Fatah: “Sempre valida l’opzione lotta armata, e l’Iran deve avere un ruolo nel conflitto con Israele”

 
Emanuel Baroz
2 febbraio 2014
2 commenti

Fatah: “Sempre valida l’opzione lotta armata, e l’Iran deve avere un ruolo nel conflitto con Israele”

fatah-lotta-armata-israele-iran-jibril-rajoub-focus-on-israelÈ interesse dei palestinesi che Teheran giochi un ruolo importante nella regione. Lo ha affermato giovedì Jibril Rajoub, alto esponente di Fatah. Rajoub ha anche dichiarato che Fatah non ha abbandonato l’opzione “lotta armata” nel caso le trattative di pace con Israele dovessero fallire.

Il 2014 – ha detto Rajoub – è un anno decisivo: o andiamo verso uno Stato, o verso uno scontro. E lo scontro sarà su tre fronti: lancio ed escalation della resistenza, boicottaggio e isolamento di Israele, cessazione di tutte le forme di normalizzazione [dei rapporti con Israele] a livello politico, accademico, commerciali ed economico”. Rajoub ha sottolineato che quella della lotta armata rimane un’opzione strategica per i palestinesi.L’opzione della resistenza armata è sempre sul tappeto”, ha dichiarato. Rajoub, che è stato in visita a Teheran all’inizio della settimana, in un’intervista all’emittente iraniana Al-Alam ha detto d’aver trasmesso alla dirigenza iraniana un messaggio da parte del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) circa gli ultimi sviluppi in campo palestinese.

La visita di Rajoub a Teheran viene vista come un segno di riavvicinamento tra Iran e dirigenza dell’Autorità Palestinese. I rapporti fra le due parti si erano fatti piuttosto tesi negli ultimi dieci anni per via del sostegno dell’Iran a Hamas e della sua opposizione al processo di pace fra Olp e Israele. Ma le relazioni tra Iran e Hamas si sono deteriorate in questi ultimi tre anni a seguito alla scelta del movimento islamista di non schierarsi a fianco del presidente siriano Bashar Assad, alleato di Teheran, nella sua guerra contro gli oppositori interni siriani. Secondo il quotidiano arabo edito a Londra Al-Quds al-Arabi, gli iraniani starebbero pensando di invitare Abu Mazen a Teheran nel quadro degli sforzi per rilanciare le relazioni bilaterali.

Siamo interessati a gettare e costruire ponti di comunicazione con la Repubblica Islamica d’Iran – ha detto nell’intervista Rajoub, che è stato anche un comandante della sicurezza dell’Autorità Palestinese – Ciò avrebbe ripercussioni positive sulla causa palestinese, che sta attraversando una fase decisiva”.

Rajoub ha ricordato che Fatah ha avuto un lungo e storico rapporto con l’Iran sin dei tempi della rivoluzione islamica che rovesciò lo Scià nel 1979. Secondo l’esponente palestinese, l’Iran potrebbe svolgere un ruolo “nella gestione del conflitto nella regione”, giacché l’Iran, ha aggiunto, fa parte del fronte arabo e islamico in Medio Oriente. La dirigenza palestinese, ha spiegato, sta subendo pressioni per quanto riguarda i colloqui di pace con Israele per cui “abbiamo il diritto di bussare a tutte le porte e cercare tutti i canali per reclutare attività regionali a favore della nostra causa. Il nostro obiettivo è quello di creare elementi di pressione sulla comunità internazionale”. La dirigenza dell’Autorità Palestinese, ha detto Rajoub, non scarta l’eventualità di dichiarare unilateralmente lo stato palestinese: “Vogliamo dichiarare uno Stato sotto occupazione”, ha spiegato.

Circa la controversia Fatah-Hamas, Rajoub ha detto che Fatah “non stabilisce rapporti con l’Iran a spese di Hamas. Hamas fa parte del tessuto sociale, politico e nazionale arabo-islamico di Palestina. Noi non chiediamo all’Iran di interrompere le sue relazioni con Hamas”.

(Fonte: Jerusalem Post, 30 Gennaio 2014)

Israele.net

Nella foto in alto: Jibril Rajoub, alto esponente di Fatah, durante la conferenza stampa dell’Arab Sports Press Association il 17 Maggio del 2012: “..gli israeliani sono Satana e i sionisti sono figli di puttana” (per guardare il video cliccare qui)

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  • #1HaDaR

    N.B.: Jibril Rajoub, יש״ו, secondo gli allucinati del messianismo pacifista della sinistra israeliana, alla Peres & C., sarebbe uno dei “moderati” [síc!] e “partner per la pace” [síc!].
    Immaginare quelli che moderati non sono.
    Insomma: nazisti… Alcuni S.A. altri S.S. … ma pur sempre nazisti.

    5 Feb 2014, 08:18 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    4 febbraio 2014 – Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha confermato lunedì d’aver autorizzato il trasferimento all’Iran di 550 milioni dollari in proventi petroliferi precedentemente congelati, nell’ambito dell’accordo ad interim sul nucleare.

    4 febbraio 2014 – Libano. Un attentatore suicida si è fatto esplodere lunedì a bordo di un minibus, in un quartiere prevalentemente cristiano e druso di a Beirut, uccidendo almeno due persone.

    4 febbraio 2014 – Egitto. Le forze armate egiziane hanno ucciso nella penisola del Sinai 21 uomini armati affiliati a organizzazioni terroristiche islamiste. Ne ha dato notizia lunedì l’agenzia di stampa palestinese Ma’an.

    4 febbraio 2014 – Arabia Saudita. Condanne da 3 a 20 anni di carcere per i cittadini sauditi che vanno a combattere nei conflitti all’estero. Lo stabilisce un regio decreto pubblicato lunedì. Le autorità religiose islamiche saudite si sono già pronunciate contro il fenomeno, ma il ministero dell’interno stima che comunque circa 1.200 sauditi siano andati in Siria a combattere.

    4 febbraio 2014 – “Si è visto più volte in passato che le forze internazionali messe a guardia dei confini d’Israele ci sono finché c’è la calma, ma corrono via appena la situazione di surriscalda”. Lo ha detto il ministro israeliano dell’economia Nafatli Bennett commentando l’intervista di Mahmoud Abbas (Abu Mazen) al New York Times nella quale il presidente dell’Autorità Palestinese afferma che forze Nato potrebbero incaricarsi della sicurezza ai confini del futuro stato palestinese.

    4 febbraio 2014 – “E’ assurdo pensare che, in un accordo con cui noi riconosceremo lo stato nazionale del popolo palestinese, i palestinesi si rifiutino di riconoscere lo stato nazionale del popolo ebraico”. Lo ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu commentando l’intervista di Mahmoud Abbas (Abu Mazen) al New York Times nella quale il presidente dell’Autorità Palestinese ha nuovamente escluso la possibilità di riconoscere Israele come stato ebraico. “Il presidente palestinese – ha continuato Netanyahu – avrebbe detto che non è disposto a riconoscere lo stato ebraico, e lo dice sapendo benissimo che non vi sarà un accordo senza tale riconoscimento. Adesso vedremo se quegli stessi attori internazionali che finora hanno fatto pressione solo su Israele perché non falliscano i negoziati, riterranno di dover mettere in chiaro con l’Autorità Palestinese che cosa rischiano i palestinesi se causano il fallimento delle trattative”.

    4 febbraio 2014 – In un’intervista lunedì al New York Times, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha detto che truppe Nato potrebbero incaricarsi della sicurezza ai confini del futuro stato palestinese, dopo il ritiro graduale delle Forze di Difesa israeliane che, a suo dire, potrebbe estendersi su un periodo di cinque anni. Circa il riconoscimento di Israele come stato nazionale del popolo ebraico, Abu Mazen ha ribadito che non vi è alcuna possibilità che ciò accada: “E’ fuori questione”, ha detto il presidente palestinese.

    4 febbraio 2014 – Il comando generale di al-Qaeda ha smentito lunedì, con un messaggio su internet, d’essere collegato al gruppo “Stato islamico in Iraq e nel Levante” in quello che appare come un tentativo di affermare la propria autorità sui gruppi militanti islamisti impegnati nella guerra civile siriana. Il piccolo ma potente “Stato islamico in Iraq e nel Levante” è implicato in molti scontri con altri gruppi di ribelli islamici e laici. La sanguinose lotte intestine hanno minato la rivolta contro il regime del presidente Bashar Assad e messo in difficoltà i sostenitori esterni. Solo quest’anno le violenze tra ribelli siriani avrebbero causato la morte di almeno 1.800 persone.

    3 febbraio 2014 – Il “governo” di Hamas nella striscia di Gaza ha ritirato la speciale forza di sicurezza (600 uomini) che aveva il compito di prevenire lanci di razzi su Israele dalle zone vicine al confine. Lo ha detto domenica all’agenzia AFP una fonte della sicurezza.

    3 febbraio 2014 – Nel corso di una sessione parlamentare dedicata alla discussione del piano del segretario di stato Usa John Kerry, il ministro degli esteri giordano Nasser Judeh ha affermato che la Giordania non accetterà nessuna “violazione del diritto al ritorno e al risarcimento dei profughi palestinesi”.

    3 febbraio 2014 – A proposito della dichiarazione del Segretario di stato Usa John Kerry secondo cui Israele dovrebbe preoccuparsi per eventuali sanzioni nel caso i negoziati di pace dovessero fallire, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato domenica: “I tentativi di boicottare lo stato di Israele non sono morali né giustificati. Peggio, essi non raggiungerebbero il loro scopo dichiarato. Da un lato spingerebbero i palestinesi a trincerarsi nelle loro posizioni intransigenti; dall’altro, nessuna pressione potrebbe spingere me e il mio governo a trascurare gli interessi vitali di Israele, prima fra tutti la sicurezza dei suoi cittadini”.

    3 febbraio 2014 – In una nota diffusa domenica, la portavoce del Dipartimento di stato Usa Jen Psaki ha affermato che il segretario di stato Usa John Kerry, “rispondendo a una domanda sul processo di pace, ha descritto alcuni fatti ben noti circa ciò che è in gioco per entrambe le parti se tale processo non riuscisse, comprese le conseguenze per i palestinesi. Il suo unico riferimento al boicottaggio (anti-israeliano) era una descrizione di azioni intraprese da altri, a cui lui si è sempre opposto”.

    3 febbraio 2014 – Siria. “Almeno 90 persone uccise, tra cui 65 civili (10 dei quali bambini)” in un attacco con barili incendiari sferrato sabato da elicotteri governativi sulle zone ribelli della città di Aleppo. Lo ha detto domenica l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale una decina degli uccisi erano jihadisti affiliati al fronte qaedista siriano Al-Nusra.

    3 febbraio 2014 – Siria. Durante lo scorso fine settimana, gruppi ribelli insieme a gruppi islamisti hanno preso il controllo dei villaggi di Ein Swisa ed Ein a-Tina, nella periferia sud-occidentale della città Quneitra, e hanno catturato diversi posti di blocco a pochi chilometri dalla linea di confine con Israele, sulle alture del Golan. Ne hanno riferito domenica mass-media arabi secondo i quali i ribelli stanno cercando di aprire la strada da Quneitra a Daraa, a est del Mar di Galilea (lago di Tiberiade).

    3 febbraio 2014 – “Non si può obbligare lo stato di Israele a negoziare con una pistola puntata alla tempia”. Lo ha detto domenica il ministro israeliano degli affari strategici Yuval Steinitz a proposito della dichiarazione del Segretario di stato Usa John Kerry secondo il quale Israele dovrebbe preoccuparsi per eventuali sanzioni nel caso i negoziati di pace dovessero fallire. Steinitz ha definito tali dichiarazioni “offensive, ingiuste e intollerabili”. Il ministro ha aggiunto che i palestinesi, “se avranno la sensazione che Israele in caso di fallimento dei negoziati sarà messo in ginocchio, saranno incoraggiati a far fallire il processo di pace”.

    3 febbraio 2014 – Siria. Ribelli siriani qaedisti del gruppo “Stato islamico in Iraq e nel Levante” hanno decapitato un uomo accusato d’essere un combattente filo-governativo sciita e hanno filmato la scena in un video in cui si vede la folla, compresi diversi bambini, che assiste alla raccapricciante esecuzione acclamando e ridendo. Il filmato è stato diffuso dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.

    3 febbraio 2014 – Un bambino di 4 anni che spara con un Kalashnikov, presentato come una nuova recluta per la guerra civile siriana in un nuovo video diffuso da al-Qaeda: il video, pubblicato su YouTube ma più volte rimosso, mostra il figlio di un jihadista albanese arrivato in Siria come varie migliaia di suoi connazionale per combattere contro il regime di Assad. Nel video, ripreso sabato mattina dal sito del Daily Mail, il bambino indossa abiti neri e spara con un Kalashnikov così pesante che deve appoggiare la canna a un supporto per evitare di cadere. Fuori campo si sente gridare “Allahu Akhbar” (Allah è grande).

    2 febbraio 2014 – “Se avessimo preso decisioni in base a ogni minaccia di boicottaggio, oggi non saremmo nemmeno qui”. Lo ha detto sabato il vice ministro della difesa israeliano, Danny Danon, a proposito della dichiarazione del Segretario di stato Usa John Kerry secondo cui Israele dovrebbe preoccuparsi per eventuali sanzioni nel caso i negoziati di pace dovessero fallire.

    2 febbraio 2014 – Secondo mass-media egiziani che citano fonti della sicurezza nella penisola del Sinai, le forze armate del Cairo hanno ucciso due terroristi di alto grado appartenenti all’organizzazione radicale salafita Ansar Bait al-Maqdis, che ha rivendicato il razzo lanciato venerdì sera verso la città di Eilat (intercettato dal sistema difensivo israeliano “Cupola di ferro”). I due terroristi erano implicati anche in due attacchi terroristici a Rafah costati la vita a decine di membri delle forze di sicurezza egiziane.

    2 febbraio 2014 – A proposito della dichiarazione del Segretario di stato Usa John Kerry secondo cui Israele dovrebbe preoccuparsi per eventuali sanzioni nel caso i negoziati di pace dovessero fallire, il ministro israeliano Naftali Bennett ha dichiarato: “Non c’è ancora stata una nazione che abbia ceduto dei territori a causa di minacce economiche, e non saremo noi a farlo. Solo la sicurezza porterà stabilità economica, non uno stato terrorista a ridosso dell’aeroporto di Tel Aviv”.

    2 febbraio 2014 – Un’autobomba è esplosa sabato, nei pressi di un benzinaio e di un orfanotrofio, nella città sciita di Hermel, nel nord-est del Libano, uccidendo almeno tre persone e ferendone 18. Non vi sarebbero vittime fra i bambini. Rivendicazione del gruppo ribelle siriano qaedista Jabhat al-Nusra, secondo quanto riferito dalla tv Al-Manar di Hezbollah.

    2 febbraio 2014 – Siria. Almeno 1.870 persone sono morte in varie parti del paese durante i primi nove giorni della conferma “Ginevra Due”, tra cui 470 civili e almeno 40 persone morte per mancanza di cibo o medicine nelle zone assediate dalle forze governative. Lo ha comunicato venerdì l’Osservatorio siriano per i diritti umani.

    (Fonte: Israele.net)

    5 Feb 2014, 13:42 Rispondi|Quota