Abu Mazen continua ad omaggiare i gli autori delle più atroci azioni contro civili israeliani. E questo sarebbe un partner per la pace credibile?

 
Emanuel Baroz
22 dicembre 2011
4 commenti

Abu Mazen ossequia una delle più spietate terroriste palestinesi

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), in visita in Turchia, ha incontrato con tutti gli onori, mercoledì, la terrorista Amna Muna, recentemente scarcerata nel quadro del ricatto palestinese per la liberazione dell’ostaggio Gilad Shalit, ed espulsa in Turchia essendosi rifiutata di stabilirsi nella striscia di Gaza.

Nel gennaio 2001 Amna Muna, con alcuni complici, sequestrò e uccise a sangue freddo il 16enne israeliano Ofir Rahum attirandolo in una trappola con le sue proposte sessuali via internet, un delitto per cui non ha mai mostrato il minimo segno di rincrescimento, cosa che contribuì a trasformarla in una sorta di leader dei detenuti palestinesi (anche se a noi in realtà risulta un’altra versione della storia)

L’ufficio della presidenza dell’Autorità Palestinese si è limitato a confermare che Abu Mazen ha incontrato “prigionieri palestinesi” sia a Ramallah (Cisgiordania) che all’estero.

L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha diramato mercoledì sera un comunicato in cui deplora il fatto che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha incontrato in Turchia la terrorista Amna Muna: “E’ scioccante constatare – si legge nel comunicato – che colui che pretende di essere considerato da tutto il mondo come favorevole alla pace con Israele vada poi fino in Turchia a omaggiare una irriducibile assassina”.

(Da: GuysenNews, 22.12.2011)

Israele.net

Per ulteriori dettagli cliccare qui e qui

Nella foto in alto: il Presidente dell’ANP Abu Mazen abbraccia l’assassina mai pentita Amna Muna durante la sua visita in Turchia

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  • #1Emanuel Baroz

    I principali leader palestinesi liberati in cambio della restituzione del soldato Gilad Shalit, sequestrato il 25 Giugno 2006 e tenuto prigioniero per cinque lunghissimi anni, senza che la Croce Rossa potesse visitarlo una sola volta:

    Nail Barghuthi, originario del villaggio di Kaubar, nei pressi di Ramallah, in Cisgiordania, in carcere dal 1978, è il più vecchio prigioniero palestinese di Israele. Membro all’epoca di Fatah, principale componente dell’Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp), è stato condannato all’ergastolo per la sua partecipazione ad una operazione costata la vita a un soldato israeliano.

    Yehia Ibrahim Sinwar, di Gaza (campo di Khan Younes), detenuto dal 1988, è uno dei fondatori del braccio militare di Hamas. E’ condannato a quattro ergastoli per il rapimento e l’omicidio del soldato israeliano Nachson Wachsman.

    Rawhi Jamal Mushtaha, di Gaza (quartiere di Shajaiya di Gaza city), detenuto dal 1988, uno dei fondatori dell’ala militare di Hamas, è condannato a quattro ergastoli.

    Jihad Yaghmour, altro dirigente di Hamas, in carcere dal 1994, condannato all’ergastolo per il suo coinvolgimento nel rapimento e nell’omicidio del soldato israeliano Nachson Wachsman. Originario di Gerusalemme est, sarà costretto a emigrare all’estero.

    Walid Anjas, in carcere dal 2002, condannato a 36 ergastoli per l’attentato contro il caffé Moment a Gerusalemme, rivendicato da Hamas, nel quale morirono 11 israeliani il 9 marzo 2002. Originario di Ramallah, sarà costretto a emigrare all’estero.

    Nasser Yateima, in carcere dal 2002, condannato a 29 ergastoli per l’attentato in un hotel di Netanya, nei pressi di Tel Aviv, la sera della pasqua ebraica, rivendicato da Hamas, nel quale morirono 29 israeliani il 27 marzo 2002. Originario di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania, sarà costretto ad emigrare all’estero.

    Abdelaziz Salha, in carcere dal 2001, condannato all’ergastolo per il linciaggio di due soldati israeliani a Ramallah e arrestato dalla polizia palestinese. Tristemente noto per essere stato fotografato con le mani insanguinate alla finestra del commissariato. Originario di Ramallah, sarà costretto a emigrare a Gaza.

    Ahlam al Tamimi, prima donna del braccio armato di Hamas, di Nabi Saleh, vicino a Ramallah, nata a Zarqa (Giordania), in carcere dal 2001. Condannata a 16 ergastoli per un attentato in una pizzeria di Gerusalemme ovest nel quale il 9 agosto 2001 morirono 15 israeliani.

    Amna Mouna, in carcere dal 2001 per aver attirato un adolescente israeliano incontrato su internet in un agguato mortale delle brigate dei Martiri di Al Aqsa, braccio militare di Fatah. Originaria di Gerusalemme est, sarà costretto a emigrare a Gaza.

    Sami Khaled Younes, il più anziano, nato nel 1932, detenuto dal 1983. Tassista arabo israeliano, condannato a 40 anni di reclusione per l’omicidio di un soldato israeliano.

    Christian Adel Isaac Bandak, in carcere dal 2003, cristiano, membro delle brigate dei Martiri di al Aqsa, braccio armato di fFatah. Condannato a quattro ergastoli per la morte di tre israeliani nel 2002. Originario di Betlemme, nel sud della Cisgiordania, sarà costretto a emigrare a Gaza.

    (Fonte: Repubblica, 16 Ottobre 2011)

    26 Dic 2011, 13:21 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Prima che qualcuno intervenga per cambiare il testo postiamo qui la pagina dedicata a Ofir Rahum che attualmente si trova su Wikipedia:

    Ofir Rahum (in ebraico: אופיר רחום) (Ashkelon, 1984 – Ramallah, 17 gennaio 2001) era uno studente israeliano, freddato a 16 anni da una cellula terroristica palestinese.

    L’uccisione di Ofir Rahum è un omicidio premeditato, ideato da Mona Awana, giornalista palestinese di Bir Nabala (24 anni all’epoca dei fatti), e messo in atto il 17 gennaio 2001 da un gruppo terroristico da lei coordinato in qualità di collaboratrice dell’Esercito di Liberazione della Palestina.

    La terrorista, fingendosi una giovane turista americana di nome Sally in visita a Gerusalemme, sedusse Ofir Rahum attraverso una chat online e, dopo settimane di lunghe chiacchierate intime, riuscì a convincerlo a incontrarla per un appuntamento romantico. La donna spinse il ragazzo a seguirla in una zona isolata alla periferia di Ramallah, dove erano ad attenderli i suoi complici, pronti a uccidere a sangue freddo il giovane israeliano.[1][2]

    Mona Awana, una volta arrestata dalla polizia israeliana, ha raccontato che la sua decisione di rapire e uccidere un ragazzo israeliano qualunque era maturata alla fine del 2000, il giorno in cui un gruppo di palestinesi linciò, e scaraventò da una finestra in pasto alla folla, due soldati israeliani a Ramallah.[3] Avendo assistito a quell’episodio, Mona Awana confessò di essersi sentita “entusiasta” di ciò che aveva visto. Fu da allora che cominciò a contattare ragazzini israeliani via Internet.[4]

    Mona Awana contattò diversi adolescenti israeliani via chat, prima di trovare la sua vittima in Ofir Rahum. Con quest’ultimo, inscenò una love story on-line. Nei diversi mesi di conversazioni, Mona premeva per un incontro a Gerusalemme. Ofir Rahum suggerì un luogo più vicino a casa sua, poiché i suoi genitori non gli avrebbero consentito di allontanarsi a lungo. Lei gli rispose di non disporre di un’automobile, ma lo assicurò che l’avrebbe fatto rientrare entro le ore 17. Quella promessa e un paio di esplicite allusioni sessuali furono sufficienti a convincere il ragazzo. “Non vedo l’ora che arrivi mercoledì,” gli aveva scritto Mona due giorni prima. Quando i due finalmente si incontrarono, lei non ebbe difficoltà a convincerlo ad accompagnarla in macchina fino a Ramallah.

    Mona Awana guidò in direzione di Ramallah. Secondo quanto riferito da testimoni oculari palestinesi intervistati da un’agenzia di stampa francese, a un punto prestabilito lei scese dall’auto, al che sopraggiunse un altro veicolo dal quale tre uomini armati palestinesi spararono a Ofir, colpendolo con almeno 15 proiettili. Uno dei terroristi partì con il corpo Ofir e lo scaricò in un luogo lungo il tragitto, mentre gli altri fuggirono a bordo del secondo veicolo.

    Mona Amana fu arrestata a Bir Nabala dopo una massiccia operazione della polizia e dell’esercito. Confessò subito con orgoglio il suo ruolo nell’omicidio di Ofir Rahum, insieme ai due alti funzionari Tanzim appartenenti al gruppo Fatah dell’area di Ramallah, Alkadi Hassan e Abdul Fatah Doleh originari di Beituniya.[5]

    Il rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite inviò una lettera al Segretario generale ONU, allo scopo di attirare la sua attenzione sui “recenti atti di terrorismo palestinese contro civili israeliani”.[6]

    Nel febbraio 2003, Mona Awana fu condannata all’ergastolo per l’omicidio Rahum.[7][8]

    Il 18 ottobre 2011 è stata poi rilasciata in seguito agli accordi ricattatori messi in atto da Hamas, in cambio della liberazione del cittadino israeliano Gilad Shalit.[9]

    Mona Awana, che adesso vive libera in Turchia,[10][11] il 20 dicembre 2011 ha ricevuto la visita di Mahmud Abbas, con tutti gli onori di vera eroina nazionale.[12][13][14]

    26 Dic 2011, 13:26 Rispondi|Quota
  • #3Parvus

    Ormai è solo una mentecatta he vagherà senza nessun onore fra i paesi arabi come un animale.

    31 Dic 2011, 19:18 Rispondi|Quota
  • #4HaDaR

    Solo degli dioti, dei deficienti, degli ignoranti, degli antisemiti, degli allucinati o degli illusi, o una malsana combinazione di qualsiasi degli aggettivi di cui sopra, può credere che uno che finanziò e organizzò, fra le altre cose, l’assasinio degli atleti israelani alle Olimpiadi di Monaco del 1972, il massacro degli scolari Israeliani a Maalot nel 1974, nonché uno che scrisse una tesi di laurea nel 1982 all’Università Lumumba di Mosca in cui NEGAVA LA SHOÀH chiamandola “invenzione della propaganda sionista” possa essere altro che un criminale da eliminare. Altro che “partner per la pace”: questi portano solo la “pace eterna”, quella dei cimiteri!

    1 Gen 2012, 13:02 Rispondi|Quota
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