-focus-on-israelIl governo israeliano ha chiesto alle Nazioni Unite «un’inequivocabile condanna nei confronti di Hamas», colpevole «di aver sfruttato il sistema degli aiuti umanitari internazionali a proprio favore» e di assicurarsi «che le attività umanitarie a Gaza assistano chi ne ha bisogno, non i leader dell’associazione terroristica». Israele ieri ha informato il Segretariato generale delle Nazioni Unite dell’arresto di Waheed Borsh, 38 anni, ingegnere palestinese che ha lavorato a Gaza per la Undp, il programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo.

Secondo quanto rivelato dall’agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet, Waheed Borsh ha ammesso di aver aiutato il movimento oltranzista usando le risorse delle Nazioni Unite per costruire un molo militare, agevolando poi la ricostruzione delle abitazioni dei militanti di Hamas. Borsh sarebbe stato incaricato direttamente dall’organizzazione palestinese di entrare nel programma dell’Onu: tra i suoi compiti ci sarebbe stato anche quello di comunicare il ritrovamento di armi e aperture di tunnel. L’uomo, arrestato lo scorso luglio, avrebbe poi rivelato il nome di altri palestinesi alle dipendenze dell’Onu per conto di Hamas, che ha respinto le accuse bollandole come «scorrette e infondate, parte dell’impegno israeliano per stringere l’assedio su Gaza».

È il secondo caso in pochi giorni: la scorsa settimana Israele ha accusato Mohamed Halabi, direttore di World Vision Gaza, di aver dirottato milioni di dollari dati in beneficenza per scopi militari. L’avvocato di Halabi ha respinto le accuse.

(Fonte: La Stampa, 10 Agosto 2016, pag. 13)

Nelle due foto in alto: a sinistra Wahid Abdullah Burash e alcuni esponenti di Hamas

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  • #1Emanuel Baroz

    10 agosto 2016 – Un dipendente del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) nella striscia di Gaza, il 38enne Wahid Abdullah Burash originario di Jabalia, arrestato lo scorso 16 luglio, è stato incriminato martedì con l’accusa d’aver sfruttato la sua posizione allo scopo di aiutare le attività terroristiche di Hamas. Lo hanno comunicato martedì i servizi di sicurezza israeliani. A Burash, che lavorava come ingegnere per l’UNDP dal 2003, era stato affidato il compito di sovraintendere alla demolizione di edifici danneggiati dalla guerra e allo sgombero delle macerie. Secondo gli investigatori, nel 2014 Burash venne incaricato da un alto esponente di Hamas di usare la sua posizione per aiutare concretamente l’organizzazione terroristica. Fra le varie attività svolte in questo contesto, nel 2015 Burash ha contribuito a costruire un approdo marittimo ad uso dell’ala militare di Hamas nel nord della striscia di Gaza usando risorse fornite dall’UNDP. Sempre nel 2015, Burash utilizzò la sua posizione per indirizzare lo sforzo di ricostruzione verso le zone abitate dagli esponenti di Hamas. Burash ha anche spiegato che, quando armi o sbocchi di tunnel terroristici vengono scoperti dentro case in cui sono in corso lavori nell’ambito dei progetti UNDP, la procedura che dovrebbe denunciare il fatto non viene seguita. Infine Burash ha confermato agli investigatori che molti altri palestinesi che lavorano per le organizzazioni umanitarie internazionali sono segretamente al servizio di Hamas. La scorsa settimana i servizi di sicurezza israeliani avevano rivelato che ingenti fondi della ong umanitaria World Vision sono stati utilizzati da Hamas per scopi terroristici.

    (Fonte: Israele.net)

    11 Ago 2016, 23:53 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Israele si aspetta che l’Onu si accerti che gli aiuti umanitari non finanzino Hamas

    GERUSALEMME – Gerusalemme si aspetta che l’Onu, ed in particolare le sue agenzie umanitarie, condannino Hamas per lo sfruttamento del sistema di aiuti umanitari per i propri interessi e prenda misure concrete per accertarsi che le attività umanitarie aiutino chi ne ha bisogno a Gaza e non finanzino i leader terroristi. E’ quanto ha fatto sapere il ministero degli Esteri israeliano attraverso un comunicato indirizzato all’ufficio del segretario delle Nazioni Unite ed i responsabili del programma allo sviluppo dell’Onu (Undp), diffuso anche alle sedi diplomatiche presenti nel mondo. Il dicastero degli Esteri israeliano ha informato e fornito i dettagli dell’arresto di Wahid Abdullah Burash, un ingegnere palestinese dipendente delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, accusato di aver usato la sua posizione all’interno dell’organizzazione per sostenere l’organizzazione terroristica Hamas, prosegue la nota diplomatica.

    (Fonte: Agenzia Nova, 10 Agosto 2016)

    11 Ago 2016, 23:53 Rispondi|Quota
  • #3Daniel

    Israele. Arrestato membro Onu. Avrebbe aiutato Hamas

    Le autorità israeliane hanno arrestato un dipendente dell’Onu, accusato di aver fornito «materiale di aiuto» ad Hamas. Si tratta di Waheed Borsh, che ha lavorato per il Programma di sviluppo delle nazioni Unite fin dal 2003. Le manette per lui sono scattate il 16 luglio scorso, facendone il secondo operatore umanitario incriminato da Israele la settimana scorsa. Borsh, 38 anni e proveniente da Jabaliya nel nord di Gaza, sarebbe stato reclutato da «un esponente autorevole dell’organizzazione terrorista per piegare il lavoro del Programma dell’Onu agli interessi militari di Hamas». L’annuncio dell’arresto dell’uomo, che avrebbe confessato, arriva dopo quella riguardante l’incriminazione del capo locale di World Vision, una ong internazionale di religione cristiana e basata negli Stati Uniti, che a Gaza avrebbe dirottato milioni di dollari provenienti da fondi internazionali verso il movimento islamista.

    (Fonte: Il Tempo, 10 Agosto 2016)

    11 Ago 2016, 23:57 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Il mercato contro i boicottatori

    Da Gerusalemme all’America, è guerra economica al BDS

    di Marco Valerio Lo Prete

    Le vie del finanziamento all’odio anti israeliano sono infinite, o quasi. Questa settimana perfino l’Undp, cioè il programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite, si è mostrato pubblicamente in imbarazzo di fronte all’ultima scoperta della giustizia israeliana: l’ingegnere Waheed Borsh, dipendente Onu, ha infatti ammesso di aver dirottato aiuti umanitari dell’agenzia per costruire un piccolo porticciolo utilizzato dai terroristi di Hamas, e di aver privilegiato la ricostruzione delle case di alcuni leader dello stesso movimento islamista. “Siamo molto preoccupati”, hanno detto dall’Undp rispondendo al governo israeliano che ora sollecita un’inchiesta interna.

    La settimana scorsa lo stato ebraico ha indagato anche la filiale palestinese di World Vision, organizzazione non governativa evangelica nota in tutto il mondo, il cui direttore per le operazioni a Gaza, Mohammed el Halabi, avrebbe ammesso di aver girato milioni di dollari di aiuti umanitari sempre a Hamas. Subito il governo australiano e quello tedesco, sponsor istituzionali di World Aid al fianco tra gli altri della Commissione europea, hanno sospeso i nuovi finanziamenti destinati all’ong.

    Le autorità israeliane, d’altronde, sono oramai abituate a monitorare quanto più attentamente possibile l’uso dei fondi pubblici stranieri che arrivano nella Striscia di Gaza. E’ più recente, invece, il tentativo di fornire una risposta efficace al rafforzarsi in tutto il mondo del movimento BDS, cioè per la promozione di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro lo stato ebraico. Domenica scorsa, per esempio, il governo di Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che insedierà una commissione speciale con l’incarico di espellere “gli attivisti impegnati nel boicottaggio di Israele o nella sua delegittimazione”. Misure radicali, la cui portata effettiva si potrà valutare solo con il passare del tempo. Intanto però si registrano le prime risposte “di mercato” al BDS. Più propriamente Benjamin Weinthal, fellow della Foundation for Defense of Democracies, in un saggio apparso sull’International Jerusalem Post, parla di “economic warfare” contro il boicottaggio, specie quando quest’ultimo non si limita più al solo mondo accademico. Il metodo è quello sintetizzato a luglio dal governatore democratico dello stato di New York: “E’ molto semplice: se tu boicotti Israele, New York boicotterà te”.

    Così per esempio il senatore dello stato dell’Illinois, Mark Kirk, ha chiesto e ottenuto che la banca tedesca Commerzbank avviasse un’indagine interna su un conto corrente destinato a foraggiare il BDS, portando alla chiusura dello stesso conto. Altro caso: quando la società inglese G4S (sistemi di sicurezza) ha deciso di abbandonare Israele su pressione del BDS, lo stato dell’Illinois ha minacciato di ritirare tutte le commesse pubbliche assegnate all’azienda, spingendola così a un parziale ripensamento. Weinthal, sulla versione internazionale del Jerusalem Post, sostiene che di iniziative simili se ne registra un numero crescente, seppure non ancora pari agli atti di boicottaggio. In Europa, secondo il ricercatore, sarà più complesso attivarsi in questo senso, anche se non impossibile. Difficile infatti contrastare i migliaia di micro finanziamenti come quelli che arrivano da municipi e comuni alla volta di manifestazioni pro BDS. Oppure frenare per esempio i soldi giunti direttamente dall’Iran alla Moschea Blu e al Centro islamico di Amburgo, in Germania, luoghi di culto già promotori di sit-in per la cancellazione di Israele; il giornale Hamburger Morgenpost ha dimostrato che le risorse passano attraverso la locale Hamburg Sparkasse: “Adesso chiudere i rubinetti – conclude Weinthal – è solo una questione di volontà politica”. In America questa volontà s’intravvede, ma in Europa?

    (Fonte: Il Foglio, 11 Agosto 2016)

    14 Ago 2016, 18:04 Rispondi|Quota