Cisgiordania e Gaza, la comunità cristiana è in via di estinzione

 
admin
11 dicembre 2007
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(POL) Palestina, la comunità cristiana è in via di estinzione

Roma, 11 dic (Velino) – “Le sempre più piccole comunità cristiane che vivono nei territori di Cisgiordania e striscia di Gaza gestiti dai palestinesi sono probabilmente destinate a dileguarsi del tutto nei prossimi quindici anni a causa di crescenti angherie e sopraffazioni da parte musulmana”. Lo dice al Jerusalem Post Justus Reid Weiner, avvocato specializzato in diritti umani, intervenuto la scorsa settimana scorsa al Jerusalem Center for Public Affairs. “La persecuzione sistematica degli arabi cristiani che vivono nelle aree palestinesi è accompagnata da un silenzio quasi assoluto da parte della comunità internazionale, degli attivisti dei diritti umani, dei mass-media e delle ong”.

Weiner sostiene che se governi e istituzioni non si muoveranno per invertire la tendenza, entro i prossimi quindici anni non vi saranno più comunità cristiane nei territori palestinesi: “Resteranno solo alti prelati e pochi cristiani occidentali. I leader cristiani sono costretti ad abbandonare i loro fedeli in balia delle forze dell’islamismo estremista”. Decine di migliaia di arabi cristiani hanno già abbandonato i territori palestinesi alla ricerca di una vita più decente in occidente: un esodo continuo che ha spinto alcuni leader cristiani a lanciare l’allarme.

“Nell’arco di pochi decenni questa fede potrebbe praticamente estinguersi proprio nel suo luogo di nascita” commenta il Post. La popolazione cristiana palestinese è crollata all’1,5 per cento in Cisgiordania e striscia di Gaza contro quello che era, secondo alcune stime, almeno il 15 per cento di mezzo secolo fa. Nessuna città della Terra Santa meglio di Betlemme rende conto di questo enorme esodo di cristiani. Betlemme (30 mila abitanti) è finita sotto pieno controllo palestinese a metà degli anni ’90 nel quadro dell’attuazione degli Accordi di Oslo. Oggi Betlemme è cristiana per meno del 20 per cento, dopo che per decenni i cristiani erano stati la netta maggioranza. “Fino a poco tempo fa, Betlemme era la città di Cisgiordania che apparteneva al mondo. Ora appartiene a Hamas”. È l’opinione di Haaretz.

Nella striscia di Gaza, controllata da Hamas, vivono oggi circa di 3 mila cristiani, per lo più della chiesta greco ortodossa, contro una popolazione musulmana fortemente tradizionalista che conta quasi 1,4 milioni di persone. “In una società dove gli arabi cristiani non hanno voce né alcuna forma di protezione, non sorprende che se ne stiano andando” dice Weiner, il quale sostiene che c’è “una differenza di 180 gradi” fra le affermazioni rese in pubblico dalla dirigenza maggioritaria dei cristiani di Terra Santa – che “si attiene alla retorica ufficiale dell’Autorità Palestinese attribuendo a Israele tutta la colpa per ogni sofferenza degli arabi cristiani – e l’esperienza concreta della gente.

A giugno lo sceicco Abu Saqer, leader di Jihadia Salafiya, un movimento di beneficienza che recentemente ha annunciato la nascita di una sua “ala militare” con il compito di far osservare la legge islamica nella striscia di Gaza, disse che i cristiani potranno continuare a vivere sicuri nella striscia di Gaza solo se accetteranno la legge islamica, compreso il divieto sugli alcolici e alle donne che vanno in giro con il capo non appropriatamente coperto. “Ci attendiamo che i nostri vicini cristiani capiscano che il nuovo controllo da parte di Hamas significa cambiamenti concreti – dice l’esponente islamista – Ora a Gaza la situazione è cambiata di 180 gradi. La Jihadia Salafiya e altri movimenti islamici garantiranno che scuole e istituzioni cristiane mostrino pubblicamente che cosa insegnano per essere sicuri che non facciano attività missionarie. Basta alcool per le strade. E tutte le donne, comprese le non musulmane, dovranno capire che in pubblico devono sempre coprirsi. Dovranno cessare anche le attività di bar, internet cafè e sale da gioco. Se andranno avanti, li attaccheremo molto duramente”.

La cultura e i media in occidente sono sordi ai rapporti diffusi sull’islamizzazione delle terre palestinesi e l’esodo della comunità cristiana, come i copti dall’alto Egitto, assiri e caldei dall’Iraq, siriaci dalla Turchia e maroniti dal Libano. Un anno fa aveva parlato padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa: “Macché difficoltà tra Israele e Vaticano. I problemi per noi cristiani in Terra Santa sono altri. Quasi ogni giorno, lo ripeto ogni giorno, le nostre comunità sono vessate da estremisti islamici”. Asia News parla di un’opera di mutilazione del volto cristiano in Terra Santa. “I cristiani in Palestina avvertono un clima sempre più ostile nei loro confronti, fatto di intimidazioni e soprusi da parte degli estremisti islamici, che per lo più rimangono impuniti”, spiega l’agenzia diretta da padre Bernardo Cervellera.

L’ex rettore dell’Università islamica di Gaza, Ahmad Abu Halabiya, ha detto che “Allah ci ha chiesto di non allearci con ebrei e cristiani o firmare alcun accordo con loro”. Dopo il discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, il Partito di liberazione islamica ha organizzato una mostra all’Università di Birzeit, con un carro armato che calpesta una croce, immagini denigratorie del Papa e volantini con un testo intitolato “Una Crociata”, pieno di parole oscene contro Ratzinger. A Khan Younis sono apparsi volantini in cui si legge che “la nazione musulmana è rimasta vittima della cospirazione degli infedeli che hanno distrutto il Califfato. Bisogna tornare a un’unica e potente nazione musulmana”.

Samir Qumsieh, direttore di al Mahdeh, una televisione locale diventata la voce dei cristiani di Betlemme, si è battuto contro la diffusione delle moschee in città: “I muezzin gridano più forte vicino alle chiese. Dove una volta suonavano le campane ora si sentono soltanto le preghiere musulmane con gli altoparlanti a tutto volume. Tra vent’anni a Betlemme non ci sarà più un cristiano”. La sua abitazione è stata colpita dalle molotov lanciate dai miliziani islamici. In un discorso durante una sua recente visita in Iran, l’ex primo ministro palestinese Ismail Haniyeh ha dichiarato, a nome del governo palestinese guidato da Hamas, che “noi siano i fedeli protettori della terra islamica di Palestina”. Haniyeh ha poi irriso i tentativi fatti in passato di distinguere tra questione palestinese e islam. Si è passati all’annuncio aperto dell’islamizzazione attraverso l’occultamento di Arafat, che dichiarava l’origine “palestinese” di Gesù. “Il posto della cristiani in Palestina è oggi esile come fu in epoche antiche” scrive Haaretz. Recita uno slogan in voga fra i terroristi palestinesi: “Dopo esserci occupati del Popolo del Sabato, ci prenderemo cura di quello della Domenica”.
(Giulio Meotti) 11 dic 10:51

Il Velino

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