In Medio Oriente il disprezzo per gli ebrei è una psicosi collettiva

 
Emanuel Baroz
12 gennaio 2013
4 commenti

In Medio Oriente il disprezzo per gli ebrei è una psicosi collettiva

Israele è colpevole ontologicamente. Non per quello che fa, ma per il fatto di esistere.

di David Meghnagi

Non è qui in gioco il diritto a discutere le scelte israeliane. La critica è il sale della democrazia. È un diritto dovere di cui in Israele tra l’altro si fa ampio uso, forse come in nessun altro paese democratico. Sono qui in discussione la forma che assume la critica, i pregiudizi di cui si alimenta, i doppi standard che si utilizzano per giudicare le scelte e i comportamenti, la delegittimazione che fa da sfondo. Per non parlare della demonizzazione e della falsificazione aperta dei fatti. Il solo fatto di dovere ogni volta iniziare con questa premessa, per potere adeguatamente sviluppare un’argomentazione più fondata su quanto accade nel Vicino Oriente e nel teatro delle sue rappresentazioni collettive, dovrebbe far riflettere.

Sarebbe sufficiente una breve disamina delle vignette apparse negli anni sui principali quotidiani europei, a commento della crisi mediorientale, per comprendere che non siamo di fronte a degli “errori” di valutazione, che si potrebbero facilmente correggere con informazioni più fondate e veritiere. Siamo di fronte a una deriva culturale che offende l’intelligenza, a luoghi comuni che appaiono “impermeabili” e resistenti alla dimostrazione della loro infondatezza. Siamo di fronte a una deriva che si è formata per sedimentazioni successive nell’arco di cinque decenni, saldando l’antica ostilità contro gli ebrei al rifiuto di Israele e alla sua delegittimazione. È un intreccio complesso dove sono all’opera molti elementi.

Solo per citarne alcuni: i residui dell’alleanza fra i regimi totalitari (l’URSS e i suoi satelliti) con i regimi dittatoriali emersi dalle lotte di liberazione dei loro popoli (Movimento del Terzo Mondo); il bisogno sempre più attuale delle metropoli ex coloniali di riscattarsi dalle loro colpe passate senza dover pagare per intero il prezzo morale e politico; la volontà dei regimi oppressivi arabi e islamici di dirottare all’esterno le responsabilità storiche dei loro fallimenti. In questo perverso gioco di rispecchiamenti perversi, Israele è lo Stato ideale contro il quale dirigere il fallimento dei rapporti fra le ex metropoli coloniali europee – alle prese con un grave declino economico e una crisi identitaria e valoriale per i profondi cambiamenti culturali indotti dai processi migratori degli ultimi decenni – e l’odio antisemita che dilaga nel mondo arabo e islamico.

Se non fosse per la realtà tragica del Vicino Oriente, verrebbe da ridere amaramente di fronte alle innumerevoli varianti di un tema che sulla falsariga dell’insegnamento preconciliare del disprezzo contro gli ebrei, ha purtroppo assunto i tratti di una psicosi collettiva. Come nell’insegnamento preconciliare dell’odio contro gli ebrei, Israele è colpevole ontologicamente. Non per quello che fa, ma per il fatto di essere. In questa perversa deriva lo Stato degli Ebrei diventa per molti l’Ebreo fra gli Stati, di cui si può dire tutto il male in uno stato di “innocenza” ritrovata, in cui l’antisemitismo mascherato di antisionismo può falsamente declinarsi come lotta al razzismo.

(Fonte: Shalom, Gennaio 2013)

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  • #1Emanuel Baroz

    11/01/2013 E’ beduino e svizzero, celebra la festa islamica di Eid al-Adha e quella ebraica di Pesach, e spera un giorno di diventare medico. Sul sito web in lingua francese, le Forze di Difesa israeliane hanno pubblicato la storia del sergente René Elhozayel, dei servizi di pronto soccorso, che riassume così la propria vita: “Sono un beduino di Rahat che parla in tedesco con le zie svizzere; il mio compito è quella di curare soldati ebrei e rifugiati sudanesi”. Di stanza al confine con l’Egitto, accompagna i combattenti sul terreno, ma viene anche chiamato per prestare soccorso ai rifugiati dal Sudan e dall’Eritrea. Si veda (in francese): http://tsahal.fr/2013/01/10/dans-ma-famille-nous-sommes-5600-histoire-dun-infirmier-bedouin-europeen-dans-tsahal/

    11/01/2013 A proposito dell’incontro al Cairo tra Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il capo del politburo di Hamas Khaled Meshaal, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha criticato “l’abbraccio dato dal presidente dell’Autorità Palestinese a un’organizzazione terroristica” che solo il mese scorso invocava la cancellazione di Israele dalla carta geografica. “Chi dice di aspirare alla pace non può comportarsi così”, ha detto Netanyahu.

    11/01/2013 Elezioni israeliane 2013 per la 19esima Knesset: sono iniziate mercoledì sera (alle 9.00 del mattino ora locale) le operazioni di voto del personale diplomatico in servizio presso l’ambasciata israeliana in Nuova Zelanda.

    11/01/2013 Sondaggio Istituto Sarid-Reshet Bet diffuso giovedì da radio Kol Israel: se in Israele si votasse oggi il blocco della destra otterrebbe 71 seggi, centro e sinistra 49 seggi; Otzma LeIsrael (estrema destra) e Kadima (Shaul Mofaz) sarebbero al limite del quorum. In dettaglio: Likud-Beitenu (Netanyahu-Lieberman) 34 seggi, Laburisti (Yechimovitch) 17, Casa Ebraica (Naftali Bennett) 14, Yesh Atid (Yair Lapid) 9, Shas 9, HaTnuah (Tzipi Livni) 7, Ebraismo della Torah 7, Meretz 4, Hadash 4, Koach Lehashpia (rav Amnon Yitzhak) 4, Raam-Taal 3, Balad 3. Secondo un sondaggio condotto da Pannels Politics per il sito Mako del secondo canale tv israeliano, calano le intenzioni di voto per le liste di Netanyahu e Yechimovitch, aumentato quelle per le liste di Bennett e Lapid. In dettaglio: Likud-Beitenu 33 seggi, Laburisti 16, Casa Ebraica 15, Yesh Atid 10, Shas 10, HaTnuah 8, Ebraismo della Torah 6, Meretz 5, Balad 4, Raam-Taal 4, Hadash 3, Kadima 2, Am Shalem 2, Otzma LeIsrael 2.

    11/01/2013 In un’intervista al New York Times, il presidente israeliano Shimon Peres ha espresso la sua frustrazione per la situazione di stallo in cui si trova il processo di pace con i palestinesi. “Se la gente sentisse dai leader che vi è una possibilità, raccoglierebbe la sfida e crederebbe in quella possibilità” ha detto Peres, mettendo in guardia dal possibile ritorno di un’ondata di terrorismo in mancanza di progressi politici.

    10/01/2013 Inverno eccezionale, il più piovoso degli ultimi dieci anni. Il servizio meteo israeliano ha comunicato che, dall’inizio dell’inverno, su Safed e alture del Golan sono caduti 25 cm di pioggia, a Netanya 23, a Kfar Saba 21. A Haifa, Tel Aviv e Ashdod 13 cm dall’inizio della stagione. Mercoledì ha nevicato su Safed, Golan, Monte Hermon, Gerusalemme e addirittura su Mitzpe Ramon (nel Negev). Torrenti in piena, molte le strade allagate. Numerose anche le interruzioni della corrente elettrica in varie città, per le forti raffiche di vento. Massima allerta della difesa civile. Decine le persone salvate dal tetto di veicoli e case. Squadre di soccorso hanno tratto in salvo sette bambini da uno scuolabus rimasto bloccato dal fango in un sottopassaggio vicino a Gerusalemme. Dodici palestinesi intrappolati dalle acque presso Jenin (Cisgiordania) sono stati salvati da uno sforzo coordinato di Autorità Palestinese e Forze di Difesa israeliane. Sono invece morte due donne palestinesi rimaste intrappolate nella loro auto travolta da un torrente a nord di Tulkarem. Gravissimi disagi nei campi di profughi siriani in Giordania.

    10/01/2013 L’Iran ha annunciato la decisione di organizzare la seconda edizione del concorso internazionale di vignette negazioniste volte a negare, minimizzare o ridicolizzare la Shoà.

    10/01/2013 Arabia Saudita. Rizana Nafeek, cameriera originaria dello Sri Lanka condannata a morte per l’omicidio di un bambino, è stata decapitata con la spada mercoledì vicino a Riyadh. In Arabia Saudita sono punibili con la morte, in base alla sharia, lo stupro, l’omicidio, l’apostasia, la rapina a mano armata e il traffico di droga.

    10/01/2013 Incontro mercoledì al Cairo fra il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il capo del politburo di Hamas Khaled Meshaal per promuovere la riconciliazione tra le due fazioni palestinesi.

    10/01/2013 Secondo un sondaggio di Global Peace Index, il 67% degli israeliani non crede che il prossimo governo israeliano farà la pace, indipendentemente dal risultato delle elezioni del 22 gennaio, perché i negoziati sono in stallo per motivi che non dipendono in alcun modo da Israele.

    10/01/2013 Siria. La televisione iraniana e un’agenzia turca hanno riferito che i ribelli siriani hanno liberato 48 iraniani catturati lo scorso agosto in Siria (secondo le forze anti-regime, membri delle Guardie Rivoluzionarie) in cambio della scarcerazione da parte del regime di Damasco di 2.130 detenuti.

    10/01/2013 In una registrazione video tradotta e diffusa da MEMRI (Middle East Media Research Institute), Umm Osama, moglie del parlamentare palestinese di Hamas Khalil Al-Hayya, intervistata lo scorso 2 dicembre dalla tv Al-Aqsa (di Hamas), afferma: “Il ruolo della donna palestinese è quello di incoraggiare i propri figli alla jihad nel nome di Allah. Questa è in assoluto la cosa più gloriosa che una donna possa fare. La donna non è inferiore all’uomo: quando l’uomo fa a combattere la jihad, la donna non cerca di fermarlo. Lo incoraggia e lo sostiene. È lei che gli prepara l’equipaggiamento e gli dà l’addio. La donna instilla nei suoi figli l’amore per la jihad e per il martirio nel nome di Allah. Noi tutti vogliamo morire da martiri. Io prego per questo, anche per mio marito e i miei figli. Nessuno di noi vuole morire nel proprio letto”. (Si veda: http://www.memritv.org/clip/en/3703.htm)

    10/01/2013 Negli ultimi giorni dello scorso novembre le Forze di Difesa israeliane ricevettero notizie di intelligence secondo cui l’esercito siriano aveva iniziato a miscelare componenti chimici di due magazzini per formare gas, probabilmente nervino, e aveva iniziato a caricare bombe su veicoli presso delle basi aeree. Lo ha riferito lunedì scorso il New York Times, aggiungendo che i comandanti israeliani ne parlarono subito con il Pentagono, che a sua volta informò nel giro di poche ora il presidente Obama. Quella che ne seguì, secondo il giornale, è stata una notevole dimostrazione di cooperazione internazionale: la combinazione di un avvertimenti pubblico da parte di Obama e di avvertimenti ancora più drastici fatti arrivare al dittatore siriano tramite Russia, Turchia, Iraq e forse Giordania, avrebbe indotto il regime siriano a recedere dai preparativi.

    (Fonte: Israele.net)

    12 Gen 2013, 21:32 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Israele teme le armi chimiche della Siria

    Lo Stato ebraico è preoccupato di sapere chi adesso controlla i mezzi militari micidiali di Damasco. Nell’incertezza della guerra civile, Tel Aviv paventa che il Paese vicino diventi terra di nessuno

    TEL AVIV – Di fronte alla cruenta guerra civile che da due anni sconvolge la Siria, Israele preferisce tenersi in disparte ma si vede egualmente costretto a seguirne da vicino sviluppi che spesso, peraltro, colgono di sorpresa persino i suoi servizi d’intelligence. «Il nostro principale mal di testa», dice all’agenzia Ansa un’alta fonte militare israeliana, «riguarda le tonnellate di armi chimiche: chi se ne prende cura? Chi le controlla? La Siria inoltre detiene i più avanzati missili russi anti-aerei e sofisticati missili terra-mare». In quel conflitto Israele non sta con nessuno. Da un lato c’è quello che la fonte chiama «l’Asse del Male»: l’alleanza, in prevalenza sciita, fra Iran, Hezbollah e il regime di Bashar al-Assad. Di fronte c’è un groviglio di forze ribelli che – nota la fonte – includono «ottimi siriani, patrioti che lottano per il loro Paese», ma anche «jihadisti» affluiti dai quattro angoli della terra. Fra loro vi sono elementi di Al-Qaeda, che le vedette israeliane – aggiunge – già scorgono ad occhio nudo dalle alture del Golan occupate dal 1967. Dal suo ufficio, nell’imponente ministero della difesa di Tel Aviv, l’alto ufficiale non è in grado di stabilire chi, in realtà, stia oggi vincendo in Siria («la situazione muta di giorno in giorno»). Né può azzardare previsioni sull’esito del conflitto: «Sappiamo che Assad è determinato a combattere e ha ancora abbastanza fondi per pagare gli stipendi». Il suo punto debole? I reparti sunniti dell’esercito, che dopo tante stragi di sunniti potrebbero rivolgersi contro di lui. «La guerra», dice, «può trascinarsi anche anni, a meno che i ribelli non trovino il modo di uccidere Assad». Sulla base di altri scenari (Afghanistan, Pakistan, Sudan, Yemen, Sinai egiziano) la sensazione d’Israele è che oltre le alture del Golan – contese, ma improntate a quiete assoluta da ormai 30 anni – si stia creando una ‘terra di nessunò dove potrebbe prosperare il terrorismo.

    (Fonte: Bresciaoggi.it, 12 gennaio 2013)

    12 Gen 2013, 21:33 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    09/01/2013 Secondo un sondaggio TRI-Strategic Research-Times of Israel, per il 43% degli elettori israeliani le questioni economiche sono il tema prioritario nelle prossime elezioni, seguite a distanza da: questione palestinese (16%), minaccia iraniana (12%), instabilità regionale (7%).

    09/01/2013 Siria. Un milione di cittadini resterà senza cibo, soprattutto nelle zone di guerra, a causa delle restrizioni alla distribuzione degli aiuti poste dal governo. Lo ha comunicato martedì Elisabeth Byrs, portavoce del Programma alimentare mondiale, l’agenzia Onu che distribuisce in Siria razioni alimentari a 1,5 milioni di persone al mese, benché si calcoli che i siriani che ne hanno bisogno sono almeno 2,5 milioni. Alla popolazione civile mancano soprattutto pane e carburante.

    09/01/2013 A un mese e mezzo dalla fine dell’operazione anti-terrorismo “Colonna di nube difensiva”, Israele ha accolto sul proprio territorio poco più di una trentina di contadini palestinesi della striscia di Gaza venuti ad apprendere nuove tecniche e tecnologie agricole. Jamal Abu Al-Najjar, direttore dell’Associazione degli agricoltori di Khan Younis, è stato così ricevuto con il gruppo nella regione di Eshkol, una delle zone israeliane particolarmente colpite dai razzi di Hamas.

    09/01/2013 Essam el-Erian, il consigliere del presidente egiziano Mohammed Morsi che la scorsa settimana in un’intervista ad Al-Sharq Al-Awsat aveva esortato gli ebrei di origine egiziana a “tornare in Egitto” perché “entro 10 anni Israele sarà scomparso”, ha dato le dimissioni lunedì motivandole con l”’incompatibilità” della carica con quella di vice presidente del partito che fa capo ai Fratelli Musulmani. Le sue parole avevano suscitato vivaci polemiche, in Egitto, suscitando il timore che gli ebrei possano chiedere un risarcimento per i beni persi quando furono cacciati negli anni ‘50 e ‘60. Il Movimento della Jihad Islamica aveva chiesto ad el-Erian di dimettersi e “chiedere scusa al popolo egiziano”.

    08/01/2013 ”E’ tempo che il mondo si svegli” ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso a Gerusalemme, spiegando che non è la costruzione di case israeliane a Gerusalemme est che minaccia la pace nel mondo. Netanyahu ha esortato la comunità internazionale ad unirsi a Israele nella lotta contro “le vere minacce”: l’arsenale chimico siriano e il programma nucleare iraniano.

    08/01/2013 Il presidente d’Israele Shimon Peres ha assegnato lunedì a otto aziende israeliane il premio come miglior esportatore. “Al momento della creazione dello stato d’Israele – ha detto Peres – nessuno avrebbe creduto che un giorno questo paese sarebbe arrivato ad esportare per una somma di 90 miliardi di dollari all’anno, pari al 40% del Pil”.

    08/01/2013 Come ogni settimana, tra il 23 e il 29 dicembre sono entrate nella striscia di Gaza 33.381 tonnellate di alimentari e altre merci. Le importazioni sono gestite dall’Autorità Palestinese, in coordinamento con le Forze di Difesa israeliane che garantiscono che i carichi non contengano nessuna arma che possa essere utilizzata da Hamas contro Israele. La maggior parte dei prodotti viene distribuita a varie catene di negozi di Gaza. Il resto viene diviso tra le organizzazioni internazionali presenti a Gaza, come Unrwa e Croce Rossa, secondo gli ordini effettuati.

    08/01/2013 Secondo i dati diffusi lunedì dai servizi di sicurezza israeliani, nel mese di dicembre a Gerusalemme e in Giudea-Samaria (Cisgiordania) sono stati contati 111 atti violenti di matrice terroristica contro i 166 del mese di novembre. Tra l’altro, 98 lanci di bombe Molotov, 6 ordigni esplosivi e 3 lanci di granate.

    08/01/2013 Per la prima volta in dieci anni, in piena lunedì i fiumi minori di Galilea (Dishon, Amud, Hatzor e Tzalmon) a seguito di forti piogge.

    08/01/2013 Il portavoce dell’esercito egiziano Ahmed Mohamed Ali ha detto che le forze di sicurezza del suo paese hanno sventato, lunedì mattina, un tentativo di attacco terroristico contro una chiesa nella parte egiziana della città di Rafah, al confine con la striscia di Gaza. Secondo il comunicato, le forze egiziane avrebbero fermato in tempo un veicolo con a bordo uomini mascherati muniti di razzi RPG, esplosivi e armi automatiche.

    08/01/2013 Siria. Almeno 5.000 membri dell’organizzazione terrorista sciita libanese Hezbollah si sarebbero uniti lo scorso dicembre alle forze siriane fedeli al presidente Bashar al Assad per combattere i ribelli. Lo ha scritto lunedì il quotidiano saudita Al Watan. Secondo il giornale, almeno 300 terroristi Hezbollah sarebbero stati uccisi negli ultimi giorni di combattimenti, un’informazione non confermata da altre fonti.

    08/01/2013 Leggero calo del tasso di disoccupazione israeliano che è passato, nel mese di novembre, da 6,9% a 6,7%.

    (Fonte: Israele.net)

    12 Gen 2013, 21:38 Rispondi|Quota
  • #4Parvus

    Il problema non sono loro. il problema siamo Noi. Ad esempio, il 90% degli europei sono convinti che i palestinesi siano i discendenti dei cananei, gli originari abitanti della regione.
    Noi continuamo a disquisire del missile e dell’attentato, ed omettiamo completamente di controbattere che Cananei è il nome che gli ebrei davano ai Fenici, che semplicemente sono stati respinti più a nord (ed in parte sottomessi) e che da parte loro hanno fatto conquiste da altre parti, fra cui la Sicilia, la Sardegna, il sud della Spagna da parte dei fenici trasferiti a Cartagine. Ma che soprattutto, che come discendenti non hanno lasciato i palestinesi, ma i cristani maroniti del Libano.

    14 Gen 2013, 16:05 Rispondi|Quota
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