Così nascono i martiri palestinesi

 
Emanuel Baroz
23 gennaio 2011
5 commenti

Così nascono i martiri palestinesi

Gerusalemme, 22 Gennaio 2011 – L’indagine delle Forze di Difesa israeliane ha concluso che la palestinese Jawaher Abu Rahmah (36 anni) non è morta, alla fine di dicembre, per la minima quantità di gas lacrimogeni (non letali) che aveva inalato (come immediatamente asserito dalle fonti palestinesi e anti-israeliane), bensì a causa di una overdose di atropina somministratale nell’ospedale palestinese di Ramallah a causa di una diagnosi errata (di avvelenamento da gas nervino).

La donna risulta che non sia stata nemmeno coinvolta negli scontri a Bilin con i militari israeliani (Ricordiamo inoltre che già quando uscì la notizia ci furono alcuni dettagli che non tornavano, a partire proprio dal fatto che con molta probabilità la donna non avesse neanche partecipato alla manifestazione che si è tenuta a 500 metri da casa sua, e che il referto medico fosse in evidente contraddizione con la tesi della famiglia, che subito aveva accusato i militari israeliani di avere ucciso la donna)

(Fonte: Israele.net, 23 Gennaio 2011)

Per ulteriori dettagli cliccare qui, qui e qui

Nella foto in alto: l’immagine di Jawaher Abu Rahmah diventata immediatamente una icona delle vittime dei soprusi israeliani

Per chi ne volesse sapere di più sulla maniera in cui vengono abilmente creati i martiri palestinesi consigliamo le seguenti letture:

Il caso Al Dura: cronaca di una bugia fatta passare per realtà

Le bugie su Jenin

I media e l’intramontabile versione palestinese

La vera storia dell’assedio alla Natività

Le “fonti palestinesi” colpiscono ancora

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  • #1eugenio milani

    come ripeto semppre.non dovevate lasciare Gaza.quella è una razza non riconoscente,i governanti non vogliono uno stato libero,sarebbero costretti a governare con i problemi inerenti,finirebbero gli aiuti degli stai arabi e dai paesi simpatizzanti,fra qui parte dell’Italia.

    25 Gen 2011, 21:11 Rispondi|Quota
    • #2Emanuel Baroz

      Non pensiamo che ci sia una “razza” palestinese. Per noi si parla sempre i popolo e non di razza

      26 Gen 2011, 14:15 Rispondi|Quota
  • #3barbara

    Piccola parentesi linguistica: il termine “razza” può avere significati diversi a seconda della geografia. Nel Veneto per esempio significa famiglia, ossia tutti quelli con lo stesso cognome più, eventualmente, i figli di una donna che avranno ovviamente il cognome del marito. Per cui al paese di mio padre nessuno, per quanto benpensante e politicamente corretto, si scandalizza a sentir dire che mio padre era “cattivo di razza” perché lo sa tutto il paese che i P. sono “una razza cattiva”.
    Ovviamente non so quale sia il significato di razza per Eugenio, però teniamo presente che potrebbe anche non essere un significato razzista.

    26 Gen 2011, 18:37 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    16/02/2012 La Corte Suprema francese ha assolto mercoledì il medico israeliano Yehuda David dall’accusa d’aver calunniato il palestinese Jamal al-Dura (padre del 12enne Muhammad al-Dura che un controverso reportage della tv “France 2” descrisse come vittima di proiettili israeliani durante uno scontro a fuoco Netzarim, dodici anni fa, all’inizio della “seconda intifada”). Jamal al-Dura sostenne d’essere rimasto ferito nell’incidente mostrando ai mass-media le cicatrici, ma il dottor David dell’ospedale Tel Hashomer lo smentì rivelando che le cicatrici erano in realtà dovute a un intervento che l’uomo aveva subito anni prima, dopo che era stato aggredito da militanti di Hamas che lo accusavano di collaborazionismo. A quel punto Al-Dura querelò il medico, accusandolo d’aver infranto il segreto professionale, ma mercoledì la Corte Suprema francese ha dato ragione all’israeliano. “Non poteva andare meglio – ha commentato il dottor David – Significa che io ho detto la verità e quell’uomo ha mentito”.

    (Fonte: Israele.net)

    16 Feb 2012, 12:31 Rispondi|Quota