La vera storia dell’assedio alla Natività

 
esnaider
18 novembre 2007
3 commenti

Betlemme 2002

di Toni Capuozzo

Quando leggerete queste note sarà già tardi, ma non importa. Questa mattina si presenta a Roma un agile libretto, a firma di Salvatore Lordi. Non ho mai usato questa rubrica per recensire libri, e in qualche modo sono imbarazzato da un conflitto di interessi – la prefazione del libro porta la mia firma – ma l’interesse per il contenuto di quelle pagine è più forte di altri. Dunque il libro narra di quella vicenda confusa che per qualche settimana attirò su di sé l’attenzione del mondo, finendo rubricata negli occhielli in testa alle pagine come l’ “assedio della Natività”.

Ne ho scritto la prefazione non solo perché restai intrappolato in quella storia per qualche ora, ma perché quella intera storia restò intrappolata in quell’occhiello (“Natività assediata”) e il libro di Lordi costituisce un onesto tentativo di indagine su una storia molto più complessa. Dal mio punto di vista fu, banalmente, una vicenda annunciata. Si capiva che sarebbe andata così, nei giorni in cui tutti attendevano il ritorno dei carri israeliani a Betlemme, e in cui tutti si chiedevano cosa avrebbero fatto i militanti palestinesi: tutto meno che affrontarli a viso aperto. In un servizio di quei giorni feci una previsione facile facile: avrebbero cercato di mettere tra sé e gli israeliani i luoghi sacri. Fare una battaglia casa per casa sarebbe stato sanguinoso per la popolazione civile, usare i luoghi sacri avrebbe messo gli israeliani in imbarazzo davanti al mondo.

E così avvenne, anche se non potevo prevedere che ci sarei finito in mezzo, costretto con altri colleghi a rifugiarmi nel convento di Santa Caterina, dove da lì a poco avrebbero fatto irruzione i palestinesi. Li vidi entrare, e capii, da come si abbracciavano che non festeggiavano un riparo improvviso raggiunto fra mille difficoltà, ma l’obbiettivo riuscito, dopo averlo immaginato, preparato, cercato. E sentii, come gli altri colleghi, gli spari dal tetto della Basilica, indirizzati verso gli israeliani, perché rispondessero, secondo uno schema già impiegato a Beit Jalla, da dove i miliziani sparavano, appostati nelle case delle famiglie cristiane, e poi se la davano, sperando in una cannonata che avrebbe fatto fremere l’opinione pubblica mondiale. Tattiche sporche, ma perfino legittime, davanti al più forte, a patto che siano ammesse, raccontate, e questo farsi scudo di civili e luoghi sacri non venga ricoperto dalla retorica del Davide e Golia.

Questo, e altro, successe in quelle ore, in cui ebbi modo di verificare l’abbondanza di scorte alimentari del convento, e l’abbondanza dell’armamento dei palestinesi. Ma fu una storia non raccontata, quando riuscimmo a uscire grazie al buon lavoro di Gianni Letta, della nostra rappresentanza diplomatica a Gerusalemme Est, e alla rassegnazione con cui gli israeliani rinunciarono al blitz in cui ci avrebbero usati come scusa.

I miei colleghi raccontarono un’altra storia, e io parlai a bassa voce, perché avevo a cuore la sorte di quelle suore e dei frati, ed ero schiacciato dalla piega che aveva preso la storia. Per inciso, la vicenda della Natività fu accompagnata da altre fole giornalistiche: la situazione in un convitto di suore, che secondo alcuni erano ridotte allo stremo, e che invece sconfessarono ogni cosa, quasi offese che si mettesse in dubbio la loro capacità di resistere a tempi difficili. E quella incursione nel convento delle suore brigidine, probabilmente frutto di uno sbaglio per il gruppo di miliziani che aveva mancato l’obbiettivo indicato: la Natività.

Chi vinse e chi perse (anche la vita)

Vinsero loro, nei media e nel ricordo, e nelle trattative che consentirono l’esilio a un po’ di ricercati. L’unico a perdere, e perse la vita, fu il campanaro della Natività, un tipo strambo che venne ucciso da un cecchino, credo israeliano. Perse la sua quiete la basilica, dove adesso va in visita Condoleezza, ma dove i frati delle diverse confessioni hanno rivangato a lungo, e a volte a cazzotti tra di loro, quello che avvenne in quei giorni. E perse la tanto declamata Verità: altre furono le versioni ufficiali di quanto avvenne, e la storia restò presto e poi per sempre incastonata in quella definizione di comodo: l’assedio della Natività. Una storia perfetta, quasi un modulo già compilato: da una parte i deboli che bussano al convento, dall’altra i prepotenti che lo circondano riducendolo a pane e acqua.

Fu un fatto di pigrizia mentale, di adattamento della realtà ai propri pregiudizi e anche semplicemente di punti di vista diversi: sta di fatto che nessun dietrologo al mondo cercò mai di smontare le versioni ufficiali né la vulgata dei media, nessun sito di controinformazione fu mai tentato di analizzare la piantina del convento e della chiesa, o anche solo i rifiuti che vennero ritrovati nella basilica il giorno dopo la fine. E nessun europarlamentare scrisse mai una controinchiesta, né alcun osservatore notò in quegli avvenimenti il preannuncio di una deriva fondamentalista tra i palestinesi, e di un rapporto con i cristiani di Palestina molto meno liturgico di quegli appuntamenti fissi di Arafat alla messa di Natale, proprio in quella fatidica basilica della Natività: quando, nei casi in cui il blocco israeliano impedisse al rais di essere presente, la sedia in prima fila veniva lasciata vuota, con solo una kefia bianca e nera poggiata sullo schienale, per strappare un brivido e uno struggimento a tutti gli uomini di buona volontà del mondo.

(Fonte: Il Foglio, 19 Ottobre 2007)

Thanks to Informazione Corretta

Nella foto in alto: la Basilica della Natività a Betlemme

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Commento

  • #1Emanuel Baroz

    Il tragico teatro della natività

    Interessante questo reportage anche dopo tutti questi anni. L’unico reportage onesto.

    http://www.video.mediaset.it/mplayer.html?sito=tg5&data=2009/05/07&id=36109&from=email

    2 Giu 2009, 21:24 Rispondi|Quota
  • #2Franco Marta

    Io, dalle colonne dell’Avanti! denunciai la protervia dei palestinesi e la loro beffa per il Sacro dei cristiani e la successiva strumentalizzazione dei luoghi sacri al cristianesimo. Quelle belve hanno fatto dei luoghi sacri al cristianesimo grande oltraggio e luogo dove sfogare la propria voglia di ludibrio e di scherno. Solo la cristianità interazionale non l’ha compreso o ha fatto finta di non comprenderlo!………Ma non è mai troppo tardi!……

    5 Giu 2012, 21:31 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    L’ennesimo oltraggio di De Magistris alla Pace

    Ieri pomeriggio, mentre in Israele si celebrava Yom Hazikkaron (il Giorno del ricordo dei caduti per la difesa di Israele e delle vittime del terrorismo arabo-palestinese) il sindaco di Napoli, con una scelta dei tempi che ormai non può più essere considerata casuale ma chiaramente premeditata per dimostrare che lui “se ne frega” (per dirla alla Mussolini) che le sue scelte di campo possano offendere qualcuno (nel caso specifico, gli Ebrei napoletani), ha conferito a Ibrahim Faltas, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori – Custodia di Terra Santa, che, come si legge nel post pubblicato sulla pagina facebook di De Magistris “nel 2002 fu coinvolto nell’assedio della Basilica della Natività, a Betlemme, da parte dell’esercito israeliano”, il titolo di “messaggero di pace della città di Napoli”.

    Ma chi è padre Faltas?E’ un sacerdote egiziano (guarda un pò) che non perde occasione, come molti religiosi cristiani in Medio Oriente, per gettare fango su Israele con vere e proprie menzogne. Ecco cosa affermava padre Faltas, a proposito dell’assedio della basilica di Betlemme, in un suo articolo del 2002 :

    “Martedì 2 aprile, alle tre del pomeriggio, stavo insieme a dei giornalisti italiani che qualche ora prima erano arrivati al nostro convento, mentre l’esercito israeliano dava l’assalto a Betlemme, quando sono entrati più di duecento palestinesi anche loro in fuga dall’offensiva israeliana. Molti sono entrati dalla porta principale del nostro convento, dopo averla forzata. Altri venivano dalla parte dei greci ortodossi. Si sono radunati tutti nella basilica della Natività, che sorge sul luogo dove è nato Gesù. Non c’è stato bisogno di parole, non ci sono state spiegazioni né esplicite richieste di asilo. La situazione si spiegava da sé. Mentre tutto il complesso della basilica veniva posto sotto assedio, abbiamo subito pensato che con quella gente avremmo dovuto dividere il nostro cibo e le nostre risorse. L’accoglienza per chi cerca rifugio nella nostra casa, chiunque sia, è scritta nella nostra storia. Tra chi ha cercato rifugio qui non ci sono solo persone armate. C’è anche il governatore di Betlemme e l’avvocato del convento, che sono accorsi all’inizio per tentare di risolvere la situazione e non sono più potuti uscire. Molti altri sono semplici cittadini di Betlemme che si trovavano qui vicino quando è cominciato l’assalto israeliano, e sono scappati per istinto verso quello che sembrava loro un luogo sicuro per chi è in difficoltà.”

    Insomma, si sarebbe trattato di fuggiaschi che cercavano asilo.

    E ancora:

    “Le fonti israeliane insistono nel presentarci come ostaggi tenuti sotto tiro dalle armi di chi è qui. Ma a tenerci qui è solo il desiderio di portare avanti e veder concludere bene una trattativa di pace.”

    Quindi, secondo padre Faltas, gli Israeliani avrebbero detto il falso.

    Ecco invece la versione del giornalista Toni Capuozzo, testimone di quei fatti.

    “Dal mio punto di vista fu, banalmente, una vicenda annunciata. Si capiva che sarebbe andata così, nei giorni in cui tutti attendevano il ritorno dei carri israeliani a Betlemme, e in cui tutti si chiedevano cosa avrebbero fatto i militanti palestinesi: tutto meno che affrontarli a viso aperto. In un servizio di quei giorni feci una previsione facile facile: avrebbero cercato di mettere tra sé e gli israeliani i luoghi sacri. Fare una battaglia casa per casa sarebbe stato sanguinoso per la popolazione civile, usare i luoghi sacri avrebbe messo gli israeliani in imbarazzo davanti al mondo. E così avvenne, anche se non potevo prevedere che ci sarei finito in mezzo, costretto con altri colleghi a rifugiarmi nel convento di Santa Caterina, dove da lì a poco avrebbero fatto irruzione i palestinesi. Li vidi entrare, e capii, da come si abbracciavano che non festeggiavano un riparo improvviso raggiunto fra mille difficoltà, ma l’obbiettivo riuscito, dopo averlo immaginato, preparato, cercato. E sentii, come gli altri colleghi, gli spari dal tetto della Basilica, indirizzati verso gli israeliani, perché rispondessero, secondo uno schema già impiegato a Beit Jalla, da dove i miliziani sparavano, appostati nelle case delle famiglie cristiane, e poi se la davano, sperando in una cannonata che avrebbe fatto fremere l’opinione pubblica mondiale.”

    Evidentemente la versione di Capuozzo è più veritiera di quella di padre Faltas se l’agenzia vaticana “Fides”, al diciassettesimo giorno di occupazione (perchè di questo si trattò) titolava un suo dispaccio da Betlemme: “Natività, salta ancora la commissione. Colpa di Arafat?”.

    Ancora «Alte fonti ecclesiastiche» hannoavevano confermato lo stesso giorno a Lorenzo Cremonesi del “Corriere della Sera”: «È Arafat che blocca tutto. Non ha impedito che i suoi uomini violassero il Luogo Santo con le armi e ora cerca di trarne profitto. Nella Chiesa c´è fortissimo disappunto nei suoi riguardi, specie alla luce delle grandi aperture che il papa ha fatto nei suoi confronti negli ultimi due decenni. Attualmente gran parte dei circa 200 armati nella basilica, gli altri sono civili, appaiono logorati da 17 giorni di assedio. Sarebbero pronti ad arrendersi, ma Arafat cinicamente si oppone».

    Ecco quindi chi è padre Faltas: un bugiardo schierato con i terroristi palestinesi.

    D’altra, a proposito di Arafat, in un’intervista a Vanity Fair pubblicata nel novembre 2004, lo stesso Faltas affermava: “Non so che cosa abbia fatto dal punto di vista del terrorismo, certo ha lavorato molto per la pace.”

    Non c’è che dire: dopo il sostegno alla Flotilla, il conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli ad Abu Mazen e la “condanna” della giunta napoletana per la ferrovia ad alta velocità che congiungerà Tel Aviv a Gerusalemme, il conferimento del titolo di “messaggero di pace della città di Napoli” a padre Faltas è l’ennesimo schiaffo dato, oltre che agli Ebrei e ad Israele, alla Pace stessa.

    https://www.facebook.com/notes/daniele-coppin/lennesimo-oltraggio-di-de-magistris-alla-pace/632351836859399

    6 Mag 2014, 22:06 Rispondi|Quota
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