Quella stretta di mano peccaminosa

 
admin
3 dicembre 2008
5 commenti

Quella stretta di mano peccaminosa

La massima autorità dell’Islam sunnita, il Grande Imam della Moschea di Al-Azhar, nonché Grande Sceicco della correlata Università di Al-Azhar (Cairo), Muhammad Sayid Tantawi, non sa chi è Shimon Peres. O quantomeno, questa è la spiegazione che ha addotto per giustificare la stretta di mano con il presidente Israeliano durante una cena nel corso dell’incontro interreligioso svoltosi a New York lo scorso 14 novembre, sotto l’egida dell’ONU.

La foto della stretta di mano ha provocato lo sdegno di numerosi politici egiziani, per la maggior parte gli indipendenti affiliati ai Fratelli Musulmani, tanto che c’è stato chi, come il parlamentare Moustafa Bakri, ha chiesto le dimissioni di Tantawi dalle sue autorevoli cariche, sostenendo che l’incontro con Peres sia stato “un affronto a tutti i Musulmani in qualsiasi luogo”.

Frattanto, nell’evenienza che qualcuno avesse potuto pensare diversamente, un portavoce del Ministero degli Esteri Iraniano non ha mancato di riaggiornarci sulla posizione del suo paese, per cui “l’Iran esprime il suo dissenso in merito alla normalizzazione dei rapporti con Israele sotto ogni profilo”.

(E pensare che “lo scopo dell’incontro interreligioso è quello di promuovere una comprensione reciproca”, aveva detto il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-Moon, aggiungendo: “Spero che si crei un’atmosfera favorevole che possa portare ad affrontare le differenze nelle questioni politiche”. Ma questo non ci turba particolarmente, perché non abbiamo mai riposto troppa fiducia in questo genere di incontri).

Per difendersi dagli attacchi, Tantawi ha dichiarato al giornale egiziano Al Masri Al Youm: “Ho stretto la mano di chi me la porgeva. Tra questi c’era anche Shimon Peres, che non ho riconosciuto, così gli ho stretto la mano come ho fatto con gli altri, per caso, senza nemmeno sapere chi era. Ma anche se avessi saputo chi era, una stretta di mano è un’eresia?“. Inoltre Tantawi ha definito quanti hanno pubblicato la foto incriminata “uno branco di lunatici”.

Non so cos’è peggio: essere un leader mondiale di tale stazza, un’autorità spirituale e giuridica rappresentativa del 90% della popolazione egiziana (per limitarci al paese che firmò, nel 1979, gli accordi di pace con Israele) e non sapere chi è quel vecchietto onnipresente di Shimon Peres, o quantomeno l’attuale presidente di quello Stato che quotidianamente occupa ampi spazi sui giornali egiziani; oppure mentire spudoratamente per non fare saltare i gangheri a quanti, a 30 anni dalla firma degli accordi, ancora mettono in discussione la pace con Israele.

Haaretz

Thanks to Esperimento

Nella foto in alto: la stretta di mano tra Muhammad Sayid Tantawi e Shimon Peres

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  • #1esperimento

    Vien quasi da chiedersi che differenza ci sia tra un Paese considerato (da chi? Da noi europei?) moderato che ha fatto la pace con Israele e uno che la minaccia un giorno sì e l’altro pure ed è considerato fondamentalista.

    3 Dic 2008, 20:01 Rispondi|Quota
  • #2Focus on Israel

    Temo di conoscere la risposta……

    3 Dic 2008, 21:59 Rispondi|Quota
  • #3Lady Ginevra

    Dilla anche a noi…

    io personalmente, anche se può sembrare paradossale, preferisco il Paese fondamentalista, che difende le sue idee, per sbagliate che siano.

    Gli “attributi”, persino quelli sanguinari, sono ai miei occhi “meno peggio” delle doppie, triple, quadruple e quintuple facce.

    Non so se sono riuscita a spiegarmi, forse ho espresso un concetto che può dare adito a malintesi. Quello che volevo intendere: meglio un nemico da stimare che un amico da disprezzare, o ancora, meglio un nemico vero che un amico falso, o ancora, il nemico che si manifesta come tale alla fine risulta più affrontabile…

    4 Dic 2008, 12:42 Rispondi|Quota
  • #4Focus on Israel

    Rispondevo alla domanda posta da Esperimento……secondo me non c’è differenza: c’è solo apparenza…..per il resto sono d’accordo con te: almeno i nemici sono più evidenti dei falsi amici!

    4 Dic 2008, 16:28 Rispondi|Quota
  • #5Daniel

    Egitto Accuse e interrogazioni parlamentari dopo l’ incontro

    Il Gran Mufti dà la mano a Peres I Fratelli musulmani: una disgrazia

    La spiegazione Lo sceicco Tantawi poi fa marcia indietro: «Non l’ ho riconosciuto»

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME – La foto dice quel che le bocche non possono. «Sì, non è un falso», ammette il Gran Muftì d’ Egitto. Una sala del Palazzo di Vetro, a New York. Sullo sfondo le sedie vuote d’ una riunione appena finita, un volto della Lega araba, l’ atmosfera degli ultimi saluti. In primo piano, un celebre presidente israeliano d’ 85 anni e un venerato chierico sunnita d’ ottanta. Si guardano. Si stringono le mani. Si stanno dicendo qualcosa, è evidente. Trenta centimetri di distanza. Non può dire che è un falso, Sheikh Mohamed Sayed Tantawi, quasi un Papa per milioni di musulmani, e infatti non lo dice. Ma quasi un mese dopo, quella stretta di mano a Shimon Peres, la rappezza con una scusa che forse è peggio della gaffe: «La foto è autentica, non è stata ritoccata. Però chi l’ ha messa in circolazione è un pazzo: io non sapevo neanche chi fosse, quell’ uomo». Una mano leva l’ altra. Funziona così, molti a fingere di non vedere, quando un’ autorità israeliana si presenta alle conferenze di pace. Il 12 novembre, assemblea generale delle Nazioni Unite, non andò diversamente. E l’ arrivo di Peres, quel giorno capace peraltro d’ un discorso sulla mano tesa al mondo arabo, quell’ arrivo provocò i soliti imbarazzi. Degli sceicchi che si giravano dall’ altra parte. Del re saudita, invitato per la prima volta alla stessa tavola, ben attento a non scambiare nemmeno un buonasera. Fra tanti leader, l’ incontro tra Peres e Tantawi era finito un po’ nell’ ombra. Rischiarato solo dal flash d’ un rapido paparazzo, che ha messo su internet lo scatto e a soqquadro il fondamentalismo. Prima con l’ audio diffuso dal numero due di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, che ha attaccato il Muftì. Poi in un’ interrogazione al Parlamento cairota: «Tantawi si deve scusare formalmente – hanno protestato i Fratelli musulmani -. Quella foto è una disgrazia per i fratelli di Gaza. Si legittimano i crimini di guerra di chi ogni giorno uccide, deruba, scaccia il popolo palestinese dalla sua terra». Capo di Stato, Peres oppone un tranquillo silenzio ai soliti capi d’ accusa e solo l’ ufficio di presidenza fa sapere che quell’ incontro fu anche un’ amichevole conversazione fra i due anziani leader: «Era una giornata organizzata per distendere gli animi – spiega un funzionario – ed è quello che il presidente ha fatto». La grana è tutta di Tantawi, grande imam della Moschea di Al-Ahzar e gran sceicco dell’ Università islamica del Cairo, autore di settemila pagine d’ esegesi del Corano, oratore funebre per Arafat, ma nel mirino anche per le sue aperture: ha spesso condannato Bin Laden, i Talebani, i kamikaze, l’ infibulazione, il fanatismo del velo. «Mi sono passate davanti decine di persone – cerca ora di giustificarsi -, io ho l’ abitudine di dare la mano a chiunque me la tenda. L’ ho fatto anche con Peres, ma per caso. È stata una fugace, fugace, fugace stretta di mano». Parole che zoppicano: Peres è uno dei fondatori dello Stato d’ Israele, dal 1948 ha fatto due volte il premier, più volte il ministro degli Esteri e della Difesa, senza dire del Nobel per la pace assegnato nel 1994. Un giornale israeliano, Màariv, ha fatto una breve inchiesta e il risultato l’ ha pubblicato ieri: Peres non se l’ è trovato davanti, Tantawi, è andato proprio a cercarlo. Conoscendolo, ma senza riconoscerlo. Francesco Battistini

    Battistini Francesco

    Pagina 14
    (4 dicembre 2008) – Corriere della Sera

    http://archiviostorico.corriere.it/2008/dicembre/04/Gran_Mufti_mano_Peres_Fratelli_co_8_081204008.shtml

    5 Dic 2008, 16:47 Rispondi|Quota