A Napoli De Magistris onora Abu Mazen, ma intanto il presidente di Fatah mostra il suo vero volto

 
Emanuel Baroz
1 maggio 2013
8 commenti

E mentre Abu Mazen diventa cittadino onorario napoletano…

de-magistris-abu-mazen-cittadinanza-napoli-focus-on-israelMentre il sindaco di Napoli getta discredito ed ignominia sulla città, invitando il presidente dell’OLP e conferendogli addirittura la cittadinanza onoraria (peccato: non ha colto l’occasione per chiedergli conto della repressione a Ramallah, e delle recenti dimissioni del primo ministro Salam Fayyad, che ostacolava la corruzione e l’inefficienza del regime di Abu Mazen); nel resto del mondo il boss dell’autorità palestinese, capo di Al Fatah, presidente dell’OLP e adulatore dei fondamentalisti di Hamas è trattato per quello che è: un simpatizzante, se non un fiancheggiatore, del terrorismo internazionale. Dopotutto, è pur sempre il responsabile organizzativo e logistico della Strage di Monaco del 1972.

Per non lasciare dubbi sulla sua moralità, Abu Mazen si è affrettato a felicitarsi con Salam As’ad Zaghal, che martedì ha accoltelato e ucciso nel West Bank Evyatar Borovsky, cittadino israeliano di 31 anni e padre di cinque figli. E’ sceso in campo addirittura Al Fatah, il partito di Abu Mazen al potere in Cisgiordania (ufficialmente, per mancanza di elezioni da più di quattro anni; altrimenti, sarebbe destinato a perdere interamente il potere), che sulla sua pagina ufficiale su Facebook ha celebrato l'”eroe”, peraltro rilasciato poche settimane fa dopo essere stato arrestato e incarcerato per tre anni fra l’altro per aver lanciato pietre e bottiglie incendiarie. L’assassino si è impossessato della pistola della vittima, prima di essere neutralizzato e arrestato dalla forze di sicurezza, contro cui ha fatto partire alcuni colpi.

Ma chi è Zaghal, autore dell’omicidio? secondo quanto riporta oggi il Los Angeles Times, le “brigade dei martiri di Al Aqsa”, braccio militare del Fatah, il partito di Abu Mazen, hanno rivendicato l’omicidio, definendolo una “rivincita per il trattamento riservato ai detenuti palestinesi”, ospiti delle prigioni israeliane per crimini di diversa natura. Il gruppo ha definito l’attentato un “omaggio” ai detenuti palestinesi, promettendo ulteriori attacchi nei prossimi mesi.

Abbas, che ufficialmente condanna il terrorismo – in caso contrario, perderebbe i copiosi finanziamenti internazionali che ne garantiscono l’arricchimento personale – non si è ufficialmente pronunciato sull’attentato. Secondo YNet, l’uccisione perpetrata da Zaghal sarebbe spiegata dal desiderio del terrorista di “riscattare l’onore della famiglia”, che sarebbe stato perduto per la collaborazione prestata dal fratello, anch’egli detenuto nelle carceri israeliane.

Il Borghesino

Nella foto in alto: il conferimento della cittadinanza onoraria di Napoli ad Abu Mazen

Articoli Correlati
Elogio del terrorismo palestinese antisraeliano: una pratica in cui Fatah eccelle da sempre

Elogio del terrorismo palestinese antisraeliano: una pratica in cui Fatah eccelle da sempre

Elogio del terrorismo palestinese antisraeliano: una pratica in cui Fatah eccelle da sempre Ramallah – Continua il terrorismo palestinese contro civili e militari israeliani e continua l’atteggiamento a dir poco […]

Napoli: il sindaco De Magistris offre la cittadinanza ad un terrorista palestinese

Napoli: il sindaco De Magistris offre la cittadinanza ad un terrorista palestinese

Un terrorista cittadino di Napoli Il sindaco De Magistris accoglie in città il palestinese Bilal Kayed Nel curriculum filopalestinese e islamofilo del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, mancava ormai […]

Napoli e la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen

Napoli e la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen

Napoli e la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen di Rodolfo Ballardini Il prossimo 27 Aprile il sindaco di Napoli concederà la cittadinanza onoraria a Mahmoud Abbas, al secolo Abu Mazen, […]

Lettera aperta di Rav Bahbout al sindaco di Napoli Luigi de Magistris

Lettera aperta di Rav Bahbout al sindaco di Napoli Luigi de Magistris

Riportiamo qui di seguito la lettera del Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Napoli al sindaco della città partenopea, Luigi de Magistris, pubblicata il 18 Dicembre 2012 sul quotidiano “Il […]

La TV dell’ANP onora la prima terrorista suicida

La TV dell’ANP onora la prima terrorista suicida

La TV dell’Autorità Nazionale Palestinese onora la prima terrorista suicida E Mahmoud Abbas glorifica i sei più recenti terroristi Ramallah, 31 Dicembre 2009 – Wafa Idris, la prima donna terrorista […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1Emanuel Baroz

    1 Mag 2013, 20:58 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Napoli – Sdegno per la cittadinanza ad Abu Mazen

    “Non servono slogan, ma iniziative concrete per la pace”. Così il rabbino capo della Comunità ebraica partenopea Scialom Bahbout aveva commentato l’annuncio del sindaco della città Luigi De Magistris di voler conferire la cittadinanza onoraria al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. In una lettera aperta pubblicata anche sulle pagine del quotidiano Il Mattino, il rabbino metteva in guardia il primo cittadino dal rischio di perdere la credibilità e l’equilibrio necessari per essere in grado di promuovere iniziative di questo tipo, credibilità ed equilibrio già minati dal supporto offerto da De Magistris alla Freedom Flottilla. Dubbi sulla scelta del sindaco sono stati espressi anche dalla sezione campana dell’Associazione Italia-Israele che ricorda alcune inaccettabili prese di posizione da parte di Mahmoud Abbas, a partire dalla tesi di laurea contenente argomentazioni negazioniste (perplessità di cui riferisce ancora il quotidiano partenopeo).

    Ma chi è Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen? A lungo braccio destro di Yasser Arafat, Abbas è considerato oggi uno degli interlocutori chiave per il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Classe 1935, il suo profilo politico racconta di una longeva militanza nelle diverse metamorfosi di alcune organizzazioni palestinesi. Al fianco di Arafat (con cui il rapporto si è poi incrinato), Abu Mazen è stato tra i fondatori di al-Fatah, movimento paramilitare noto come il Fronte nazionale di liberazione palestinese. La sua presenza costante nei tentativi di dialogo tra le due parti in conflitto, lo pone in una posizione privilegiata nello sfibrante dibattito sulla pace. Ma la visibilità internazionale arriva con la carica di primo ministro dell’Olp (Organizzazione di liberazione della Palestina) nel 2003 e la successiva investitura, attraverso elezioni, a presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Una posizione delicata, che nell’era post Arafat e con l’ascesa del consenso di Hamas, ha posto Abu Mazen in una situazione di precario equilibrio. Sembrava la controparte autorevole per Israele, poi l’organizzazione terroristica ne ha oscurato il prestigio di fronte alla popolazione. Prestigio recuperato in parte con l’ottenimento lo scorso dicembre del riconoscimento presso l’Onu della Palestina come stato. Una decisione mal digerita dall’amministrazione israeliana vista come un’interferenza nel processo di pace, invece che un modo per favorirla. In merito al dialogo tra israeliani e palestinesi, pochi giorni fa l’amministrazione americana ha di nuovo scelto Abbas come controparte per un vertice quadrilaterale per la pace. Al tavolo dovrebbero sedersi, il presidente USA Barack Obama, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il re di Giordania Abdullah, oltre al citato Abu Mazen.

    La polemica sull’attribuzione della cittadinanza onoraria a Mazen, ripercorrendo la sua carriera politica, deriva da ambigui coinvolgimenti nel terrorismo palestinesi, dure prese di posizione nei confronti di Israele e affermazioni palesemente negazioniste. Nel 1982 nella sua tesi di laurea, dal titolo “L’altro lato: il segreto delle relazioni tra nazismo e sionismo”, sosteneva che le vittime della Shoah fossero un milione. Vent’anni dopo la parziale retromarcia, con la dichiarazione – in un’intervista a Haaretz – dove sottolineava che “la Shoah fu un crimine terribile e imperdonabile contro il popolo ebraico, un crimine contro l’umanità che non può essere accettato”.

    Ancora oscura invece la questione sul suo coinvolgimento nell’attentato delle Olimpiadi di Monaco 1972. Nel 1999, infatti, Abu Daoud, tra i responsabili dell’attacco terroristico in Germania, ricollegò nel suo libro di memoria i finanziamenti dell’operazione a Abu Mazen.

    Alla luce di queste ombre, le voci che si sono levate contro la decisione di nominare il presidente dell’Autorità palestinese hanno sottolineato l’ambiguità di un riconoscimento unilaterale, senza prendere in considerazione la posizione israeliana.

    (Fonte: Notiziario Ucei, 26 aprile 2013)

    1 Mag 2013, 21:00 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Associazione Italia-Israele: no alla cittadinanza onoraria per Abu Mazen

    Il presidente dell’associazione: sostiene tesi negazioniste, ha incoraggiato il ricorso al terrorismo

    L’Associazione Italia-Israele di Napoli esprime “il proprio forte dissenso rispetto alla decisione assunta dal Comune di Napoli di concedere la cittadinanza onoraria al Presidente dell’Autonomia Palestinese, Abu Mazen”.

    “Il Signor Abu Mazen – secondo il presidente dell’ associazione Giuseppe Crimaldi – si è distinto per la diffusione di aberranti tesi negazioniste formulate già a suo tempo nella dissertazione di Laurea discussa, nel 1980, presso il Collegio Patrick Lumumba di Mosca, nella quale asseriva che la Shoah avrebbe contato un numero esiguo di vittime, e che in ogni caso sarebbe stata il frutto di una macchinazione delle organizzazioni sioniste, uniche e vere responsabili dell’ accaduto. Oltre a ciò – continua Grimaldi – ricordiamo come Abu Mazen abbia ripetutamente incoraggiato il ricorso al terrorismo, attribuendo cospicui premi finanziari ai responsabili di atroci stragi contro civili inermi. Giustificando per di più gli attentatori di Monaco (1972), il rapimento del soldato Gilad Shalit (2006), e molti altri autori di tanti crimini efferati”.

    “Se il riconoscimento è attribuito ad Abu Mazen come persona – aggiunge Crimaldi – allora ci chiediamo se un simile personaggio meriti realmente tale prestigiosa onorificenza, che dovrebbe premiare personalità di specchiato, indubbio e riconosciuto prestigio sociale. Se, invece, la scelta fatta dalla giunta presieduta dal sindaco Luigi de Magistris, è stata fatta in ragione della carica attualmente ricoperta da Abu Mazen, e

    si vuole quindi con essa esprimere un gesto di amicizia verso il popolo palestinese, di cui egli figura essere il Presidente, facciamo notare che tale scelta resta nel solco di una molteplicità di gesti – tra i quali, l’ultima sponsorizzazione della spedizione “Freedom Flottilla” dichiaratamente contro Israele – tutti unilateralmente rivolti a sostegno non già del popolo palestinese – al quale la nostra Associazione rivolge un sentimento di sincero rispetto – ma delle sue espressioni più violente ed estremiste. Incoraggiare la violenza, a nostro avviso, non equivale a fare il bene del popolo palestinese, ma esattamente il contrario”.

    “Se oggi è troppo tardi per revocare l’improvvida decisione di concedere la cittadinanza onoraria, che almeno il sindaco di Napoli chiarisca pubblicamente che tale gesto è in favore della pace e di un dialogo che tutti auspicano tra Israele e Palestina. E se vuol dare una minima parvenza di equilibrio alle proprie scelte, annunci subito la prossima concessione della cittadinanza onoraria al Presidente di Israele, il Premio Nobel per la Pace Shimon Peres”, conclude Crimaldi.

    http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/04/25/news/associazione_italia-israele_no_alla_cittadinanza_onoraria_per_abu_mazen-57455506/

    1 Mag 2013, 21:00 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Cronaca di due morti non indifferenti

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,

    due persone sono state uccise ieri in Medio Oriente – mi correggo, due nei territori contesi fra israeliani e arabi, probabilmente molte decine o centinaia (nessuno può tenere il conto) in Siria. La due morti sono state raccontate dai giornali come più o meno simmetriche: un arabo a Gaza, un israeliano in “Cisgiordania”. Con l’aggravante che la morte di Gaza provocata da un “razzo” israeliano avrebbe provocato la “rottura della tregua” concordata alcuni mesi fa con Hamas e l’Egitto. E l’attenuante che l’altro morto sarebbe stato un “colono”. Tutti i giornali hanno più o meno presentato la cosa in questi termini, al massimo aggiungendo che i due episodi non sono legati fra loro.

    E’ difficile trovare un caso più palese di disinformazione o di menzogna omissiva e vale dunque la pena di analizzarlo un po’. Partiamo dall’episodio di Gaza. Quel che i giornali non dicono e che non hanno detto neanche in precedenza è che nei giorni scorsi è ricominciato lo stillicidio dei bombardamenti sulla zona meridionale di Israele con missili e colpi di mortaio provenienti da Gaza. E’ la dinamica che si ripete da quando otto anni fa Sharon decise di abbandonare completamente Gaza, conquistata nella guerra difensiva del ’67. Nessuno avrebbe impedito allora agli abitanti di Gaza di dedicarsi tranquillamente al commercio, all’industria, all’agricoltura, nessuno si sognava di dovere bloccare Gaza allora. E però la Striscia liberata è diventata una piattaforma di lancio per razzi e altri attentati. Sono stati più di diecimila in questi anni. Figuratevi una cosa del genere sull’Italia che venisse da San Marino, Monaco o Lugano. La risposta di Israele è sempre stata moderata e mirata: rappresaglie su singoli terroristi in seguito a bombardamenti isolati, operazioni di distruzione delle infrastrutture del lancio dei razzi quando l’attacco si faceva sistematico.

    L’altro ieri è successa la prima forma di autodifesa: dopo che da Gaza si era rotta la tregua con ripetuti lanci di razzi su Sderot e dintorni, l’aviazione ha individuato “una figura chiave del terrorismo” (così Netanyahu), responsabile dei recenti bombardamenti su Eilat e l’ha eliminata con un colpo ben riuscito, senza nuocere ad altri. Era un terrorista, lo ripeto, col sangue sulle mani e ancora impegnato nella sua attività criminale. Si chiamava Haitam al Hassal, il suo ultimo attentato erano i razzi su Eilat del 14 aprile. Un atto militare, che elimina un nemico armato e insieme un messaggio politico: l’attacco a Israele non sarà accettato mai come normale, ogni attentato avrà risposte adeguate. Se vogliamo essere realistici sono le regole del gioco. La chiave della calma su Gaza sta nelle mani dei terroristi islamici. Se vogliono evitare di essere bersaglio di rappresaglie, basta che rispettino la tregua e nessuno li andrà a cercare. Israele non ha interesse al disordine né alla guerra, nè vuole occupare un territorio che ha lasciato volontariamente; a Sderot vogliono coltivare la terra e fare industria, non certo spararsi con i dirimpettai di Gaza.

    Tutt’altra storia è quella dell’assassino Salam As’ad Al-Zaghal che ha ucciso l’israeliano Evyatar Borovsky a una fermata dell’autobus in Samaria (http://www.jpost.com/Arts-and-Culture/Arts/West-Bank-Terrorist-kills-Israeli-at-Tapuah-junction-311545). Intanto Borovsky, padre di cinque figli, non aveva altra colpa se non l’essere israeliano e passare su quella strada. Si sa che era religioso, si sa dove abitava, in un posto accanto al luogo del suo assassinio.

    Il killer non lo conosceva e non aveva nulla contro di lui personalmente. L’ha ucciso per un odio generale, astratto, che non possiamo non dire antisemita. Lui invece Al-Zaghal era un ex carcerato dei molti che liberati in seguito allo scambio per la liberazione di Shalit, che sono tornati al terrorismo. Si dice anche che l’abbia fatto per cancellare la “macchia al suo onore” costituita dall’accusa fatta a suo fratello di collaborare con Israele. Un uomo scelto a caso ucciso per “riabilitare l’onore” di un terrorista: solo una mente e una cultura malata può sostenere una cosa del genere.

    E in effetti Al-Zaghal è stato sostenuto, anzi di più, esaltato dai media dell’Autorità Palestinese (quella buona e moderata, che discetta di pace con interviste ai giornali). “Eroe” viene definito sulla pagina Facebook di Fatah (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=8881 ). Non è un incidente, questa esaltazione degli assassini, è uno schema regolare e costantremente ripetuto: chi ammazza gli israeliani (gli ebrei israeliani, ovviamente) è un eroe “a prescindere”: http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=448 . Bisogna chiedersi e chiedere ai pacifisti (e ai giornalisti che queste cose non le scrivono): si può fare la pace con quelli che continuano a predicare che “uccidere gli ebrei non è reato”. E si può usare lo stesso peso, la stessa misura per l’eliminazione di un terrorista, come rappresaglia e monito a cessare gli attacchi e l’assassinio a sangue freddo di un passante qualisasi (anzi non qualsiasi, ebreo)? E’ vero che ogni essere umano è un mondo e ogni morte è la perdita di un mondo. Ma questi mondi vanno pesati, valutati, raccontati. E così si capisce che cosa si perde per davvero. Questo sarebbe il mestiere dei giornalisti. Peccato che non lo facciano mai, almeno sul Medio Oriente.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=48986

    1 Mag 2013, 21:04 Rispondi|Quota
  • #6Silvana

    Per favore non parlatemi del sindaco di Napoli. Io sono meridionale: la vergogna che i miei corregionali abbiano eletto De Magistris, dopo aver eletto Rosa Russo Iervolino, altra strenua protettrice della spazzatura nelle strade e del terrorismo nel mondo, non conosce limiti. Peraltro in uno stato liberale la politica estera spetta al governo. Il sindaco deve pensare alla spazzatura, ai giardini, eccetera. Solo l’ex sindaco di Londra, batte i sindaci di Napoli. Indipendentemente dal fatto che io sia filosionista, che a questo punto è irrilevante, io sono un cittadino di uno stato che ha subito il terrorismo palestinese. Nella mia testa, ho un cervello semplice, discendo direttamente dalle scimmie, ci sono due pulsanti: amico, nemico. Nessun israeliano mi ha mai torto un capello o minacciato e in più mi hanno anche mandato qualche aiuto per terremoti e inondazioni. I palestinesi sono venuti sulla mia terra mentre ero in pace e l’hanno insanguinata. Indipendentemente dalle nostre opinioni sul conflitto israeliano, i palestinesi sono nostri nemici. Potevo esserci anche io alla stazione di Bologna o a Fiumicino. Il lodo Moro che ha “svenduto” ai palestinesi il diritto di vivere dei cittadini italiani e non di origine ebraica (attentato di Roma, Achille Lauro), non è solo indecente e rivoltante dal punto di vista etico, è puro suicidio. Uno stato che sovvenzioni i propri nemici e odi i propri amici, non è solo privo di etica, ma suicida. In quanto cittadino italiano chiedo che tutti la piantino di sovvenzionare e coccolare gentiluomini (e gentildonne) che non avrebbero alcuno scrupolo ad ammazzarmi. Se giuro su quanto ho di più sacro al mondo che le sofferenze dell’eroico popolo palestinese non mi tengono sveglia la notte, visto che credo che se le siano cercate e che ne abbiano avuto anche meno di quelle che avrebbero avuto se non avessero di fronte uno stato etico come Israele, (insisto che se al posto degli israeliani ci fosse Putin o anche solo Churchill, i morti palestinesi non si conterebbero ad unità), posso essere esonerata dall’onore di continuare a mantenerlo? Un popolo che si ostina a vivere in permanente guerra, si assuma la responsabilità dei propri guai oppure costruisca la pace.
    La guerra e il genocidio non sono diritti umani. Posso dare il mio appoggio al Tibet e ai copti in fuga dall’Egitto, che mai mi hanno minacciato e che, loro sì, sono vittime?

    5 Mag 2013, 10:34 Rispondi|Quota