Gaza: altra condanna a morte del tribunale di Hamas

 
Emanuel Baroz
8 febbraio 2014
4 commenti

Gaza: altra condanna a morte del tribunale di Hamas

gaza-condanna-morte-hamas-focus-on-israelGaza City, 6 Febbraio 2014 – Un “tribunale militare” di Hamas a Gaza ha condannato a morte un palestinese e all’ergastolo un altro palestinese, entrambi con l’accusa d’aver collaborato con Israele. Lo ha comunicato il “ministero degli interni” di Hamas aggiungendo che la corte non ha ancora stabilito una data per l’esecuzione e che la colpevolezza dell’imputato è stata dimostrata dall’ “evidenza delle prove”.

Come abbiamo più volte denunciato anche noi, le condanne a morte nella Striscia di Gaza da quando Hamas ha assunto il controllo della stessa non si sono mai fermate, colpendo così anche gli avversari politici dell’organizzazione terrorista, eliminati dalla scena grazie alla accusa di collaborazionismo. Ma tranne il PCHR (Palestinian Center for Human Rights) e qualche altra piccola organizzazione per i diritti umani israeliana poco ascoltata ai pianti alti, nessun altro ha mai sprecato una parola su questa chiara limitazione dei diritti umani dei palestinesi.

(Fonte: Israele.net, 7 Febbraio 2014)

Thanks to Progetto Dreyfus

Per ulteriori dettagli sulla notizia cliccare qui

Nella foto in alto: lo scempio sul corpo di una vittima della condanna a morte, trascinato per le strade della Striscia di Gaza nel Novembre del 2012

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  • #1Emanuel Baroz

    Dalla pagina Facebook di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente articolo:

    GAZA: ANCORA RAZZI CONTRO ISRAELE

    Ieri sera due razzi sono esplosi in territorio israeliano, senza causare vittime; la prima sirena è scattata verso le 20.30 vicino ad Ashkelon, la seconda città più vicina alla Striscia, mentre il secondo razzo è caduto intorno alle 23.30 nella zona di Eshkol.

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=585116804898018&set=a.387495981326769.85422.386438174765883&type=1&stream_ref=10

    9 Feb 2014, 18:54 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Dalla pagina Facebook di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente articolo:

    Parlando dei “tunnel di Gaza”, quelli che l’Egitto chiude, non si perde l’occasione per lanciare bordate contro Israele. Quando finirà? Leggete pure questo articolo (che non riportiamo). Quello che segue e il nostro commento. http://www.corriere.it/14_febbraio_04/striscia-gaza-dove-non-si-vede-luce-fondo-tunnel-a3b5e320-8dbc-11e3-9737-22dadb171b02.shtml

    Letto? Avete letto anche l’espressione “cemento, benzina, batterie, elettrodomestici, QUALCHE VOLTA armi ed esplosivo”? Beh, per me in questa espressione c’è tutta l’ipocrisia di un certo modo di passare le notizie.

    Sarebbe come a dire “QUALCHE VOLTA ci scappa il morto (sempre israeliano, però)”. Caro Corriere.it, i tunnel non sarebbero davvero una necessità per Gaza, che se volesse potrebbe commerciare all’aria aperta. Sono un’esigenza dettata dalla loro direzione corrotta che usa gli aiuti umanitari pagati con le nostre tasche per alimentare una guerra di distruzione e diniego al dialogo e alla collaborazione con Israele, l’occidente e qualsiasi cosa si muova che non sia conforme al regime di Hamas (quindi anche alle donne, alla libera stampa, agli oppositori, ai cristiani, agli adulteri, ai gay, ai matrimoni con la musica, ecc.).

    Se Gaza muore di fame (e non è vero, anche se di sicuro i problemi non mancano) è per il pietismo sciocco e cieco che giornalisti e politici europei riversano sui palestinesi negando da sempre le loro enormi responsabilità. Cominciassero a scendere in piazza, a liberarsi di una dirigenza corrotta, ad invocare elezioni libere (e poi votare veramente per il cambiamento), cominciassero a “resistere” ai loro stessi tagliagole, invocassero veramente ideali rivoluzionari (ovvero il DIALOGO con Israele, quello sarebbe veramente nuovo), posassero in terra quelle pietre simbolo di rivoluzione idiota che a loro piacciono tanto e cominciassero a metterle una sopra all’altra, per costruire e non per distruggere.

    Potrebbero scoprire che i tunnel non servono e che i soldi (una montagna, più aiuti di tutti gli stati di mezza Africa) ci sono. Smettessero di lamentarsi dunque e facessero scelte coraggiose, mentre voi, giornalisti occidentali, se solo smetteste di parlare per frasi fatte come “prigioni a cielo aperto” (mentre i muri di quella prigione se li costruiscono da soli i palestinesi incitando al terrorismo e lanciando razzi – solo ieri due – ) potreste persino immaginare di avere un ruolo nella costruzione della pace.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/10152220195004828?stream_ref=10

    9 Feb 2014, 18:54 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Dalla pagina Facebook di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente articolo:

    ISRAELE: PALESTINESI CHIEDONO L’APERTURA DEI CHECKPOINT INTANTO BOMBE MOLOTOV CONTRO AUTOBUS ISRAELIANO

    Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 abbiamo assistito ad un incremento degli attacchi terroristici da parte dei palestinesi della Cisgiordania, ai danni degli israeliani, fuori dal comune.
    Per la prima volta il fronte West Bank – governato dalla ‘moderata’ Autorità Palestinese – spaventa forse anche di più della Striscia di Gaza di Hamas, fra bombe, accoltellamenti, lancio di massi, decine di attentati portati a termine e altrettanti sventati.
    Eppure oggi sui quotidiani israeliani leggiamo che il sindaci e i consiglieri regionali di Ramallah, Beitin, Silwad, Al-Bireh, Dir-D’Bowein, hanno presentato alla Corte Suprema una petizione volta a richiedere la totale apertura del ceckpoint che protegge la cittadina di Bet El.
    Nel documento si legge che il posto di blocco limita la libertà dei palestinesi e dei veicoli delle Nazioni Unite, e che viola i diritti dell’uomo.
    In effetti è vero che le strade da percorrere per i palestinesi della Cisgiordania diventano a volte più lunghe, e quelle tratte percorribili in 10 minuti, diventano di 30 o 40. Ma dall’altra parte, c’è in gioco la vita.
    I militari, i checkpoint, la barriera di difesa, non sono di certo uno scherzo per Israele, e neanche un giochino di potere. Ogni giorno i cittadini israeliani assistono ad attacchi e ad aggressioni, e lo Stato non ha alcuna intenzione di lasciarli in balia dei terroristi.
    Sicuramente la politica israeliana dovrà mettersi a tavolino e trovare soluzioni per migliorare sempre le condizioni dei palestinesi e, in questo caso la loro viabilità. Ma lo scriviamo nero su bianco oggi, dandovi al tempo stesso la notizia che ieri un autobus israeliano è stato attaccato da pietre e bombe molotov, da un gruppo di ragazzi palestinesi, vicino Jenin.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/585157711560594?stream_ref=10

    9 Feb 2014, 18:55 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Dalla pagina Facebook di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente articolo:

    LA BUFALA: PALESTINESI DISTRUGGONO ULIVETI PALESTINESI

    Il sito JssNews, fa sapere che un gruppo di giovani palestinesi ha distrutto un uliveto di proprietà di altri palestinesi, in Cisgiordania, e lasciando delle scritte in ebraico, per incolpare gli israeliani dell’atto vandalico.
    Peccato che un cittadino di un villaggio ebraico adiacente abbia filmato il gesto e lo abbia denunciato alle autorità competenti.

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=582890011787364&set=a.387495981326769.85422.386438174765883&type=1&stream_ref=10

    9 Feb 2014, 18:59 Rispondi|Quota