L’idiozia dei neonazisti non conosce sosta: Stormfront contro Balotelli perchè “Negro ed ebreo”

 
Emanuel Baroz
8 giugno 2012
7 commenti

Stormfront contro Balotelli: «Negro ed ebreo»

Il sito neonazista contro il calciatore in visita ad Auschwitz

di Benedetta Argentieri

Il topic di discussione è chiaro: «I genitori adottivi del negro Balotelli: ebrei». E via con i commenti: «Lo scemo del villaggio, potrebbe chiedere di giocare nella nazionale di Israele, ci libereremmo del personaggio una volta per tutte». Su Stormfront, costola italiana del Ku Klux Klan, torna l’antisemitismo. L’occasione per attaccare il centro avanti della Nazionale è la visita degli Azzurri ad Auschwitz.Ma questa volta la comunità ebraica di Milano non ci sta: «Chiediamo la chiusura del sito e l’appicazione della legge Mancino (norma che condanna l’ideologia nazifascista ndr)».

IL SITO – Non è la prima volta che questo sito che inneggia alla «supremazia della razza bianca» e che ha più volte stilato «liste di ebrei», scatena polemiche. Ora, dopo aver dato appoggio al killer di Tolosa, se la prende con gli Azzurri che mercoledì sono andati ad Auschwitz. Proprio in quell’occasione Mario Balotelli ha raccontato che la madre aveva origini ebraiche. E così cominciano gli insulti: «Ma chi volete che sia la coppia che adotta un negrone? Ebrei, oppure violenti fanatici di estrema sinistra», scrive Godzilla1. Oppure: «Tutto mi sarei aspettato tranne che questo negro miliardario irruento con frequentazioni camorristiche avesse ANCHE i genitori adottivi giudei!». E ancora: «Ecco perchè ad Auschwitz si sentiva a suo agio, come fosse casa sua».

LA PROTESTA- In poche ore la discussione diventa di dominio pubblico in Rete. La prima a reagire è la comunità ebraica di Milano. «Questo è l’ennesimo caso. Il problema è alla base: «Non si applica la legge Mancino», spiega il vicepresidente Daniele Nahum che non nasconde la sua rabbia. «Questa è un caso molto grave, Balotelli è un personaggio pubblico che rappresenta il nostro paese multi etnico e multi culturale». Si appella alle istituzioni: «Chiudete il sito, consegnate i responsabili alla giustizia, questo caso sta diventando imbarazzante». Anche perché «fomenta l’odio razziale, in un momento in cui si stanno intensificando casi di antisemitismo». E annuncia: «Inviteremo Balotelli per dare un segnale all’Italia».

(Fonte: Corriere della Sera, 8 giugno 2012)

Nella foto in alto: la Nazionale di calcio italiana durante la visita ad Auschwitz

 

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  • #1Emanuel Baroz

    Euro 2012, la Nazionale di calcio ha visitato il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau

    di Giacomo Kahn

    Mancano solo due giorni all’inizio del campionato europeo di calcio 2012 (l’Italia esordirà domenica) e le squadre sono già impegnate negli allenamenti e nello studio delle tattiche.

    Questo non ha impedito alla Nazionale italiana di calcio di visitare oggi il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, nel quale furono sterminato quasi un milione e mezzo di ebrei europei. Una visita straordinariamente importante sia perché è la prima volta che avviene, sia come segnale che i giovani atleti lanciano ai loro coetanei per un mondo sportivo in cui deve essere bandito ogni razzismo e qualsiasi intolleranza.

    Ad accogliere il ct Prandelli, la squadra e i dirigenti al campo di sterminio nazista è stato il direttore del Museo della Shoà di Roma Marcello Pezzetti, i reduci Sami Modiano, Piero Terracina, Hanna Weiss, il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna e il presidente della Federazione Italiana Maccabi, Vittorio Pavoncello.

    Dopo un’ora di visita al museo del lager, il ct Prandelli, i giocatori e i dirigenti, tra i quali il presidente federale Abete, hanno sostato in silenzio per alcuni attimi di fronte alla parete di mattoni rossi dove venivano eseguite le condanne a morte. Buffon ha deposto una corona di fiori bianco-rosso-verdi. Ciascun giocatore ha posato un lumino in memoria dei morti. “Per noi è stata un’esperienza molto toccante, è stato importante venire qui per ricordare e testimoniare, nella consapevolezza che tutto quello che è accaduto non si deve mai più ripetere”, ha detto Chiellini. “Sono contento di vedere qui tanti ragazzi, tante scolaresche, è giusto che sia così per fare in modo che anche le generazioni future possano provare questa esperienza – ha aggiunto il difensore della Juventus -Bisogna comunicare la lotta contro ogni discriminazione razziale e contro ogni atrocità commessa“. Sulla stessa linea anche De Sanctis: “Bisogna combattere ogni discriminazione razziale di qualsiasi tipo”. Dopo un’ora e un quarto ad Auschwitz la delegazione italiana si è spostata a Birkenau, il campo di sterminio nazista dove furono uccisi un milione di ebrei, a tre chilometri dal lager principale.

    “Questo e’ un Paese dove – ha commentato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici – nonostante i provvedimenti adottati, gli episodi antisemiti e i cori razzisti continuano negli stadi. Ricordiamoci degli insulti rivolti ai giocatori di colore. Spesso c’è stata condanna dal parte della società civile ma poco da parte di quella sportiva. E’ onesto ricordare, per quanto riguarda la città di Roma, come un impegno contro il razzismo e antisemitismo sia venuto dalla famiglia Sensi, quando era alla guida della Roma Calcio che ha adottato iniziative con alcuni giocatori come testimonial. Un’altra iniziativa da lodare è stata quella di far indossare ai calciatori di Roma e Lazio, in occasione del derby, magliette contro il razzismo e l’antisemitismo. Ma nonostante quella nobile azione, lo stadio ha sempre ritrovato quei comportamenti razzisti e antisemiti”. “La visita della Nazionale Italiana al Campo di Sterminio di Auschwitz e Birkenau – spiegato Pacifici -é quindi un fatto storico. Un evento di grande rilevanza ed una risposta ferma e coraggiosa da parte di coloro che hanno ruoli di primo piano e titoli per far in modo che si prevengano rigurgiti xenofobi e razzisti negli stadi“. “I nostri calciatori – ha concluso – usciranno da quel campo sentendosi diversi, guarderanno la vita in un altro modo. Succede a tutti, accade ogni anno agli studenti delle scuole che visitano il campo e succederà anche a loro. I calciatori, guarderanno la vita in un altro modo e forse potrebbero, una volta per tutte, usare la loro forza mediatica anche ribellandosi in campo contro i comportamenti antisemiti e razzisti, arrivando addirittura a fermare il gioco fino a quando non ci sarà rispetto per il compagno insultato e saranno terminati i cori. Sarebbe un grande segnale positivo”.

    Stesse considerazioni le ha espresse Sami Modiano (deportato ad Auschwitz all’età di 13 anni e mezzo). “Spero e mi auguro che questi ragazzi alla fine siano provati e che questa visita serva alle loro vite“. “Loro come tutti noi – ha proseguito – avranno letto libri e visto documentari ma essere qui di presenza é tutta un’altra cosa. Se siamo qui é perche’ il ricordo viva ancora e perché tutto quello che é successo allora non accada mai più. A Birkenau – ha spiegato – la mia comunità di ebrei italiani è stata sterminata, eravamo 1.500 persone, si sono salvati 31 uomini e 120 donne”. “Per noi sopravvissuti – ha concluso Modiano – non c’è stato nessun momento di allegria, ci siamo portati dentro sempre la stessa domanda: perche’ noi ci siamo salvati? La risposta l’ho trovata adesso: la mia missione é quella di spiegare a tutti che siamo tutti uguali, che non ci sono razze diverse l’una dall’altra e che non deve mai più succedere”.

    “Questa visita – ha commentato il direttore del Museo della Shoà di Roma, Marcello Pezzetti – è qualcosa che non pensavo che sarebbe accaduto. E’ fondamentale che siano venuti, anche per quello che è successo ancora quest’anno negli stadi italiani con ripetuti gesti razzisti delle tifoserie. E’ un segnale quindi importante per tutta la nazione. Qui i giocatori capiranno che se non si ferma il razzismo si può arrivare a creare luoghi di morte come Auschwitz. Giocatori come Balotelli – ha proseguito – possono prendere per mano i giovani e evidenziare cosa è successo, in passato, quando non è stato bloccato il razzismo”.

    ‘‘La visita della Nazionale di calcio ad Auschwitz – ha commentato il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti – é una bellissima iniziativa. Non avevo dubbi sulla forza e sulla lealtà della nostra Nazionale. Questa visita rende onore alla Nazionale e ci fa sentire ancora più tifosi dell’Italia”.

    Che il calcio non sia solo uno sport ma abbia un valore di grande socialità ed importanza nella vita delle persone lo ha ricordato, con parole commosse, Piero Terracina (deportato ad Auschwitz all’età di 15 anni). “Il mio ritorno alla vita, dopo la liberazione dell’esercito russo – ha spiegato – è stata una partita a pallone che giocai due anni dopo, dopo essere stato dimesso dall’ospedale. In quel momento compresi che la vita mi avrebbe riservato ancora delle gioie”.

    Ad Auschwitz si sono già recate le nazionali di calcio della Germania (c’erano solo tre giocatori, il capitano Philipp Lahm, e i polacchi di nascita Miroslav Klose e Lukas Podolski) e dell’Olanda (presenti, tra gli altri, Sneijder, Huntelaar, Van Bommel e Van der Vaart).

    http://www.romaebraica.it/euro-2012-la-nazionale-di-calcio-ha-visitato-il-campo-di-sterminio-di-auschwitz-birkenau/

    8 Giu 2012, 16:48 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Memoria – La Nazionale ad Auschwitz

    di Adam Smulevich

    “A nome di tutti gli ebrei italiani desidero esprimere la mia ammirazione per la vostra adesione, dirigenti e rosa al completo, per il solenne comportamento che avete tenuto in queste ore e per il coinvolgimento emotivo che ho visto negli occhi di voi tutti. Oggi è stata scritta una nuova pagina di Memoria che potrà aiutarci per la costruzione di un futuro di pace e fratellanza in cui l’odio non avrà più casa”.

    In un momento di altissima commozione, subito prima del grande abbraccio fra Testimoni e sportivi, le parole del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna hanno segnato un incontro indimenticabile. L’abbraccio è stato rafforzato dalla convinzione di aver offerto un tangibile segno di Memoria a milioni di giovani in Italia e nel mondo. Come la Germania qualche giorno fa, come l’Inghilterra e l’Olanda oggi, gli Azzurri del calcio, in prossimità del loro esordio agli Europei di Polonia e Ucraina, hanno testimoniato questa mattina il loro impegno per la consapevolezza visitando i campi di Auschwitz e Birkenau.

    Ad accompagnare la delegazione, composta da tutti i giocatori – nessuno escluso – e integrata dallo staff tecnico e dai dirigenti con a capo il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete e il direttore generale Antonello Valentini, i sopravvissuti Piero Terracina, Sami Modiano e Hanna Weiss, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con lui il consigliere UCEI e presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello, lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma in collaborazione col quale è stata organizzata è la missione.

    La visita è stata articolata in due momenti. Il primo ad Auschwitz, dove i calciatori si sono lungamente soffermati all’interno del Museo del lager e hanno poi sostato in silenzio di fronte alla parete dove venivano eseguite le esecuzioni, e poi a Birkenau dove i racconti dei Testimoni hanno preso forma davanti alla squadra raccolta in silenzio e commozione sul binario della morte. “Mai più questi orrori. Quello che è accaduto qui non riguarda un popolo, ma l’intera umanità. Il loro dolore è il nostro dolore” hanno scritto sul libro degli ospiti del Museo il presidente Abete e il capitano Gianluigi Buffon. Attorno volti tirati e grande sofferenza. “La disponibilità della Federcalcio – ha spiegato Vittorio Pavoncello, tra i primi proponenti della visita – è stata fin da subito massima. Questa iniziativa, bellissima e commovente, avrà effetto su un gran numero di persone”. Al momento dei saluti molti gli Azzurri in lacrime. “Non si poteva non venire qui – ha detto Riccardo Montolivo – è il momento di guardarsi dentro e io sono sconvolto”. Affidate a Facebook le emozioni di Leonardo Bonucci: “Sensazioni troppo forti una volta passato questo cancello. Solo vedendo cosa c’è qui dentro si capisce l’importanza che ha la vita e cosa significa essere privati della propria dignità. Un’esperienza toccante”.

    http://moked.it/blog/2012/06/06/memoria-ad-auschwitz-la-commozione-degli-azzurri-il-presidente-ucei-gattegna-tutti-assieme-contro-lodio/

    8 Giu 2012, 16:49 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    A scuola

    Al calcio italiano in cerca di redenzione, l’Europa ha offerto il lavacro di Auschwitz. Accoccolati sulla terra battuta del campo, i calciatori ascoltavano a capo chino il racconto dei sopravvissuti e la terra era innaturalmente priva di milioni di orme.
    Scaglie d’oro e di lusso si staccavano dai volti, lasciandoli nudi.

    Il Tizio della Sera

    http://moked.it/blog/2012/06/07/a-scuola/

    8 Giu 2012, 16:50 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Buffon chiede scusa agli ebrei. Ad Auschwitz scoppia la pace

    di Fabio Perugia

    Alla fine scoppia la pace. Auschwitz, ieri mattina. La nazionale italiana di calcio entra nel campo di sterminio. E’ in visita ufficiale, per non dimenticare la Shoah. C’è tutta la rosa di mister Prandelli, più lo staff al seguito. Ci sono anche alcuni ex deportati, Sami Modiano, Piero Terracina e Hanna Weiss, il presidente Ucei e il presidente del Maccabi Italia, Vittorio Pavoncello. I racconti, pochi passi nell’orrore e le lacrime.

    In mezzo alle felpe azzurre spunta un capoccione sopra a tutti. E’ Gigi Buffon. Se ne sta assorto, con le dita premute sulle cuffiette per ascoltare meglio il ricordo degli ex deportati. Cammina. Si guarda intorno. Finché incrocia lo sguardo di una vecchia conoscenza.

    “Pavoncello?”, dice il portierone puntando sul presidente del Maccabi. Lui s’avvicina (e poi confesserà: “La prima cosa che ho pensato è stata: mo’ questo me mena?”) e va da Gigi. I due hanno un piccolo conto in sospeso. Quando nella stagione 2000-2001 Buffon giocava a Parma, scelse di indossare la maglia con il numero 88. Per Pavoncello, che da sempre si occupa di sport nel mondo ebraico con un occhio attento ai cattivi comportamenti degli sportivi, non era un numero qualsiasi. Era il numero simbolo di una parola: Hitler. Tra Vittorio e Gigi scoppiò una polemica che coinvolse, a suon di comunicati stampa, mezzo mondo sportivo e la società civile. Alla fine il portiere dovette cedere e cambiò il suo numero di maglia per non tenere acceso il caso. Ma i due non ebbero più modo di incrociarsi per un chiarimento di persona.

    “Buongiorno – dice Pavoncello al nazionale – sono veramente felice che l’Italia sia venuta in visita qui. E’ una grande cosa, un grande gesto”. Il “cerimoniale” dura pochi secondi. Vanno subito al punto.

    Buffon ammette: “Volevo dirti che sono dispiaciuto per come è andata per la storia del numero 88. Devo ammettere che a quel tempo era un ragazzino e mi sono comportato da ragazzino, non capivo quanto fosse importante. La linea del giusto e dello sbagliato è molto sottile, basta poco per provocare un dispiacere. Mi dispiace”. Pavoncello ascolta: “Va bene, sono felice di questo chiarimento”. “Sì, diciamo che abbiamo fatto pace. Adesso che sono qui capisco molte cose”.

    I due a questo punto si sciolgono, il ghiaccio è ormai rotto e arriva anche l’abbraccio. Ovviamente Pavoncello, da tifoso e appassionato di calcio quale è, non si trattiene e si fa immortalare col portierone. Pace è fatta, insomma. La visita può continuare. Buffon si rimette le cuffie e prende sotto braccio Sami Modiano. L’ex deportato lo guarda: “Ma adesso che avete capito, dovete raccontarlo ai vostri figli”.

    http://www.romaebraica.it/buffon-chiude-scusa-agli-ebrei-ad-auschwitz-scoppia-la-pace/

    8 Giu 2012, 16:52 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Quel “negro ed ebreo” di Balotelli…

    di Vito Kahlun – 8 giugno 2012

    Per i “nazionalisti bianchi” di Stormfront, così si definiscono loro, quel “negro ed ebreo” di Mario Balotelli potrebbe “chiedere di giocare nella nazionale di Israele”.

    Sorprende doverlo ammettere ma l’utente che ha scritto questa cosa ha ragione. In Israele, che è uno stato laico dove gli immigrati rappresentano una fetta importantissima della popolazione, l’esperienza e la diversità sono un valore aggiunto. Così “aggiunto” da incidere positivamente su una crescità economica annua che non ha nulla da invidiare a quella dei Paesi in via di sviluppo (Cina, Brasile, India, etc), ma con stipendi medi identici a quelli delle principali economie mondiali (Usa, Europa, etc). Così aggiunto che, se le regole della Fifa lo permettessero, e se lui lo volesse, la nazionale israeliana accoglierebbe Balotelli a braccia aperte. Per fortuna, invece, Mario è italiano.

    Il punto però non è nè questo nè il razzismo scatenato sul sito Internet dalla visita di Super Mario ad Auschwitz (e la rivelazione delle sue origini ebraiche). Il punto è che i “nazionalisti” di Stormfront smentiscono se stessi. Come fa a dirsi “nazionalista” e “patriottista”, chi non vuole vedere giocare in nazionale un fenomeno come Balotelli? Ad Enrico Ruggeri l’arduo compito di risolvere l’enigma nella prossima puntata di Mistero…

    http://www.linkiesta.it/blogs/kahlunnia/stormfront-negro-ed-ebreo-balotelli

    8 Giu 2012, 17:14 Rispondi|Quota
  • #6Fede

    Non sarebbe ora di perseguire chi scrive e si agita in quel folle portale di neonazi?
    E’ molto difficile comprendere che, chi muove le fila, non cerca le pagine del giornale bensì manovalanza per compiere delitti efferati?

    8 Giu 2012, 17:19 Rispondi|Quota
  • #7david

    Dove stà la protesta di tutte le comunità Israelitiche? e quella del rabbino capo?perchè solo Milano protesta?perchè perchè l’unione delle comunità Israelitiche non incalza il Papa affinchè almeno una volta si faccia sentire a nostro favore?ache cazzo serve la legge mancino se nessuno la invoca e la applica?

    8 Giu 2012, 20:42 Rispondi|Quota
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