Quando i terroristi palestinesi eliminarono due giornalisti italiani

 
Emanuel Baroz
10 settembre 2017
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I killer dell’Intelligence palestinese eliminarono i due giornalisti italiani

Olp e Settembre Nero: De Palo e Toni considerati spie sul traffico d’armi e sui campi di addestramento frequentati anche da Br, Raf, Ira ed Eta. In questi giorni il 37o del sequestro.

di Massimo Numa

Gli scenari sono diversi ma c’è una storia, tragica, avvenuta in Libano nel lontano 1980 che assomiglia molto al caso di Giulio Regeni, il ricercatore rapito e ucciso in Egitto nel gennaio 2017 perché ritenuto una spia, inviata da elementi dei “Fratelli Musulmani” radicati a Cambridge, sede dell’università di cui Regeni era ricercatore. E così, dopo 37 anni, la verità sulle scomparsa (e sulla morte) di due giornalisti italiani, Graziella De Palo e Italo Toni, avvenuta il 2 settembre 1980, arriva semplice e lineare, nonostante gravi ancora il segreto di Stato solo sulle carte relative ai rapporti tra Italia e Olp, dopo danni di depistaggi e di silenzi. La racconta un ex dirigente dei servizi segreti italiani, allora giovanissimo, che indagò negli Anni ’80 sulla vicenda: “Sapevamo tutti i particolari della morte dei due giornalisti, chi li aveva rapiti, poi detenuti in una base palestinese, infine torturati e uccisi. I corpi furono sepolti sotto un cumulo di detriti, in un quartiere non distante da Tiro, vicino al mare, all’interno di un cantiere non lontano da uno svincolo autostradale.

Ignorato il telex dell’ambasciatore
Dunque rapiti, torturati e uccisi da miliziani palestinesi appartenenti alle frange più estremiste ma comunque legati, non in modo ufficiale, all’OLP di Yasser Arafat. L’ambasciatore di allora a Beirut, Stefano D’Andrea, aveva informato la Farnesina che ad agire erano stati esponenti noti dell’Intelligence palestinese. Fu totalmente ignorato dall’alta gerarchia del ministero degli Esteri, infiltrata da elementi – tra l’altro – della P2 di Licio Gelli. Ma in quegli anni la tragica fine di De Palo e Toni era un capitolo che non si poteva e non si doveva aprire, ma è anche il segno storico di un rapporto speciale tra il nostro Paese e il mondo arabo. Ancora oggi, qualche osservatore-analista fa risalire a questo e ad altri episodi filo-arabi la strana – sino ad ora – invulnerabilità dell’Italia, salvo alcune eccezioni (chiamale eccezioni…), rispetto al terrorismo islamico, Sigonella compresa.

Specializzati nel traffico d’armi internazionale
Spiega l’ex 007: “Non avevamo mai avuto dubbi. In quelle ore De Palo e Toni avevano informato l’ambasciata che sarebbero andati a visitare un presidio avanzato dell’OLP e che, se non fossero rientrati presto, l’ambasciata doveva andare a cercarli“. Sapevano che le frange estreme avevano sospetti su eventuali collegamenti con americani e inglesi. Un addetto alla reception dell’Hotel Triumph di Beirut, dove avevano trascorso una settimana (arrivati il 28 agosto da Roma) era un agente di Settembre Nero e loro erano stati attentamente tenuti sotto controllo. Erano in contatto con un’italiana molto vicina (lo è tuttora) all’OLP, ma quando stavano per partire su una jeep, sotto la scorta dei palestinesi di Al Fatah, furono rapiti da miliziani armati e incapucciati, appena usciti dalla strada dell’albergo, come disse in allora un informatore ai nostri 007, quindi trasferiti in un fabbricato, ben noto alla polizia libanese, interrogati e infine uccisi. nel volgere di poche ore. De Palo aveva scritto una serie di servizi, analizzati da italiani filo-OLP e trasmessi in tempo reale ad Al Fatah, residenti in Palestina (tra questi alcuni terroristi delle Brigate Rosse che acquistavano partite di armi ed esplosivi, compresi razzi anti-aerei poi trasportate in Europa con barche a vela; in una di queste operazioni, proprio in quel mesi, c’era il capo colonna delle BR di Genova Riccardo Dura, poi ucciso in in conflitto a fuoco con i carabinieri nel marzo 1980) ad elementi della polizia segreta palestinese. Il Libano era l’arsenale di molte organizzazioni terroristice europere.

Sospettati di spiare i terroristi europei nei campi di addestramento
Graziella aveva 26 anni, Italo Toni 50. Tutti e due si erano in qualche modo specializzati su un tema delicatissimo: il traffico d’armi tra Occidente e Medio Oriente. Volevano farsi accompagnare nelle postazioni vicine al confine israeliano, dove spesso si svolgevano combattimenti ma dove c’erano anche i campi di addestramento frequentati anche dai terroristi europei della Rote Armee Fraktion, delle Brigate Rosse, dell’Ira e dell’Eta basca. Nessuno li vide mai più vivi. In Italia l’indagine venne immediatamente depistata per proteggere i rapporti tra governo e Olp. Un alto ufficiale del Sismi si inventò una fake news: De Palo e Toni rapiti e uccisi dai falangisti cristiano maroniti. Un’altra italiana, sempre legata all’Olp, tentò un nuovo despistaggio sostenendo che i corpi dei due erano da un anno in una cella-frigo dell’obitorio dell’ospedale americano di Beirut. Finalmente la procura di Roma aprì un fascicolo, indagò il pm Giancarlo Armati con una conclusione tranchant caduta nel silenzio: a eliminare i due giornalisti furono – appunto – OLP e Settembre Nero. Ma i capi furono assolti per insufficienza di indizi pochi anni dopo. Nelle carte custodite negli archivi dell’ex Sismi ci sono i nomi e i cognomi dei rapitori-assassini. Nessuno, in Italia, dopo, ha mai voluto indagare a fondo. Fu l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi ad apporre, nel 1984, il segreto di Stato che, di fatto, rese l’inchiesta del tutto inutile.

(Fonte: Torino Star, 9 Settembre 2017)

Nella foto in alto: Graziella De Palo e Italo Toni, i due giornalisti italiano scomparsi il 2 Settembre 1980, e Yasser Arafat, Nobel per la Pace

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