Roma: quando la polemica politica sfocia nel pregiudizio antisemita

 
Emanuel Baroz
7 dicembre 2011
38 commenti

Alemanno assume un’ebrea, Cinque Giorni attacca: “Schiavo di Israele”

ROMA – Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha assunto un’ebrea nell’ufficio stampa e un giornale romano lo ha definito “schiavo di Israele”. Lo scrive Brunella Bolloli su Libero: “da quando Ester Mieli è approdata dalla Comunità ebraica romana all’ufficio comunicazione del Campidoglio, “Cinque giorni” ha cominciato a martellare Alemanno”.

Bolloli fa una breve cronologia di alcuni articoli apparsi sul suddetto giornale: “L’atteggiamento quasi servile del sindaco verso la comunità ebraica” (mercoledì 26 ottobre); “Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro” (3 dicembre), e questo per citare solo gli ultimi in ordine di tempo.

La Mieli si è vista costretta a scrivere una lettera al direttore del giornale: “Sulle pagine della testata da lei diretta leggo a ripetizione articoli dedicati a me e alla mia attività professionale. Personalmente, sorrido all’idea di finire sulle prime pagine di un giornale semplicemente perché sono una persona di religione ebraica che lavora in un’istituzione pubblica e a dire il vero non ne capisco, dal punto di vista giornalistico, nemmeno la notizia”.

Ma la Bolloli scrive che “per Giuliano Longo e Christian Poccia, rispettivamente direttore editoriale e direttore responsabile della testata, il problema non è l’eventuale promozione di Ester Mieli, assicurano, ma il sostegno che la lobby ebraica della Capitale darebbe al sindaco”.

(Fonte: Blitz quotidiano, 7 Dicembre 2011)

Nella foto in alto: l’articolo del quotidiano gratuito “Cinque Giorni” pubblicato il 4 Dicembre 2011

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  • #1Emanuel Baroz

    Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro

    di Giuliano Longo

    L’ultimo risultato del sindaco è stato quello di piazzare Turbolente all’Acea, dividendo il ruolo di capo ufficio stampa da quello di portavoce Quest’ultimo incarico andato a Ester Mieli della comunità ebraica

    Questione morale e coerenza. Dopo parentopoli Alemanno aveva promesso maggiori regole, un codice deontologico, un controllo interno. Ma nulla di tutto questo è accaduto anzi. I sui fedelissimi, continuano a trovare lavoro a tempo indeterminato. L’ultimo risultato del sindaco è stato quello di piazzare Turbolente all’Acea, dividendo il ruolo di capo ufficio stampa da quello di portavoce. Quest’ultimo incarico andato a Ester Mieli della comunità ebraica di Roma con la quale Alemanno sembra avere ormai più feeling che con la Santa Sede. Ma non basta, l ‘ufficio stampa deve essere rimodulato ed ecco che Gianpaolo Pelizzaro, vice di Turbolente si dice che vada, con un contratto faraonico e a tempo inde-terminato all’Agenzia per la Mobilità.

    Tutto questo per fare spazio a l’inatteso rientro di Andrea Koveos direttamente dalla Regione Lazio. Si vocifera defenestrato dalla presidente Polve-rini in persona. Anche lui in quota Augello come i due addetti stampa del vicesindaco Belviso: Carosi e Ronzitti. In tale contesto non dobbiamo dimenticare che il sindaco si è permesso anche di ingaggiare come spin doctor il famoso Luigi Crespi. Ma c’è chi entra e chi esce come l’ad-detto stampa dell’assessore Ghera, Roberto Guantario che va sbandierando ai quattro venti di essere tra i vincitori dell’ultimo concorso indetto da Zetema. Altro aspetto non di poco conto, riguarda i titoli e le capacità dei suoi fidi collaboratori a ricoprire incarichi di alta responsabilità. Il caso più eclatante è quello di Turbolente, mediocre per molti come capoufficio stampa e portavoce del Sindaco che ora dovrà curare le relazioni esterne di Acea. Con quali criteri è stato scelto? Resta il fatto che il Sindaco investe molto nella comunicazione, e soprattutto non badando a spese.

    (Fonte: Cinque Giorni, 4 Dicembre 2011)

    12 Dic 2011, 12:01 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Una polemica vergognosa

    Il caso. Ester Mieli, portavoce di Alemanno, taccia Cinque Giorni di razzismo religioso. Il direttore replica

    Una polemica vergognosa

    La lettera inviata alla redazione da Ester Mieli, collaboratrice del Sindaco, in relazione all’articolo scritto da Giuliano Longo su questo giornale:

    Egregio Longo, sulle pagine della testata da Lei diretta leggo a ripetizione, articoli dedicati a me e alla mia attività professionale. Personalmente sorrido all’idea di finire sulle prime pagine di un giornale semplicemente perché sono una persona di religione ebraica che lavora in un’istituzione pubblica e a dire il vero non ne capisco, dal punto di vista giornalistico, nemmeno la notizia. Anche lo stile delle cose che leggo sul mio conto, velatamente allusivo, desta inquietudine.

    Pensi caro Longo tutte le mattine salendo le scale dal Campidoglio passo sotto la targa in memoria di quegli ebrei cacciati durante le leggi razziali e allora sa non mi viene più da sorridere. Continuo a non capire che cosa c’entra la mia appartenenza alla Comunità e alla religione ebraica con il mio lavoro. Lo stesso sarebbe stato se io professassi altre confessioni? Che cosa c’entra la religione con la professione? Quando mando un curriculum non invio anche la mia appartenenza religiosa, quel momento è finito da molti anni. Se Lei caro Longo vuole restaurare il meccanismo delle religioni di appartenenza non è un’offesa nei miei confronti ma un’offesa all’Italia intera, a quell’Italia interclassista e interreligiosa, spesso raccontata dal nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L’idea dei belli e buoni da una parte e dei brutti e cattivi dall’altra nelle giovani generazioni così come nell’immaginario delle nuove classi politiche dirigenti dovrebbe essere definitivamente superata. Allora mi viene da pensare che abbiate nel cassetto una “lista nera” di appartenenti alle varie religioni che svolgono attività lavorative accanto a politici? Chi sarà il prossimo?

    Ester Mieli

    La risposta

    La lettera che Ester Mieli ha inviato alla redazione di Cinque Giorni e alle agenzie di stampa offende profondamente chi questo giornale lo fa e i molti, credo, che ogni giorno lo cercano e lo leggono. Non perché la brava collaboratrice del sindaco definisca nella sostanza inquietante quel che su di lei è apparso su Cinque: ognuno ha una personale percezione dell’inquietudine, figuriamoci. Ci offende che la Mieli chiami in causa la religione ebraica, che non è soltanto religione ma tradizione e storia e cultura e letteratura, e che è sopravvissuta all’orrore scientifico dei lager, per montare una polemica nutrita, è il sospetto, solo dall’acrimonia che il sindaco e il suo staff dedicano a questo giornale, sa il cielo perché. Noi che dell’Ebraismo riconosciamo il valore fondante della civiltà occidentale; noi che abbiamo denunciato chissà quante volte e con forza gli episodi di antisemitismo, come pure di xenofobia e omofobia, che in questa città sfortunatamente più che altrove tornano periodicamente a infestare l’aria e dalle parti del Campidoglio ne sanno qualcosa; noi che della difesa dei deboli si sarebbe detto una volta, di quelli che non hanno voce presso i potenti, abbiamo fatto un vanto e soprattutto uno scopo professionale, un metodo direi per inchiodare i politici a responsabilità fugate da parole, milioni di parole che non significano niente; noi che profondamente disprezziamo ogni sorta di discriminazione, perché crediamo nell’uomo; proprio noi avremmo, viene da pensare alla signora Mieli, «una “lista nera” di appartenenti alle varie religioni che svolgono attività lavorativa accanto a politici».

    Detto, anzi scritto senza vergogna. Il motivo? Semplice. In un articolo pubblicato sabato scorso si faceva riferimento al risiko di poltrone nei palazzi romani i cui protagonisti sono gli addetti ai lavori vicini all’amministrazione Alemanno: un retroscena in cui si facevano i nomi di professionisti dell’informazione e della comunicazione impegnati in ruoli chiave al Campidoglio come in Regione e nel quale a Ester Mieli erano dedicate due righe che ricordavano il suo impegno nella Comunità Ebraica di Roma, la quale negli ultimi anni ha rafforzato i rapporti con il sindaco. Lunedì Vittorio Pavoncello, membro del Consiglio delle Comunità Ebraiche Italiane, ha scritto una lunga lettera, pubblicata ieri su queste colonne, per spiegare che la Mieli, ex responsabile dell’Ufficio stampa della Comunità Ebraica Romana, merita il ruolo di portavoce del sindaco assegnatole da Alemanno (e chi lo ha mai messo in dubbio). A ventiquattro ore di distanza la diretta interessata è intervenuta direttamente con una missiva con la quale afferma che Cinque Giorni avrebbe sostenuto che la sua posizione professionale abbia a che fare con il suo credo religioso. Nulla di più falso. Cinque Giorni non ha mai scritto che la Mieli ricopre il suo ruolo professionale in Campidoglio in virtù della sua religione. Se poi a qualcuno fa comodo leggere fra le righe e insinuare che le buone relazioni tra sindaco e Comunità ebraica romana abbiano determinato l’attuale posizione professionale della Mieli e poi scaraventarci addosso il peso di una tesi che non sosteniamo in alcun modo, sappia che è un gioco politico nefando al quale non ci prestiamo. Si mettano l’anima in pace in Comune.

    Due parole infine per Riccardo Pacifici, il quale ieri s’è sentito in dovere di esternare su questa surreale vicenda. Dice di non essere a conoscenza dell’esistenza della nostra testata, ergo, riteniamo, neppure delle battaglie che abbiamo sostenuto pressoché soli. Ameremmo che prima di accusarci di certe nefandezze, delle quali neppure vogliamo riferire tanto sono fantasiose, si informasse. Gli basterebbe poco per scoprire che i nemici non siamo noi.

    Christian Poccia

    (Fonte: Cinque Giorni, 7 Dicembre 2011)

    12 Dic 2011, 12:04 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    ROMA: DE MICHELI (PDL), DA ‘CINQUE GIORNI’ POSIZIONE ANACRONISTICI

    (AGENPARL) – Roma, 06 dic – “È davvero anacronistica la posizione di Cinque Giorni, che per riferirsi a Ester Mieli ne sottolinea l’appartenenza religiosa. Un episodio brutto, che prevarica le qualità umane e lavorative di una professionista le cui doti sono unanimemente riconosciute, probabilmente per attaccare questa Amministrazione. Vogliamo pensare a uno scivolone, di pessimo gusto peraltro, auspicando una presa di distanza unanime da questo episodio, da parte di tutte le forze politiche, anche dell’opposizione, e di tutte le istituzioni, anche della provincia. Siamo certi infatti che simili attacchi siano ben lungi dall’essere ascrivibili a una qualunque forma di informazione, o di dialettica politica”. È quanto afferma il consigliere Pdl di Roma Capitale, Francesco De Micheli.

    12 Dic 2011, 12:07 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    ROMA: TREDICINE, INQUIETANTI E INACCETTABILI ALLUSIONI RAZZISTE A MIELI

    (AGENPARL) – Roma, 06 dic – “Inquietante e inaccettabile”. Così Giordano Tredicine, Vice Capogruppo Pdl di Roma Capitale, commenta l’atteggiamento del giornale ‘Cinque Giorni’ che in articoli a ripetizione non smette di sottolineare la fede ebraica di Ester Mieli, la collaboratrice del sindaco Gianni Alemanno.

    “Le frasi allusive usate nella testa ci rimandano col pensiero agli anni più bui della storia del XX secolo. Nessuno può essere giudicato per la propria religione o la propria razza. Le leggi razziali e il successivo sterminio di sei milioni di ebrei sono stati il male assoluto. Qualsiasi atteggiamento che possa anche vagamente ricordare quel periodo è da biasimare profondamente”.

    “Chi ha scritto questi articoli – continua Tredicine – forse dimentica che la comunità ebraica abita il territorio dell’Urbe dal 70 d.C. Non c’è insomma un romano più romano di un ebreo. Se poi per il giornalista di ‘Cinque giorni’ l’appartenenza ebraica è così importante e indicativa, spieghi esplicitamente per quali motivi, anziché usare sottintesi e allusioni offensive. Ester Mieli è una riconosciuta professionista che può vantare un curriculum di alto livello. Se lavora per il sindaco Gianni Alemanno è solo per merito e la sua presenza e collaborazione come addetta stampa è fondamentale e insostituibile” conclude Tredicine.

    12 Dic 2011, 12:08 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    La questione è stata posta anche all’Ordine dei giornalisti del Lazio:

    http://www.giornalismoedemocrazia.it/2011/12/08/lavoro-col-sindaco-alemanno-e-sono-ebrea-fa-notiziabr/

    12 Dic 2011, 12:11 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    Alemanno assume un’ebrea Sinistra: Schiavo di Israele

    di Brunella Bolloli

    Un giornale accusa il sindaco di Roma perché nel suo staff ha una giovane di religione ebraica che lavorò per Libero

    Vietato avere una portavoce di religione ebraica. E neppure supporter tra i vertici della Comunità. A Roma c’è un quotidiano, si chiama “Cinque giorni”, che attacca il sindaco Gianni Alemanno perché ha nel suo staff una giovane donna ebrea. È un giornale gratuito, di 24 pagine, distribuito anche in un’edizione lombarda, fa opposizione e a volte ci riesce anche bene: dalla cronaca capitolina alla Regione, dalla nera allo sport. In fondo ci sono gli annunci immobiliari e l’oroscopo. Sfogliarlo è perfino piacevole. Però, da quando Ester Mieli è approdata dalla Comunità ebraica romana all’ufficio comunicazione del Campidoglio, “Cinque giorni” ha cominciato a martellare Alemanno con articoli del tipo “L’atteggiamento quasi servile del sindaco verso la comunità ebraica” (mercoledì 26 ottobre); “Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro” (3 dicembre), e questo per citare solo gli ultimi in ordine di tempo. Articoli, spesso presentati sotto forma di “analisi” o “il caso”, che alla fine, dopo una serie di insinuazioni non proprio velate sui rapporti tra primo cittadino e responsabili del Ghetto, hanno costretto la povera addetta stampa a scrivere una lettera all’irriverente direttore della free press.

    «Sulle pagine della testata da lei diretta leggo a ripetizione articoli dedicati a me e alla mia attività professionale», inizia la missiva firmata Mieli. «Personalmente, sorrido all’idea di finire sulle prime pagine di un giornale semplicemente perché sono una persona di religione ebraica che lavora in un’istituzione pubblica e a dire il vero non ne capisco, dal punto di vista giornalistico, nemmeno la notizia». La lettera prosegue: «Pensi, caro direttore, tutte le mattine salendo le scale dal Campidoglio passo sotto la targa in memoria di quegli ebrei cacciati durante le leggi razziali e allora sa, non mi viene più da sorridere. Continuo a non capire che cosa c’entra la mia appartenenza alla Comunità e alla religione ebraica con il mio lavoro. Lo stesso sarebbe stato se io professassi altre confessioni? Che cosa c’entra la religione con la professione?»

    Per Giuliano Longo e Christian Poccia, rispettivamente direttore editoriale e direttore responsabile della testata, il problema non è l’eventuale promozione di Ester Mieli, assicurano, ma il sostegno che la lobby ebraica della Capitale darebbe al sindaco, passando attraverso le amicizie «interessate», e quindi anche mettendo in dubbio il lavoro della 35enne giornalista e mamma, colpevole di avere svolto l’incarico di portavoce di Riccardo Pacifici (presidente degli ebrei di Roma) prima di essere scelta al Comune per occuparsi dei rapporti con la stampa. Lo ha scritto chiaro lo stesso Longo in una delle sue ultime analisi politiche e ieri in risposta a Vittorio Pavocello, membro del Consiglio delle Comunità ebraiche italiane, che si è schierato in difesa della giovane. Per Longo il problema «sono i valori etici». È sufficiente», ribatte il giornalista di Cinque Giorni, «qualche viaggio in Israele o qualche pellegrinaggio in sinagoga perché un sindaco che appoggia Casa Pound si pulisca la coscienza?». La comunità ebraica sosteneva anche Walter Veltroni: supporta ogni amministrazione della città, e questo per il direttore della free press non va bene, soprattutto se poi il feeling con Pacifici e gli altri diventa più forte dei legami con il Vaticano. Solidarietà bipartisan da parte dei capigruppo capitolini per Ester Mieli, discriminata per la sua religione. A proposito: Ester ha collaborato a lungo anche con noi di Libero. Ma nessuno le ha chiesto la sua religione prima di farla scrivere.

    http://www.liberoquotidiano.it/news/886449/Alemanno-assume-un-ebrea-Sinistra-Schiavo-di-Israele.html

    12 Dic 2011, 12:13 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Qui di seguito la lettera inviata da Vittorio Pavoncello al quotidiano:

    Caro Giuliano, leggo sempre con molta attenzione gli articoli del tuo giornale, sempre attento e puntuale. Devo dire, però, che l’articolo di sabato scorso a pagina 3 dal titolo “Per i fedelissimi di Alemanno c’è sempre un lavoro”, mi ha fatto molto arrabbiare, perchè fuorviante e non veritiero. A partire dal titolo, dove sembra che Ester Mieli della comunità ebraica ottiene il posto di Turbolente perchè, non solo fedelissima di Alemanno, ma anche perchè la comunità ebraica, in Campidoglio, è più ascoltata del Vaticano. Queste tematiche, soprattutto quella riguardante le ingerenze nella vita politica da parte della comunità (come se fosse un corpo avulso dalla società), ricalcano le accuse mosse verso la comunità di Milano dalla consigliera Roberta Capotosti. Il 3 dicembre scorso, l’associazione di ispirazione fascista, Casapound, avrebbe dovuto tenere un convegno a Milano in una sala concessa dalla Provincia, ma, grazie all’intervento della sinistra e della Comunità ebraica di Milano, il presidente Podestà ha bloccato la concessione. Parliamo tanto di meritocrazia, la invochiamo, addirittura. Ester Mieli ha ricoperto con indubbio successo la carica di portavoce della comunità ebraica romana, da febbraio scorso è nello staff di Alemanno, se il sindaco ha deciso di promuoverla, in un momento, per lui, così delicato, lo ha fatto soltanto perchè la Mieli merita di occupare quel posto. Caro Giuliano, posso capire che un giornale di opposizione, quale considero il tuo Cinque Giorni, attacchi ad ogni piè sospinto l’opera del sindaco di Roma, ma è altrettanto vero che non può, nè deve indurre il lettore a scivolare sui classici stereotipi dell’antisemitismo, quale quello di influenzare la politica, locale e nazionale, e di occupare posti chiave nelle amministrazioni. Ti chiedo pertanto di prestare maggiore attenzione ad editoriali di questo tipo, dove, mancando la firma del giornalista, deduco ci sia stato un tuo diretto intervento. Con immutata stima ed affetto ti saluto cordialmente.

    Vittorio Pavoncello, membro del Consiglio delle Comunità Ebraiche Italiane, Cinque giorni – 6 dicembre 2011

    Caro Vittorio, pur non essendo materialmente l’estensore dell’articolo contestato, permettimi di esprimere alcune considerazioni alla tua gentile, ma risentita missiva. Premessa la mia stima e la mia partecipe attenzione a quanto ha espresso ed esprime l’Ebraismo nel mondo e al quale tutto l’Occidente deve moltissimo, debbo tuttavia condividere la tua critica alla stonatura polemica presente nell’articolo quando pare contrapporre e privilegiare l’attenzione del sindaco Alemanno alla vostra comunità a scapito del Vaticano. Forzatura palesemente assurda per un sindaco che, non masticando molto di valori cristiani ed evangelici, non ha tardato ad indossare le vesti del “defensor fidei” pur provenendo da una cultura atea e vitalista (Evola e compagnia bella). Ma qui cessa il mea culpa del sottoscritto. Che il solo citare il nome di Ester Mieli possa far inquietare qualcuno o addirittura tutta la vostra vostra comunità è invece sorprendente perché al di là dei meriti personali di questa signora, resta il fatto che in quella stessa comunità la Mieli ha avuto incarichi ufficiali di estrema importanza. Allora consentimi di spostare questa mia replica su un aspetto molto delicato. I vertici della Comunità ebraica romana e parte della stessa Comunità, a mio avviso, sono stati e sono supporter dell’attuale Amministrazione, come lo furono per Veltroni sicuramente e come lo saranno con chiunque governerà questa città. Comprendiamo pertanto che anche nelle arti diplomatiche, dei rapporti e degli intrecci politici ciò sia giusto e doveroso a tutela degli interessi di una minoranza per quanto potente. Il problema si pone invece quando queste relazioni riguardano un sindaco che, ad esempio, è un riconosciuto protettore di Casa Pound la cui iniziativa avete appena sventato a Milano. E allora, mi chiedo, è sufficiente qualche viaggio in Israele (che è cosa diversa dalla Comunità, lo ammetto) o la concessione di qualche sinagoga, oppure qualche dolente ed affollata visita ad Aushwitz per mondare da tutti i peccati? Me lo chiedo proprio perché la forza etica, culturale ed ideologica dell’ebraismo mondiale sta nel permanente e dovuto richiamo alla memoria della Shoà. E qui sta la contraddizione perché il perdono, almeno nel senso cristiano, è una cosa mentre i valori su quali si incardina l’etica di una cultura è altra. Sappiamo anche che parte della comunità ebraica romana, ancora oggi divisa, ha patito questo obiettivo endorsement ad Alemanno già nel corso della campagna elettorale del 2008. Endorsement che ricade beneficamente non solo sul sindaco, ma su tanti suoi seguaci (vedi CasaPound) geneticamente, oltre che storicamente, antisemiti. Certo, come tu scrivi, la Comunità non è «un corpo avulso dalla società», ma non può essere nemmeno una mente collettiva, una comunità, immemore dei propri valori. Se poi Cinque Giorni si oppone ad Alemanno «ad ogni piè sospinto » non è solo per una sorta di faziosa ossessione, ma per una constatazione etica ancor prima che politica, sull’operato di questa amministrazione opaca, inefficiente e clientelare (a dir poco) per questa grande città, un tempo tollerante e solidale, ma oggi chiusa nel rifiuto, ossessionata dalla sicurezza e senza progetto per il futuro. Nè Cinque Giorni è giornale di fazione o di partito, ma di popolo e dei territori. Dunque, caro Vittorio dobbiamo assolvere la destra-destra romana improvvisamente e miracolosamente ripulita dagli unguenti del potere? Allora contestaci di essere caduti in un altro stereotipo, quello dell’antifascismo. Ma consentimi di farti notare che tanti stereotipi, che sono poi anche valori etici, abbiamo buttato in questi vent’anni nella spazzatura. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ester Mieli starà benissimo dove sta e Riccardo Pacifici ha ancora tempo di elaborare le proprie diplomazie di qui al 2013, ma il nocciolo del problema sta altrove, laddove gli smemorati possono perdersi nel limbo dell’indistinto. Consentimi di chiudere questa mia con il più affettuoso e sincero “Shalom”.

    Giuliano Longo, Cinque giorni, 6 dicembre 2011

    http://moked.it/blog/2011/12/06/qui-roma-informazione-e-pericolose-ambiguita/

    12 Dic 2011, 12:27 Rispondi|Quota
  • #9Rocco Catalano

    Può andare bene il museo della Shoah ebraica, solo se accanto ci sia quello della Shoha palestinese compiuta dall’ebreo.

    12 Dic 2011, 17:06 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      quanto pregiudizio e quanta poca informazione in così poche parole…

      12 Dic 2011, 18:20 Rispondi|Quota
  • #11Rocco Catalano

    In un passo del commento 04 è detto:<>.
    Certo, nessuno può essere giudicato a causa di appartenere ad una certa razza o religione; però tutte le razze o religioni possono essere criticate per i loro comportamenti o contenuti “. E’ pure vero, che le leggi razziali e il successivo sterminio di sei milioni di ebrei sono stati “il male assoluto”; ma è anche vero che tre milioni e mezzo di autoctoni palestinesi, che nulla avevano avuto da spartire con la Shoah ebraica, costretti a lasciare la loro terra, ogni loro avere, e incamminarsi sulla via delle prigioni a cielo aperto nella Valle del Giordano, la distruzione dei loro villaggi, delle loro case, delle loro famiglie, dei loro negogozi, dei loro ulivi, le epropriazioni, le uccisioni, gli imprigionamenti, le perduranti insediamenti, le vessazioni i sprusi, sono il “male assoluto”. I crimini del Nazismo sono stati puniti, ma di quelli compiuti dall’ebreo in Palestina, ancora non se ne parla di punizioni. Ed è giusto che se ne parli…!!!. catalano.

    12 Dic 2011, 23:27 Rispondi|Quota
  • #12barbara

    Mi permetto di autocitarmi, roportando un passaggio di un mio pezzo di circa tre anni fa:

    […] Vogliamo invece, dato che uno dei mantra dei demonizzatori di Israele è che “i numeri parlano da soli”, far parlare, appunto, i numeri. Gli armeni della Turchia hanno subito un genocidio: prima erano tre milioni, dopo breve tempo erano uno e mezzo. Gli ebrei d’Europa hanno subito un genocidio: prima erano 12 milioni, pochi anni dopo erano diventati 6. I cambogiani hanno subito un genocidio: prima erano quattro milioni e mezzo, dopo erano tre. I tutsi hanno subito un genocidio: erano un milione e mezzo e in brevissimo tempo si sono ridotti a mezzo milione. I palestinesi da sessant’anni stanno subendo un genocidio: nel 1947 erano un milione e duecentomila, oggi, dopo sessant’anni di ininterrotto genocidio, sono, a quanto pare, un po’ più di dieci milioni: due e mezzo in Cisgiordania, uno e mezzo a Gaza, uno e tre in Israele, e circa cinque milioni di cosiddetti profughi. Qualcuno, un giorno, ce la dovrà spiegare questa cosa.

    12 Dic 2011, 23:49 Rispondi|Quota
  • #13Rocco Catalano

    Barbarina, il tuo commento mi ha mandato al dizionario per trovare il sigificato di “Mantra”. Ti ringrazio, una nozione in più ! Non capisco bene però quello che vuoi dire con i tuoi numeri, nel tempo e nei luoghi. Forse vuoi dire che dal momento che il Nazismo causò la morte di sei milioni di ebrei, a Shaon è stato dato il diritto di fare uccidere due mila palestinesi in un campo di profughi, in un solo giorno? O cacciare tre milioni e mezzo di palestinesi innocenti dalle loro case e prendere la loro terra? E visto che sei brava a fare le sottrazioni, fai anche quella tra la terra che avevano i palestinesi prima che l’orda ebraica entrasse in Palestina e quella che è rimasta loro adesso. Non credo di darti molto lavoro di ricerca, perché potrai trovare i dati dalla prima persona che incontri per la strada. Scusami se non sono riuscito a non contrariarti. Ciao, catalano.

    13 Dic 2011, 01:20 Rispondi|Quota
  • #14Emanuel Baroz

    Rocco, ma che stai a dì?! Il commento 04 contiene l’intervento di Tredicine! Per quanto riguarda il resto, ti invito a studiare la storia su testi non di parte come hai finora evidentemente fatto. Chissà che magari non ti serva ad aprire gli occhi….

    13 Dic 2011, 10:54 Rispondi|Quota
  • #15Rocco Catalano

    Emanuel Baroz, ti ringrazio del tuo consiglio mirato a farmi aprire gli occhi. Ma detto come lo dici tu mi sembra non possa ottenere il risultato che vorresti. Cerca piuttosto tu di dare dei riferimeti precisi di contrapposizione al mio commento, che trova le sue ragioni di esistere in una breve storia della Palestina redatta dal G.U.P.S., e non nei fantomatici libri cui fai riferimento. Il tuo commento dà l’impressione che venga dall’ebreo che strappa in faccia al consiglio dell’Onu una risoluzione di condanna contro il Sionismo, paragonato al razzismo. Te lo presento se non lo conosci, io l’ho conosciuto giusto ieri: “Per noi, popolo ebraico, questa risoluzione è fondata sull´odio, sulla falsità e sull´arroganza ed è priva di qualunque valore morale o legale. Per noi, popolo ebraico, questo non è altro che un pezzo di carta e noi lo tratteremo così” [“il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale” – Risoluzione ONU Novembre 1975]. “E lo tratteremo così”: quindi lo strappa in faccia alla commissione giudicante. Secondo il tuo consiglio io dovrei leggere i libri di una persona della moralità di questo scagnozzo? catalano.

    13 Dic 2011, 13:07 Rispondi|Quota
    • #16Emanuel Baroz

      @ Rocco: ma vatte a fà cura….ma da uno bravo,eh?

      14 Dic 2011, 12:35 Rispondi|Quota
  • #17virgina

    ovviamente come tutte le cose,piu’ se ne parla e peggio è allora basta con commenti inutili
    che portano solo a fumentare più odio e rancori spesso inutili.
    non vi pare?

    13 Dic 2011, 22:17 Rispondi|Quota
  • #18barbara

    Desidero precisare che non ho postato quei dati ad uso e consumo di deliranti nazisti antisemiti, ma unicamente a beneficio di persone perbene che potrebbero non avere quei dati sottomano, o non avere mai avuto l’occasione di riflettere su di essi.

    14 Dic 2011, 19:17 Rispondi|Quota
    • #19Emanuel Baroz

      non avevamo dubbi al riguardo, Barbara, e cmq GRAZIE!

      14 Dic 2011, 20:49 Rispondi|Quota
  • #20Rocco Catalano

    Virginia, é forse vero, più se ne parla e peggio è! Ma tu saresti d’accordo che non si commemorasse la Shoah ebraica, visto che ogni commemorazione ne vporta via un pezzo, e alla fine si auto inflaziona?. Ma voglio ancora ricordarti che ogni cosa ha le sue sfaccettature: il silenzio può essere indice di colpa, non ti sembra?.Vorresti che nessuno parlasse più delle persecuzioni naziste?. La “giornata della memoria”perchè l’hanno istituita, perchè non se ne parlasse più?. Ciao, Virginia, grazie della tua attenzione.catalano.

    15 Dic 2011, 00:58 Rispondi|Quota
  • #21Rocco Catalano

    Emanuele Baroz, La tua frase ha un significato compiuto per qualche aspetto, e potrebbe essere compesata alla stessa maniera, non mancando di certo il corrispettivo. Hai mai sentito parlare di deontologia? un termine che si usa spesso nel giornalismo. A me piace il confroto del padre di famiglia, senza nascondere nulla. Chi sbaglia e lo fa in buona fede può essere perdonato e rispettato, chi parla invece per nascondere la verità non so come si deve giudicare…! ti saluto. catalano.

    15 Dic 2011, 01:19 Rispondi|Quota
    • #22Emanuel Baroz

      Rocco mi parli di Shoah palestinese…..ma de che volemo parlà?!

      15 Dic 2011, 18:32 Rispondi|Quota
  • #23Rocco Catalano

    Barbara, mi sembra che tu dia un eccessivo valore a quei dati che tieni gelosamente custoditi. Credo che tu non tenga conto della diversità di incremento demografico che possa esistere da una regione all’altra! Se poi, vuoi discutere di atisemitismo e di nazismo…sai la materia è molto insabbiata. Alcuni sostengono che l’antisemitismo non esiste, ma esiste la critica, l’odio insopprimibile, l’avversità spontanea verso le malefatte compiute dagli uomini, volutamente mascherati, questi fenomeni, con il termine antisemitismo.Ciao, catalano.

    15 Dic 2011, 01:47 Rispondi|Quota
  • #24Rocco Catalano

    Rispondo al post di Virgina:

    “ovviamente come tutte le cose,piu’ se ne parla e peggio è allora basta con commenti inutili
    che portano solo a fumentare più odio e rancori spesso inutili.
    non vi pare”.
    Sì, può essere vero che delle cose più se ne parla peggio è. Ma può essere vero anche il contrario. Te la sentireste di dire, ad esempio, che ad ogni commemorazione del “giorno della memoria” si perde una parte del suo significato, fino alla sua totale svalutazione? Credo di no!
    E poi c’è da considerare anche che non parlare dell’accadimento di certi fenomeni può essere anche indice di colpevolezza. Saresti d’accordo che non si parlasse più delle persecuzioni naziste? Penso di no! Ciao Virgina, ti ringrazio per la tua attenzione.

    15 Dic 2011, 12:11 Rispondi|Quota
  • #25Rocco Catalano

    Emanuel, i tuoi interventi mi sembrano un po sincopatici e io stento a capirti. La mia risposta alla prima parte del tuo post è: Shoah significa sciagura immane che svuota l’anima da qualsiasi voglia di vivere, cosa sperimentata dagli ebrei e poi dai palestinesi, per rimanere nel tema. Alla seconda parte “ma de che volemo parlà?”, Ti rispondo: di che cosa vuoi che si parli? Forse del genere di sciagure piombate sugli ebrei a causa delle leggi razziali oppure delle strazianti sventure sopportate dalla autoctona popolazione palestinese “senza colpa e senza dolo”, causata dalla…ebraca. Ne vale acora la pena parlare?. Oggi sono andato su Internet ed ho estratto ancora una copia del fascicolo che parla di Palestina. Trascivo un paio di righe della sua introduzione, può darsi ti invoglieranno a leggerlo tutto, è molto breve:
    “Protagonista di queste pagine è il popolo palestinese, i cui diritti fondamentali e per primo il diritto alla vita, sono stati prima messi in forse poi calpestati con violenza dal sionismo e dai suoi alleati.” Ciao Emanuel. catalano.

    15 Dic 2011, 23:19 Rispondi|Quota
  • #26barbara

    Ahiahiahi Emanuel brutto sincopatico figlio di una ebraca che non sei altro!

    19 Dic 2011, 00:29 Rispondi|Quota
  • #27Ernesto

    notare la foto pubblicata dal quotidiano “Cinque Giorni”,,,,,poi dici che uno insulta i giornalisti!

    19 Dic 2011, 18:19 Rispondi|Quota
  • #28Rocco Catalano

    Io direi notare il video pubblicato qui sopra dal quotidiano “cinque giorni”… poi dici che criticare la condotta israeliana è antisemitismo! Io, se non temessi di apparire presuntuoso, inviterei l’autore della pubblicazione del video in oggetto, di pubblicare anche il video che si trova su “Internt”, alla pagina “Pericolo sionista”. La faccia che compare sul video è quella di Sharon.

    20 Dic 2011, 17:44 Rispondi|Quota
  • #29Rocco Catalano

    Notare la foto pubblicata dal quotidiano “Cinque giorni” e poi parlar bene di Israele!

    20 Dic 2011, 18:31 Rispondi|Quota
  • #30Rocco Catalano

    Sono andato adesso su “Intrnet” a chiedere quante risoluzioni ONU sono state ignorate da Israele. Questa è la risposta:<>. Se ne trascrive una di queste, come esempio:
    Risoluzione n. 93 (18 maggio 1951).
    Il CS decide che ai civili arabi che sono stati trasferiti dalla zona smilitarizzata dal governo di Israele deve essere consentito di tornare immediatamente nelle loro case e che la Mixed Armistce Commission deve supervisionare il loro ritorno e la loro reintegrazione nelle modalità decise dalla Commissione stessa.
    Di queste “principali”risoluzioni ignorate da Israele ne ho contate settantadue. Il totale dovrebbe raggiungere i 178 o 278, non ricordo bene. Erano tutte immorali come quella citata dal quotidiano “Cincque giorni”?.

    20 Dic 2011, 23:32 Rispondi|Quota
  • #31Rocco Catalano

    Signor Manager, Emanuel Baroz, mi sembra che questo congegno addetto alla spedizione dei commenti abbia qualche problemino di salute pubblica. O mi Sbaglio? cordiali saluti. catalano.

    20 Dic 2011, 23:41 Rispondi|Quota
    • #32Emanuel Baroz

      si chiama “coda di moderazione”….ma capisco che per le persone con problemi psichici come lei questa risulta una cosa difficile da capire!

      20 Dic 2011, 23:48 Rispondi|Quota
  • #33Rocco Catalano

    Di una cosa sono sinceramente convinto, e cioè che ho approfittato troppo della sua generosità nel dare accesso ai miei commenti, e sento il dovere di ringraziala e di scusarmi. Per il resto…! Credo che, in fatto di mancanza di moderazione, si dovrebbe dare più peso a: “con problemi psichici come lei”o “ma vatte a fà cura…ma da uno bravo”, eh”, che ai miei commenti, se commenti si possonno chiamare le citazioni. Non voglio farle perdere tempo, suppongo che con il suo lavoro, non pùò averne mai abbastanza, quindi la saluto cordialmente. catalano.

    21 Dic 2011, 14:46 Rispondi|Quota
    • #34Emanuel Baroz

      Ecco bravo, saluta cordialmente, studia un pò di storia, evita di citare frasi a cazzo senza contestualizzarle e poi dopo se vuoi torna qui. Saluto cordialmente. Baroz

      21 Dic 2011, 17:23 Rispondi|Quota
  • #35Rocco Catalano

    Strano veramente, le sue frasi hanno molte cose in comune con i frequentatori ebrei di Newsgroup: it.politica.internationale. Anche il suo nome non mi dice nulla di nuovo. Se devo parlare della Palestina naturalmente leggo la storia della Palestina; se invece voglio dissertare sulla storia italiana, studierò la storia italiana. Chi ci ha portati ai discorsi di cui sopra si collega alla Palestina. Quindi…! La saluto.catalano.

    21 Dic 2011, 19:14 Rispondi|Quota
    • #36Emanuel Baroz

      e si vede che esistono altre persone sane di mente a questo mondo! La saluto. Baroz

      24 Dic 2011, 20:20 Rispondi|Quota
  • #37barbara

    Quindi se voglio sapere che cos’è la mafia leggo un libro scritto da Totò Riina, elementare Watson! Obbarozzo tu, ma come fai a non capire queste cose!

    25 Dic 2011, 00:37 Rispondi|Quota
  • #38Rocco Catalano

    A Emanuel Baroz: e si vede quindi che i redattori da cui prendo le mie citazioni sono da letti di contenimento, vero?.

    A Barbarina: no, leggerei quello scritto da Ergoz, l’ebreo della figura in alto a destra del foglio, che strappa la risoluzione dell’Onu in faccia alla commissione giudicante, Signora Barbara!

    Ed ora, se non siete stanchi, leggetevi anche questo post: vi liberirà la mente dai sofismi e potrete vedere meglio la cruda realtà che rende odioso lo stato israeliano.

    <<Con soddisfazione posso affermare che con loro l'amministrazione progetta le iniziative di solidarietà e cooperazione con le municipalità ed università palestinesi. Grazie al presidente della Regione e della Provincia per essere oggi qui. Grazie al presidente dell'Anci. Caro ambasciatore palestinese, per noi, per questo consiglio, siete i rappresentanti di uno Stato.

    Di Catalano Rocco del 23/12/2011.
    Secondo la mia opinione, ad avere maggiore diritto a uno stato in Palestina dorebbe essere il popolo autoctono palestinese, " i cui diritti fondamentali, e per primo il diritto alla vita, sono stati prima messi in forse e poi calpestati con violenza dal sionismo e dai suoi alleati",(Storia della Palestina redatta dal G.U.P S.) e non quello ebraico. I palestinesi, con la fine dell'occupazione ottomana della Palestina, sognavano di diventare i protagonisti del proprio territorio, ma invece dell'indipendenza, tanto aspettata, furono cacciati dalla loro terra con le armi, dagli ebrei scampati alla tragedia Hitleriana: tre milioni e mezzo di autoctoni furono costretti ad abbandonare ogni loro avere e ad incamminarsi verso le prigioni a cielo aperto nella valle del Giordano, da dove ancora sperano di ritornare nella loro terra. Forse non sanno che i loro villaggi, le loro case, i loro negozi, i loro uliveti sono stati spianati dalle ruspe ebraiche, per sempre, e i loro campi espropriati o trasformati in cantoni militerizzati dall'ebreo. Auguri popolo palestinese, il cuore delle persone oneste è e sarà sempre con voi. catalano.

    25 Dic 2011, 02:14 Rispondi|Quota