Così funziona il cosidetto “stato palestinese”

 
Emanuel Baroz
27 giugno 2013
3 commenti

Giusto per ribadire la verità intorno ai comportamenti e al reale pensiero di Abu Mazen sugli ebrei e su Israele suggeriamo di leggere anche ciò che è accaduto ad Emanuele Segre Amar, vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino, a cui è stato vietato l’ingresso a Ramallah perchè ebreo. Si, avete capito bene…

Come funziona lo “stato palestinese”

di Ugo Volli

abu-mazen-palestina-stato-focus-on-israelCari amici,

anche oggi devo parlarvi di un paio di notizie poco diffuse e per niente commentate dalla stampa occidentale e in particolare da quella italiana. Voglio cioè darvi qualche informazione sul funzionamento dello stato palestinese. E’ così che bisogna chiamarlo, no? Almeno dopo il voto dell’assemblea generale dell’Onu che l’ha riconosciuto come “stato osservatore”.

Bene, questo “stato” come sappiamo sono due, anche a ignorare la Giordania, che è a maggioranza palestinese, è stata ritagliata dagli inglesi nel Mandato britannico di Palestina con la giustificazione di dare uno stato anche agli arabi che ci vivevano, ma oggi incomprensibilmente è tenuta fuori dal conto di chi vuole “due stati per due popoli”.

Sono due: l’autorità nazionale palestinese in Giudea e Samaria e Hamas a Gaza. Come funzioni Hamas non  devo spiegarvelo qui io: torture, esecuzioni capitali, impossibilità per le donne delle libertà fondamentali, ingerenza dei “poliziotti” di Hamas addirittura nella pettinatura dei ragazzi, nessun  pluralismo politico, una dittatura poliziesca insomma, che è tutta diretta ad alimentare il terrorismo: la fabbriche producono solo razzi, il contrabbando serve a importare le armi, il principale datore di lavoro sono le bande terroristiche.

Bene, se ci pensate questo è il solo vero stato autonomo palestinese, senza un  sovrano beduino come in Giordania, senza la vigilanza dell’esercito israeliano contro il terrorismo come a Ramallah e dintorni, senza neppure le pressioni americane. Se pensiamo a uno stato palestinese veramente libero diretto dal gruppo dirigente attuale, non importa se di Fatah o di Hamas, dobiamo pensare a Gaza; chi si batte per una “Palestina libera” di fare la sua strada vuole Gaza su tutta la Giudea e Samaria e magari su tutto il territorio israeliano. Per il momento Ramallah è un po’ diversa da Gaza, nel senso che non produce razzi e non li spedisce sulle città israeliane – perché l’esercito israliano è lì e glielo impedisce.

Come funziona quello stato? E’ questo che vi volevo raccontare. C’è un presidente della repubblica, il cui mandato è scaduto quattro anni fa e che nessuno si sogna di rieleggere; c’è un parlamento il cui mandato è scaduto tre anni fa e che nessuno si sogna di rieleggere e neanche di convocare, perché la sua maggioranza è contraria al presidente. E c’è un primo ministro, cui nessun parlamento ha dato la fiducia per le ragioni che vi ho appena detto. Nominato a suo gusto dal presidente scaduto e privo di verifiche parlamentari: democraticissimo.

O meglio c’era. Si chiamava Fayyad era stato un economista di secondo piano del Fondo Monetario (non che voglia dire granché, anche lì c’è la lottizzazione nazionale come in tutti gli enti internazionali), aveva un dottorato di un’università americana, anche se di secondo piano. Almeno sapeva l’inglese e conosceva quel tanto di economia che poteva permettergli di capire che una cleptocrazia, cioè una società governata da ladri come l’Anp non può sostenersi a lungo.

Per questa ragione, e per il fatto di mancare di un curriculum terrorista, non avendo mai fatto parte di bande armate né essendo mai stato condannato per omicidio, godeva della fiducia degli americani e del rancore sia di Fatah che di Hamas: che cosa c’entrava con la Palestina quel mollaccione senz’armi? E perché pretendeva di ottenere cose inutili come i bilanci, il rendiconto delle spese, la distinzione fra investimenti produttivi e capricci di lusso dei capataz delle bande?

Fatto sta che Fayyad, senza essere uno stinco di santo, per carità, si è trovato sempre più spesso in conflitto con il suo presidente scaduto Abbas, che ne aveva bisogno per offrire al mondo e soprattutto ai donatori un volto rispettabile, ma non lo sopportava per differenza antropologica e soprattutto per sostanziosi conflitti di interesse. Di più, sia Fatah che Hamas, nelle interminabili trattative per la riunificazione, ne chiedevano la testa. E così Fayyad si è spesso dimesso, la sue dimissioni sono state dimenticate o di malavoglia rifiutate, fino a un  paio di mesi fa, quando finalmente Abbas si è deciso a eliminarlo. Senza voti parlamentari, sia ben chiaro.

Dopo un bel po’ di interregno dovuto a inutilità e indecisioni, non alla necessità di raccogliere una maggioranza come da noi, Abbas si è trovato un altro primo ministro, tale Rami Hamdallah che di mestiere fino a quel momento faceva il rettore dell’università di Nablus, con una formazione anch’egli un po’ internazionale (laureato all’Università di Amman, master a Manchester e ph. d. a Lancaster), ma non è un economista né un politico né un diplomatico, all’università insegna lingua inglese. E non ha precedenti per terrorismo, a quel che ne so, anche se è membro di Fatah. Come vedete anche lui scelto per la sua presentabilità internazionale, ma anche per non avere strumenti tecnici per occuparsi della politica palestinese, delle relazioni internazionali e soprattutto del punto critico della politica interna che è la gestione degli aiuti: un figura cerimoniale, messa lì per non contare nulla e non dare fastidio ai traffici del rais.

Per esserne più sicuro Abbas gli ha nominato lui due vicepresidenti (nello strano funzionamento dello stato palestinese la composizione del governo non dipende dal suo presidente ma dall’onnipresente Abbas): Mohammed Mustafa che è un suo consulente personale per l’economia (follow the money, seguire sempre i soldi, come dice il proverbio) e Ziad Abu Amr, già ministro degli esteri. Il messaggio era chiarissimo: Habdallah facesse rappresentanza, delle cose serie si sarebbero occupati gli uomini di Abbas. Che infatti si sono messi subito a prendere decisioni, senza neppure informare il loro capo. Che però deve avere un caratterino anche lui perché non è stato al gioco e si è dimesso. Dimissioni non sanzionate dal Parlamento come non lo era stata la sua nomina. Ma prontamente accettate da Abbas, che evidentemente non aveva voglia di avere a fianco un altro rompiscatole dello stile di Fayyad.

Vedremo nelle prossime settimane (e mesi e anni) come proseguirà la telenovela, su chi convergerà l’equilibrio fra presentabilità internazionale e fedeltà personale ad Abbas. Questa storia però è importante, perché spiega come funziona il sistema decisionale dell’Anp, anche in cose più serie della nomina di un primo ministro, cioè nelle trattative con Israele e con gli Usa. Di solito si dice “i palestinesi vogliono”, “i palestinesi rifiutano”, “i palestinesi chiedono”. Beh, sappiate che non sono “i palestinesi”. E neanche “gli arabi dell’Anp”, se preferite questa terminologia più realistica. E’ l’Anp, che non ha nessuna base democratica. Cioè è Abbas, con i suoi capobanda. E se qualcuno cerca di mettere il dito in queste decisioni, quale che sia il suo titolo formale, glielo tagliano.

Informazione Corretta

Nella vignetta in alto: il reale significato delle parole di Abu Mazen durante il suo discorso all’ONU

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  • #1Emanuel Baroz

    L’ebreo italiano bandito da Ramallah

    di Giulio Meotti

    Nella recente visita a Ramallah, “capitale” dell’Autorità Nazionale Palestinese, della delegazione ufficiale della Città di Torino, guidata dal sindaco Piero Fassino, non ha potuto far parte il vice Presidente della Comunità Ebraica di Torino, Emanuel Segre Amar, perché EBREO. Sì, perché EBREO. Perché le istituzioni italiane e i loro rappresentanti accettano il “judenrein”, come i nazisti chiamavano le entità ripulite dagli ebrei? Emanuel è il figlio di Sion Segre Amar, un celebre esponente della comunità ebraica di Torino, coraggioso corsaro sionista della prima ora condannato dal tribunale speciale fascista e gettato in cella assieme a Leone Ginzburg. Vergogna che in quanto ebreo il figlio non abbia potuto mettere piede nei “territori occupati”. Sì, da fanatici islamisti antisemiti. Emanuel Segre Amar ha fatto avere ad Abu Mazen una lettera. Eccola qui riprodotta.

    Gerusalemme, 24 di Sivan 5773, 2 Giugno 2013

    Sua Eccellenza Mahmoud Abbas,

    Sono nato nel 1944 a Gerusalemme, dove i miei genitori si rifugiarono per sfuggire alla deportazione che minacciava tutti gli Ebrei d’Italia a causa dell’occupazione tedesca. Per ragioni politiche, che mi trovano in disaccordo, non posso incontrarla durante la nostra visita in Israele e nei territori ANP, quindi le invio questa missiva per mezzo del Sindaco di Torino, Piero Fassino.

    Io credo personalmente che i palestinesi appartengano a questa terra santa martirizzata. Ma credo altresí che l’ostacolo maggiore al raggiungimento di una pace duratura sia la mancanza di volontà degli Arabi di riconoscere il diritto degli Ebrei a essere Popolo Sovrano nella nostra Terra Madre in Medio Oriente. Il conflitto è sull’esistenza stessa d’Israele, non sulla sua grandezza o frontiere.

    Per circa duemila anni, in seguito alla distruzione di Gerusalemme da parte dell’esercito imperiale Romano, la maggior parte del Popolo d’Israele è vissuta in esilio dai propri luoghi santi, mantenendo vive la propria religione, lingua e usanze, in un atto senza eguali di memoria collettiva. Gli Ebrei sono sempre vissuti nella Terra d’Israele, anche dopo la deportazione da parte dei Romani; siamo vissuti a centinaia di migliaia per 2.000 anni in tutto il Medio Oriente, dall’Iraq all’Egitto, dalla Siria a Gaza, compresa la Penisola Araba, come scritto anche nel Corano. Noi Ebrei siamo sempre rimasti fedeli alla nostra cultura e al nostro Retaggio anche attraverso continue sofferenze, bersagliati dovunque ci stabilivamo dal risentimento e dalla xenofobia degli ospiti, tuttavia senza mai dimenticare Gerusalemme – la Città Santa di tutta la nostra storia, menzionata almeno tre volte al giorno nelle nostre preghiere e OGNI VOLTA che abbiamo mangiato del pane o dei frutti tipici della Terra d’Israele, come fichi, datteri, uva, ecc.; una città in cui abbiamo sempre vissuto, tranne che durante l’occupazione dei Crociati, e dove almeno sin dalla metà del XIX Sec. E.V. noi Ebrei siamo sempre stati la maggioranza assoluta degli abitanti. Nessun altro popolo nella Storia ha sperimentato una tale sofferenza immeritata, o dedicato altrettanta energia al ricordo e al lutto per i propri morti.

    Questa è anche la storia della mia famiglia: una storia di persecuzione e di redenzione.

    Le Nazioni Unite votarono a stragrande maggioranza per riconoscere lo Stato d’Israele come membro e come patria in cui gli Ebrei potessero finalmente vivere come Popolo Indipendente e Sovrano. Israele è sempre stata per gli Ebrei un anelito di libertà, il modo per acquisire l’auto-governo il cui ricordo avevano mantenuto in vita per duemila anni nella memoria. Com’è noto, l’odio è ricominciato, ora diretto ad Israele e ai Suoi Cittadini Ebrei.

    Come possiamo rompere quest’orribile catena di aggressioni terroriste e risposte difensive dopo quasi settant’anni di conflitto e odio?

    La pace può essere raggiunta solo con il riconoscimento in Medio Oriente d’Israele come il focolare nazionale del Popolo Ebraico, come già deciso dalla Conferenza di San Remo del 1920; aggiungendo lo Stato d’Israele in tutte le carte geografiche usate nelle scuole del mondo islamico, specialmente nelle scuole palestinesi; la promozione di interazione e collaborazione tra scienziati, studiosi, artisti e atleti; l’abbandono della delegittimazione d’Israele alle Nazioni Unite; la messa fuori legge dei gruppi terroristi miranti all’uccisione d’Israeliani e alla distruzione d’Israele; la fine dei boicottaggi economici contro Israele; infine, ma non per importanza, la proclamazione di fatwa da parte di teologi che proibiscano l’assassinio degli “infedeli”.

    Signor Presidente, i soldati israeliani non usano bambini come scudi quando iniziano un conflitto a fuoco coi terroristi, le scuole e le colonie estive israeliane non fanno il lavaggio del cervello agli alunni perché compiano azioni vilente contro i civili, gli esponenti religiosi d’Israele non tessono le lodi di bambini che compiono azioni terroriste.

    Credo che il modo in cui l’Autorità Palestinese educa i propri bambini e la propria società sia un indicatore chiave delle sue vere intenzioni. Nonostante tutto ciò, non voglio perdere la speranza che Lei lavorerà duro per costruire una vera cultura di pace durevole.

    Cordialmente.

    In Fede,

    Emanuel Segre Amar – Vice Presidente della Comunità Ebraica di Torino.

    http://www.ilfoglio.it/zakor/1035

    27 Giu 2013, 15:19 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    27/06/2013 Si chiama i24News e debutterà sugli schermi di mezzo mondo nei prossimi giorni il primo canale tv israeliano all news 24 ore su 24, che trasmetterà in inglese, francese e arabo. Con sede a Tel Aviv, vicino al porto di Giaffa, la tv conta oggi su uno staff di 150 giornalisti, guidati dal direttore esecutivo Frank Melloul, ex diplomatico francese già fondamentale nel lancio di France 24, chiamato dall’editore di i24News, Patrick Dahi, proprietario della società di telecomunicazione Hot. “Ci tengo a sottolineare che non prendiamo un soldo dal governo israeliano – ha dichiarato Melloul – Era ora che in questa regione si levasse un’altra voce oltre a quella di Al Jazeera”. i24News si occuperà per il 70% di affari internazionali e per il 30% di notizie israeliane. Sarà da subito visibile via satellite in Europa, Africa, Medio Oriente e Asia, con l’obiettivo di arrivare entro il 2014 anche in America. Si veda: http://www.i24news.tv

    27/06/2013 L’analista dei media francese Philippe Karsenty è stato condannato mercoledì per diffamazione per aver accusato la televisione di stato francese d’aver falsificato il video che mostra la morte del 12enne palestinese Mohammed al-Dura nella striscia di Gaza nel settembre 2000. La Corte d’Appello di Parigi, che nel 2008 aveva rovesciato la condanna per diffamazione, ha condannato Karsenty multandolo per 9.000 dollari. France 2 e il suo corrispondente da Israele, Charles Enderlin, avevano querelato Karsenty per diffamazione nel 2004. Karsenty era stato condannato in primo grado nel 2006, ma la Corte d’Appello di Parigi aveva ribaltato il verdetto. L’anno scorso la più alta Corte di Francia ha ribaltato il verdetto della Corte d’Appello portando alla decisione di questo mercoledì. Nel rimandare il caso alla Corte d’Appello, l’Alta Corte ha detto che la Corte d’Appello aveva oltrepassato i propri limiti ordinando a France 2 di consegnare il materiale non editato del reportage. Il mese scorso, un rapporto ufficiale del governo israeliano ha concluso che al-Dura non venne colpito dal fuoco israeliano e probabilmente non morì in quello scambio di colpi.

    27/06/2013 Iniziato mercoledì, presso la vecchia stazione ferroviaria di Gerusalemme recentemente ristrutturata, un festival gratuito di tre giorni di arte e la cultura intitolato ”Made in the City”, dedicato a giovani artisti locali di tutte le discipline – dalla danza alle arti visive, al teatro di strada, alla poesia, marionette e musica – sul tema del legame personale dei vari artisti con la città.

    27/06/2013 Qatar. Il direttore generale della tv al Jazeera, Ahmed bin Jassim al-Thani, ha rassegnato le dimissioni per assumere un incarico nel governo del Qatar. Lo ha annunciato mercoledì la stessa emittente. Al-Thani ha detto che lascia la rete ”per servire il mio paese”, senza indicare quale posto andrà ricoprire. Diversi ministri, tra cui il primo ministro e il ministro degli esteri, sono stati sostituiti, mercoledì, in un rimpasto di governo avvenuto il giorno dopo la salita al trono del principe ereditario Tamim bin Hamad al-Thani, dopo l’abdicazione del padre.

    27/06/2013 Egitto. Due persone sarebbero morte e una novantina ferite in violenti scontri di piazza, mercoledì sera, nelle città settentrionali di Mansoura e Tanta, tra sostenitori e oppositori del presidente islamista Mohamed Morsi, alla vigilia di un suo discorso al Cairo in risposta alle richieste di sue dimissioni. Grandi manifestazioni dell’opposizione sono in programma per il fine settimana.

    27/06/2013 Siria. Usa e Gran Bretagna hanno fornito al team delle Nazioni Unite, guidato dall’esperto svedese Ake Sellstrom, dettagli relativi ad almeno dieci presunti attacchi con armi chimiche da parte delle forze governative siriane. Lo ha detto mercoledì un diplomatico delle Nazioni Unite. Gli incidenti si sarebbero verificati dallo scorso dicembre fino a tutto maggio.

    27/06/2013 Russia/Siria. La Russia ha ritirato tutti i suoi militari dalla Siria e ha completamente abbandonato la base navale strategica di Tartus, sul Mediterraneo, a causa dei crescenti rischi fisici e politici nel paese devastato dalla guerra. Ne ha dato notizia mercoledì il quotidiano Vedomosti, citando una fonte anonima del ministero della difesa russo secondo il quale attualmente non vi è più alcun membro della difesa russa, militare o civile, su suolo siriano.

    27/06/2013 La Nigeria ha incriminato mercoledì, per reati connessi al terrorismo, tre cittadini libanesi che sarebbero affiliati a Hezbollah. Altri cinque cittadini libanesi erano stati incriminati il mese scorso dopo il rinvenimento di una grande quantità di armi e munizioni nella città settentrionale di Kano e nella capitale Abuja.

    27/06/2013 “Due stati per due popoli è la soluzione non solo per le esigenze della parte palestinese, ma anche per garantire il futuro di Israele”. Lo ha detto mercoledì il presidente Shimon Peres alla vigilia dell’arrivo nella regione del segretario di stato Usa John Kerry. “Se non riusciremo a far progredire negoziati diplomatici – ha aggiunto Peres – ci troveremo di fatto a vivere in uno stato bi-nazionale e comprometteremo l’idea sionista”.

    27/06/2013 Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha ribadito mercoledì d’essere disposto a tornare al tavolo negoziale solo se Israele accetterà la soluzione a due stati sui confini pre’67, sostenendo che questo non significa porre precondizioni al riavvio dei colloqui né volerne dettare l’esito, ma solo stabilire “su quali basi i colloqui si svolgeranno”. Lo ha riferito Radio Israel citando una intervista concessa da Abu Mazen alla tv Al-Jazeera.

    27/06/2013 I mass-media egiziani hanno riferito della decisione delle autorità di perseguire, a quanto pare in contumacia, tre arabi israeliani e due egiziani accusati di spionaggio a favore del Mossad israeliano. Israele nega d’essere a conoscenza del fatto.

    27/06/2013 Siria. Sarebbero ormai più di 100mila le persone uccise in Siria dall’inizio della rivolta anti-Assad nel marzo 2011. Lo ha affermato mercoledì l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, i cui dati non è peraltro possibile controllare con altre fonti. Il bilancio delle 100.191 vittime comprenderebbe almeno 36.661 civili, 25.000 uomini delle forze del regime e 18.072 combattenti ribelli.

    27/06/2013 Due ragazzini di 9 e 15 anni, feriti nella guerra civile siriana nei pressi del confine con Israele, sono stati trasferiti mercoledì allo Ziv Medical Center di Safed.

    27/06/2013 Dopo una valutazione della situazione, il governo israeliano ha deciso di riaprire i valichi di Kerem Shalom ed Erez, al confine con la striscia di Gaza, che erano stati chiusi lunedì in seguito al lancio di razzi palestinesi sul sud di Israele.

    27/06/2013 Il vice ministro della difesa Danny Danon è stato eletto presidente della Convention del suo partito, il Likud, con l’85% dei voti. Danon è anche il principale candidato in lizza, domenica, per la carica di presidente del Comitato Centrale del Likud.

    27/06/2013 Durante una visita, con il primo ministro Benjamin Netanyahu, ad una esercitazione mercoledì della Brigata Golani sulle alture del Golan, il ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon ha avvertito che Israele che non intende tollerare nessuna violazione della sua sovranità né alcun danno a i suoi civili o ai soldati delle sue Forze di Difesa, sia sul confine nord che su quello con la striscia di Gaza. E ha aggiunto: “E’ importante chiarire a tutti coloro che si trovano dall’altra parte del confine, e a chiunque stia progettando di colpirci in un modo o nell’altro, che noi siamo pronti e determinati ad agire con tutta la forza necessaria”.

    27/06/2013 A fine ottobre una sessione speciale della Knesset sarà dedicata al ricordo di papa Giovanni XXIII, mentre prosegue la procedura perché papa Roncalli venga proclamato “Giusto fra le nazioni”, il titolo assegnato da Yad Vashem ai non ebrei che si sono distinti nel salvare degli ebrei durante la Shoà. Lo ha annunciato martedì a Sotto il Monte (Bergamo), il paese natale di papa Giovanni XXIII, Eduardo Eurnekian, presidente della Fondazione internazionale Raoul Wallenberg, durante una cerimonia per la consegna di una medaglia speciale all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già segretario particolare di Angelo Roncalli.

    26/06/2013 Il premier turco Recep Tayyip Erdogan, citato martedì dal quotidiano Hurriyet, ha detto che l’ondata di proteste interne ha ritardato i preparativi per la sua prevista visita nella striscia di Gaza, ma ha ribadito che intende comunque compiere la visita e che potrebbe ”fare una sorpresa in qualunque momento”. Erdogan ha annunciato da tempo che vuole recarsi a Gaza nonostante la preoccupazione degli Stati Uniti che la sua visita possa rafforzare il gruppo terrorista Hamas al potere a Gaza e danneggiare gli sforzi di riconciliazione palestinese.

    26/06/2013 Un altro siriano rimasto ferito vicino al confine con Israele negli scontri tra esercito e ribelli, è stato ricoverato martedì allo Ziv Medical Center di Safed. Ne ha dato notizia radio Galei Tzahal. In tutto sono finora 28 i feriti della guerra civile siriana che sono stati portati in Israele per essere curati.

    26/06/2013 Arabia Saudita. Un tribunale ha condannato a otto anni di prigione per sedizione Abdulkarim al-Khader, attivista per i diritti umani la cui Associazione per i Diritti Civili ha fatto campagna a favore di una monarchia costituzionale e di libere elezioni nel regno saudita. Lo scorso marzo due suoi colleghi, Mohammed Fahd al-Qahtani e Abdullah Hamad, erano stati condannati a 10 anni di carcere per sedizione e danno alla reputazione del paese, ed era stata messa fuori legge la loro Associazione che accusava le autorità di violazioni dei diritti umani, compresa la tortura, e di detenzione senza processo di attivisti politici.

    26/06/2013 “A parte il deficit di bilancio, il quadro macroeconomico israeliano è una meraviglia ed è un buon esempio”. Lo ha affermato martedì in conferenza stampa Stanley Fischer, governatore uscente della Banca d’Israele.

    26/06/2013 Carmela Shamir, nominata a capo dell’ambasciata israeliana a Tashkent, in Uzbekistan, è la prima donna israeliana a prestare servizio diplomatico in un paese musulmano. Ne ha dato notizia lunedì Yedioth Ahronoth. Un’altra donna, Hagit Mualem, sarà vice ambasciatore nella stessa capitale. La popolazione dell’Uzbekistan, che confina con l’Afghanistan ed è vicino all’Iran, è al 95% musulmana. “Attualmente ci sono 12 donne a capo di missioni diplomatiche all’estero – ha spiegato Yossi Regev, del ministero degli esteri israeliano – ma presto entreranno in servizio altre donne ambasciatori”.

    26/06/2013 Siria. Le forze governative avrebbero usato domenica armi chimiche contro zone controllate dai ribelli in due quartieri di Damasco. Lo ha riferito Bloomberg, citando un gruppo di sostegno all’opposizione siriana con base a Washington.

    26/06/2013 Turchia. La BBC ha espresso preoccupazione, lunedì, per i suoi reporter in Turchia fatti oggetto di una campagna da parte delle autorità turche volta a “intimidire” i giornalisti. La denuncia sul sito della BBC è stata fatta da Peter Horrocks, direttore di BBC Global News.

    26/06/2013 Egitto. La polizia egiziana ha arrestato otto persone in relazione al recente linciaggio di cinque musulmani sciiti in un sobborgo del Cairo. Ne hanno dato notizia martedì i mass-media di stato, dopo che era stato diffuso su internet un filmato dell’aggressione settaria. Gli arrestati sono accusati d’aver ucciso i cinque, venuti al Cairo per una festa religiosa, e d’averne mutilato i corpi trascinandoli per le strade.

    26/06/2013 Approvato dalla Knesset in prima lettura (43 voti contro 40) un controverso disegno di legge volto a regolarizzare la posizione di 20-30.000 beduini israeliani nel Negev, re-insediandoli in comunità urbane legali. La posizione dello stato è che la legge vigente non consente l’approvazione degli insediamenti abusivi, ma a causa delle particolari condizioni sociali ed economiche del Negev si propone di istituire un regime speciale per risolvere il problema, contemplando reinsediamenti con compensazioni sotto forma di denaro o di terra. Alcuni parlamentari arabo-israeliani hanno vivacemente contestato il provvedimento definendolo “ingiusto, immorale e disumano” e “una dichiarazione di guerra alla minoranza araba”.

    26/06/2013 Secondo Alberto Nisman, il procuratore argentino che ha redatto l’atto di incriminazione per l’attentato anti-ebraico del 1994 a Buenos Aires (85 morti), non vi sono prove che l’attuale presidente iraniano Hassan Rohani abbia preso parte, il 14 agosto 1993, alla riunione dello speciale Comitato iraniano che decise l’attentato, benché ne fosse membro. Lo ha dichiarato lunedì rispondendo a un’intervista di Times of Israel.

    25/06/2013 Abdel Aziz Dweik, presidente del Consiglio Legislativo (parlamento) dell’Autorità Palestinese e massimo esponente di Hamas in Cisgiordania, ha dichiarato al giornale arabo Echorouk che mantenere Assad al potere ”costituisce una pugnalata al cuore e al petto della causa palestinese”, mentre rimuovere il regime siriano permetterebbe di rafforzare la causa palestinese. Dweik ha aggiunto che, sebbene la questione palestinese resti in cima all’agenda, il Consiglio Legislativo palestinese sostiene pienamente l’opposizione siriana nei suoi sforzi per ”fermare lo spargimento di sangue, obiettivo prioritario a qualsiasi cosa, anche alla jihad in Palestina”. Il portavoce di Fatah, Ahmed Assaf, ha condannato le dichiarazioni di Dweik definendole ”estremamente pericolose e dannose per gli interessi nazionali del popolo palestinese”. Assaf ha detto che coinvolgere i palestinesi nel conflitto siriano o in altre controversie interne arabe può danneggiare gravemente “il progetto nazionale palestinese”. Le dichiarazioni di Dweik non rappresentano i palestinesi, ha aggiunto. Anche il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale, gruppo terrorista con sede a Damasco, ha condannato le parole di Dweik accusando “Stati Uniti, Israele e i loro aiutanti arabi, tra cui i Fratelli Musulmani” di cospirare contro il regime di Assad. Per tutta risposta, Dweik ha detto di essere stato citato fuori contesto. “La jihad e la lotta armata non sono mai cessate in terra di Palestina – ha spiegato Dweik – e non c’è nulla che sia prioritario alla jihad per la liberazione della Palestina”.

    25/06/2013 “Le Forze di Difesa israeliane hanno reagito subito, questa è la nostra politica”. Lo ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a proposito dell’attacco di razzi dalla striscia di Gaza su Israele di domenica notte. “Dopo l’operazione anti-Hamas Colonna di nube difensiva (del novembre 2012) – ha aggiunto Netanyahu – abbiamo avuto, sul fronte sud, i sette mesi più calmi dell’ultimo decennio. Ma non c’è mai nulla di sicuro”.

    25/06/2013 Libano. Proseguono nella città meridionale di Sidone sanguinosi scontri a fuoco tra esercito libanese e miliziani sostenitori del religioso musulmano sunnita Ahmed al-Assir, oppositore di Hezbollah. Almeno sedici i militari morti in due giorni, stando alla tv Al-Arabiya secondo la quale prendono parte ai combattimenti anche uomini di Hezbollah e membri del movimento sciita Amal.

    25/06/2013 Il presidente israeliano Shimon Peres ha visitato la casa della famiglia arabo-israeliana Abu Hamza, ad Abu Ghosh, che ha subito domenica il taglio vandalico dei pneumatici delle proprie auto di famiglia. “Non tollereremo questi atti deprecabili – ha detto Peres – e mi auguro vivamente che i responsabili vengano arrestati e puniti”. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito gli atti vandalici anti-arabi “un attacco all’autorità dello Stato contro il quale stiamo agendo e continueremo ad agire con determinazione”.

    25/06/2013 Egitto. Il governo egiziano ha promesso lunedì “punizioni esemplari”, dopo che il linciaggio di quattro musulmani sciiti vicino al Cairo ha suscitato il timore di più ampi scontri settari in un momento di grave crisi nazionale. Ma i leader della minoranza sciita e dell’opposizione liberale accusano il governo stesso, dominato dai Fratelli Musulmani sunniti, di aizzare l’odio settario sula guerra in Siria, come mezzo per placare i suoi intransigenti alleati salafiti. Domenica, nel sobborgo di Abu Zawiyat Musallem, non lontano dalle piramidi di Giza, una folla sunnita ha saccheggiato e incendiato la casa di una famiglia sciita, uccidendo quattro persone e trascinandone i corpi per le strade al grido di ”infedeli”.

    25/06/2013 “Penso che formare uno stato palestinese a ovest del fiume Giordano condannerebbe Israele a cento anni di interminabile conflitto, con milioni di discendenti di profughi che inonderebbero il nostro paese, e a uno schiacciante isolamento internazionale dopo una brevissima luna di miele”. Lo ha scritto su Facebook il leader di Bayit Yehudi, Naftali Bennett, per spiegare la posizione del suo partito. “Uno stato palestinese sarebbe uno stato fallito e ostile, come quello che si è formato nella striscia di Gaza dopo il 2005, ma molto più pericoloso perché a 30 secondi di volo dall’aeroporto internazionale Ben-Gurion. Bayit Yehudi – continua il post di Bennett – è entrato nel governo sapendo che esso comprendeva partiti che sostengono la creazione di uno stato palestinese (a fianco di Israele). Sono convinto della sincerità delle posizioni di Netanyahu, Lapid e Livni, ma penso che si sbagliano”. E conclude: “Noi non porremo alcun veto sui negoziati, ma non accetteremo di pagare un prezzo solo per permettere ai negoziati di prendere il via. I palestinesi vogliono negoziare? S’accomodino. Se sto trattando l’acquisto di un’auto, non accetto di pagare cinquemila shekel solo per avere il diritto di discutere l’acquisto dell’auto”.

    (Fonte: Israele.net)

    27 Giu 2013, 18:46 Rispondi|Quota
  • #3Il Borghesino

    27 Giu 2013, 18:52 Rispondi|Quota