Continua lo spreco di denaro da parte dell’ANP e di Abu Mazen. Nel disinteresse generale ovviamente…

 
Emanuel Baroz
29 ottobre 2013
3 commenti

Ancora sulla dissolutezza palestinese

palestinesi-denaro-aiuti-economici-abu-mazen-focus-on-israelAutorità Palestinese ancora nell’occhio del ciclone. Come rilevato alcuni giorni fa, soltanto l’UNRWA (a proposito della quale suggeriamo la lettura di questo articolo) – l’agenzia speciale dell’ONU per i “profughi” palestinesi – ha beneficiato di fondi pari a 25 volte gli aiuti finanziari ricevuti dagli europei dopo il Secondo Conflitto Mondiale, nell’ambito del Piano Marshall (in termini reali, s’intende). D’altro canto, frutta bene proporsi come amministratori dei palestinesi: i politici di Ramallah beneficiano di un gettone di presenza pari a 24 volte il reddito medio percepito dalla propria gente. Altro che casta! E lo stesso Abu Mazen (per la cui storia recente suggeriamo la lettura del seguente articolo) ha occultato una ricchezza finanziaria, frutto di corruzione, vessazioni e  intimidazioni del suo entourage, stimata in 100 milioni di dollari.

Adesso i conti in tasca alla dirigenza palestinese sono fatti addirittura dalla BBC; un’agenzia sempre ben disposta a chiudere almeno un occhio nei confronti del mondo arabo; specie quando è intanto ad atteggiamenti poco politicamente corretti. Sabato l’emittente di Sua Maestà ha denunciato l’ennesimo deficit di bilancio: costa molto mantenere le famiglie dei terroristi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Soprattutto, l’embrione del futuro (?) stato palestinese, mostra la seconda peggiore disparità di distribuzione di reddito al mondo; il che non sorprende, visto che notoriamente a fronte di una dirigenza dissoluta e corrotta, permangono ampi strati di popolazione che non vedono nemmeno le briciole della distratta generosità internazionale.

Ecco come commenta l’articolo il sito di denuncia BBC Watch: “Nel tentativo di spiegare l’ennesimo deficit di bilancio dell’Autorità Palestinese, l’articolo accenna di sfuggita al tema degli stipendi e dei benefici corrisposti ai membri inattivi del consiglio legislativo palestinese; ma manca nell’evidenziare appieno che in aggiunta ad essi, circa 60.000 dipendenti dell’AP, pari al 40% del totale, risiedono a Gaza, dove l’AP non mette piede da sei anni (da quando fu violentemente espulsa in seguito al colpo di Stato che vide l’affermazione degli estremisti islamici di Hamas, NdT). L’articolo altresì manca di menzionare le numerose denunce di corruzioni che risultano tutt’altro che nuove, ma che sono state oltretutto di recente rivelate dai controllori dei conti pubblici europei; o ancora, il fatto che circa il 6% del bilancio dell’ANP è rappresentato da salari corrisposti a terroristi detenuti; anche appartenenti ad Hamas.

Il tema delle finanze comatose dell’AP sarebbe di sicuro interesse per la platea della BBC, specialmente tenuto conto dello stato di donatori che sostengono l’ANP. Tuttavia, si indugia molto più sul tema del deficit di bilancio che delle sperequazioni di reddito, come emerge da un’esame approfondito dell’articolo.

Il Borghesino

Per saperne di più sull’argomento cliccare qui, qui, qui, qui e qui

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  • #1HaDaR

    Tutto ciò mi pare proprio una “buona ragione” per aiutarli liberando altri 26 ASSASSINI DI BAMBINI come ha fatto il Governo Netanyahu su indicazione di Livni.
    COMPLIMENTI!
    Han proprio capito tutto.

    30 Ott 2013, 05:53 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Il ’48 secondo Abu Mazen: all’Onu dice una cosa, alla tv palestinese un’altra

    http://www.israele.net/il-48-secondo-abu-mazen-allonu-dice-una-cosa-alla-tv-palestinese-unaltra

    30 Ott 2013, 10:57 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Excusatio non petita, o della “stabilità” dell’Unrwa

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,

    se è permesso esserlo in questi tempi piuttosto grigi, sono molto contento. Perché, mi chiederete. Mah, non succede tutti i giorni che quella che poteva sembrare una mania, un’ossessione, una fissazione – di Informazione Corretta e mia personale – venga confermata dall’alto delle istituzioni rappresentative del nostro paese. Qual è la mania? Ha un nome difficile da pronunciare e una missione altrettanto difficile da comprendere, ma val la pena di pensarci. Permettetemi di citare una cartolina che vi ho scritto due anni e mezzo fa, il 13 luglio del 2011 (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=40563 ):

    ” L’agenzia si chiama UNRWA (United Nations Relief and Works Agency), è distinta dalla normale agenzia per i rifugiati (UNHCR) perché si occupa solo dei palestinesi e dal loro status di profughi dipendono l’entità del suo staff e tutti i consueti privilegi burocratici che sono attribuiti ai funzionari in missione. L’ UNRWA è stata largamente complice dei giochi sporchi del terrorismo, ha molti membri attivi delle milizie di Hamas a busta paga (http://www.aish.com/jw/mo/48945166.html), ha appoggiato in molti modi la “resistenza” dei terroristi (http://www.jewishpolicycenter.org/53/how-unrwa-supports-hamas), ha dichiarato durante l’operazione “Piombo fuso” che era stata colpita una sua scuola, che peraltro era stata trasformata in un centro di coordinamento di Hamas (http://idfspokesperson.com/2009/01/06/hamas-operatives-killed-in-unrwa-school-6-jan-2009/), mentre poi venne fuori che l’edificio non era stato toccato dai bombardamenti (http://en.wikipedia.org/wiki/Al-Fakhura_school_incident), ecc. Soprattutto dipende così tanto dai suoi assistiti, che non può neppure cambiare il suo nome. Di recente l’Unrwa ha cercato di diventare UNPR (“UN agency for Palestinian refugees”) che è più chiaro e preciso. Ma Hamas ha deciso che ogni cambiamento anche solo di nome era svantaggioso, ha organizzato un paio di manifestazioni mediamente violente di fronte al quartier generale di Gaza, e il piano è rientrato (http://www.secondoprotocollo.org/?p=3274).

    “In realtà è evidente che c’è una dipendenza reciproca e un reciproco vantaggio. Basta rivendicare un cugino che afferma di essere emigrato da Israele nel ’48 o dopo per diventare profugo. E non importa se i “profughi” non sono andati all’estero, ma si sono fermati in “Palestina” (dove peraltro le località edificate per ospitarli, che sono regolari quartieri e città “palestinesi” sono chiamate “campi profughi”). Naturalmente costoro hanno la “cittadinanza palestinese”, non sono apolidi, ma cittadini dell’Autorità Palestinese (come se io, essendo venuto ad abitare da Trieste a Milano una quarantina d’anni fa, volessi definirmi “profugo italiano”…) Togliendo dall’elenco i “profughi palestinesi in Palestina” e i “profughi palestinesi in Giordania” (che, ricordiamolo, è una parte del mandato palestinese assegnato dai trattati internazionali dopo la Prima Guerra Mondiale alla Gran Bretagna perché ne facesse la “Jewish home”, il “focolare ebraico” della dichiarazione Balfour ed è in maggioranza abitato da palestinesi, con una regina palestinese, deputati palestinesi ecc.), risulta che almeno l’ottanta per cento dei “profughi” ha tanto diritto a dirsi tali quanto io a dirmi profugo austriaco, ungherese, croato, o ucraino o polacco o… italiano (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/06/80-of-palarab-refugees-have-citizenship.html).”

    Se volete documentarvi di più sul rtapporto fra profughi e Unrwa vi consiglio quest’altro articolo di Mordechai Kedar: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=41938 o quest’altro mio, che ne discute il funzionamento economico: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=44687; o, se preferite, la sintesi di Daniel Pipes (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=215&sez=120&id=43524 ). Informazione Corretta ha dedicato all’argomento addirittura uno dei suoi dossier, che potete trovare qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=49378 . Il risultato di queste analisi è sempre lo stesso: un carrozzone burocratico incredibile, che serve non a risolvere con l’integrazione ma a perpetuare il problema dei profughi, rendendone ereditaria la condizione (il che non accade per tutti gli altri profughi del mondo che sono assistiti da un’altra agenzia dell’Onu ben più funzionale, l’UNHCR). Dato che l’Unrwa ha interesse alla continuazione indefinita dello statuto dei profughi, da cui dipende il suo budget, non solo non si occupa dei profughi ebrei dai Paesi arabi, che nel frattempo si sono integrati, ma dovrebbero rientrare comunque nella sua competenza, ma è attivamente complice del progetto palestinista, spesso si lascia usare come copertura del terrorismo.

    Se siete interessati a episodi più simbolici, vi consiglio di dare solo un’occhiata alla foto riportata qui sopra, dove si vede il direttore locale dell’Unrwa, una diplomatica svedese di lungo corso, che alla fine di un incontro ufficiale a un campo profughi del Libano si è fatta ritrarre tenendo in mano una cartina della “Palestina” che comprende tutto il territorio israeliano attuale, da Acco a Eilat, da Gerusalemme a Tel Aviv, portando anche una vezzosa borsetta con il disegno della kefia in cui è inquadrata una foto della moschea sul Monte del Tempio a Gerusalemme: insomma la piena espressione di come un’agenzia dell’Onu in teoria neutrale, condivida pienamente il progetto massimo palestinese di distruzione di Israele (che significa esplicitamente, secondo il loro programma il genocidio o almeno la pulizia etnica di tutti gli ebrei da quelle terre). Nessuna meraviglia dunque che ci siano dei dipendenti dell’Unrwa che prendono sì lo stipendio dall’agenzia, ma che di mestiere vero facciano i terroristi per Hamas ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=35883 ), per cui del resto il suo direttore Grandi fa direttamente propaganda, quando può ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=99&sez=110&id=39666 ). Su questo punto si potrebbe andare avanti a lungo, per esempio raccontando quel che i libri di testo delle scuole dell’Unrwa dicono e non dicono sulla Shoà sugli ebrei e su Israele (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/142661), ma credo che abbiate chiaro di che si tratta: una costosissima macchina burocratica, perennemente in via di fallimento perché spende sempre sopra i propri mezzi, che ha come effetto, non importa quanto consapevole, quello di prolungare la guerra e agevolare il terrorismo.

    Come vedete noi di Informazione Corretta ne parliamo spesso, perché è davvero una pietra dello scandalo, una delle prove più chiare del pregiudizio e della lotta contro Israele della “comunità internazionale”. Oggi però siamo contenti, perché si è saputo che la Camera dei deputati italiana ha organizzato un convegno sull’Unrwa: sarà forse che in tempi di magra ci si decide a riesaminare lo spreco dei fondi che l’Italia butta in questo pozzo di San Patrizio? Be’, forse no. Vi riporto qui sotto il comunicato stampa:

    “(AGENPARL) – Roma, 21 ott – In occasione della visita in Italia del Commissario generale dell’UNRWA, Filippo Grandi, giovedì 24 ottobre, alle ore 15, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, la Camera dei deputati promuove un incontro sulle attività dell’Agenzia e sulle condizioni di vita dei rifugiati palestinesi nella regione mediorientale. Il Convegno, dal titolo “Un importante attore per la stabilità della regione – L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi nel Medio Oriente di oggi”, sarà aperto dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini. Interverranno Filippo Grandi, Commissario generale Agenzia Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, UNRWA, YasmeenRabah, studentessa universitaria, London School of Economicsand Political Science, Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Esteri Camera, Mario Marazziti, Presidente Comitato Diritti umani Camera. Concluderà Lapo Pistelli, Vice Ministro Affari esteri. Moderatrice, Tana De Zulueta, Presidente Comitato italiano UNRWA.”
    (http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20131021-camera-boldrini-apre-convegno-su-attivita-unrwa ).

    Più che una discussione, sarà un’esaltazione, un monumento. E si capisce bene, dato che Boldrini ha fatto carriera nella burocrazia dell’Onu e naturalmente è legata a questo ambiente. Aggiungeteci l’immancabile palestinese, un deputato del PD notoriamente terzomondista e antisraeliano come Pistelli, un altro deputato, Marazziti, che nel suo curriculum ha una grande lode (http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/45000/42169.xml?key=Mario&first=311&orderby=0&f=fir) dell’inviato della Rai Riccardo Cristiano, datato 2002, poco più di un anno dopo la sua vergognosa denuncia dei colleghi che si erano permnessi di documentare il linciaggio palestinese di due israeliani a Ramallah (http://www.focusonisrael.org/2008/12/07/riccardo-cristiano-una-storia-che-e-bene-non-dimenticare/ ). Tana de Zulueta, che presiede, è nota per la sua partecipazione a manifestazioni antisraeliane (http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/85000/82444.xml?key=bella+ciao&first=171&orderby=0 ), per aver firmato interrogazioni contro Israele da parlamentare (http://www.tanadezulueta.it/html/modules/wfsection/article.php?articleid=20 http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/08/29/Politica/MO-SALVI-DE-ZULUETA-ITALIA-CHIEDA-RITIRO-TRUPPE-ISRAELE_174000.php ), per aver ospitato nel suo blog tirate contro Israele (http://www.tanadezulueta.it/html/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=371 ). Del resto, essendo presidente dell’associazione italiana di appoggio all’Unrwa, è difficile attendersi da lei un approccio critico. Unica voce potenzialmente dissenziente in questa compagnia che canta la stessa canzone è Fabrizio Cicchitto, che ha avuto sempre posizioni diverse su Israele, ma la cui presenza in questo caso sembra puramente cerimoniale.

    Non mi attendo dunque una discussione vera, anche se qualcuno magari vorrà andare alla cerimonia e alzare la mano per chiedere a Grandi ragione degli atteggiamenti antisraeliani della sua agenzia, dell’appoggio ai terroristi di Hamas, della bizzarria di uno statuto di profugo che dura da quasi settant’anni ed è fatto ereditare a nipoti e pronipoti di quelli che se ne anbdarono da Israele e magari oggi risiedono in un territorio che si definisce stato palestinese. Ma sono contento. Perché questa manifestazione, con quel titolo che allude all’immobilismo della crisi (“Un importante attore per la stabilità della regione”) somiglia molto al classico caso di excusatio non petita. Il mondo si sta rendendo conto che l’Unrwa è un fattore del problema del conflitto palestinese , non della soluzione. Ed è un fattore costoso e dannoso. Magari questo verrà fuori anche a Montecitorio, dopodomani, nonostante i buoni uffici della vecchia collega Boldrini, o forse proprio per questo.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=51114

    30 Ott 2013, 10:59 Rispondi|Quota