Monaco 1972: noi non dimentichiamo (e usiamo i social network)

 
Alex Zarfati
20 maggio 2012
4 commenti

Munich 1972 athletesContinuano a susseguirsi richieste da parte delle associazioni ebraiche, dello Stato d’Israele, di tanti uomini di buona volontà (come Pietro Mennea, che ha coraggiosamente firmato un appello personale) al Comitato Olimpico Internazionale perché acconsenta a dedicare un minuto di silenzio in favore delle vittime dei giochi di Monaco ’72.

Per chi non ricorda la storia, quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla strage perpetrata dal commando palestinese Settembre Nero ai danni della squadra Olimpica israeliana, quella notte gli attentatori fecero irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica. Alla fine un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayin e di un poliziotto tedesco.

Quello che si chiede al CIO è molto semplice: all’apertura di questa edizione londinese dei giochi,  un minuto di silenzio per ricordare al mondo questa storia, cercando di spazzare una volta per tutte le polemiche che si susseguirono all’epoca, per mancata decisione di sospendere le Olimpiadi dopo la strage. Oggi come allora, l’Occidente sembra vittima di un ricatto più o meno esplicito da parte delle nazioni arabe. Nel 1972 nessuna nazione araba – tranne la Giordania – partecipò alla commemorazione e mise le bandiere a mezz’asta, oggi più o meno gli stessi paesi minacciano ritorsioni nel caso si decidesse di procedere con un gesto a dimostrazione dei veri valori di cui lo sport dovrebbe farsi portatore.

Per questo mi sono divertito a lanciare un’iniziativa, sulla scia di quelle che ogni tanto contagiano le nostra bacheche di Facebook e che già sembra aver acquistato una certa viralità. Mettiamo il nome di uno degli atleti uccisi accanto al nostro. Se il Comitato Olimpico non ha il coraggio di compiere un gesto nobile, diventiamo noi portatori di quei valori! In questo modo ricorderemo uno degli atleti di Monaco che il mondo vorrebbe costringerci a dimenticare!

COME FARE: Vai su IMPOSTAZIONI ACCOUNT e clicca su MODIFICA accanto al tuo NOME.
Poi inserisci il nome completo di uno degli atleti a tua scelta nel campo SECONDO NOME.

Ogni volta che qualcuno ci chiederà informazioni o proverà a cercare su Google uno di quei nomi spinto dalla curiosità di capire, sarà costretto a conoscere di più di questa storia. Sarà il miglior modo per ridare vita a uno di questi eroi. Ecco la lista completa, scegline uno per simpatia, per età o per caratteristiche e mettilo accanto al tuo nome.

  • David Berger, 28 anni, pesista, nato negli Stati Uniti d’America e recentemente emigrato in Israele
  • Ze’ev Friedman, 28 anni, pesista, nato in Polonia e sopravvissuto alle persecuzioni razziali
  • Yossef Gutfreund, 40 anni, arbitro di lotta greco-romana, padre di due figlie. 130 kg di peso, fu il primo a gettarsi addosso ai terroristi per salvare gli altri.
  • Eliezer Halfin, 24 anni, lottatore, nato in Unione Sovietica, cittadino israeliano da pochi mesi
  • Yossef Romano, 31 anni, pesista, nato in Libia, padre di tre figli e veterano della Guerra dei Sei Giorni. Camminava con l’ausilio di stampelle, essendosi infortunato durante la sua gara, provò a togliere di mano un fucile a un terrorista
  • Amitzur Shapira, 40 anni, allenatore di atletica leggera, nato in Israele, padre di quattro figli
  • Kehat Shorr, 53 anni, allenatore di tiro a segno, nato in Romania, aveva perso la moglie e una figlia durante le persecuzioni razziali
  • Mark Slavin, 18 anni, lottatore, nato in Unione Sovietica ed emigrato in Israele nel maggio 1972
  • André Spitzer, 27 anni, allenatore di scherma, nato in Romania e padre di una bimba di pochi mesi
  • Yakov Springer, 51 anni, giudice di sollevamento pesi, nato in Polonia e unico sopravvissuto del suo nucleo familiare alle persecuzioni razziali
  • Moshe Weinberg, 33 anni, allenatore di lotta greco-romana, nato in Israele. Anche lui assalì eroicamente un terrorista fratturandogli la mascella prima di essere ucciso con un arma da fuoco.

Perché noi non abbiamo mai dimenticato, e mai lo faremo.

di Alex “Moshe Weinberg” Zarfati

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Commento

  • #1Michelangelo Beverelli

    Fatto!

    26 Mag 2012, 23:19 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    Le Olimpiadi della paura

    di Francesco Lucrezi, storico

    Il rifiuto del CIO di commemorare – a quarant’anni di distanza – le vittime della strage di Monaco è stato commentato, con nobili parole, da Pierluigi Battista, in un accorato articolo, che ne conferma (nel quadro generale della nostra pubblica informazione) la figura di “rara avis”, di “vox clamantis in deserto”. “È evidente – scrive Battista – il motivo per cui il CIO si rifiuta di ricordare con un minuto di silenzio a Londra il massacro olimpico di Monaco ’72: la paura. Il terrore di boicottaggi e rappresaglie solo per un minimo gesto di omaggio agli atleti israeliani uccisi quarant’anni fa da un commando di terroristi palestinesi. La preoccupazione di urtare la suscettibilità di chi non vuole riconoscere lo Stato di Israele e dunque non pensa che i morti ammazzati di Israele, uccisi in Germania nel mezzo di una competizione olimpica, debbano essere onorati. La paura, il terrore. Nessun’altra spiegazione plausibile”. “Si sancisce così – conclude il giornalista – il principio che alcuni morti non possono nemmeno essere nominati, che il CIO è ostaggio di chi addirittura sente il massacro di Monaco come una bandiera da sventolare. Una pagina orribile della storia. Uno sfregio alle Olimpiadi: le Olimpiadi della paura”.

    Tale triste pagina si collega direttamente alla reazione, altrettanto inqualificabile, del Comitato Olimpico dopo la strage, quando si scelse, con inaudito cinismo, di continuare i giochi come se niente fosse accaduto, celebrando la cerimonia finale in pompa magna, in un gioioso clima di festa. Belle ragazze sorridenti, folle plaudenti, bandiere al vento, palloncini in aria. Solo la delegazione israeliana scelse di disertare la sfilata: ma gli israeliani, si sa, sono un po’ permalosi, appena uno fa uno scherzo appena pesante dicono subito che “non ci giocano più”. Gli altri no, sanno stare agli scherzi, e poi, come si dice, chi muore giace, e chi vive si dà pace.

    Battista scrive che il motivo della mancata commemorazione è la paura. Vorremmo sperare che abbia ragione. La paura è un sentimento umano, tutti la proviamo. Chi può dire di non essere mai stato vile, in qualche circostanza della propria vita? Chi, di fronte a una palese ingiustizia, una prepotenza, un’umiliazione subita da qualcun altro, non ha mai scelto di girare la testa da un’altra parte, pensando “in fondo non sono fatti miei”, “chi me lo fa fare di mettermi in mezzo”, “meno male che non è capitato a me”’, o qualcosa del genere? Non siamo tutti eroi, è normale. Pensare che il CIO non sia fatto di eroi sarebbe, quindi, nella natura delle cose. Ma non è detto che sia proprio così. Può ben darsi che il rifiuto sia stato opposto non per paura, ma per convinzione. L’assassinio degli atleti israeliani, possono avere pensato, è stato un episodio di guerra, una guerra che non ci riguarda, che non riguarda le Olimpiadi, e quindi non dobbiamo immischiarci. Un ragionamento, un’ipotesi, agghiacciante, ma tutt’altro che peregrina.

    Comunque sia, paura o convinzione che sia, il fatto è quello che è. E suscita, più che rabbia, un senso di penosa, disperante fatica. La fatica di doversi sforzare, giorno per giorno, di vivere in modo ‘normale’, facendo conto di abitare un mondo ‘normale’, dove tutti dovrebbero comportarsi con te secondo ‘normalità’. La fatica di doversi illudere, ogni mattina, che anche per te, come per tutti, debbano valere le leggi del diritto, dell’etica, della solidarietà, dell’umanità, della compassione. E di dovere constatare, ogni sera, che non è così.

    (Fonte: Newsletter Ucei, 30 Maggio 2012)

    31 Mag 2012, 22:55 Rispondi|Quota
  • #3HaDaR

    http://israelmatzav.blogspot.se/2012/06/incredible-israels-ioc-rep-opposes.html

    Non mancano mai i nemici interni, i soliti sinistri ben ammanicati a cui importa sempre e solo di “che cosa diranno le genti”…

    “מְהָרְסַיִךְ וּמַחֲרִיבַיִךְ, מִמֵּךְ יֵצֵאוּ” -ישעיהו מט יז”

    3 Giu 2012, 18:25 Rispondi|Quota
  • #4KLI

    Il CIO è nauseante, allora come ora. Razzisti, leccapiedi ed opportunisti. salvo poi ritornare ARROGANTI TRA QUALCHE ANNO, QUANDO IL PETROLIO SARà ESAURITO ED I CAPRAI TORNERANNO ALLE LORO GREGGI NEL DESERTO, IMPLORANDO LA NOSTRA CARITà D’ UN SORSO D’ACQUA.
    Aspetta tempu, ca rota è lu munnu….tutto torna.

    9 Giu 2012, 13:50 Rispondi|Quota