Marwan Barghouti: altro che sciopero della fame!

 
Emanuel Baroz
9 maggio 2017
5 commenti

Barghouti, l’eroe di carta che mangia di nascosto come un topo

di Gianpaolo Santoro

Eccolo qua Marwan Barghouti , l’ultimo “eroe” terrorista, l’uomo che ha invocato la rivolta delle carceri, che ha tentato di coagulare intorno al suo nome l’ultimo attacco ad Israele, che con la complicità del New York Times ha scritto un editoriale al mondo cercando di riabilitarsi e riabilitare le sue sporche lotte. Eccolo qua, l’uomo che ha lanciato lo sciopero della fame mangiare di nascosto come un topo una tortilla nel bagno della prigione, smascherato impietosamente dai filmati prodotti dal “Prison Service ” di Israele, svergognato come l’ultimo degli imbroglioni, svergognato come l’ultimo dei bugiardi, l’ultima menzogna di una storia basata sulle menzogne. Eccolo qui un uomo senza parola.

Decine e decine di manifestazioni pro Barghouti sono state effettuate in gran parte del mondo: “si sostengono bevendo acqua e sale”, si ripeteva come un mantra: abbiamo avuto una singolare manifestazione anche alla nostra Camera dei deputati, una sorta di grido d’allarme di alcuni deputati del Campo Progressista, un modo per scuotere le coscienze. Centinaia di prigionieri dal 17 aprile l’hanno seguito nelle carceri facendo lo sciopero della fame e così hanno fatto quelli dello Shabibah, il movimento studentesco di Fatah. Tutto questo è stato così tradito nell’angolo buio di un bagno da un uomo che ancora una volta non ha saputo dar seguito alla sua parola. Che ha detto una cosa e ne ha fatto un’altra.

 

Ora si potrà fare tutta la dietrologia di questo mondo come già qualcuno ha cominciato a fare (dicono che è stato messo del cibo come esca e bla bla bla ) ma questo non cambia di una virgola la situazione: Barghouti era, ed oggi è ancora di più, un eroe di carta, un vile terrorista con un pedigree sporcato dal sangue, come solo può essere quello del capo durante la Seconda Intifada della Brigata dei Martiri di Al Aqsa, ala combattente e oltranzista di Fatah, di un uomo che ha a suo carico 21 capi di imputazione per omicidio che gli sono valsi ben cinque ergastoli. Un uomo che merita solo disprezzo. E silenzio.

Italia Israele Today

Thanks to Progetto Dreyfus

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  • #1Emanuel Baroz

    Truffa mediatica: lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi

    di Niram Ferretti

    http://www.progettodreyfus.com/truffa-sciopero-della-fame-dei-detenuti-palestinesi/

    9 Mag 2017, 17:05 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Ma quale sciopero della fame. Ecco come Marwan Barghouti prende tutti per i fondelli

    http://www.rightsreporter.org/quale-sciopero-della-fame-marwan-barghouti-prende-tutti-fondelli/

    9 Mag 2017, 17:05 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Lo snack e il senso dell’onore

    di Ugo Volli

    Cari amici,

    immagino che abbiate visto tutti il filmato del capo dello sciopero della fame Marwan Barghouti che mangia di nascosto in un angolo della sua cella (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinian-hunger-strikers-are-being-cynically-exploited-says-Israeli-minister-490096) e abbiate letto il giusto e bel commento di Deborah Fait (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66273). Immaginatevi ora se fosse stato diffuso un filmato del genere riguardante Marco Pannella durante uno dei suoi scioperi della fame. (Badate, non mi sogno di paragonare Pannella, un sincero democratico, fra l’altro da sempre amico di Israele, e Barghouti, un capo terrorista condannato a cinque ergastoli per la responsabilità legale accertata in giudizio, di altrettanti vili omicidi terroristici). Be’, Pannella ne sarebbe uscito distrutto e con lui anche la sua protesta. Probabilmente i servizi penitenziari israeliani immaginavano che l’effetto sarebbe stato analogo e per questo hanno corso il rischio di svelare un dispositivo di sicurezza delle celle che certamente sarebbe stato preferibile lasciare segreto.

    E invece no, sembrerebbe che il sostegno, non travolgente in verità, delle piazze arabe e di quella palestinista per lo sciopero della fame non sia stato travolto da questo scandalo. La moglie di Barghouti, che è un’infaticabile agit prop del candidato successore di Mohammed Abbas alla dittatura dell’Autorità Palestinese ha detto che era un trucco, un falso e insieme una violazione della sua privacy (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4958906,00.html), le autorità palestiniste che seguono tiepidamente l’autocandidatura agitatoria di Barghouti hanno assentito (tanto a parlar male di Israele non si sbaglia mai), gli ultrasinistri (anti)israeliani delle Ong e dintorni hanno incolpato, invece che Barghouti, il pubblico israeliano che badava a questo trucco invece che interrogarsi sui poveri terroristi infelici (https://972mag.com/israelis-simply-dont-want-to-know-about-palestinian-prisoners/127186/) e tutto si chiude qui.

    Vale la pena di chiedersi il perché di questa reazione. Un fatto da considerare è che Barghouti non è affatto il solo a barare in questo sciopero (http://www.jerusalemonline.com/news/middle-east/israeli-palestinian-relations/more-palestinian-security-prisoners-recorded-eating-28344). Quindi è un atteggiamento condiviso: dichiarare una cosa e farne un’altra, ingannare i nemici. Si tratta di un modo di fare che ha radici profonde nella tradizione islamica: ci sono molti esempi di inganno e dissimulazione nella vita stessa di Maometto e c’è una teoria della menzogna per fede (“taqiyya” : http://islamicamentando.altervista.org/160/), che da sempre non solo è concessa come attenuante ai guerrieri islamici contro gli infedeli, ma è vivamente raccomandata e considerata meritoria: tutto il contrario dell’etica degli eroi greci o dei cavalieri europei. Beninteso sono cose che sono state fatte in tutte le culture, ma altra cosa è praticarla con un po’ di vergogna (come i Greci avevano di Ulisse) altra è teorizzarla come virtù.

    Ma c’è di più. Ho letto di recente la splendida ricostruzione della battaglia di Gerusalemme durante la guerra dei sei giorni contenuta nel libro di Abraham Rabinovich “The Battle for Jerusalem: An Unintended Conquest”. Fra i mille altre dettagli notevoli, vi si narra della stupefazione dei combattenti israeliani nel notare che i caduti dall’altra parte erano più o meno tutti soldati semplici, senza quasi ufficiali. La dottrina tattica israeliana ha sempre richiesto ai comandanti di plotone e di compagnia (insomma agli ufficiali inferiori, ma certe volte anche a quelli superiori) di condurre letteralmente i loro uomini in battaglia, di precederli nelle avanzate, di entrare fra i primi nei luoghi pericolosi, il che comporta che i caduti e i feriti siano proporzionalmente molto più numerosi fra gli ufficiali. Questa è una parte importante della fiducia e del coraggio dei reparti israeliani e dunque della loro efficienza in combattimento. Gli arabi almeno quelli che hanno incontrato gli eserciti israeliani, non fanno così: avanti vanno i soldati semplici, nel terrorismo le donne e i ragazzini. I più importanti stanno dietro, schermati dai più deboli. A loro sembra naturale: Barghouti, per esempio, è stato sì il responsabile di numerosi azioni terroriste, fra cui una mezza dozzina di omicidi dimostrati in tribunale, ma si è sempre ben guardato da andare lui sul campo, di indossare lui le orride armi dei terroristi suicidi: indottrinava gli altri, pianificava l’azione, spediva ragazzini donne “disonorate”, gente disperata: armiamoci e partire. E Mohammed Abbas, che fa tanto il guerrigliero da darsi addirittura un “nome da battaglia”, Abu Mazen. Si dice che abbia pertecipato all’orribile strage terrorista di Monaco, che certo non è un onore; ma l’ha fatto da organizzatore e finanziatore, stando ben sicuro in Medio Oriente. Lo stesso si può dire di Arafat, che ostentava la sua pistola, la portò anche all’Onu e nel Parlamento Italiano, a vergogna della presidentessa Nilde Iotti che glielo consentì (https://www.loccidentale.it/articoli/73048/arafat-si-gheddafi-no-al-senato-si-svelano-tutte-le-ipocrisie-della-sinistra); ma preferiva di gran lunga che a rischiare di farsi ammazzare in combattimento andassero i suoi sottoposti.

    La stessa cosa succede ora con lo sciopero della fame: lui ha lanciato la “lotta”, non pretenderete mica che vi partecipi davvero… Del resto la stessa cosa l’aveva già fatta nel 2004, all’inizio della sua detenzione: aveva aderito a uno sciopero della fame ma era stato beccato anche quella volta a mangiare (trovate qui la menzione dell’episodio http://www.jns.org/news-briefs/2017/5/8/palestinian-terrorist-prisoner-barghouti-caught-secretly-eating-during-hunger-strike). Il capo dello sciopero della fame viene avanti per ultimo, mangia qualcosa perché i danni li subiscano i meno importanti di lui. Secondo tradizione.

    Insomma chi ha pensato che i palestinisti si sarebbero scandalizzati a vedere il loro eroe a mangiare di nascosto uno snack nel cesso, ha fatto un errore etnografico, non ha capito quale sia il sentimento dell’onore in una società che non vede niente di male nello sgozzare le ragazzine, pugnalare gli anziani, ammazzare a sassate i neonati. Purché siano ebrei, naturalmente.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66284

    10 Mag 2017, 19:16 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Le merendine di Marwan Barghouti

    di Deborah Fait

    Sono sincera, quando ho visto il breve video di Barghouti, il macho terrorista, quello che si fa fotografare con le mani incatenate alzate come un eroe, che, furtivamente, addenta delle merendine, mi sono messa a ridere fino alle lacrime. Barghouti, capite? Quello che i suoi ammiratori chiamano “il Mandela dei palestinesi”, il pluriergastolano dalle mani grondanti sangue ebraico…. Barghouti quello che ha ideato lo sciopero della fame seguito da altri suoi colleghi assassini, circa 1500 all’inizio, ridottisi a 800 dopo 20 giorni, e prevedo che il numero diminuirà ancora non appena sapranno che il loro leader maximo li ha presi bellamente in giro e si nutre di merendine e salatini nascosto nel gabinetto della sua cella. http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinian-hunger-strikers-are-being-cynically-exploited-says-Israeli-minister-490096

    Il video pubblicato dal Jerusalem Post mostra due filmati diffusi dalla prigione in cui è rinchiuso il terrorista che, con movimenti furtivi, scarta qualcosa che poi porta alla bocca. Buon appetito, grande eroe palestinista! Lo sciopero indetto da Marwan Barghouti è partito il 17 aprile ma naturalmente il terrorista non sembra dimagrito. Credo bene, a forza di mangiare merendine al cioccolato è difficile perdere peso.

    A questo punto mi aspetto che il prestigioso New York Times, che ha avuto la vergogna di pubblicare una lettera aperta dell’ergastolano presentandolo come “palestinian leader e parlamentarian”, abbia il coraggio e l’onestà di diffondere il filmato di questo patetico personaggio capace di ammazzare gli ebrei senza batter ciglio ma tanto deboluccio da non poter affrontare i morsi della fame. Questo fattaccio patetico e ridicolo apre a un secondo regionamento: la capacità di mentire insita nel carattere arabo/islamico, la famosa taqiyya ovvero ambiguità, dissimulazione, menzogna. E bravo Marwan Barghouti, degno figlio del popolo che non c’è, degno luogotenente del fu Arafat, degno rappresentante del male che alberga nella società palestinista il cui presidente, decaduto da 8 anni dall’incarico di dittatore, Abu Mazen, ha osato dire a Donald Trump che nelle scuole palestinesi si insegna la pace. Si, si, proprio così. Il bravo angelo della pace, quello che ha diffidato gli ebrei dal posare il “loro sporchi piedi” sul suolo della moschea di Al Aqqsa, quello che accusa Israele di avvelenare l’acqua dei palestinesi, quello che intitola ai terroristi scuole, strade e piazze, quello che paga 300 milioni di dollari all’anno agli assassini di ebrei e alle loro famiglie, proprio lui, ha avuto la faccia tosta di asserire che ai bambini palestinesi si insegna la pace.

    Abu Mazen, seguendo l’esempio del suo predecessore, va spesso in visita nelle scuole palestiniste, chiede ai bambini cosa pensano degli ebrei per sorridere felice quando si sente rispondere che sono maiali o cani da sgozzare e poi raccontare a Trump che la pace è il leit motiv dell’insegnamento nelle scuole palestiniste. Per chiunque abbia un normale senso del pudore queste parole sono come una coltellata nello stomaco. Come asserisco da sempre, questa gente ha la genialità del male, un male che viene accettato di buon grado da una gran parte dell’umanità, complice il dilagante odio per gli ebrei e Israele. Un male che non ha fine, che porta a chiudere tutte e due gli occhi davanti alla barbarie palestinese, a tappare le orecchie e ad addormentare il cervello dinnanzi allo stupro che regolarmente fanno della verità e della storia. Ma non solo questo, noi stiamo vivendo in un mondo malato gravemente. Un mondo che, fregandosene di tutte le guerre che insanguinano il Medio Oriente e fanno morire centinaia di migliaia di bambini, trova il tempo di cancellare il legame millenario tra Israele in quanto Popolo e Gerusalemme sua eterna Capitale, un mondo che difende il terrorismo soprattutto se palestinese.

    Un mondo che, recentissimamente, quasi in contemporanea con l’infame risoluzione contro l’ebraicità di Gerusalemme, ha fatto entrare l’Arabia Saudita nella commissione che tutela i diritti delle donne all’interno di quell’organismo inutile e dannoso che risponde al nome di Nazioni Unite. E’ superfluo ricordare a chi legge che in quel paese le donne non hanno nemmeno il diritto di guidare l’auto o di uscire di casa se non accompagnate da un uomo della famiglia. A questo punto, ragionevolmente, uno si chiede se, oltre ad essere dei pagliacci, questi dell’ONU abbiano ancora il diritto di esistere. Naturalmente, prima dell’Arabia Saudita, altri “campioni di libertà” hanno fatto parte della commissione, l’Iran, per esempio, che le donne le impicca, se adultere, e le fa sposare a 8 anni con vecchi schifosi.

    L’ONU che rappresenta questo tipo di società barbara e primitiva non ha più senso di esistere. Si, viviamo in un mondo alla rovescia che premia lo schifo e nega o ignora il giusto che ancora esiste. Viviamo in un mondo dove viene dichiarato eroe e leader di un popolo inventato chi ammazza ebrei e si fa sorpendere a mangiare merendine seduto sul water come un patetico vigliacco, a dimostrazione di quanto i cosiddetti combattenti per la libertà palestinisti se ne freghino della loro gente e di quanto siano capaci di prendere tutti cinicamente per i fondelli. Che decadimento! Che pena! Che vergogna! Nemmeno i terroristi sanno resistere alla cioccolata.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=66273

    10 Mag 2017, 19:17 Rispondi|Quota
  • #5Luisa Morgantini

    Vergognatevi! Provo per voi una pena profonda. Le richieste dei prigionieri sono un loro diritto secondo le Convenzioni di Ginevra che Israele ha firmato ma non rispetta. Trovo indecente ogni vostra parola solo tese a nascondere la verità dei fatti. Non sono i palestinesi a confiscare le vostre terre e ad occupare militarmente lo Stato di Israele parlo di quello dove i confini sono quelli del 1967. E’ Israele che non ha mai definito i propri confini e sempre di più hanno spazio fondamentalisti religiosi o laici che ritengono che quella terra sia loro X diritto divino. E che dire di quei coloni che vanno a fare il barbecue davanti alle prigioni, disumani e volgari . Per fortuna in Israele vi sono ancora persone che conservano umanità e valori e si rifiutano di essere coloni e difendono la libertà di tutte e tutti e nel mondo ebraico tante sono le voci che dicono non in mio nome. Sono loro a salvare Israele non certo il vostro odio e falsificazione della realtà. Non mi interessa se Marwan Barghouthi mangia una tortina, mi interessa che ogni prigionieri sia trattato umanamente e secondo il diritto internazionale. Si vergognatevi.
    Luisa Morgantini

    10 Mag 2017, 21:10 Rispondi|Quota