Ucraina, allarme antisemitismo: colpita una sinagoga

 
Emanuel Baroz
25 febbraio 2014
7 commenti

La sinagoga Giymat Rosa di Zaporizhia, a 250 km a sud-ovest di Kiev, è stata danneggiata da bombe molotov, scagliate contro di essa da ignoti. L’Agenzia Ebraica avvia un piano di emergenza per gli ebrei locali.

Ucraina: colpita una sinagoga. Gli ebrei hanno paura

ucraina-antisemitismo-sinagoga-molotov-focus-on-israelKiev, 24 Febbraio 2014 – La crisi che sta colpendo in questi giorni l’Ucraina ha non poche ripercussioni sulla popolazione ebraica locale. La sinagoga Giymat Rosa, ad esempio, situata a Zaporizhia, a 250 km a sud-ovest di Kiev, è stata danneggiata da bombe molotov scagliate contro di essa da ignoti. Nessuno è stato ferito nell’attacco, ma è rimasta danneggiata la facciata della balconata.

Come è noto, da novembre l’Ucraina è oggetto di violente dimostrazioni popolari, culminate oggi con la destituzione del presidente Viktor Yanukovych. In questi mesi, le comunità ebraiche hanno rafforzato la propria sicurezza: alcune hanno addirittura sospeso le attività.

La popolazione ebraica in Ucraina conta circa 200.000 persone in tutto il Paese, lamaggior parte delle quali vivono a Kiev, e in altre comunità minori, come Odessa, Lvov, e Dnepropetrovsk. Durante i 70 anni di regime comunista, i raduni e le organizzazioni ebraiche erano proibite, ma dopo il collasso dell’Unione Sovietica, le istituzioni ebraiche hanno cominciato a svilupparsi, trasformando la comunità ebraica in una delle più popolose e attive al mondo.

In sua difesa si sta muovendo anche l’Agenzia Ebraica, che si prepara a offrire in tempi brevi assistenza alla comunità ebraica locale, come annunciato dallo stesso presidente dell’Agenzia, Nathan Sharansky. “La comunità ucraina, che conta circa 200.000 persone, è una delle più vibranti del mondo – ha dichiarato -, che conta decine di organizzazioni e istituzioni ebraiche molto attire. Gli eventi recenti hanno dimostrato che dobbiamo rafforzare le misure di sicurezza di queste realtà. Abbiamo una responsabilità morale nei confronti della sicurezza degli ebrei ucraini”. L’assistenza immediata verrà fornita dall’Agenzia Ebraica tramite il Fondo per l’assistenza di emergenza, creato a seguito dell’orribile attacco alla scuola ebraica di Tolosa, nel marzo del 2012, in cui furono uccisi 3 bambini e 1 insegnante.

Ora il Fondo verrà ristabilito, per venire in aiuto agli ebrei ucraini.

Mosaico-Cem

Nella foto in alto: la sinagoga Giymat Rosac di Zaporizhia, in Ucraina

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  • #1Andrea Ferrante

    Certo gli ucraini non si smentiscono mai…

    26 Feb 2014, 18:36 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    Comunque c’è qualcosa che non torna….leggete qui:

    Un Hassid ebreo a Maidan

    di Marco Tosatti

    Hanno fatto il giro del mondo le foto dei religiosi ortodossi che a Maidan, la piazza dell’Indipendenza di Kiev, si frapponevano con le croci in mano fra i manifestanti e i “Berkut”, la milizia antisommossa. In questo blog abbiamo parlato a più riprese della posizione assunta dalla Chiesa Greco-Cattolica dell’Ucraina a favore dei diritti del popolo contro un regime dittatoriale e criminale; e abbiamo riportato la testimonianza di un sacerdote sposato greco-cattolico in prima linea nei giorni degli scontri e del massacro. Ma c’è un altro aspetto dell’unità religiosa che si è costituita in piazza, e riguarda questa volta quelli che Giovanni Paolo II ha definito i “nostri fratelli maggiori”. “Un leader ebreo nell’auto-difesa di Maidan: alla fine del giorno, vivere in questo Paese ne è valsa la pena, perché abbiamo vissuto per vedere Maidan”.

    Ecco il testo originale dell’intervista: QUI http://maidantranslations.wordpress.com/2014/02/13/maidan-self-defense-leader-at-the-end-of-the-day-living-in-this-country-has-been-worth-it-because-weve-lived-to-see-the-maidan/

    Un berretto invece della Kippah, il giovane “potrebbe passare per un docente di una Yeshivah” (una scuola religiosa ebraica). Ma invece è uno dei leader della difesa dei manifestanti a via Hrushevsky (Hrushevskoho). Chiede di mantenere l’anonimato. Dice di essere venuto a Maidan nei primi giorni. “Quello che ho visto mi ha colpito: tutto era così disorganizzato. Mancanza di leaders, di una strategia chiara e così via. Allora, con mia sorpresa, cominciai a organizzare, anche se all’inizio non la consideravo la ‘mia guerra’. Ho organizzato l’auto-difesa, la costruzione delle barricate, e poi sono diventato un leader dell’unità di protezione”.

    Il religioso che ha fatto il servizio militare nell’esercito israeliano, si è reso conto che non era possibile prendere l’iniziativa contro i Berkut a Maidan. “Ho capito che ci sarebbe stato molto sangue. Ho contato le persone sulle barricate, mi sono reso conto che l’equilibrio delle forze era assolutamente inaccettabile per un azione offensiva e li ho convinti a rinforzare il ridotto, e a prendere una posizione difensiva”. Ed è suo il merito di aver ottenuto che duecento soldati e poliziotti sgomberassero la Casa Ukraina, dove erano asserragliati, con 1500 manifestanti intorno pronti all’attacco, e la crisi si risolvesse senza la minima violenza.

    L’interlocutore ha spiegato a Voices of Ukriane cche “ci sono altri quattro israeliani con un’esperienza di combattimento come la mia nella mia unità. Come me, sono venuti a Maidan per aiutare a evitare che ci siano delle perdite umane non necessarie. Chiamerei il nostro gruppo ‘elmetti blu’ , in analogia alle forze di pace dell’Onu.

    Alla domanda se in quei giorni ha visto elementi di antisemitismo fra i manifestanti, ha risposto: “Non c’è stato neanche un accenno a quel genere di comportamento. Sono stato in contatto con attivisiti di ‘Pravy Sector’, (Settore di Destra, un gruppo militante di estrema destra) UNA-UNKSO (Autodifesa del Popolo Ucraino, anch’esso di destra) . Mi sono sempre presentato come un ebreo, e religioso, per di più. Ho decine di guardie della resistenza georgiani, azeri, ameni e russi che non cercano neanche di parlare ucraino e non siamo stati mai intolleranti gli uni con gli altri. Sono tutti rispettosi verso la mia fede, sanno già quello che posso e non posso mangiare, e non c’è nessuna ostilità”.

    http://www.lastampa.it/2014/02/24/blogs/san-pietro-e-dintorni/un-hassid-ebreo-a-maidan-V2BGrFGDKRhsg6yl517mjP/pagina.html

    26 Feb 2014, 18:43 Rispondi|Quota
    • #3Emanuel Baroz

      @Daniel: concordo sul fatto che non ci sia chiarezza sulla faccenda. Però negli ultimi giorni sono aumentate le richieste di aiuto da parte delle comunità ebraiche ucraine

      26 Feb 2014, 18:49 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Ucraina: antisemitismo, ebrei Europa chiedono aiuti ad Israele

    Una richiesta urgente di aiuti rivolta al premier israeliano Benyamin Netanyahu e al ministro della Difesa Moshe Yaalon è stata inviata oggi dal direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, il rabbino Menachem Margolin, in seguito al moltiplicarsi di episodi di antisemitismo in Ucraina. In particolare, riferiscono i media israeliani, viene richiesto l’invio urgente in Ucraina di guardie di protezione. In parallelo il rabbino Margolin ha chiesto all’Unione europea di insistere con gli attuali responsabili della sicurezza a Kiev affinché impediscano gli attacchi contro la minoranza ebraica. Secondo il rabbino Margolin nelle ultime 48 ore si sono moltiplicati in varie località dell’Ucraina gli episodi di carattere antisemita.

    Fra questi: il lancio di una bottiglia incendiaria contro una sinagoga (che ha provocato danni circoscritti); scritte minacciose sui muri; e anche il tentativo di intimidazione di un rabbino a cui è stato chiesto di lasciare la sua città (Kriverog, secondo la traslitterazione ebraica, Kryvyi Rih nella parte sud occidentale) “entro 72 ore”. In Ucraina, conclude il rabbino Margolin, per gli ebrei “si è creata una situazione di emergenza”. Finora nè Netanyahu, nè Yaalon si sono espressi in materia. Nei giorni scorsi tuttavia la parastatale Agenzia ebraica ha stanziato una cifra iniziale di 150 mila dollari per rafforzare la protezione degli ebrei in Ucraina. Secondo le sue stime, la comunità ebraica è composta da almeno 200 mila persone (nel 1933 erano almeno 5,5 milioni). Altre organizzazioni citano stime più elevate.

    Nella premessa al libro “Ebrei erranti” del 1927, Joseph Roth, il grande scrittore ebreo-galiziano (Leopoli è stata polacca, austriaca, russa, tedesca e infine ucraina) scriveva, a proposito delle emigrazioni di massa dagli shtetl di mezza Europa orientale, dei diseredati in fuga dai pogrom:

    Questo libro rinuncia a quei lettori “obiettivi” che dall’alto delle torri traballanti della civiltà occidentale sbirciano con comoda e acida benevolenza il vicino Oriente e i suoi abitanti; che per puro umanitarismo deplorano l’insufficienza delle fognature e per timore di essere contagiati rinchiudono gli emigranti poveri in baracche in cui la soluzione di un problema sociale è affidata alla morte di massa.

    http://www.blitzquotidiano.it/politica-europea/ucraina-antisemitismo-ebrei-europa-chiedono-1801442/

    26 Feb 2014, 18:51 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    “Ebrei, lasciate l’Ucraina”

    Uno dei due rabbini capi invita la sua gente ad abbandonare la capitale e il Paese, “ormai ci sono avvertimenti costanti sull’intenzione di attaccarci”

    Kiev, 25 Febbraio 2014 – Uno dei due rabbini capi dell’ Ucraina, Moshe Reuven Azman , ha invitato gli ebrei di Kiev a lasciare la città e se possibile anche il Paese , temendo che gli ebrei della città siano perseguitati nel caos che è seguito agli scontri di piazza: lo riferisce il quotidiano israeliano “Maariv”.

    “Ho esortato la mia congregazione a lasciare il centro della città o la Kiev tutti insieme e , se possibile, ad abbandonare anche l’Ucraina il paese troppo “, racconta il rabbino Azman. “Io non voglio sfidare il destino “, ha aggiunto, “e ormai ci sono avvertimenti costanti sulle reali intenzioni di attaccare le istituzioni ebraiche “.

    Secondo il rapporto del giornale, Azman ha chiuso le scuole della comunità ebraica ma guida ancora tre preghiere quotidiane ed anche l’ambasciata israeliana ha raccomandato ai membri della comunità ebraica di limitare al massimo le uscite dalle loro case .

    Edward Dolinsky , capo della organizzazione degli ebrei dell’Ucraina ha descritto la situazione a Kiev come periclosa e aggiunge: ” Abbiamo contattato il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman perché chieda che ci aiutano a garantire la sicurezza delle nostre comunità . ”

    Sabato scorso i manifestanti nella capitale ucraina ha affermato il pieno controllo della città dopo la firma di un accordo di pace mediato dall’Occidente e volto a porre fine a tre mesi di crisi politica della nazione .Il presidente Viktor Yanukovich è ancora in Ucraina , una fonte della sicurezza ha detto che da sabato la sua residenza era vuota e incustodita e suoi uffici di Kiev nelle mani dei manifestanti .

    http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=68897&typeb=0&Loid=226&-Ebrei-lasciate-l-Ucraina-

    26 Feb 2014, 18:52 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    Ucraina – Il direttore del Comitato Ebraico: presi tra due fuochi, pensiamo a emigrare

    di Fiamma Nirenstein

    GERUSALEMME – «La verità – Edward Dolinsky, direttore generale del Comitato Ebraico dell’Ucraina, fa un sorriso amaro – è che ogni ebreo in Ucraina, a Kiev, a Odessa, e anche in Crimea si sta chiedendo se non sia il caso di emigrare in Israele. Compreso io stesso». Gli ebrei ucraini di nuovo si sentono minacciati, pesano su di loro memorie feroci (il più famoso l’eccidio di Babi Yar) dell’endogeno antisemitismo del loro Paese, dove pure hanno dimorato da millenni. Già negli anni Novanta 350mila ebrei ucraini sono diventati cittadini israeliani. Adesso ne sono rimasti fra i 300 e i 400mila, di cui 15mila circa in Crimea. Dolinsky confessa di essere venuto a chiedere aiuto insieme al Presidente del Comitato il parlamentare e mecenate Oleksandr Feldman. A pochi passi dalle mura della Città Vecchia, Dolinsky e Feldman sono amari e ironici: il governo israeliano non ci ascolta; la prudenza diplomatica è incomprensibile anche se capiscono che Putin è un argomento delicato specie da quando gli Usa si mostrano freddi; nessuno paga le spese di nove feriti trasportati in un ospedale israeliano; l’Agenzia Ebraica non ha fatto niente; la Knesset doveva per due volte tenere un dibattito in aula, e lo ha cassato… insomma gli ebrei ucraini vorrebbero che Israele, dice Dolinsky, si occupasse di più di «un popolo che lotta per la libertà», che dicesse qualche parola contro Putin: «Se Putin decide di “proteggere”, come dice lui, tutti i cittadini di lingua russa, qui ce ne sono più di 2 milioni. Vedrete presto i carri armati», scherza. Secondo Feldman «l’antisemitismo in Ucraina ha fatto paura nel 2012, quando Svoboda ha acquisito potere alle elezioni e si è svegliato l’odio tipico dei Paesi dell’Est. Ma dopo poco, per l’intervento dell’Unione Europea, aggredire, incolpare gli ebrei è diventato vergognoso, in piazza gli ebrei ci sono stati come gli altri, le aggressioni antiebraiche sono ridotte a zero, Putin tenta di affermare che è là con i soldati per difendere le minoranze, ma anche da parte russa gli ebrei non godono certo di una storia tranquilla». Fra due fuochi: in Crimea la comunità ebraica, anche se per una parte si allinea all’opinione degli altri abitanti che a Simferopol vedono come inevitabile tornare nel ventre della Grande Madre Russia, denuncia episodi come quello di una settimana fa: alle 4 di mattina un uomo ha scritto sulla porta di una sinagoga: «Uccidiamo gli ebrei», gli odiati Zhids. Ma in Crimea non c’è mai stato molto antisiemtismo, gli ebrei, dice Dolinsky, in gran parte pensano che non vogliono i russi a salvarli. Per esempio il giovane rabbino Misha Kapuskin tenendo aperta la sinagoga sfregiata l’ha ornata con una bandiera ucraina e una israeliana. Ma gli ultranazionalisti antisemiti in Ucraina arrotano le spade per le elezioni. Più di tutti suscita preoccupazione, oltre a Svoboda, il neonazista Yarosh. Il suo movimento Pravyi Sector ha avuto un ruolo nella cacciata di Viktor Yanukovich e può contare su gruppi paramilitari. Yarosh andrà alle elezioni, forse in Parlamento. In Crimea d’altra parte le nostalgie comuniste antisemite non ci metteranno molto a venire a galla. Sì, forse le agenzie di viaggio possono cominciare a staccare i biglietti Kiev-Tel Aviv a meno di un miracolo, anzi due.

    (Fonte: Il Giornale, 11 marzo 2014)

    13 Mar 2014, 13:45 Rispondi|Quota