Libano: Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano

 
Emanuel Baroz
20 novembre 2010
2 commenti

Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano

di Ugo Tramballi

Un ritiro israeliano da territori occupati (in realtà conquistati dopo una guerra in cui Israele è stato attaccato e che ha vinto, ma non si può chiedere a Tramballi l’obiettività…sarebbe troppo!) non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni in Medio Oriente (se Tramballi fosse un giornalista degno di questo nome saprebbe che non più tardi di 5 anni fa Israele ha deciso il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza, che da quel giorno è diventata un regione in cui il terrorismo palestinese, capitanato da Hamas e finanziato dalla Siria e dall’Iran, prospera e aumenta di giorno in giorno…). Pacifisti, milizie, eserciti, chiese, organizzazioni regionali e internazionali, opinioni pubbliche e popoli interi sono mobilitati da decenni perché questo accada. Ma quando succede, non è contento nessuno.

Ieri il governo israeliano ha deciso di ritirarsi da un pezzo del villaggio di Ghajar, al confine nord, e di restituirlo alla sovranità libanese, sia pure gestita per qualche tempo dalle Nazioni Unite. Eppure Hezbollah, che della liberazione di ogni centimetro di Libano ha fatto la sua raison d’être, tace sdegnato; il governo di Beirut non ha mosso un dito per collaborare: gli israeliani hanno dovuto prendere una decisione “unilaterale” mediata con i caschi blu dell’Unifil. Di più. I 2.300 abitanti di Ghajar, tutti arabi della setta alawita, sono scesi in strada a protestare. Non vogliono diventare libanesi.

La storia di Ghajar incomincia nel 1967, quando Israele conquista il villaggio che nessun tratto di frontiera, dagli accordi Sykes-Picot del 1916 in poi, è mai riuscito a chiarire da che parte dovesse stare. Nel 1981 Israele offre la cittadinanza a tutti gli arabi conquistati: i drusi del Golan, a un tiro di sasso da Ghajar, rifiutano. Gli alawiti del villaggio chiedono e ottengono di diventare israeliani.

L’anno dopo Israele invade il Libano (a causa del terrorismo palestinese firmato Arafat, ma naturalmente questo Tramballi si guarda bene dal ricordarlo…) e fino al 2000 ne controllerà una buona parte del sud, creando una “fascia di sicurezza”. In quel periodo col mercato nero e lo spaccio di tutto ciò che non è legale, come accade lungo tutte le frontiere evanescenti del mondo, gli alawiti di Ghajar fanno i soldi. E allargano il villaggio verso nord, sempre all’interno della “fascia di sicurezza” israeliana: nasce una Ghajar alta con l’aria più fresca, le case e le strade più belle. Nell’inutile tentativo di dire l’ultima parola sulle frontiere, quando gli israeliani lasciarono il Libano, l’Onu aveva fissato una nuova linea di demarcazione. Ghajar bassa era Israele, la alta Libano.

Dopo le pressioni delle Nazioni Unite, americane, europee e arabe, ieri finalmente Israele decide di ritirarsi. Il giorno non è ancora stato fissato; poiché è zona di Hezbollah e l’Armée libanese laggiù è infiltrata dal partito sciita di Dio, Israele vuole che quella parte del villaggio sia presidiata dai caschi blu. L’idea della soluzione di compromesso è stata dell’Onu. Per anni il generale Claudio Graziano, comandante Unifil fino all’inizio dell’anno, l’ha pazientemente negoziata.

Ma ieri Hussein Khatib, il sindaco di Ghajar, ha parlato per conto dei suoi concittadini: «Ghajar è siriana, la sua gente è siriana, la sua terra è siriana». Ma diversamente dalle vicine fattorie di Sheba e dal Golan, la Siria non ha mai rivendicato Ghajar. La vogliono i libanesi ma a Ghajar non vogliono diventare libanesi: eventualmente continuare a essere israeliani, con quel passaporto blu che permette loro di arrivare fino a Parigi, se lo desiderano. «Non vogliamo aggiungerci alla schiera di profughi di questa regione», protestano. Ma Israele ora ha in mente la realizzazione dello “stato ebraico”: altri 2300 arabi non sono d’aiuto per i calcoli della demografia prestata alla politica (certo, il motivo per Tramballi è meramente dovuto al calcolo demografico….non ci sono mica altre motivazioni! Ma come si  fa a far scrivere su questi argomenti una persona del genere intrisa di pregiudizio antisraeliano?!). È il Medio Oriente, bellezza. Soldati, negoziatori, pacifisti e giornalisti (come Tramballi…) avranno sempre di che lavorare laggiù.

(Fonte: Il Sole 24 Ore, 18 novembre 2010)

Nella foto in alto: una veduta del villaggio di Ghajar

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  • #1סרג’ו הדר טזה

    Come sempre, Israele (che fece lo stesso coi cristiani del sud) abbandona i suoi alleati arabi libanesi (che sono pochi) per far piacere agli antisemiti che son tanti: il principio è sempre “mah yaghidu haggoyim”… perdippiù uqesto governo di deficienti pronti a dar via la loro stessa madre, si basa sulle promesse di UNIFIL…
    PAZZESCO!
    Errare Humanum Est, Perseverare Diabolicum…

    24 Nov 2010, 00:12 Rispondi|Quota
  • #2David

    Ugo Tramballi….ma perché personaggi del genere continuano indisturbati a disinformare?!

    25 Nov 2010, 00:58 Rispondi|Quota