Gaza: Hamas condanna a morte “collaborazionista”

 
Emanuel Baroz
16 gennaio 2012
1 commento

Mo: Gaza; Ong, Hamas condanna a morte ‘collaborazionista’

Israele protesta per invito Hamas a riunione Commissione Diritti dell’Uomo dell’Onu

Gaza, 16 Gennaio 2012 – Insensibile alle critiche giunte da più parti del mondo e anche da Ong palestinesi, Hamas ha emesso questo mese una nuova condanna a morte, la prima del 2012 e la 36.ma da quando ha espugnato il potere con la forza nel 2007 (in realtà il golpe di Hamas risale al 2006). Lo rende noto una Ong di Gaza, Pchr, mentre da Israele giungono proteste per la partecipazione di Hamas ad una riunione della Commissione per i diritti dell’uomo organizzata a Ginevra dall’Unione inter-parlamentare.

Pchr-Gaza ha appreso che l’11 gennaio un tribunale militare ha condannato a morte per impiccagione un palestinese di Gaza di 48 anni, ritenuto colpevole di “collaborazionismo” con imprecisate forze ostili e di complicità in un omicidio. Come in passato la Ong non contesta a Hamas il diritto di combattere il fenomeno del collaborazionismo, ma ribadisce che ogni imputato ha diritto ad un processo sulla base di standard legali internazionali. Secondo Pchr, nei territori palestinesi la pena di morte (comminata 122 volte a partire dal 1994) andrebbe abolita del tutto.

E in Israele ha intanto destato forte irritazione l’invito esteso ad una delegazione di Hamas proveniente da Gaza di partecipare a Ginevra ai lavori della Commissione per i diritti dell’uomo. Il presidente della Knesset (parlamento) Reuven Rivlin, un dirigente del Likud, ha anticipato che Israele chiederà spiegazioni ed estenderà comunque una protesta ufficiale.

(Fonte: AnsaMed, 16 Gennaio 2012)

Per ulteriori dettagli cliccare qui, qui e qui

Nella foto in alto: uomini di Hamas durante una conferenza stampa

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  • #1Osservatorio Iraq

    Una nuova sentenza di morte dalla Corte militare di Gaza, l’appello del PCHR

    Mercoledì 11 gennaio, la Corte militare permanente ha condannato a morte per impiccagione A.M.A., 48 anni, nato a Gaza City. L’uomo è stato dichiarato “colpevole di collaborazione con parti politiche avversarie e di complicità in assassinio”, in violazione del Codice penale rivoluzionario palestinese del 1979.

    di Marcella Pasquini

    Secondo le informazioni a disposizione del PCHR (Palestinian centre for human rights), che si batte per il rispetto dei diritti umani a Gaza e in Palestina, questa è la prima sentenza di morte emessa nel 2012 dalla suddetta Corte.

    In tal modo, il numero totale delle condanne a morte emesse dall’Autorità nazionale palestinese (ANP) a partire dal 1994 tocca quota 122, di cui 25 sono state riguardano la West Bank e 97 la Striscia di Gaza.

    Di quest’ultime, ben 36 sono state emesse a partire dal 2007.

    Occorre sottolineare che l’applicazione da parte dell’ANP del Codice penale rivoluzionario, approvato dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) nel 1979, è incostituzionale poiché non presentato né approvato dall’assemblea legislativa.

    Per questo motivo, sin dal 1995 il PCHR ne ha ripetutamente richiesto l’abolizione, come pure la sospensione, in quanto viola gli standard internazionali di trasparenza processuale e le norme sul rispetto dei diritti umani, in particolar modo la Dichiarazione universale dei Diritti Umani (1948), il Patto internazionale sui Diritti Civili e Politici (1966) e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura (1984).

    Dopo quest’ultima condanna, il PCHR ribadisce la sua seria preoccupazione per l’applicazione della pena di morte nelle aree controllate dall’ANP, sollecitando l’immediata moratoria e appellandosi al presidente palestinese Mahmoud Abbas affinché egli non ratifichi tale crudele e inumana pena.

    Specifica inoltre che una tale decisione non è da intendersi come uno sgravio di pena nei confronti di chi si sia macchiato di gravi crimini, ma deve comportare la ricerca e l’applicazione di pene che siano pesanti e deterrenti, ma allo stesso tempo rispettose della vita umana.

    Infatti – continua il comunicato – fermo restando il diritto dell’Autorità palestinese a intervenire nei confronti di presunti colpevoli di tradimento, inclusi coloro che collaborano con le autorità di occupazione israeliane, occorre preservare prioritariamente il diritto del singolo individuo a un processo giusto e condotto in conformità agli standard delle leggi internazionali.

    In conclusione, il PCHR sottolinea la necessità di rivedere l’intera legislazione relativa alla pena di morte – in particolare la legge n.74 del 1936 che resta in vigore nella Striscia di Gaza – e il Codice penale giordano – legge n.16 del 1960 ancora in vigore nella West Bank –, sollecitando l’emanazione di un codice penale unificato che sia in linea, dal punto di vista legale ed etico, con il diritto internazionali e con tutela dei diritti umani, in particolare prevedendo l’abolizione della pena di morte.

    19 gennaio 2012

    http://www.osservatorioiraq.it/una-nuova-sentenza-di-morte-dalla-corte-militare-di-gaza-lappello-del-pchr

    19 Gen 2012, 19:39 Rispondi|Quota