Adriano Sofri, Repubblica e la disinformazione antisraeliana: ennesima puntata

 
Emanuel Baroz
12 luglio 2013
9 commenti

Adriano Sofri, Repubblica e la disinformazione antisraeliana: ennesima puntata

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Grazie agli amici di Progetto Dreyfus che hanno prontamente lanciato sulla propria pagina Facebook una campagna volta a chiarire l’accaduto e a denunciare l’ennesimo episodio di disinformazione antisraeliana a mezzo stampa, siamo venuti a conoscenza dell’articolo pubblicato questa mattina sulla prima pagina del quotidiano La Repubblica a firma Adriano Sofri dal titolo “Quel bambino palestinese ‘arrestato’ per un sasso”, in cui l’ex leader di Lotta Continua lancia accuse contro l’esercito israeliano basandosi su un video girato dalla ONG B’Tselem (già “famosa” in passato per la parzialità delle notizie che riporta, chiaramente sempre in chiave antisraeliana) e dimostrando quantomeno di non essere a conoscenza dell’accaduto e delle leggi vigenti in un paese civile. Come per ribadire il punto di vista del giornale, all’interno dello stesso a pagina 14 faceva bella mostra di sè un altro articolo che trattava lo stesso argomento, ovviamente con gli stessi toni, a firma Alberto Stabile, il famigerato corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano diretto da Ezio Mauro.

Ma andiamo ai fatti: un bambino palestinese di 5 anni lasciato per strada senza controllo dai genitori, inizia a tirare pietre alle macchine di passaggio nei pressi di Hebron mentre dei ragazzi probabilmente più grandi di lui (e forse dei fotografi presenti sul posto) lo aizzano. Il bambino ovviamente viene fermato dai soldati israeliani e fatto salire su un loro mezzo, in attesa che i militari rintraccino il padre, cosa che avviene dopo qualche minuto, per poi consegnare entrambi alla polizia palestinese che infliggerà una multa all’uomo per la somma di 5.000 dinari per aver messo il sasso in mano al bambino e averlo incitato a lanciarlo.

Ora, nonostante il video pubblicato anche sulla pagina di Repubblica mostri chiaramente come non ci sia stato alcun arresto, ci chiediamo: ma in un paese civile cosa accadrebbe se un minore tirasse sassi contro delle macchine? Non verrebbe trattenuto dalle forze di polizia in attesa del genitore, il quale poi verrebbe ritenuto responsabile? E allora che senso ha gridare “arrestato bambino palestinese”?! Non ci si rende contro che così non si fa altro che istigare all’odio antisraeliano? Purtroppo l’ipocrisia di Repubblica non ci stupisce più, così come non ci stupisce più il pregiudizio antisraeliano così diffuso nella redazione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. E la chiamano informazione…

(Nella foto in alto: la prima pagina del quotidiano “La Repubblica” del 12 Lulgio 2013)

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  • #1Emanuel Baroz

    Bambini palestinesi: i falsi scoop a tempo di B’Tselem

    di Miriam Bolaffi

    Questa mattina il giornale La Repubblica riporta in prima pagina (cartacea e online) la notizia del presunto arresto di un bambino palestinese di appena 5 anni. Nel farlo propone un video distribuito ieri da B’Tselem, una Ong filo-palestinese israeliana che,sempre la Repubblica, definisce “una delle Ong più importanti di Israele” ma che in realtà si è spesso distinta per rapporti falsi e tendenziosi, non certo imparziali, rapporti o scoop che guarda caso vengono distribuiti sempre in prossimità delle attribuzioni dei fondi alle Ong in Medio Oriente da parte dell’Unione Europea.

    Ma andiamo con ordine. Secondo quanto scrive La Repubblica, “nelle immagini, risalenti a due giorni fa, un bambino palestinese di cinque anni viene fermato dall’esercito israeliano a Hebron e tenuto in custodia assieme al padre (l’uomo bendato che compare all’inizio del video) per due ore. Il ragazzino è stato arrestato per aver lanciato un sasso contro un’automobile di coloni” . Prima falsità tendenziosa. Il bambino non è stato affatto arrestato. I soldati dell’IDF lo hanno semplicemente fatto salire in un loro mezzo e lo hanno portato a casa sua dato che il padre era in arresto. A confermarlo non sono i militari israeliani ma la polizia palestinese alla quale è stato affidato il padre del ragazzino che, per la cronaca, è stato multato (dai palestinesi) di 5.000 dinari per aver messo il sasso in mano al bambino e averlo incitato a lanciarlo. Bastava che La Repubblica avesse appurato i fatti per rendersene conto in appena due nanosecondi. Certo, il bambino piange perché non vuole entrare nel mezzo militare, cosa del tutto normale, ma i militari israeliani sono stati più giudiziosi del padre che, al contrario, ha messo il sasso in mano al ragazzino.

    E qui veniamo al secondo punto. Negli ultimi mesi si sono avuti decine di incidenti causati dal lancio di sassi contro vetture dei coloni. Non sono, come dice la Ashton e qualche buonista occidentale a tempo, degli innocui gesti di protesta. Quei sassi feriscono e uccidono, spesso bambini ebrei innocenti (http://www.algemeiner.com/2013/07/11/3-year-old-critically-injured-in-arab-rock-throwing-attack-spends-first-weekend-at-home/)di cui però nessuno parla perché un bambino ebreo ferito, anche gravemente, non fa notizia. Ma quello che più fa arrabbiare di tutta questa storia è che le Ong che si definiscono a difesa dei Diritti dei bambini palestinesi non si sognano nemmeno di condannare chi cresce questi bambini in un clima di odio permanente e che gli mette in mano quei sassi (guardate questo video: http://vimeo.com/66507266 per rendervi conto che non si tratta di sassolini sporadici) rischiando di trasformarli nei futuri terroristi. Quella si che è una violazione dei Diritti dei bambini palestinesi. Per non parlare poi di quello che succede a Gaza (http://www.idfblog.com/hamas/2013/07/11/hamas-teaches-gaza-kids-to-be-terrorists-all-year-round/)dove ai bambini viene insegnata la guerra con armi vere e addirittura insegnato l’ebraico perché “è importante conoscere la lingue del nemico così da poterlo ingannare”. E cosa sono queste se non gravissime violazione dei Diritti dei Bambini Palestinesi che vengono trasformati in bambini soldato esattamente come succede in Uganda o in Congo? Eppure se lo fanno i palestinesi tutti tacciono.

    Infine parliamo della tempistica di questi presunti scoop di Ong come B’Tselem e altre organizzazioni filo-palestinesi. Qualcuno ci dovrebbe spiegare come mai questi “scoop” escono sempre quando l’Unione Europea si appresta a discutere della distribuzione dei fondi da destinare alle Ong in Medio Oriente, appuntamento fissato guarda caso per il 16 luglio. E non è la prima volta che succede. Poi nessuno fa caso al fatto le due ore di “arresto” dichiarate da B’Tselem (e da Repubblica) sono in effetti 45 minuti, il tempo di consegnare il bambino a un familiare, nessuno fa caso al fatto che la stessa polizia palestinese abbia smentito l’arresto de bambino e che addirittura abbia multato il padre. E’ tutto regolare, si fa questo e altro per ottenere fondi.

    Insomma, siamo di fronte all’ennesimo caso di montatura mediatica supportata incredibilmente da giornali sinistri che non esitano, loro si, a violare i Diritti dei bambini palestinesi che invece di essere in strada a tirare sassi e a ferire gente, oppure in un campo scuola di Gaza con un mitragliatore in mano, dovrebbe fare quello che tutti i bambini del mondo fanno, studiare e giocare.

    http://www.rightsreporter.org/bambini-palestinesi-i-falsi-scoop-a-tempo-di-btselem/#sthash.JvPEA8s4.gFzMLaNj.dpuf

    15 Lug 2013, 13:33 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    15 Lug 2013, 13:34 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Il Dubbio

    Sta girando un po’ ovunque una notizia non-notizia che ha avuto il potere di indignare la rete.
    Un bambino palestinese di 5 anni tira un sasso contro un’automobile mentre era assieme al padre. L’esercito israeliano ferma il padre ed, ovviamente, non lascia il bambino solo per strada ma lo riaccompagna a casa. Il bambino è ovviamente spaventato da quello che succede e scoppia a piangere. Il padre del bambino, consegnato all’Autorità Palestinese, viene da questa multato per la somma di 5.000 dinari per aver messo il sasso in mano al bambino e averlo incitato a lanciarlo.

    La storia che di per se non avrebbe alcun interesse viene raccontata, più o meno romanzata, da molti giornali, tv e siti internet con un piccolo particolare che la fa diventare “Notizia” con la N maiuscola.

    Nei titoli si grida “Bambino palestinese arrestato!”. Una semplice parolina, “arrestato”, riesce a cambiare il significato di quanto è avvenuto, arriva diretta al cuore ed allo stomaco del lettore e fa scattare l’indignazione immediata. In questo modo la notizia diventa una bomba e può essere sparata in prima pagina, urlata sui siti internet e sulle pagine Facebook, condivisa e commentata con sdegno e rabbia. L’uso improprio di una parola è stato sufficiente per distorcere completamente la realtà.

    A questo punto ci permettiamo di aggiungere un’ulteriore considerazione. In questi ultimi mesi notizie di bambini vittime di violenza ce ne sarebbero state tantissime. In Siria, nella Repubblica Centrafricana, in Congo… Nessuno ne ha parlato o se questo è avvenuto, le relative notizie passate quasi inosservate, dimenticate immediatamente da chi le ha lette. I post che raccontano di questo bambino palestinese, invece, hanno generato migliaia di condivisioni, mi piace e commenti indignati.

    Inevitabile, quindi, porsi una domanda: perché? Qual è il motivo per il quale una notizia (non-notizia) che chiama in causa l’esercito israeliano genera tanta indignazione mentre altre, più grandi nella loro gravità, destano solo indifferenza?

    Dubbi, dubbi…

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151534158773517&set=a.10151173437978517.454257.46088293516&type=1

    15 Lug 2013, 13:34 Rispondi|Quota
  • #4Ruben DR

    15 Lug 2013, 16:55 Rispondi|Quota
  • #5Ruben DR

    15 Lug 2013, 16:56 Rispondi|Quota
  • #6Alberto Pi

    Israele non è un mostro che arresta i bimbi

    di Fiamma Nirenstein

    Ieri è stata dimessa per il fine settimana dall’ospedale Adel Bitton, una bambina israeliana di 3 anni, dopo 4 mesi passati all’ospedale in condizioni gravissime: la macchina guidata dalla mamma era stata colpita da pietre lanciate da palestinesi, e Adel ha subito ferite alla testa che ancora creano conseguenze critiche. È un puro scandalo morale e intellettuale trovare in prima pagina di Repubblica la virtuosa requisitoria di Adriano Sofri sul bambino palestinese fermato dall’esercito israeliano. È un gesto irresponsabile, una mossa oculata di incitamento antisraeliano e antiebraico che dipinge l’Idf e Israele come un mostro persecutore di bambini quando:

    1) Migliaia di bambini palestinesi ogni anno vengono salvati e curati con amore negli ospedali israeliani.

    2) I fatti, e anche il video di You tube, dicono che un bambino che lanciava pietre, gesto letale e collettivo che ferisce e uccide in massa, scoperto dall’esercito, è stato preso per mano da un ragazzo palestinese e condotto alla sua famiglia. Il padre col bambino è stato portato alla polizia palestinese, non israeliana, e trattenuto da quest’ultima per poche ore. Il figlio nel video ovviamente si ribella e piange, ma non perché abbia subito insulti fisici. Certo si è sentito accusato e avrebbe preferito continuare a lanciare le pietre. Ma non è stato toccato in alcun modo.

    3) I soldati, secondo il video, non hanno mai toccato il bambino, sempre per mano a un ragazzo palestinese che lo accompagna o col padre. Tuttavia l’esercito ha aperto un’inchiesta, perché un errore probabilmente c’è stato, ed è quello di aver brevemente bendato il padre.

    4) Si sa benissimo che i bambini palestinesi vengono indottrinati e utilizzati dalla loro parte: chi lo tace, non li protegge. Durante la battaglia di Jenin una bambina di pochi anni fu scoperta con una borsa carica di tritolo. Tutti forse ricordano le immagini di un bambino scoperto con una cintura esplosiva al check point di Gaza. L’indottrinamento è micidiale e permanente, il bambino non giocava: sono tipici gli show tv come quello di Farfur, una specie di Topolino palestinese che in un spettacolo tv incitava a uccidere gli ebrei e che poi moriva ucciso dagli israeliani, oppure del recentissimo serial Khaibar tutte le sere del Ramadan, cominciato ieri, che porta in tutto il mondo arabo l’incitamento a uccidere gli ebrei.

    5) Non si è mai visto su Repubblica un pezzo di orrore per i tre bambini, fra cui un neonato, sgozzati a Itamar nel 2010 con i loro genitori. Non si è mai visto un pezzo di puro orrore per la morte dei tanti bambini siriani. Qui non c’è morte, non ci sono botte, non c’è sangue, c’è solo per l’ennesima volta un gesto di autodifesa compiuto con una certa delicatezza, una misura di prevenzione che i palestinesi avrebbero potuto attuare loro stessi.

    6) Ma sono in giuoco gli ebrei, è un giuoco facile, è un giuoco per conformisti e ignoranti.

    7) Betzelem, che Adriano Sofri definisce preziosa, lo è moltissimo per chiunque ami inchiodare Israele alla colpa dell’autodifesa e cerchi di delegittimarlo. Per esempio, fornì al giudice Goldstone molte delle informazioni per il rapporto sulla guerra di Gaza che egli poi ha disconosciuto, avendole verificate putroppo solo dopo che avevano creato la solita ondata d’odio. Un’ondata di odio irresponsabile, che giustifica l’incitamento che impedisce la pace.

    (Fonte: il Giornale, 13 luglio 2013)

    16 Lug 2013, 00:00 Rispondi|Quota
  • #7Parvus

    Ma non è proprio possibile smascherare chi li paga?

    16 Lug 2013, 01:44 Rispondi|Quota
  • #8Robdic

    Capita che un omicida (cfr. senntenza passata in giudicato) faccia un pezzo “strappacore” su dei cattivi che se la prendono con un bambino che ha l’innocente passatempo di tirare sassi agli Ebrei per spaccargli il cranio (forse qualcuno glielo avrà insegnato, indicandogli anche l’obiettivo da colpire?). Capita che all’assassino si affianchi, sempre sul quotidiano fondato da Scalfari, un pennivendolo da strapazzo. Capita che tutto il Paese, o meglio la sua parte buona e “progressista”, si infiammi e commenti sul sito del giornale in questione con parole di fuoco nei confronti dei “sionisti”. Capita che, a voler approfondire, al bambino tira-sassi non è stato torto un capello ed è stato riaffidato al padre. Capita che, pochissimi giorni dopo, si venga a conoscenza di una storia svoltasi nel Paese infervorato e scandalizzato dall’abuso israeliano. La storia riguarda una bambina di 6 anni, che non stava tirando sassi ad alcuno, ma è stata comunque prelevata nientemeno che dalle forze speciali del Paese, espulsa e re-inviata in Patria. Capita che l’assassino e il pennivendolo abbiano dedicato alla notizia editoriali di fuoco, questionando sul rispetto dei diritti fondamentali dell’infanzia in Italia…No, questo non capita, non è capitato e non capiterà…Del resto, non si tratta mica di Israele qui, e la bambina in questione non è “palestinese”, pertanto…Il mandante omicida chiudeva il suo articolo da schifo con la frase: “I palestinesi non hanno nemmeno diritto all’infanzia”. Chissà qual’é al riguardo l’opinione dei figli del Commissario Calabresi…

    18 Lug 2013, 14:13 Rispondi|Quota
  • #9Ruben DR

    I soldati, il bambino palestinese e il responso del legale israeliano

    I soldati che all’inizio del mese scorso hanno fermato un bambino palestinese di cinque che lanciava pietre contro le auto a Hebron (Cisgiordania) si sono comportanti in modo giustificato e corretto. Questo il parere del consulente legale delle Forze di Difesa israeliane in Cisgiordania, Doron Ben-Barak, a proposito di un episodio denunciato come una grave violazione dei diritti umani dalla ONG israeliana B’Tselem, con un filmato postato su YouTube che ha fatto il giro del mondo.

    “Non si può restare a guardare se dei minorenni lanciano pietre che mettono in pericolo i passanti e loro stessi”, si legge nel responso di Ben-Barak, inviato a B’Tselem il 22 luglio ma che B’Tselem ha diffuso solo mercoledì scorso.

    I minori di età inferiore ai 12 anni, spiega il documento, non hanno responsabilità penale e non possono essere arrestati né sottoposti a processo, e nei loro confronti non è possibile far rispettare la legge con gli strumenti penali cui normalmente si fa ricorso nel caso di persone più grandi. E certamente i soldati israeliani, là dove sono di servizio, sono chiamati ad agire in conformità alla legge e a rispettare i diritti di tutti coloro che vivono nell’area; compresi i minori verso i quali, aggiunge Ben-Barak, è inteso che deve essere esercitata una particolare sensibilità in considerazione della loro giovane età e della tutela del loro bene.

    Allo stesso tempo, continua il consulente legale, si registra il crescente fenomeno di bambini al di sotto di 12 anni, lasciati privi di sorveglianza da parte degli adulti che ne avrebbero la responsabilità, che lanciando pietre contro auto, civili e militari, in transito sulle strade di Cisgiordania, e che addirittura prendono parte a disordini. Si tratta di comportamenti che, con tutta evidenza, mettono seriamente in pericolo l’incolumità, quando non anche la vita, sia delle persone a bordo dei veicoli, sia dei pedoni nella zona, sia degli stessi bambini all’origine dell’incidente. Dunque, sebbene tali bambini non sia penalmente responsabili, il personale delle Forze di Difesa israeliane in servizio ha la facoltà e il dovere di intervenire nel caso si verifichino incidenti di questo genere, che mettono in pericolo la sicurezza delle persone.

    Tra le misure che i soldati possono adottare per porre fine alla situazione di pericolo vi è senz’altro quella di allontanare il minore d’autorità dalla zona, con le dovute maniere, e consegnarlo ai suoi genitori o comunque agli adulti che ne dovrebbero avere la responsabilità. Che è esattamente ciò che hanno fatto i soldati filmati da B’Tselem.
    “Sarebbe del tutto irresponsabile da parte dei soldati ignorare la situazione e abbandonare il bambino a se stesso, lasciando che possa continuare con le sue pericolose azioni”, scrive Ben-Barak.

    Nel caso in questione, il bambino aveva appunto gettato pietre a veicoli in transito, mettendo in pericolo se stesso e altri. I soldati, senza mai sfiorarlo nemmeno con un dito (come testimonia lo stesso filmato), hanno dapprima portato il bambino, accompagnato da persone di sua conoscenza, a casa dei genitori, e successivamente hanno portato padre e bambino alle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese.
    Una considerazione a parte andrebbe poi fatta sulla decisione di B’Tselem di diffondere in tutto il mondo il filmato senza schermare il volto di un bambino di 5 anni, e senza nemmeno interpellare le Forze di Difesa israeliane per ascoltare la loro valutazione.

    (Da: Jerusalem Post, israele. Net, 31.7.13)

    Il filmato diffuso da B’Tselem:
    http://www.youtube.com/watch?v=dl6YGt7O9eM

    http://www.israele.net/articolo,3800.htm

    2 Ago 2013, 11:31 Rispondi|Quota
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