Pio XII: Il Papa del silenzio

 
Emanuel Baroz
23 dicembre 2009
13 commenti

Il giudizio di Sergio Itzak Minerbi su Pio XII

di David Braha

Riportiamo da Informazione Corretta l’intervista di David Braha a Sergio Itzak Minerbi, lo storico per eccellenza dei rapporti Israele-Vaticano. Di Sergio Itzak Minerbi apprezziamo la chiarezza del linguaggio, una dote che non appartiene a molti diplomatici. Il suo pensiero è chiaro, ci sarà chi non sarà d’accordo, ma una cosa è certa, quello che dice arriva diritto all’obiettivo. Eccola:

pio xii nazism focus on israelPapa Benedetto XVI ha parlato di “eroiche virtù” di Pio XII, molti invece lo vedono piuttosto come “il Papa del silenzio”: che ne pensa ?

“Le beatificazioni sono una questione interna della Chiesa. Tuttavia alcune di queste hanno importanza anche per altri, in questo caso gli ebrei, poiché se c’è un dialogo in corso è evidente che tale dialogo verrebbe troncato se Pio XII diventasse beato e poi successivamente santo. Inoltre con questo [la beatificazione di Pio XII] secondo me si vuole mettere il bavaglio alla bocca dei cattolici, non degli ebrei: gli ebrei potranno continuare a protestare finché vogliono, finché possono, ma i Cattolici di fronte ad un santo possono solo inginocchiarsi e pregare.

Questo è un atto dimostrativo della pochissima importanza che il Papa attuale dà al dialogo con gli ebrei.

Sulla questione del “Papa del silenzio” non penso ci possa essere alcuna discussione possibile: mentre alcuni hanno chiesto l’apertura degli Archivi Vaticani per il silenzio papale non c’è bisogno di aprire nessun archivio, perché è di pubblica notorietà che il Papa ha preferito tacere sul massacro degli ebrei che avveniva davanti ai suoi occhi. Sulle ragioni di questo ci possono essere varie spiegazioni: alcuni sostengono che un suo intervento verbale contro le persecuzioni avrebbe causato più danni che benefici agli ebrei stessi. Io ritengo che avrebbe potuto per lo meno associarsi agli Alleati quando nel 1942 decisero di uscire con una dichiarazione pubblica contro i massacri: lo invitarono, ma lui non lo fece, non si convinse. Avrebbe potuto ascoltare il vescovo di Berlino, von Preysing, che gli scriveva sulla situazione tragica degli ebrei e che pregava di prendere provvedimenti, di fare qualche cosa.
Tutto questo non fu fatto. Pio XII ricevette una dozzina di lettere o più da von Preysing, gli rispose pure, ma non cambiò minimamente la sua politica.

Abbiamo quindi detto che ci sono alcuni che vorrebbero vedere il processo di beatificazione congelato almeno fino all’apertura degli Archivi Vaticani; abbiamo l’Ufficio di Stampa Vaticana al contrario che afferma che dagli Archivi non potrà uscire niente di nuovo, che tutto quello che c’è da sapere già si sa. Lei pure la pensa così?

Si, e per un semplice motivo. Se ci fossero dei documenti che provassero in qualche modo la colpevolezza di Pio XII nei confronti degli ebrei, questi documenti sarebbero già spariti. Se poi parliamo del silenzio, di qualcosa che è noto, non c’è bisogno di documentarlo: è così, la Chiesa nemmeno afferma il contrario, ma spiega solo il perché. Può darsi che ci siano stati aiuti dati segretamente: io stesso sono stato salvato in un’istituzione cattolica. Ma so con sicurezza che il preside di quest’istituzione non si era consultato con Pio XII nonostante lo vedesse almeno una volta al mese. Il fatto è che in alcune località gli alti gradi della Chiesa hanno contribuito a salvare ebrei: così è stato a Firenze o a Genova. In altre località, come a Venezia, il patriarca era d’accordo con i Nazisti. Quindi se ci fosse stata una posizione chiara, netta, precisa di Pio XII probabilmente sarebbe stata la stessa per tutti, e non secondo l’idea di ognuno.

Il 17 Gennaio è prevista la visita di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma. C’è però chi parla di una possibile cancellazione. Come pensa che si dovrebbe comportare secondo Lei l’ebraismo italiano di fronte a questa situazione?

Questa è una domanda complessa. Io penso che prima ancora di parlare del 17 Gennaio, l’ebraismo in generale deve prendere una decisione: se si andrà avanti con un dialogo unilaterale, vale a dire che la Chiesa dice quello che vuole, gli ebrei rispondono, ma senza che le loro parole abbiano alcuna ripercussione, allora il dialogo andrà avanti, ma non si combinerà nulla e le cose rimarranno dove stanno. Se invece ci si decide a prendere il toro per le corna ed iniziare un dialogo vero, ognuna delle due parti dice quello che gli sta a cuore e l’altra parte cerca di tenerne conto nella misura del possibile.

Quindi non è un fatto legato solo al 17 Gennaio, ma è un discorso complessivo in cui rientra anche il 17 Gennaio. Il rischio è che succeda il seguente: il Papa, accusato da alcuni – anche all’interno della Chiesa – di non tenere in sufficiente considerazione il dialogo con gli ebrei per aver aperto la strada alla beatificazione di Pio XII, potrà dire di essere stato ricevuto ugualmente alla Sinagoga di Roma con tutti gli onori. Questo è un punto interessante perché non penso che la data sia stata scelta a caso. Credo che le due date siano connesse: e quindi a meno che qualcuno dei rappresentanti della Comunità Ebraica di Roma prima della visita dica chiaramente di ricevere il Papa ma con delle riserve sulla questione della beatificazione, temo ci sia il rischio di calpestare il dialogo affermando che “tanto funziona lo stesso”.

Pensa che lo Stato d’Israele potrebbe avere un ruolo in tutto questo scenario, oppure in quanto Stato deve restare spettatore ad un discorso che si deve giocare più che altro tra istituzioni religiose?

Questa è una domanda interessante. Lo Stato d’Israele è uno stato come tutti gli altri, però si sente molto spesso nella posizione di rappresentare il popolo ebraico anche al di fuori dei propri confini. Io credo che in questioni di principio lo Stato d’Israele potrebbe esprimere la sua opinione: così non è stato in questo caso, in quanto il portavoce del Ministero degli Esteri si è affrettato a dire che Israele non entra in questioni del genere. In questo caso si è quindi rinunciato a questa funzione.

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  • #1Emanuel Baroz

    Papa in Sinagoga: il Gran Rabbinato di Israele invierà una delegazione

    (ANSA) Roma, 23 dic – Il direttore generale del Gran Rabbinato di Israele, Oded Viner ha annunciato alla radio pubblica israeliana che una delegazione del Gran Rabbinato israeliano parteciperà alla visita di Papa Benedetto XVI nella Sinagoga di Roma, nel caso che questa sia approvata dalla comunità ebraica italiana. “Noi non vogliamo complicare le relazioni già complesse tra la Santa Sede, lo Stato di Israele e la comunità ebraica italiana” ha sottolineato Viner, ribadendo però la critica sulla scelta dei tempi del Vaticano di velocizzare la beatificazione del papa Pio XII. “Il Vaticano poteva aspettare l’apertura degli archivi per far luce piena sull’operato di Papa Pio XII. Noi non interveniamo nelle decisioni della Santa Sede ma la questione è molto dolorosa e scottante per tanti ebrei, in particolare per i sopravvissuti all’olocausto che vivono tra di noi”, ha aggiunto.

    25 Dic 2009, 15:07 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Pio XII: il Vaticano separa il giudizio religioso da quello storico

    (ANSA) Città del Vaticano, 23 dic – Un comunicato del Vaticano in risposta alle polemiche degli scorsi giorni riguardo alla beatificazione di papa Pio XII afferma che le virtù eroiche per la beatificazione di Pio XII riguardano il suo rapporto con Dio, la sua fede, e “non la valutazione della portata storica di tutte le sue scelte operative”. In una nota separata si legge che la Santa Sede si augura che “la prossima visita del papa alla Sinagoga di Roma sia occasione per riaffermare e rinsaldare con grandi cordialità i vincoli di amicizia e stima”, che legano la Chiesa cattolica al popolo ebraico.

    25 Dic 2009, 15:08 Rispondi|Quota
  • #3Edmondo Dantes

    ma che significa, separa il giudizio religioso da< quello storico? se hitler avesse fatto due miracoli, l'avrebbero beatificato, separando il giudizio storico da quello religioso?

    25 Dic 2009, 15:25 Rispondi|Quota
    • #4Emanuel Baroz

      Credo che lei abbia centrato il nocciolo del problema…evidentemente la Chiesa utilizza questo distinzione per salvare le apparenze….

      26 Dic 2009, 17:51 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Come cattolici, trovo oltremodo vergognosa la posizione assunta da Benedetto XVI. Vergognosa a scandalosa.

    25 Dic 2009, 20:16 Rispondi|Quota
  • #6Spina

    La Chiesa Cattolica Romana non è certo nota per la mancanza d’ipocrisia..

    Vorrei aggiungere una nota al commento di Edmondo Dantes: sembra plausibile che questa speciosa separazione tra il “religioso” e lo “storico” verrà mantenuta, una volta che si sia concluso il processo di beatificazione?
    Io lo vedo come un altro passo e nel rafforzare il prestigio papale e nello stroncare dissenso (o anche la sola analisi degli atti di questa istituzione) all’interno degli ambienti cattolici.

    26 Dic 2009, 21:41 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    I sopravvissuti dell’Olocausto: “Il Vaticano possiede i nostri beni”

    CITTA’ DEL VATICANO – Una Corte d’Appello americana ha annullato una causa intentata dai superstiti dell’Olocausto, i quali sostenevano che la Banca Vaticana avesse accettato milioni di dollari ricavati dai beni sequestrati loro dai Nazisti.

    La Corte di San Francisco ha fatto riferimento a un emendamento che sostiene che la Banca Vaticana non può essere processata per via di un emendamento del 1976 sull’ “Immunità degli Stati sovrani stranieri», che sostanzialmente protegge i Paesi esteri dall’essere processati presso una corte statunitense.

    I sopravvissuti all’Olocausto provenienti da Croazia, Ucraina e Jugoslavia hanno intentato un procedimento contro la Banca Vaticana nel 1999, sostenendo che essa conservava e riciclava i beni di cui si era impropriamente impossessata, appartenenti a migliaia di ebrei, serbi e zingari che erano stati uccisi o imprigionati dal regime filo-nazista di Ustasha al potere in Croazia.

    (Fonte: La Stampa, 30 dicembre 2009)

    COMMENTO – Dunque non è stato dimostrato che i fatti denunciati non sono avvenuti, ma soltanto che la Banca Vaticana non è perseguibile perché gode dell’«Immunità degli Stati sovrani stranieri”. A questo serve la struttura giuridica statale di un ente che pretende di rappresentare il regno di Dio sulla terra.

    31 Dic 2009, 13:39 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Francia: petizione di ebrei contro la beatificazione di Pio XII

    L’organizzazione ebraica “B’nai B’rith” ha lanciato in Francia una petizione online contro la beatificazione di Pio XII, colpevole di aver «lasciato commettere i crimini nazisti».

    «Nella sua beatificazione non possiamo che vedere un’approvazione implicita del comportamento di Pio XII di fronte ai carnefici degli ebrei all’epoca della barbarie nazista», spiega sul sito destinato alla raccolta firme il presidente di B’nai B’rith Francia, Andrè Nadjar.

    «È storicamente accertato che all’epoca drammatica in cui il popolo ebraico subiva la barbarie nazista – prosegue Nadjar – Pio XII, autorità suprema del cristianesimo, con il suo silenzio e la sua passività di fronte a questo dramma, ha implicitamente ma in totale coscienza lasciato commettere i crimini nazisti».

    La petizione lanciata ieri sul web ha raccolto finora circa 1100 firme

    (Fonte: Blitz quotidiano, 28 dicembre 2009)

    31 Dic 2009, 13:41 Rispondi|Quota
  • #9Emanuel Baroz

    La Sinagoga di Papa Ratzinger

    Sulle spalle degli ebrei romani incombe una grande responsabilità: accogliere Papa Benedetto XVI con calore e diplomazia quando verrà alla Sinagoga il prossimo 17 gennaio, dopo la firma di un documento che, proclamando le eroiche virtù di Pio XII, lo spinge sulla via della beatificazione. E’ impensabile che nelle stanze vaticane non abbiano messo sulla bilancia la prevedibile costernazione dell’ebraismo romano, né il tempismo della proclamazione, che avrebbe messo in seria difficoltà gli ebrei romani ad un mese dalla visita di Benedetto XVI al Tempio maggiore di Roma. Però era anche prevedibile che l’invito a Benedetto XVI non sarebbe stato cancellato. Sarebbe prevalso, si sapeva, il dovere di ospitalità verso la persona del Papa, ma anche il dovere di curare i preziosi rapporti ebraico-cristiani così faticosamente costruiti dal Concilio in poi. Per il bene comune bisognava superare lo sconcerto per questa mossa a sorpresa, percepita come una mancanza di considerazione verso le ripetute richieste dal mondo ebraico di sospendere la causa di beatificazione di Pio XII, fino all’apertura degli archivi del suo papato che permetterebbe uno studio indipendente sul suo operato nel contesto storico dell’epoca.

    Sull’altro piatto della bilancia della decisione vaticana c’era il cammino intrapreso da Papa Ratzinger, pieno di ostacoli e trappole, verso il recupero dell’ala destra tradizionalista della Chiesa, e non solo lefebvriana. Tra loro c’è anche chi chiede perché gli ebrei interferiscano negli affari interni della Chiesa, dato che non credono nemmeno ai santi. Vero, gli ebrei non hanno santi, ma hanno i giusti, le persone che hanno rischiato la propria vita per salvarne un’altra. A Yad Vashem a Gerusalemme file e file di alberi onorano la memoria dei giusti della Seconda Guerra Mondiale, i tanti non ebrei che hanno osato, con coraggio estremo, mettere in gioco la propria vita per salvare quella altrui.

    Per la maggioranza degli ebrei – e anche molti cattolici – Pio XII non era un giusto. Era il capo spirituale e morale del cattolicesimo mondiale oppresso da responsabilità travolgenti nell’epoca più buia del Novecento. Non aveva le “divisioni” da comandare (come notava Stalin), ma la sua voce poteva influenzare i destini di milioni di esseri umani. Scelse la via della prudenza (una delle eroiche virtù della teologia cattolica). Per gli ebrei italiani, una data cardine per un giudizio su Pio XII rimane quella del 16 ottobre 1943, giorno della razzia nazista al ghetto che portò ad Auschwitz 1021 persone, di cui solo 17 tornarono vive. Dal Vaticano, quel giorno, si sentì solo il silenzio.

    Fu una scelta ponderata, saggia, giusta? Forse una risposta definitiva non ci sarà mai. Le trattative ci furono, ma non furono seguite da un grido di protesta quando i nazisti tradirono la fiducia posta nella diplomazia da parte del Vaticano. Secondo i documenti disponibili i fatti andarono così: subito dopo i rastrellamenti, il Segretario di Stato Vaticano, Cardinale Luigi Maglioni convocò l’ambasciatore tedesco Ernst von Weizsaecker. Dalle note del Cardinale si legge che “pregò l’ambasciatore di salvare tutti questi innocenti. E’ doloroso per il Santo Padre, doloroso oltre ogni dire, che proprio a Roma, sotto gli occhi del Padre Comune, siano fatte soffrire tante persone unicamente perché appartengono ad una stirpe determinata”. Weizsaecker gli chiese: “Che farebbe la Santa Sede se le cose avessero a continuare?” . Risposta: “La Santa Sede non vorrebbe essere messa nella necessità di dire la sua parola di disapprovazione”. Prima della partenza per Auschwitz i 1021 ebrei romani rimasero imprigionati a Roma altri due giorni senza che una voce di allarme uscisse dal Vaticano. In una lettera successiva ai fatti l’ambasciatore Weizsaecker scrisse: “Nonostante le pressioni esercitate su di lui da diverse parti, il Papa non si è lasciato indurre a nessuna dichiarazione di protesta contro la deportazione degli ebrei di Roma”.

    Dopo questa tragedia, migliaia di ebrei trovarono rifugio fra le strutture della Chiesa e perfino dentro il Vaticano. Un comunicato del 19 dicembre scorso degli ebrei italiani ne dà atto ribadendo che il mondo ebraico “continua ad essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati”.

    Ma quest’opera umanitaria e coraggiosa, sicuramente voluta da Pio XII, non può , per gli ebrei, sostituirsi ad un giudizio complessivo sul suo operato storico.

    Torniamo dunque alla domanda: perché gli ebrei si intromettono nel dibattito su Pio XII? Innanzitutto Papa Pacelli era una figura pubblica, un attore importante nel dramma della Seconda Guerra Mondiale: la sua memoria appartiene alla storia. Poi i santi “sono modelli di vita cristiana” dell’educazione cattolica con ripercussioni sulla convivenza interreligiosa. Nel caso di Pio XII, una beatificazione senza ulteriori approfondimenti storici potrebbe avere riflessi negativi verso chi si permette di criticare il suo operato in futuro.

    Pesano anche incomprensioni teologiche. I confini tra scelte di vita e di fede per gli ebrei sono inesistenti: le virtù umane vengono giudicate dall’agire. Le “eroiche virtù” del cattolicesimo, invece, sono prettamente quelle religiose: “fede, speranza e carità; prudenza, giustizia, fortezza e temperanza”. Un candidato per la beatificazione che abbia manifestato queste “virtù in grado superiore”, dice il padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, “può essere proposto come modello di vita cristiana… la continua ricerca della perfezione evangelica e non la valutazione della portata storica di tutte le sue scelte operative”.
    Sia il rabbino David Rosen, direttore per gli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee e Consigliere per il Gran Rabbinato di Israele, sia il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, sottolineano l’esigenza dialogica per una sensibilità, e un ascolto reciproco che oggi si traduce nella richiesta di rimandare il processo di beatificazione fino a quando gli storici indipendenti non avranno potuto fare una ricerca più completa negli archivi ancora indisponibili.

    Gli ebrei chiedono al Vaticano solo che la verità sui fatti storici che li riguardano non sia riscritta in modo da gettare le basi per l’oblio.

    Lisa Billing, il Fatto quotidiano, 2 gennaio 2010

    (Fonte: Rassegna Ucei, 3 Gennaio 2010)

    3 Gen 2010, 23:28 Rispondi|Quota
  • #10Emanuel Baroz

    ………………………………………

    UNA STORIA CONTROVERSA? – Di Papa Pio XII, come ci ricorda Alessandro Frigerio si è occupato anche un’apposita commissione storica internazionale cattolico-ebraica, formata rispettivamente da tre storici di ciascuno dei due campi che, tuttavia, non giunse ad una conclusione condivisa. Rimasero, sostanzialmente, inevase le seguenti domande. Perché il Vaticano non condannò pubblicamente il pogrom nazista del 1938 contro gli ebrei, noto come “Notte dei cristalli”? I silenzi di Pio XII sullo sterminio del popolo ebraico furono casuali o voluti? Il Papa diede veramente il suo placet all’antisemitismo di Petàin a Vichy? Perché durante il famoso discorso di Natale del 1942 il Papa condannò le violenze naziste senza però fare riferimento agli ebrei? Come mai i fondi messi a disposizione da un’organizzazione ebraica americana furono destinati dalla Chiesa solo al salvataggio degli ebrei convertiti e non a beneficio di tutti i perseguitati? E ancora, perché la Santa Sede si oppose all’emigrazione degli ebrei in Palestina? Il giornalista inglese, John Cornwell, a sua volta, non esitò a definire Pacelli come “il Papa di Hitler”, un giudizio certamente esagerato ma che, tuttavia, racchiude un elemento di verità o, se vi pare, di ” real politik” vaticana: vale a dire che il “male assoluto” era considerato, innanzitutto, il bolscevismo e non tanto nazionalsocialismo hitleriano. Papa Pacelli, del resto, non restò a guardare il nuovo scenario politico in via di formazione, mondiale e nazionale, nemmeno nel dopo guerra. Con la “guerra fredda” la divisione del mondo in due blocchi contrapposti, Pio XII si schierò decisamente contro il comunismo. Nelle elezioni del 1948 sostenne con determinazione la Democrazia Cristiana, favorendone la vittoria, anche se poi non condivise alcune scelte di Alcide De Gasperi, tra cui il rifiuto di quest’ultimo di collaborare con i partiti di destra. L’anno successivo, con un atto clamoroso a livello mondiale, scomunicò tutti i comunisti. Nel 1950, poi, proclamò il Giubileo, l’Anno santo, che con il suo messaggio di riconciliazione, speranza e pace fu un vero trionfo. Durante il Giubileo istituì il dogma dell’Assunzione di Maria ricorrendo per l’unica volta in tutto il Novecento all’infallibilità papale. Inoltre, venendo incontro alle numerose richieste dei fedeli, proclamò santa, Maria Goretti, sebbene fossero passati solo due anni dalla sua beatificazione (all’epoca il diritto canonico prevedeva che passassero almeno vent’anni). Tuttavia, in molti videro questa canonizzazione come un gesto anti-femminista.

    ………………………………………

    http://networkedblogs.com/p24663926

    18 Gen 2010, 13:43 Rispondi|Quota
  • #11Alberto Pi

    PIO XII: PAPA, DA LUI TESTIMONIANZA LUMINOSA

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 19 OTT – Quella di Pio XII,
    pontefice della Seconda guerra mondiale di cui Benedetto XVI ha
    proclamato lo scorso dicembre le «virtù eroiche», è stata
    «una luminosa testimonianza». Lo afferma lo stesso papa
    Ratzinger in un telegramma, a firma del cardinale segretario di
    Stato Tarcisio Bertone, inviato al vicario di Roma card.
    Agostino Vallini in occasione del convegno «Le virtù eroiche
    di papa Pio XII, cittadino romano» svoltosi nei Musei
    Capitolini e promosso da suor Margherita Marchione, biografa di
    papa Pacelli.

    «Informato circa convegno in Campidoglio su venerabile Pio
    XII – si legge nel messaggio – il pontefice Benedetto XVI
    rivolge un beneaugurante saluto e mentre esprime compiacimento
    per l’iniziativa che considera segnatamente luminosa
    testimonianza papa Pacelli e suo rapporto con città di Roma,
    invoca la celeste protezione della beata Vergine Maria».

    23 Ott 2010, 19:58 Rispondi|Quota
  • #12Alberto Pi

    PIO XII:BIOGRAFA,SCRITTA YAD VASHEM INSULTO A VERITÀSTORICA

    (ANSA) – ROMA, 19 OTT – Pio XII fu mosso nella sua vita «da
    un grande spirito di fratellanza nei confronti degli ebrei e non
    era affatto antisemita», mentre è necessario rimuovere la
    didascalia sotto la sua foto nel museo dello Yad Vashem a
    Gerusalemme che «gli attribuisce silenzio e assenza di
    direttive» sulla persecuzione verso gli ebrei, in quanto
    rappresenta «un insulto alla verità storica».

    È quanto ha sostenuto suor Margherita Marchione, biografa di
    papa Eugenio Pacelli e ‘anima’ del Comitato promotore per
    l’istituzione del Museo Pio XII a Roma, nel corso del convegno
    da lei stessa promosso «Le virtù eroiche di Papa Pio XII
    cittadino romano», svoltosi ai Musei Capitolini.
    Secondo suor Margherita, la didascalia al Museo dell’
    Olocausto in Israele è ingiusta in quanto non riconosce «il
    lavoro di salvataggio di innumerevoli ebrei europei» di papa
    Pacelli e la sua «umanità e compassione».

    «Il Papa – ha quindi osservato la religiosa sul ruolo di
    Pacelli nel corso della Seconda guerra mondiale – non ha parlato
    con più insistenza per paura dei nazisti che avrebbero fatto
    soffrire ancor di più cattolici ed ebrei». Suor Marchione si
    è quindi chiesta se il «ritardo» nella beatificazione di Pio
    XII – di cui Benedetto XVI nel dicembre scorso ha proclamato le
    «virtù eroiche» – non sia «dovuto al fatto che dagli stati
    Uniti alcuni gruppi di ebrei hanno chiesto la sospensione del
    processo». (ANSA).

    23 Ott 2010, 19:59 Rispondi|Quota
  • #13stefano pierotti

    io sono un artista e dal canto mio posso commentare attraverso le immagini di questa mia recente scultura:
    http://www.stefanopierotti.com/?q=node/288
    stefano pierotti

    15 Gen 2013, 07:28 Rispondi|Quota
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