Perché il Rapporto Goldstone non è attendibile

 
Emanuel Baroz
26 gennaio 2010
16 commenti

Perché il Rapporto Goldstone non è attendibile

di Andrea Holzer

Il Rapporto Goldstone che accusa l’esercito Israeliano di aver commesso crimini di guerra durante le recenti operazioni militari nella Striscia di Gaza è stato finora al centro di un intenso dibattito. A gettare luce sulla questione è intervenuto il convegno che si è tenuto il 21 gennaio dal titolo “Il Rapporto Goldstone, un pericoloso fraintedimento”, organizzato dall’associazione interparlamentare di amicizia Italia-Israele, con Dore Gold, Fiamma Nirenstein, Pierluigi Battista, Giovanni Marizza e Laura Mirachian.

goldstone report focus on israelIl giudice sudafricano Richard Justine Goldstone ha presieduto la commissione d’inchiesta voluta dal Consiglio sui Diritti Umani dell’Onu per investigare “tutte le violazioni dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale che potrebbero essere stati commessi nel contesto delle operazioni militari condotte all’interno dell Striscia di Gaza, nel periodo compreso tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009”. La “fact finding mission” è stata originata dalla risoluzione dell’UNHRC (il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite – United Nations Human Rights Council) del 12 gennaio 2009. Gli altri membri della commissione erano Christine Chinkin del Regno Unito, Hina Jilani dal Pakistan e il Colonnello irlandese Desmond Travers.

Il giudice Goldstone si era detto “sopreso in quanto ebreo” per essere stato scelto come capo commissione ma anche di credere fermamente dei diritti umani e nella legge di guerra e nel fatto che i civili hanno diritto alla massima protezione possibile durante il corso di conflitti armati.

La Human Rights Watch con sede a New York (di cui Goldstone faceva parte), ha applaudito alla scelta dell’ ex-membro come capo commissione, sottolineando le sue doti di imparzialità universalmente riconosciute. Alcuni commentantori come il Professor Gerald Steinberg, o l’autrice Melanie Phillips hanno invece fatto notare che, nonostante avesse rassegnato le dimissioni da HRW, Goldstone non poteva dirsi al riparo da accuse di partigianeria, visto che l’organizzazione newyorkese aveva in precedenza piiù volte accusato Israele di violenze nei confronti della popolazione civile palestinese.

Nonostante la controversia riguardante la commissione, il rapporto finale (costituito da 575 pagine, successivamente un po’ sfoltite) è stato pubblicato il 15 settembre 2009. Secondo il documento, sia i gruppi armati palestinesi sia Israele si sono resi colpevoli di crimini di guerra ed entrambe le parti in causa sono state chiamate ad investigare sull’operato dei loro eserciti.

Il documento non ha ovviamente mancato di dividere l’opinione pubblica: personaggi come l’avvocato internazionalista canadese Irwin Cotler, o militari come Richard Kemp e Jim Molan, sostenuti nelle loro tesi da quotidiani come il Washington Post, L’Economist e il Wall Street Journal hanno criticato il rapporto e i loro autori mentre l’Organizzazione delle Conferenze Islamiche, la Lega Araba, il movimento dei Paesi non allineati (costituito da 118 nazioni), Amnesty International e il Financial Times hanno espresso un parere positivo sul rapporto.

Abbiamo chiesto a Dore Gold, ex ambasciatore israeliano all’Onu ora presidente del Jerusalem Center for Pubblic Affairs, di spiegarci perché il Goldstone Report è da considerarsi un documento non del tutto attendibile.

Il Rapporto Goldstone muove delle chiare e pesanti accuse contro Israele: prima fra tutte l’uccisione di civili innocenti.

La prima e più importante accusa nei confronti di Israele contenuta nel rapporto Goldstone riguarda appunto la presunta e deliberata uccisione di numerosi civili da parte dell’IDF durante le operazioni di guerriglia urbana. Sfortunatamente, però, in tutte le guerre i civili possono morire. Prenda per esempio le operazioni militari in Afghanistan e Iraq, conflitti dove molti cittadini hanno putroppo perso la vita. Quello che un esercito è obbligato a fare è minimizzare il numero di queste morti.

Accusare Israele di aver ucciso civili deliberatamente è una cosa molto seria. Se vogliamo dirla tutta il nostro paese ha introdotto una serie di segnali d’avvertimento per i civili di Gaza che nessun altro esercito aveva messo in pratica prima. Non scordiamoci che, prima della guerra di Gaza, Hamas ha lanciato razzi verso il nostro paese per ben otto anni e durante il corso di questo bersagliamento ha utilizzato abitazioni e spazi comuni civili per nascondere le sue armi in aree densamente popolate. Ecco che Israele ha dovuto quindi utilizzare una contro strategia per separare i civili dal nemico e dalle armi che avrebbero dovuto essere distrutte.

L’IDF ha distribuito volantini lungo tutta l’area di guerra che spiegavano come le abitazioni contenenti armamenti avrebbero potuto essere colpite. Non solo, l’esercito israeliano è anche riuscito a intrufolarsi elettronicamente nelle frequenze radio di Hamas, annunciando gli attacchi su specifiche aree e mettendo sul chi vive i cittadini. Un terzo tipo di avvertimento utilizzato era quello telefonico, prima di attaccare una certa struttura o un edificio l’IDF chiamava qualcuno all’interno per avvisare, l’intelligence si occupava di reperire i numeri telefonici. E poi c’è la tecnica che noi chiamiamo “knock on the roof” (bussare sul tetto), se dopo tutti questi avvertimenti gli schermi degli UAV (Unmanned Aerial Vehicles – Droni radiocontrollati) mostravano edifici ancora pieni di gente, si lanciavano piccole cariche esplosive più che altro rumorose che servivano a far evacuare in fretta l’edificio, perché gli occupanti alla vista dei missili se la davano giustamente a gambe. Ora, come può un esercito che utilizza tutti queste precauzioni essere accusato di uccidere deliberatamente i civili? C’è una chiara contraddizione in termini tra il comportamento militare israeliano e le accuse che gli vengono rivolte contro.

Israele, però, è stato anche accusato di aver utilizzato la forza militare in maniera sproporzionata alla minaccia, oltre che di aver messo a repetanglio il diritto alla vita del popolo palestinese.

Secondo me, chi veramente sta ostacolando il diritto alla vita dei palestinesi è proprio Hamas ma il report non muove nessuna accusa contro questa organizzazione para-militare. Sono stati i guerriglieri di Hamas ad aver messo a repentaglio la vita dei nostri civili con il continuo lancio di razzi su cittadine come Sderot, ad esempio. Nel rapporto, però, si parla di “gruppi armati palestinesi” come se questi fossero piccoli gruppi di guerriglieri privi di una guida centrale che esistono nella Striscia di Gaza controllata di Hamas e come se non esistesse una catena di comando da parte di Hamas.

Ecco perché, quando questo report è stato pubblicato, alcuni leader del movimento palestinese, come Mousa Abu Marzouk (vice capo dell’ufficio burocratico di Hamas a Damasco), hanno ringraziato gli autori perché grazie a loro si sentivano esonerati dalle responsabilità. Ci troviamo di fronte ad un totale capovolgimento della realtà.

Una nazione che durante gli ultimi anni si è dovuta difendere dai lanci di razzi è accusata mentre un organizzazione militare che ha conquistato la Striscia di Gaza militarmente, cacciando e uccideno membri del movimento Fatah, è innocente. L’unico risultato che il Goldstone Report potrà ottenere sarà un incoraggiamento delle organizzazioni terroristiche che utilizzano civili come scudi umani e gli farà anche capire che i civili del mondo occidentale possono essere tranquillamente attaccati perché si  rimane impuniti. Per queste ragioni il report mette a repentaglio non solamente la sicurezza dei civili israeliani ma anche quella di tutta l’alleanza occidentale.

Ma sono le organizzazioni palestinesi ad accusare Israele di utilizzare i civili come scudi umani.

Su questo punto esiste un video (che ho mostato alla Brandeis University) in cui si vede un capo di Hamas che, essendo stato avvisato dell’imminente attacco aereo da parte dell’IDF chiama a raccolta i civili intorno a sè e li fa salire sul tetto di un edificio per utilizzarli come scudi umani. Quando Goldston ha visto questo video mi ha chiesto perché Israele non glielo aveva mostrato prima, ma da quello che so io tutto il materiale era gli già stato inviato.

Un’altra accusa che viene rivolta a Israele e all’IDF riguarda l’attacco a siti industriali e cisterne di acqua o comunque a strutture che servono alla popolazione civile come fattorie o campi coltivati.

Quello che il rapporto Goldstone tenta di dimostrare è alquanto improbabile: non si può indagare su un avvenimento mesi e mesi dopo la sua fine. Israele non attacca deliberatamente strutture civili come cisterne di acqua o fattorie ma lo fa esclusivamente se crede che tali strutture siano utilizzate come nascondigli per armi, munizioni o guerriglieri. Per supportare questa tesi il rapporto dovrebbe aver dimostrato che l’IDF non aveva subito attacchi da postazioni di questo tipo.

Ma c’è un problema fondamentale di tipo metodologico. Goldstone è andato a intervistare i palestinesi all’interno della Striscia di Gaza proprio per capire che tipo di danni erano stati perpetrati alla popolazione civile e alle strutture civili. All’inizio del documento, però, è lo stesso Goldstone ad ammettere che i palestinesi che ha intervistato erano restii a parlare dei danni da loro arrecati da parte degli uomini di Hamas, perché temevano delle rappresaglie. Allora, sulla base di quesi fatti, come si può essere certi che nessuno stava sparando contro l’esercito israeliano dall’interno delle strutture civili che sono state distrutte?

Eppure il rapporto è stato sponsorizzato e ordinato dalle Nazioni Unite…

Dobbiamo tentare di capire un cosa fondamentale di questo rapporto: quando il Consiglio sui diritti umani dell’Onu ha chiesto di mettere in piedi una missione di ricerca che poi divenne il rapporto Goldstone, non ha ottenuto il supporto di nessuna nazione democratica occidentale. Quella risoluzione è stata invece votata dalla Cina, dalla Russia e dall’Arabia Saudita e queste non sono certo nazioni che si fanno problemi di diritti umani.

Ora, curiosamente l’Arabia Saudita è stata di recente molto attiva nello Yemen del Nord dal punto di vista militare e infatti il comandante delle forze armate saudite, Principe Abdul Bin Sultan si è vantato molto del numero di yemeniti uccisi dall’esercito saudita. Quindi abbiamo una situazione in cui l’Arabia Saudita da una parte sta accusando Israele di aver ucciso civili nella Guerra di Gaza e dall’altra parte sta attivamente uccidendo cittadini che sono sospettati di essere coninvolti nell’insurrezione sciite dello Yemen settentrionale.

Ultimamente, durante una conferenza stampa congiunta alla quale era presente anche Nethanyahu, è stato chiesto ad Angela Merkel cosa ne pensasse del conflitto israelo-palestinese. Il Primo ministro tedesco si è rifiutato di rispondere. Invece gli Stati Uniti hanno appena inviato George Mitchell (legato Usa in Medio Oriente) per discutere la tregua con i palestinesi e con gli israeliani. L’America si è sempre interessata al problema molto da vicino ma che ruolo può assumere l’Europa?

L’Europa dovrebber essere un giudice imparziale in tutta questa situazione. Per anni gli Israeliani hanno pensato che le posizioni politiche degli Europei  riflettevano i loro interessi commerciali visto che gli europei vendevano beni industriali al mondo Arabo. Ora però dobbiamo capire che queti interessi non sono più sostenibili perché esistono delle serie minacce all’ordine mondiale che provengono dal Medio Oriente. Sto parlando di Al Qaeda e dell’Iran.

Quello dell’Iran è un problema che potrebbe portare a conseguenze ancora peggiori, se dovesse ottenere la bomba atomica, l’Iran potrebbe infatti utilizzare il suo potere come scudo per le organizzazioni terroristiche dell’area mediorientale. Quindi l’Europa dovrebbe essere in grado di capire che non si possono lasciare queste organizzazioni attive e in grado di scavalcare tutte le leggi internazionali per fare guerra a Israele o ad altri paesi democratici. Ad aprile quest’anno ci sarà una ricorrenza importante: i novant’anni dalla sconfitta dell’esercito Ottomano a San Remo. Dopo quella sconfitta, gli ottomani fecero una solenne promessa ai popoli che avevano assoggettato: avrebbero rinunciato alla sovranità su tutti i territori a sud dell’Anatolia, compresa la terra di Israele. Al popolo ebraico fu promessa la libertà di ricostituire un loro Stato, basato sul diritto storico degli ebrei sulla terra israeliana. Dovremmo ricordarci che l’Europa in passato ha avuto un ruolo strumentale nel liberare la terra mediorentale dall’assogettamento ottomano e nel riconoscere agli ebrei il diritto di ritornare al loro Stato.

(Fonte: L’Occidentale, 23 Gennaio 2010)

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  • #1Emanuel Baroz

    “Il rapporto Goldstone: un pericoloso fraintendimento”

    di Elena Lattes

    Lo scorso ottobre il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu e successivamente l’Assemblea Generale approvarono un rapporto sul conflitto tra Hamas e Israele del gennaio dello stesso anno. “Una sentenza di Cassazione” così definita da Pier Luigi Battista, moderatore del convegno “Il rapporto Goldstone: un pericoloso fraintendimento”, tenutosi alla Camera dei Deputati ad un anno, appunto, da quella guerra “perché ha stabilito che Israele è colpevole, senza un vero processo e soprattutto senza possibilità di ricorrere in Appello”.

    L’introduzione dell’editorialista del Corriere della Sera è stata confermata da tutti i relatori presenti, l’Ambasciatrice, Rappresentate Permanente d’Italia all’Onu Laura Mirachian, il Generale Giovanni Marizza, vicecomandante del corpo d’armata multinazionale in Iraq e presidente di un gruppo di pianificazione della Nato, l’Ambasciatore Dore Gold, Presidente del Jerusalem Center for Public Affairs e già Rappresentante Permamente di Israele presso le Nazioni Unite e Fiamma Nirenstein che hanno dettagliatamente spiegato l’atmosfera, le dinamiche e i rapporti di forza che hanno condotto alla redazione e approvazione del Rapporto.

    Per l’Ambasciatrice Mirachian, il problema è a monte, in una struttura, come quella delle Nazioni Unite, che nasce nel secondo dopoguerra e rispecchia ancora la situazione mondiale di venti o trent’anni fa, con schieramenti che non hanno più senso, come quello dei “Paesi non allineati”. “Non allineati a cosa?” si chiede l’ambasciatrice visto che non esiste più la rivalità tra due superpotenze.

    E ancora, la Conferenza dei Paesi islamici è, all’Onu, un gruppo compatto che riunisce Stati diversissimi e lontanissimi come il Marocco e la Malaysia, la Turchia, il Sudan e l’Arabia Saudita, spesso in conflitto tra loro, ma uniti dall’odio contro Israele e la volontà di perpetuare il conflitto, strumentalizzando i palestinesi. L’Europa, al contrario, non è unita e, anche se nessuno Stato membro si è espresso favorevolmente al Rapporto, alcuni hanno votato contro e altri si sono astenuti.

    Per questo, il tentativo europeo di trasformare la risoluzione contro Israele in una dichiarazione meno impegnativa, è purtroppo al momento fallito. In questo contesto si capisce come si è arrivati all’approvazione del Rapporto, votato da 34 Paesi, tutti appartenenti o ai non allineati o alla Conferenza Islamica, più la Cina. Un rapporto che elenca una serie di accuse gravissime ad Israele, ma omette le pesanti responsabilità di Hamas, tanto che l’Autorità Palestinese stessa aveva ritirato la richiesta per una risoluzione dell’Assemblea generale che condannasse Israele in seguito al rapporto, poi ripresentata dietro la pressione di Hamas e di altri Stati arabi.

    L’ambasciatore Gold, invece, ha confrontato il comportamento “onusiano” verso Israele con quello adottato nei confronti di dittature sanguinarie e con ciò che prevede il diritto internazionale. Il Consiglio dei Diritti Umani, per esempio, non si è mai espresso contro l’Arabia Saudita che ha distrutto interi villaggi nello Yemen per combattere i ribelli sciiti o contro il Sudan per la tragedia del Darfur. Il diritto internazionale, poi, prevede che nelle guerre moderne possano rimanere uccisi involontariamente i civili, ma l’Onu ha condannato Israele, accusandolo di averli uccisi deliberatamente e ha totalmente ignorato il loro uso da parte di Hamas come scudi umani.

    Nel rapporto non vengono mai citate le migliaia di missili sparati da Gaza verso le cittadine israeliane, né il notevole aumento di attacchi dopo il ritiro da Gaza, né, tantomeno, i numerosissimi e diversi preavvisi che Israele ha usato per invitare i civili palestinesi a lasciare le zone usate dai terroristi come basi e depositi militari.

    Molto interessante l’intervento del Generale Marizza che ha svelato le numerose contraddizioni all’interno del rapporto stesso o alcune delle assurde affermazioni, come quella secondo la quale non era evidente che i “militanti” di Hamas volessero travestirsi da civili quando, appunto in abiti civili, sparavano i missili verso Israele. “Possibile – si chiede il generale – che avevano tutti contemporaneamente l’esigenza di portare le divise militari in lavanderia, in pieno conflitto?”

    Anche egli ha ricordato gli assordanti silenzi sui milioni di morti nello Sri Lanka, in Congo e in altri Paesi dove sono o erano in corso lunghe guerre fratricide. Interessante, anche, il rifiuto della Commissione di ascoltare, durante le indagini, fonti esperte, come il colonnello Kemp, comandante delle forze britanniche, o testimoni israeliani; la stessa Commissione dei Diritti Umani, invece, ha preso in considerazione solo fonti palestinesi o ong finanziate dall’Europa o dai Paesi arabi.

    Infine la conclusione di Fiamma Nirenstein, promotrice del convegno, secondo la quale il divieto, di fatto, ad Israele di difendersi dal terrorismo, non solo paga quest’ultimo incitandolo a continuare ed intensificare le stragi, ma si rischia di negare il diritto alla difesa a noi, europei, americani e a tutte le vittime del fondamentalismo islamico (musulmani moderati in primis).

    (Fonte: Agenzia Radicale, 25 gennaio 2010)

    26 Gen 2010, 12:14 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Israele – “Il rapporto Goldstone è un esempio di nuovo antisemitismo”

    TEL AVIV, 25 gen – “Il rapporto Goldstone è un esempio di antisemtismo”, ha ribadito oggi a gran voce il ministro israeliano dell’Informazione, Yuli Edelstein, durante un incontro pubblico tenuto alla vigilia della Giornata internazionale della Memoria della Shoah. Il ministro ha sostenuto che dalla fine della Seconda guerra mondiale “l’antisemitismo non si focalizza più sugli ebrei in quanto tali, ma sugli israeliani e su Israele”. Opinioni simili erano state espresse nei mesi scorsi sul documento dell’Onu – che critica Hamas, ma non risparmia accuse di crimini di guerra a Israele per le conseguenze dell’offensiva Piombo Fuso (dicembre 2008-gennaio 2009) – anche da altri ministri. Mentre ieri è stato il premier Benyamin Netanyahu (Likud, destra) ad affermare che il rapporto Goldstone avrebbe favorito l’incremento di episodi di antisemitismo registrato nel mondo nel 2009. Contro il contenuto di tale testo, Israele si appresta a presentare all’Onu un contro-rapporto realizzato dalle sue forze armate che – secondo anticipazioni – contesta con documenti e foto testimonianze e fatti citati dal team di Goldstone.

    (Fonte: Notiziario Ucei, 25 gennaio 2010)

    26 Gen 2010, 12:16 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    24/01/2010 – Israele consegnerà giovedì al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon la sua risposta al rapporto Goldstone sulla guerra anti-Hamas a Gaza di un anno fa. La risposta israeliana, approntata dal consiglio per la sicurezza nazionale e dai ministeri della giustizia e degli esteri e dalla procura militare, affronterà i maggiori difetti del rapporto Goldstone, accusato d’essere prevenuto e sbilanciato. Israele spiegherà le ragioni che lo portarono a combattere e le difficoltà incontrate nella lotta contro le organizzazioni terroristiche che operano deliberatamente da case, scuole, ospedali ed edifici delle Nazioni Unite. Secondo anticipazioni del New York Times, ad esempio, Israele afferma che la distruzione di un mulino a Gaza non fu causata da F-16 israeliani, come sostiene il rapporto Goldstone, ma da un colpo sbagliato di Hamas. Allo stesso modo, Israele nega qualsiasi coinvolgimento nella demolizione del centro di trattamento delle acque reflue a Gaza, che venne invece danneggiata da esplosioni di Hamas. Il rapporto Goldstone cerca di sostenere che Israele avrebbe deliberatamente preso di mira i civili e le infrastrutture economiche, il che è “fondamentalmente falso”, afferma il generale Avichai Mandelblitt, procuratore generale militare. Israele disporrebbe di prove filmate delle sue argomentazioni.

    (Fonte: Israele.net)

    26 Gen 2010, 12:21 Rispondi|Quota
  • #4Alberto

    Io sono stato giovedì scorso alla camera all’incontro con Fiamma Nierenstein in cui si è parlato del rapporto Goldstone.
    La conclusione a cui si è giunti è che il rapporto, se così si può chiamare, è completamente premeditato al fine di gettare fango su Israele.
    Parliamone.
    Alberto Piperno

    26 Gen 2010, 15:34 Rispondi|Quota
    • #5Emanuel Baroz

      lo stiamo facendo….nel nostro piccolo

      26 Gen 2010, 20:40 Rispondi|Quota
  • #6Mirko Viola

    Malgrado le credenziali impeccabili dei membri della commissione delle Nazioni Unite e la reputazione di cui gode Richard Goldstone a livello mondiale per la sua integrità e equilibrio politico, Israele ha rifiutato di cooperare fin dall’inizio…. perchè Israele ha boicottato la commissione???
    Non ha nemmeno permesso alla commissione di entrare in Israele o nei Territori Palestinesi, obbligandola a far capo al governo Egiziano per entrare a Gaza attraverso il punto di passaggio di Rafah.
    Come osserva Uri Avnery: Israele può attaccare quanto vuole il rapporto della commissione e tacciarlo di unilaterale e sleale, ma l’unica spiegazione plausibile del suo rifiuto a cooperare all’accertamento dei fatti e cogliere l’opportunità di fornire la propria versione della storia è che Israele non aveva elementi per contestare le schiaccianti prove che i suoi attacchi a Gaza lo scorso inverno non hanno rispettato il diritto dei conflitti armati.
    Nessuna commissione internazionale credibile potrebbe giungere a conclusioni diverse da quelle cui è giunto il rapporto Goldstone sulle principali denunce.
    Baroz… i civili massacrati sono fotomontaggi???
    anzi… fotomontaggi antisemiti???
    vergognatevi!
    Mirko Viola

    28 Gen 2010, 16:31 Rispondi|Quota
    • #7Emanuel Baroz

      Per la stesura del Rapporto Goldstone non sono state prese in considerazione testimonianze contrarie alla tesi precostituita che era alla base dell’inchiesta, cioè che Israele fosse colpevole di crimini di guerra…..per questo il Rapporto Goldstone non è stato considerato attendibile dallo Stato di Israele che infatti ha portato a suo favore testimonianze filmate del reale svolgimento degli avvenimenti in quel periodo

      29 Gen 2010, 01:19 Rispondi|Quota
  • #8Ruben DR

    Emanuel….ma ancora ci perdi tempo?! Lascialo nella sua misera conoscenza….non ti rendi conto che a dargli spazio fai solo il suo gioco?!

    29 Gen 2010, 01:33 Rispondi|Quota
  • #9Diego Ferraris

    Arrivò una famiglia e disse: Abbiamo le carte
    dimostrano che la casa e’ nostra.
    – No, no, disse il vecchio. Il mio popolo ha sempre vissuto qui,
    Mio padre, mio nonno … e guarda in giardino:
    un mio avo lo piantò.

    – No, no, disse la famiglia, guarda i documenti.
    Ve ne era una catasta.
    – Da dove comincio? disse l’uomo
    – Non c’e’ bisogno di leggere l’inizio, gli dissero,
    Vai alla pagina su cui e’ scritto “Terra Promessa”.

    – Ma sono legali?, disse l’uomo. Chi li ha scritti?
    – Dio, dissero loro. Li ha scritti Dio. Guarda:
    Stanno arrivando i Suoi carri armati!”.

    (“Terra Promessa” di Michael Rosen, poeta ebreo inglese)

    30 Gen 2010, 00:55 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      anche lei si diverte a postare commenti con nomi diversi? Bah…..non capisco l’utilità di tutto questo…

      30 Gen 2010, 19:23 Rispondi|Quota
  • #11Mirko Viola

    beh… chiunque sia Diego Ferraris devo dire che la “poesia” è decisamente appropriata… vado subito a cercare qualcosa di questo Michael Rosen…
    interessante autore,
    🙂
    saluti

    30 Gen 2010, 20:26 Rispondi|Quota
  • #12Diego Ferraris

    Caro Emanuele,
    non è per divertimento che ho postato il mio precedente.
    Ho una mia opinione e cerco di esternarla in una rubrica che, fino a prova contraria, la rendi aperta a tutti.
    Poi il fatto dei nick diversi credo abbia poca importanza, visto che chi scrive i commenti restano generalmente anonimi – un nome vale l’altro.
    Vedi che tristezza se in questa sede fossero espresse soltanto opinioni a senso unico, tanto varrebbe scrivere un libro, il mondo è bello perchè è vario.
    Il contraddittorio è l’anima di una discussione, sempre nel rispetto di chi la pensa diversamente, e arricchisce sempre tutti.
    In ogni caso apprezzo moltissimo lo spazio che offri anche a chi non la pensa come te.
    Posso dire, cordialmente?
    Franco

    31 Gen 2010, 11:58 Rispondi|Quota
    • #13Emanuel Baroz

      Caro Diego,
      come vede la sua poesia (….?…) è stata presa subito ad esempio da un signore che infesta questo sito da tempo….cmq i suoi commenti sono stati pubblicati. Ma mi auguro che la discussione sia civile e sopratutto rispettosa delle altrui posizioni
      Saluti

      31 Gen 2010, 19:41 Rispondi|Quota
  • #14Enzo

    Goldstone… chi e’ costui?
    Potremmo star qui a parlare e scrivere per ore ed ore, ma quando si fa un lavoro investigativo, o di intelligence, spesso si usano addirittura i numeri al posto delle parole per evitare di fare inutile retorica.
    Odio essere prolisso per deformazione professionale, e gia’ non mi piaccio per essermi dilungato piu’ del necessario.
    1) Ronnie Kasrils, Ministro dell’Intelligence del Sud Africa, Ebreo, e’ amico di vecchia data (E NON SOLO) di Goldstone.
    Assieme al COSATU, il sindacato dei lavoratori piu’ grande del Sud Africa, si e’ sempre battuto per il boicottaggio di Israele. I giornali hanno centinaia di articoli su COSATU, KASRILS & Co.
    E questo ancor prima dell’operazione Piombo Fuso.
    Concludo, succintamente: che andasse affanculo Goldstone, Kasrils e tutto il COSATU.
    Neshikot

    1 Feb 2010, 16:03 Rispondi|Quota
  • #15ADOLFOSIBILIO

    Salve a tutti, noi abitiamo su questo pianeta e abbiamo necessità di un alloggio pertanto se mi costruisco una casa da qualche parte e vivo felicemente con il vicino di casa, se presente, che non è ostile a nessuno, i problemi non sussistono. nessuno caccia via nessuno se io abito li posso vendere la mia abitazione e vado a costruirmela da un’altra parte.
    tutti possiamo vivere in qualunque posto spero. Oppure no??

    2 Feb 2010, 17:54 Rispondi|Quota
  • #16Emanuel Baroz

    25/02/2010 – Il procuratore generale dell’esercito israeliano, Avihai Mandelblit, mercoledì ha archiviato – “perché il fatto non sussiste” – un fascicolo aperto dalla polizia militare relativo a due addebiti sollevati dal rapporto Goldstone. L’indagine del procuratore, che ha ascoltato anche i palestinesi coinvolti, ha concluso che erano infondate le accuse ai soldati israeliani d’aver usato civili come scudi umani durante l’operazione anti-Hamas di un anno fa.

    (Fonte: Israele.net)

    25 Feb 2010, 11:22 Rispondi|Quota
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