“Troppo turbolenti e hanno già fin troppo”: così l’arcivescovo di Torino Fossati rifiutò di aiutare gli ebrei dopo la Shoah

 
Emanuel Baroz
7 ottobre 2016
4 commenti

Il cardinale Fossati: niente aiuti agli ebrei sono turbolenti e hanno già fin troppo”

Alla fine della guerra, l’arcivescovo di Torino disse no all’assegno del Vaticano destinato a un campo di rifugiati. Una studiosa ha ritrovato la lettera del rifiuto.

di Ariela Piattelli

fossati-cardinale-torino-ebrei-focus-on-israelNel marzo del 1946 l’Arcivescovo di Torino Maurilio Fossati rispediva al mittente, al Vaticano, un assegno di 100 mila lire destinato agli aiuti per i mille ebrei scampati ai campi di sterminio nazista, ospitati nel campo profughi di Grugliasco, una delle stazioni di sosta, prima di prendere il mare per la Palestina. I sopravvissuti all’orrore, tutti stranieri, non erano considerati degni della carità perché «in massima parte soggetti turbolenti, trattati troppo bene e che abusano vendendo al mercato nero quello che sovrabbonda, che lasciano molto a desiderare quanto a moralità, donne in soli calzoncini succinti». Lo rivela un documento straordinario, ritrovato quasi per caso da Giulietta Weisz, ricercatrice volontaria dell’Associazione Italia-Israele. La lettera firmata dal Cardinal Fossati del 31 marzo del ’46, in cui spiega al Monsignor Baldelli della Pontificia Commissione Assistenza a Roma le ragioni del rifiuto dell’assegno, riporta parole durissime e di disprezzo nei confronti degli internati.

Il comandante del campo di Grugliasco, il Maggiore Brunnel, timoroso che il Vaticano potesse entrare nei suoi affari e aprire un’inchiesta sul campo, aveva convinto il Cardinale, prima con una visita, poi con un rapporto dettagliato, che i mille sopravvissuti alla Shoah erano trattati fin troppo bene e che non era necessario altro denaro visto che di loro se ne occupavano già gli alleati (come l’Unrra – «United Nations Relief and Rehabilitation Administration» e l’ente ebraico «American Joint Distribution Committee» ). Ed è bastato poco per convincere Fossati ad impedire che l’assegno fosse destinato agli aiuti. Brunnel era andato da lui con due crocerossine, descritte dall’Arcivescovo nella lettera ritrovata come «persone mature, di molto criterio, ottime cristiane».

«Parrebbe che dalla strage degli ebrei siano sopravvissuti i meno degni: ungheresi e rumeni poi sono i più cattivi» scrive ancora Fossati, riportando le parole di una delle accreditate sorelle.

E con la promessa che forse in un pomeriggio libero avrebbe visitato il campo, il cardinale allega alla missiva l’assegno, perché era inutile che «il S. Padre sprecasse denaro per loro (i sopravvissuti)».

Il documento è stato ritrovato per caso da Weisz, nel corso di un’altra ricerca. «Cercavo notizie sulla permanenza di Judith Arnon (personaggio della danza israeliana) in un convento ad Avigliana – spiega Weisz – Sono andata in Curia e nel corso della ricerca ho visto sporgere un foglio ingiallito da una cartella. Era la lettera di Fossati. Mi sono subito resa conto della portata storica del documento, che mi ha rivelato un’unica realtà. Si trattava di una dichiarazione di puro antisemitismo. Ogni parola della lettera che si riferisce ai sopravvissuti, a gente che ha perso ogni cosa e che porta i segni dell’orrore nel corpo e nella mente, è durissima. Ma la citazione della suora crocerossina sui “meno degni” mi ha colpito di più. Sono figlia di un ebreo ungherese, e ho trovato queste parole insostenibili».

Dopo la scoperta della lettera, la ricercatrice è andata a verificare se questa era conservata anche nell’archivio segreto vaticano.

«Ho trovato una cartella sulla corrispondenza, ma era vuota – continua -. È presumibile che qualcuno abbia ritenuto il documento scomodo». Ieri sera la Weisz insieme a Laura Camis de Fonseca, ha presentato il documento a Torino durante l’evento dell’Associazione Italia-Israele «Shoah, Alia Bet e Vaticano. Un ritratto del Cardinale Maurilio Fossati e della politica di Pio XII verso gli ebrei».

«Questo terribile documento è una goccia in un mare – dice Angelo Pezzana, direttore di Informazione corretta, da sempre impegnato su questo tema – nel sommerso degli archivi secretati che il Vaticano si rifiuta di rendere pubblici, impedendo così agli storici di conoscere e studiare quanto avvenuto durante la Shoah e negli anni successivi».

La Stampa.it

Nella foto in alto: l’arcivescovo di Torino nel 1946 Maurilio Fossati

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Commento

  • #1Emanuel Baroz

    L’Osservatore difende la memoria del cardinale Fossati dalle accuse di antisemitismo

    http://www.farodiroma.it/2016/10/07/losservatore-difende-la-memoria-del-cardinale-fossati-dalle-accuse-di-antisemitismo/

    8 Ott 2016, 21:34 Rispondi|Quota
    • #2Emanuel Segre Amar

      Il contenuto della lettera riprodotta su la stampa da Ariela Piattelli comunque resta un punto fermo@Emanuel Baroz:

      8 Ott 2016, 22:35 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Shoah: Weisz, documento su card. Fossati in archivio Curia

    Dopo polemiche su articolo su antisemitismo arcivescovo Torino

    (ANSA) – ROMA, 8 OTT – “Non sono una storica, ma non mi sono inventata niente, tanto è vero che nessuno contesta o smentisce il testo della lettera-manoscritta del cardinal Maurilio Fossati, che chiunque può consultare nel “fascicolo Unrra” presso gli archivi della Curia di Torino”. E’ quanto scrive all’ANSA, Giulietta Weisz, in relazione all’articolo della Stampa di ieri su un asserito “antisemitismo” del card. Fossati, posizione che è stata poi contestata dall’Osservatore Romano in un ampio articolo.

    “Le parole del card. Fossati – spiega Giulietta Weisz – anche quando riporta dichiarazioni di altri verso gli ebrei reduci dai campi di sterminio, sono per me sprezzanti e inaccettabili, non emanano lo spirito della carità cristiana e dell’amore verso il prossimo, che sono le fondamenta del cristianesimo, e per cogliere questo, di certo non c’è bisogno né di una laurea in storia né di essere storici”.

    “Personalmente resto dell’opinione che l’Arcivescovo Fossati, riportando le parole della crocerossina “ottima cristiana”: “Parrebbe che dalla strage degli ebrei, siano sopravvissuti i meno degni: Ungheresi e Rumeni poi sono i più cattivi” ne abbia condiviso il significato. Vorrei aggiungere che mio padre era un ebreo ungherese sopravvissuto e che sicuramente è stato degno di vivere”, conclude Weisz. (ANSA).

    8 Ott 2016, 21:34 Rispondi|Quota
  • #4Parvus

    Che Dio lo maledica in eterno.

    8 Ott 2016, 21:57 Rispondi|Quota