Gaza: «Niente palloni e barche a vela. Portateci batterie»

 
Emanuel Baroz
17 ottobre 2012
8 commenti

Gaza: «Niente palloni e barche a vela. Portateci batterie»

L’imbarcazione Estelle, ripartita da Napoli e diretta verso le coste di Gaza (e dopo esser passata da Napoli ed aver ricevuto la “benedizione” del sindaco della città partenopea, Luigi De Magistris), rischia di prendere un granchio. I pacifinti partiti dalla Scandinavia – una quindicina in tutto – hanno raccolto quel che potevano per tentare di violare il blocco marittimo israeliano al largo delle coste di Gaza, istituito per prevenire l’acquisizione di armi e munizioni da parte di Hamas, che controlla la Striscia dal 2006/2007.

Struggente l’appello di qualche giorno fa: «servono vele, mascherine con respiratori, canotti e altro materiali velico». Invito prontamente raccolto: Estelle consegnerà palloni e barche a vela ai gazani. Una volta messa da parte la retorica della “emergenza umanitaria”, a cui non crede più nessuno, le organizzazioni cosiddette “pacifiste” si preoccupano di riempire il tempo libero dei palestinesi che popolano la Striscia. Peccato che si disinteressino completamente dei milioni di siriani sotto la quotidiana minaccia del regime di Assad, e che non abbiano parole per le migliaia di palestinesi massacrati dal macellaio di Damasco. Ma questo è un altro discorso.

Il discorso di oggi è il grande successo dell’iPhone5. Le vendite a Gaza stanno decollando, malgrado prezzi davvero proibitivi: 4500 shekel israeliani per la versione da 16Gb e 5700 NIS per la versione da 64Gb. In dollari, sono rispettivamente 1170 e 1480 dollari: non poco, per un’area ritenuta povera, ma dove al contrario si stanno moltiplicando i milionari.

Addirittura l’iPhone5 arriverà soltanto a dicembre nel vicino Israele, mentre a Gaza è già venduto nei centri commerciali e nei negozi specializzati in telefonia. Il migliaio di tunnel illegali scavati al confine fra Egitto e Striscia di Gaza fa passare munizioni per i terroristi di Hamas, ma anche apparecchiature elettroniche e gadget tecnologici, provenienti questi ultimi da Dubai. Un rivenditore palestinese ha dichiarato al quotidiano libanese “Daily Star” di averne ordinato 30, di cui già 20 sono stati venduti all’esigente e facoltosa clientela palestinese.

Per i pacifinti della Estelle un appello urgente: «lasciate stare palloni e materiale velico. Niente cibo e farmaci: ne abbiamo in abbondanza. Ci arrivano tutte le settimane da Israele, assieme a materiali da costruzione, tessuti e ogni genere di prima (e seconda) necessità. E poi l’altra volta, due anni fa, era tutta roba scaduta. Piuttosto: procurateci batterie e caricabatterie per iPhone: ‘che il Melafonino è notoriamente vorace di risorse»…

Il Boghesino

Nella foto in alto: l’emblema della crisi umanitaria della Striscia di Gaza: l’iPhone5…

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  • #1Emanuel Baroz

    18 Ott 2012, 11:38 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Gaza come non l’avete mai vista

    Tutti a pensare che Gaza sia una città distrutta. Invece scopriamo che c’è di tutto, dai ristoranti di lusso, alle ville in riva al mare, alle fontane d’acqua (ma non mancava l’acqua?) e infine alle vivaci luci della vita notturna. Meglio Gaza di Rimini

    http://vimeo.com/12888027

    18 Ott 2012, 11:41 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Medio-Oriente: il ruolo poco umanitario delle ONG nel conflitto israelo-palestinese

    di Miriam Bolaffi

    In questi giorni in Israele, all’interno del mondo “umanitario”, è molto acceso il dibattito in merito alla durissima denuncia del Governo israeliano nei confronti della ONG irlandese Trócaire, una denuncia che ha portato alcuni massimi funzionari irlandesi a precipitarsi in Israele per verificare sul campo le accuse israeliane.

    In sostanza Israele accusa la ONG Trócaire di non fare un lavoro umanitario ma, al contrario, di fomentare l’odio verso Israele e tra palestinesi e israeliani, il tutto con i generosissimi fondi del Governo irlandese che ammontano a 56 milioni di dollari l’anno. Trócaire è una delle maggiori protagoniste del boicottaggio dei prodotti israeliani tanto da arrivare, nelle scorse settimane, a chiedere al Governo irlandese il “totale boicottaggio di ogni prodotto israeliano”. Gerusalemme accusa la ONG irlandese di fare politica e non di portare avanti un progetto umanitario in quanto, al di la della questione morale legata al coinvolgimento politico di una “organizzazione umanitaria” in un conflitto, il continuo rilascio di documenti falsi (false fotografie di bambini palestinesi affamati o feriti, foto poi rivelatasi scattate in Siria, falsi filmati di violenze ai danni di palestinesi, filmati poi rivelatasi prodotti con l’ausilio di attori, falsi rapporti sulla situazione a Gaza in cui Hamas viene descritto quasi come un benefattore e non come vero oppressore, ecc. ecc.), la continua assistenza a gruppi terroristi, quello che la ONG Trócaire porta avanti è una vera campagna d’odio anti-israeliano in territorio israeliano. Infatti, pur ammettendo che il sistema dei boicottaggi sia un metodo pacifico per influenzare i Governi, il sistema usato da Trócaire mira a colpire esclusivamente lo Stato Ebraico di Israele (oltretutto con documentazioni palesemente false) e non altri attori dell’area che i crimini li commettono veramente (leggi Siria, Arabia Saudita, Hamas ecc. ecc.).

    Non mi voglio dilungare ulteriormente su chi sia la ONG Trócaire (a partire da quello che ci sarebbe da dire sul suo direttore in Israele, Garry Walsh), vorrei invece porre l’accento su come la vicenda che vede coinvolta la ONG irlandese sia una cosa che in Israele e solo in Israele vede coinvolte decine di ONG che, ben lungi dl portare avanti programmi umanitari (ammesso che ce ne sia bisogno) conducono campagne espressamente politiche e del tutto parziali finendo per diventare “attori protagonisti di un conflitto” che influenzano lo stesso conflitto e che, fomentando l’odio con enormi falsità, contribuiscono in maniera decisiva al suo prolungamento e non alla sua soluzione.

    Questa è una situazione paradossale che non esiste in nessuna altra parte del mondo e alla quale va posto un rimedio quanto prima. Come non ricordare l’incredibile rapporto di Amnesty International di quest’anno su Israele e Territori occupati? Lo abbiamo denunciato immediatamente (qui il link). Come non ricordare le allegre vacanze a Gaza mascherate da “missioni umanitarie” che ogni anno organizza il Free Gaza Movement? Per non parlare poi dei milioni di dollari destinati alle infrastrutture palestinesi e spariti inspiegabilmente nei meandri dei conti esteri di Hamas e della ANP. Addirittura Israele è l’unico Stato al mondo che fino a pochissimo tempo fa finanziava ONG israeliane che lavoravano alla distruzione di Israele.

    Vi siete mai chiesti come mai queste ONG, queste “organizzazioni umanitarie” non organizzano mai niente contro le stragi di Assad? Vi chiedete perché due delle maggiori organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani (due premi Nobel per la pace) hanno tra i loro maggiori finanziatori gli sceicchi arabi di Arabia Saudita, Oman, Emirati Arabi Uniti ecc. ecc. e che i maggiori finanziamenti arrivano loro (o li vanno a prendere direttamente e palesemente a Riad) subito dopo la pubblicazione di rapporti critici verso Israele?

    Il caso della ONG Trócaire è quindi solo l’ultimo di una massiccia campagna a senso unico contro Israele, una campagna che spende ogni anno milioni e milioni di dollari per fabbricare fotografie e filmati falsi, che paga gente per diffondere su internet le loro menzogne e che, ci tengo a sottolinearlo, vive solo grazie alla persistenza del conflitto israelo-palestine. Insomma, questi non hanno alcuni interesse a che questo conflitto finisca, non solo per i loro fortissimi connotati antisemiti, ma proprio perché gli verrebbero meno i generosi finanziamenti della mossa di odiatori a cui fa comodo (molto comodo) il loro “fare politica travestita da azione umanitaria”.

    Tra parentesi, in questo assurdo e unico paradosso mondiale, gli unici a rimetterci veramente sono proprio i palestinesi che, come spiegavamo ieri su Rights Reporter, a causa del boicottaggio rischiano di rimanere senza alcun lavoro. E’ proprio vero, l’unico termine adatto a queste persone è “pacivendoli”.

    http://www.secondoprotocollo.org/?p=5166

    18 Ott 2012, 11:49 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    18 Ott 2012, 11:50 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Israele: 25.000 palestinesi rischiano il licenziamento a causa dei boicottaggi

    http://www.rightsreporter.org/israele-25-000-palestinesi-rischiano-il-licenziamento-a-causa-dei-boicottaggi/

    18 Ott 2012, 11:52 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Che fine ha fatto la flotilla per Gaza?

    analisi di Daniele Coppin

    Che fine ha fatto la Flotilla per Gaza ? Quanto è stata appoggiata dal sindaco di Napoli? Come si è permesso De Magistris di apporre lo stemma della città di Napoli su una iniziativa chiaramente di parte ? Allora non è sindaco di tutta la città, ma soltanto di una parte.

    A pochi giorni dalla partenza della Estelle dal porto di Napoli, l’analisi di Daniele Coppin:

    A una settimana di distanza dalla partenza del veliero Estelle per la Freedom Flotilla III sono necessarie alcune considerazioni “a mente fredda” sulle polemiche che hanno coinvolto il Comune di Napoli e, in particolare, il Sindaco Luigi De Magistris.

    La prima considerazione è quella sulla situazione di Gaza che costituirebbe, a dire degli organizzatori e dei sostenitori (comuni e istituzionali) della Freedom Flotilla III, il motivo della loro iniziativa.

    La striscia di Gaza, politicamente annessa all’Egitto in seguito al conflitto del 1948-49 e occupata da Israele nella cosiddetta “Guerra dei sei Giorni” del 1967, è stata abbandonata dagli Israeliani nel 2005. Dal 2000, missili di vario tipo (Qassam 1, Qassam 2, Qassam 3, Grad, WS-1E) vengono lanciati dal territorio di Gaza verso le città del Sud di Israele (principalmente Sderot, ma anche Be’er Sheva, Askelon e Ashdod).

    Nel 2006, un anno dopo il ritiro di Israele, nel corso di un attacco di miliziani di Hamas lungo il confine tra Gaza e Israele, restano uccisi due soldati israeliani e viene sequestrato il caporale Gilad Shalit, che resterà in ostaggio di Hamas per cinque anni. Nel 2007, in seguito al persistere degli attacchi missilistici, dei tentativi di intrusione in territorio israeliano e del sequestro Shalit, Israele dichiara Gaza “territorio ostile”, le frontiere vengono chiuse ai civili, le merci in ingresso vengono controllate e viene imposto un blocco navale. Ciononostante, continua la fornitura di energia elettrica a Gaza da una centrale israeliana.

    Nel 2008, in seguito ad intensi lanci di missili da Gaza, scatta l’Operazione “Cast Lead” (Piombo Fuso), finalizzata a distruggere le strutture militari, amministrative controllate da Hamas dopo le elezioni del 2006 che videro la sconfitta di Fatah.

    Qual è la reale situazione di Gaza? Secondo le ONG degli attivisti filopalestinesi e dei loro sostenitori ci sarebbe una vera e propria crisi umanitaria. Al contrario, i dati dello UN Office for the Coordination and Humanitarian Affairs occupied Palestinian territory dimostrano che a Gaza entrano regolarmente e quotidianamente grandi quantità di merci che smentiscono l’esistenza di una crisi umanitaria. Ulteriori smentite provengono dalla Vice Direttrice del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Mathilde de Riedmatten, e dai numerosi documenti video e fotografici disponibili in rete, a conferma del fatto che il cosiddetto embargo (che alcuni, dimenticando o non sapendo che Gaza confina anche con l’Egitto, chiamano “assedio”) è rivolto contro il governo di Hamas, secondo una consolidata prassi internazionale che prevede il ricorso ad embarghi e blocchi navali per indebolire i governi. Ne consegue che forzare il blocco navale per portare aiuti “umanitari” (che nel caso della Estelle sono costituiti da palloni di calcio e attrezzature veliche!) è, in realtà, un’azione politica che, indipendentemente da quello che può affermare il Sindaco di Napoli, determina un sostegno ad Hamas proprio perché è contro Hamas che il blocco navale è rivolto.

    Ma cos’è Hamas? Hamas (Ḥarakat al-MuqÄwama al-IslÄmiyya, “Movimento islamico di Resistenza”) è un’organizzazione che governa Gaza dalle elezioni del 2006. L’organizzazione nel suo Statuto incorpora concetti antisemiti. In particolare, all’art. 7 si sostiene che i Musulmani debbano combattere ed uccidere gli Ebrei. Le tesi negazioniste della Shoà sono sostenute da uno dei suoi fondatori, Abd al-Aziz al-Rantisi che, in un articolo su al-Risala (pubblicazione settimanale di Hams) parla della “più grande delle menzogne” a proposito dello sterminio degli Ebrei perpetrato dai Nazisti. Hamas è stata definita come “gruppo terroristico”, oltre che dall’Unione Europea, dal Canada, dagli Stati Uniti d’America e dalla United Nations Commission on Human Rights. In particolare l’Unione Europea, con la Posizione Comune 2001/931/PESC, nel 2001 riconosceva come organizzazione terroristica, tra le altre, Hamas-Izz al-Din al-Qassem (“braccio armato” di Hamas) mentre nel 2005, con la Posizione comune 2005/847/PESC, riconosceva Hamas come organizzazione terroristica.

    La sintesi della situazione attuale di Gaza dimostra l’avventatezza e la superficialità della decisione di sostenere la flotilla, da un lato, l’ignoranza della Storia recente del Medio Oriente e della questione israelo-palestinese, dall’altro, dei soggetti che formano la Giunta di Napoli e del Sindaco.

    All’indomani dell’incontro con una delegazione della Comunità Ebraica di Napoli, dopo la lettera aperta di Pierpaolo Pinhas Punturello, una raccolta di 700 firme e vari articoli giornalistici De Magistris aveva annunciato un “comunicato forte” sulla vicenda. In realtà, il “comunicato” è stato un post sulla pagina facebook di De Magistris di ben diverso valore, in termini di ufficialità, dell’annuncio del sostegno alla flotilla pubblicato sul sito istituzionale del Comune di Napoli.

    De Magistris ha tenuto a sottolineare che l’iniziativa di questa venuta del veliero non è stata sua e nemmeno quello dello spettacolo musicale “Pro Popolazione della Palestina”, ma di gruppi locali napoletani di sostegno alla Palestina e che lui ha dato il suo appoggio come pura iniziativa umanitaria a favore di un popolo che soffre e certamente non l’ha data a Hamas o all’OLP, e tantomeno contro Israele.

    Tale affermazione, apparentemente condivisibile, in realtà si scontra con l’evidenza che, in un qualsiasi conflitto, schierarsi “a favore” della popolazione di una sola delle parti significa, automaticamente, schierarsi “contro” l’altra, sminuendo le sofferenze patite, in questo caso, dalla popolazione israeliana. Che poi nel post pubblicato su facebook, per la prima volta da quando De Magistris interviene sulla questione israelo-palestinese, si sia riconosciuto il diritto degli Israeliani a vivere in pace e sicurezza, appare più un esercizio di cerchiobottismo che una sincera partecipazione alle sofferenze e difficoltà degli abitanti del sud di Israele. Tanto più che il carattere non ufficiale del post non permette di evidenziare quell’aspetto che, secondo il Sindaco di Napoli, avrebbe dovuto rassicurare gli amici del popolo di Israele sulla sua equidistanza.

    Questo della supposta equidistanza di De Magistris rispetto al popolo israeliano ed al popolo palestinese è un ulteriore elemento da analizzare, soprattutto alla luce della disponibilità da lui dichiarata a sostenere iniziative in favore di Israele analoghe a quelle della flotilla per Gaza.

    A parte il fatto che il sostegno ad un popolo si può esprimere in tanti modi e che quello della flotilla è estraneo alle modalità solitamente seguite dagli amici del popolo e dello Stato di Israele che prediligono la concretezza degli argomenti e dei documenti alla teatralità ed alla demagogia, vale la pena sottolineare che a guardare indietro negli anni risulta molto difficile riscontrare l’“equidistanza” di De Magistris sulla questione israelo palestinese, come dimostrano alcuni esempi provati dai relativi link.

    – Settembre 2009: sostegno di De Magistris alla Gaza Freedom March http://penlib.blogspot.it/2009/11/palestina-e-dintorni.

    – Novembre 2009 : articolo di De Magistris sull’Unità in cui esprime le sue posizioni filopalestinesi http://penlib.blogspot.it/2009/11/palestina-e-dintorni.html

    – Dicembre 2010 – Febbraio 2011: sostegno alla Freedom Flotilla II http://www.freedomflotilla.it/2010/12/29/de-magistris-con-la-freedom-flotilla-2/ http://www.youtube.com/watch?v=yQEtmkLpM3Un http://www.youtube.com/watch?v=z14ICf3Xr7I http://www.infopal.it/de-magistris-con-la-ff-2/

    – Giugno 2011: Festa palestinese per De Magistris Sindaco (dal che si comprendono le prese di posizione filopalestinesi del Sindaco di Napoli) https://www.facebook.com/events/178068515585465/?ref=nf

    – Settembre 2011: De Magistris riceve quello che sul sito istituzionale del Comune di Napoli viene definito l’”ambasciatore di Palestina” (sostituendosi agli organi istituzionalmente deputati all’accreditamento delle rappresentanze diplomatiche) http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15416

    – Novembre 2011: De Magistris dichiara il sostegno del Comune di Napoli per il riconoscimento della Palestina all’ONU http://www.youtube.com/watch?v=il7e1c95lSM

    – Febbraio 2012: De Magistris e la Giunta Comunale di Napoli condannano la realizzazione di una linea ferroviaria tra Tel Aviv e Gerusalemme (in Israele!), ricevendo i ringraziamenti dl Sindaco di Ramallah (in Palestina!) http://www.freedomflotilla.it/2012/02/21/il-sindaco-di-ramallah-ringrazia-il-sindaco-di-napoli/

    – Giugno 2012: le voci del conferimento della cittadinanza onoraria alla cantante israeliana Noà mettono in allarme i circoli antiisraeliani che vengono subito “rassicurati” dal Comune di Napoli che nega l’intenzione di una tale scelta (sempre in nome dell’equidistanza, c’è da immaginarsi!) http://www.freedomflotilla.it/2012/06/25/nessuna-cittadinanza-di-napoli-a-noa/

    Ovviamente De Magistris, in qualità di Sindaco, non ha sentito la necessità, a differenza di altri suoi colleghi, di spendere una parola in favore di Gilad Shalit, quando questi era ancora prigioniero di Hamas. Né ha ravvisato la necessità, in occasione delle Olimpiadi, non dico di partecipare alla manifestazione indetta a Piazza dei Martiri da alcuni cittadini e annunciata su Il Mattino e sull’edizione napoletana de la Repubblica in memoria degli atleti israeliani assassinati dai terroristi palestinesi di Settembre Nero, ma quantomeno di ricordare quel tragico episodio della storia olimpica. Il tutto sempre in nome della equidistanza.

    Gli amici di Israele organizzeranno iniziative e inviteranno il Sindaco che, forse, si comporterà diversamente da come lui e i suoi assessori sono soliti fare in occasione di manifestazioni e ricorrenze ebraiche, e parteciperà. Ma risulta molto difficile pensare che iniziative in favore di Israele possano essere condivise da un personaggio che rivela sempre di più la sua malcelata ostilità per uno Stato la cui unica colpa è quella di essere lo Stato degli Ebrei nella Terra degli Ebrei.

    https://www.facebook.com/notes/daniele-coppin/gaza-flotilla-e-israele-ovvero-dellequidstanza-di-de-magistris/357423231018929

    18 Ott 2012, 12:24 Rispondi|Quota
  • #7Daniel

    MO: FLOTILLA,QUATTRO PARLAMENTARI EUROPEI SALGONO SU ESTELLE DA SPAGNA, GRECIA, NORVEGIA E SVEZIA; ANCHE ITALIANO A BORDO

    (ANSA) – ROMA, 16 OTT – Quattro parlamentari provenienti da diversi Paesi europei sono saliti oggi a bordo della ‘Estelle’, l’imbarcazione della Freedom Flotilla III diretta a Gaza per «rompere l’embargo israeliano». Sale a oltre venti, quindi il numero di persone a bordo del peschereccio, sul quale naviga anche un attivista italiano, le cui generalità saranno rese note nelle prossime ore dal coordinamento italiano della Flotilla.

    I parlamentari unitisi agli attivisti filo-palestinesi sono lo spagnolo Ricardo Sixto Iglesias, il greco Vangelis Diamandopoulos, il norvegese Aksel Hagen e lo svedese Sven Britton a cui va aggiunto l’ex deputato canadese Jim Mainly. I cinque si sono imbarcati questa mattina sulla Estelle mentre il peschereccio si trovava a largo delle isole meridionali di un arcipelago ellenico il cui nome, per motivi di sicurezza, non è stato comunicato. A bordo della nave, tra gli altri, vi sono attivisti e artisti scandinavi e tre persone di nazionalità israeliana.

    Secondo quanto comunicato dagli attivisti, l’Estelle, organizzata dalla Ong svedese Ship To Gaza e battente bandiera finlandese, arriverà a largo delle coste di Gaza nella
    giornata di sabato prossimo. I passeggeri, ha spiegato infine la Flotilla III, sono preparati ad assumere un «comportamento non violento in caso di arrembaggio violento da parte dei militari israeliani».(ANSA).

    19 Ott 2012, 14:59 Rispondi|Quota
  • #8Alberto P

    Abbordata la Estelle

    TEL AVIV – Il portavoce dell’esercito israeliano ha confermato l’avvenuto abbordaggio della nave Estelle, la nave che trasporta un gruppo di attivisti filo-palestinesi determinati a forzare il blocco navale imposto da Israele. “Operazione avvenuta in accordo con le leggi internazionali e con le direttive del governo israeliano dopo aver effettuato ogni tentativo di prevenire la nave dal raggiungere la Striscia di Gaza”, recita una nota.
    ”L’abbordaggio – ha spiegato il portavoce militare – e’ stato effettuato solo dopo numerosi richiami ai passeggeri a bordo; vista la loro volonta’ di non cooperare e dopo aver ignorato appelli a cambiare rotta, e’ stata presa la decisione di abbordare la nave e condurla nel porto di Ashdod”. ”I marinai israeliani hanno operato come stabilito e hanno preso ogni precauzione – ha proseguito il portavoce – per garantire la sicurezza dei passeggeri. Dopo l’abbordaggio da parte dei soldati, che non hanno avuto bisogno di usare la forza, i passeggeri sono stati accuditi e a loro sono stati offerti cibi e bevande”. ”Dopo l’arrivo nel porto di Ashdod, i passeggeri saranno trasferiti alla custodia della polizia israeliana e delle autorita’ di immigrazione del ministro dell’interno”.

    (Fonte: ANSA, 20 ottobre 2012)

    21 Ott 2012, 10:23 Rispondi|Quota