L’appello dei professori sfida il «no» di Hamas – A Gaza 60 intellettuali a favore dei colloqui

 
admin
29 novembre 2007
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Corriere della Sera – NAZIONALE –
sezione: Primo Piano – data: 2007-11-28 num: – pag: 2
categoria: REDAZIONALE

A Gaza Sessanta intellettuali a favore dei colloqui

L’appello dei professori sfida il «no» di Hamas

Tensioni per il comizio anti-conferenza

DAL NOSTRO INVIATO

GAZA — «Quanti anni ho? Sono sempre la stessa persona che ogni mattina si guarda allo specchio». Quella faccia Hassan Kashef ha deciso di metterla davanti alle telecamere. Per un giorno ancora. Il suo programma, Linea Rossa, è stato cancellato dopo che Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, sei mesi fa. È lui che ha letto il documento firmato da oltre sessanta intellettuali palestinesi. Docenti universitari, scrittori, giornalisti che nel giorno di Annapolis hanno avuto il coraggio di sostenere il presidente Abu Mazen e i negoziati con Israele.

Nel giorno di Annapolis e nel giorno della rabbia di Hamas. Kashef parla con voce calma, rauca per le sigarette egiziane che fuma fin da ragazzino («e va bene, ho 63 anni»). Fuori gli altoparlanti dei fondamentalisti convocano la gente in piazza Palestina, per protestare contro la conferenza «dei traditori». Il volume è ancora più alto perché stanno arrivando in molti meno che alla manifestazione per l’anniversario della morte di Yasser Arafat: venti giorni fa erano almeno duecentocinquantamila. I fondamentalisti sono scesi in strada anche in Cisgiordania. A Hebron, la polizia dell’Autorità palestinese ha sparato, uccidendo uno dei partecipanti.

Il giornalista legge l’appello scritto per «far sentire ad Abu Mazen che Gaza non l’ha lasciato solo»: «Consideriamo un dovere appoggiare la delegazione, negli Stati Uniti per cercare di ottenere la nostra indipendenza e libertà. Anche se il vertice non porterà a un accordo, ma lancerà i negoziati di pace. I tentativi di indebolire i rappresentanti arabi e palestinesi mettono in pericolo la causa nazionale».

I sostenitori di Hamas e della Jihad islamica sfilano sotto un suo poster elettorale, cartolina sbiadita della democrazia che non si è mai realizzata. Due anni fa Kashef ha partecipato come indipendente, cinquemila voti a Gaza City non sono bastati a portarlo in Parlamento. Nessuno lo ha minacciato per gli attacchi contro i fondamentalisti, il suo clan è troppo rispettato. «Mi conoscono tutti: Ismail Haniyeh, Mahmoud Zahar. Quando hanno cancellato il mio programma, mi hanno fatto mandare una lettera dal ministero dell’Informazione. Non hanno osato dirmelo in faccia». Ricorda che Arafat «venne accolto come un eroe, quando ritornò da Camp David dopo aver rifiutato le offerte israeliane »:«Se Abu Mazen ottiene un accordo giusto per la nascita di uno Stato palestinese nei confini del 1967, dev’essere celebrato come un eroe. Se non accetta le proposte perché sono contrarie ai nostri diritti, dev’essere celebrato come un eroe. È lo stesso presidente che Hamas ha riconosciuto alla guida dell’Olp. Sono loro ad avergli dato il mandato per negoziare».

Poche ore prima della manifestazione, la forza esecutiva di Hamas ha fatto irruzione in un’università nel centro della Striscia. Il rettore è stato picchiato e venti ragazzi di Fatah arrestati perché volevano proseguire le lezioni invece che essere costretti a partecipare. Nelle strade, gli integralisti urlano la professione di fede islamica («Non c’è altro dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta »). Uno studente passa in mezzo a loro con un sorriso, un libro e la camicia azzurra stirata, restare puliti quando attorno tutto si sporca. Sussurra la sua professione di fede: «Lasciatemi studiare».

Davide Frattini

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