I media italiani al servizio della propaganda di Hamas: quell’atavico vizio duro a morire

 
Emanuel Baroz
14 luglio 2014
11 commenti

I media italiani tifano Hamas più degli stessi palestinesi

Duro a morire il vecchio riflesso automatico caro alla sinistra. Così giornali e tv sono più schierati di quelli del mondo arabo. Si scambia il cinismo di una fazione con una lotta indipendentista.

di Gian Micalessin

israele-sotto-attacco-missili-gaza-hamas-terrorismo-palestinese-focus-on-israel

Ci risiamo. Al grido di «Palestina Mon Amour» quotidiani e telegiornali del Belpaese si lasciano alle spalle il cronico disinteresse per il resto del mondo e si lanciano in una gara all’ultimo articolo per raccontarci l’ennesima guerra tra Hamas e Israele. Ma mentre i nostri mezzi d’informazione ci regalano fremiti d’indignazione per la tragedia di Gaza, una stampa internazionale, solitamente assai più attenta agli affari del mondo, ci dispensa cronache assai più misurate. La differenza la fanno la storia e la politica. Da noi la questione palestinese è stata per decenni il cavallo di battaglia di una sinistra pretestuosamente anti-israeliana. E di una stampa devotamente allineata. Vittima di una sorta di complesso pavloviano la nostra stampa persevera nelle vecchie abitudini nonostante il principale partito della sinistra sia ormai nelle mani di un Matteo Renzi che proverebbe, probabilmente, un sincero imbarazzo a stringere la mano ad un capo fondamentalista.

La manifestazione più grave di questo cronico riflesso condizionato è l’incapacità, talvolta, di distinguere la causa palestinese da quella di Hamas ritrovandosi così al servizio della propaganda fondamentalista. A differenza dei giornali stranieri molte testate nostrane continuano a raccontarci un’inesistente guerra di Israele ai palestinesi anziché lo scontro con una fazione che ha fatto del terrorismo la sua principale arma. Una fazione che nel 2007 sbatté fuori da Gaza i «fratelli» dell’Anp eliminando a colpi di esecuzioni sommarie chi non s’allineava ai suoi diktat. Una formazione armata che ha brutalmente assassinato tre innocenti ragazzini israeliani. Un’organizzazione che il 7 luglio, mentre il governo israeliano invitava a rispondere «con calma alla calma», completava un tunnel per far penetrare un commando suicida dentro Israele e, scoperta, scatenava i missili per sopperire all’insuccesso. Sull’onda di queste sviste scompare dalle cronache nostrane anche qualsiasi riferimento all’ intervista in cui il presidente palestinese Mahmoud Abbas, intervistato dalla televisione libanese Al Mayadeen, scarica su Hamas le responsabilità per le vittime di Gaza, condanna chi da «entrambe le parti» usa «la guerra per i propri interessi» e ricorda che «gli unici a rimetterci saranno i palestinesi».

La posizione del presidente palestinese, qui da noi assai ignorata, fa il paio del resto con quella di gran parte dei Paesi arabi. Primo fra tutti quell’Egitto del presidente Abdel Fatah al-Sisi che non si limita a considerare Hamas, nato da una costola della Fratellanza Musulmana, alla stregua di un nemico, ma sigilla i tunnel usati per rifornire la Striscia e blocca al confine gli sfollati in fuga dalle aree attaccate dagli israeliani. Un atteggiamento largamente condiviso dai sauditi che in questi giorni non spendono una parola per Hamas e soci. E anche la decisione di convocare solo domani una Lega Araba riunita, in altri tempi, in tempi assai più rapidi è significativa della diffidenza che circonda ormai il regno fondamentalista di Gaza.

Un regno dove donne e bambini continueranno a morire a centinaia a causa dell’inveterata consuetudine di usare i civili come scudi umani. Una consuetudine ampiamente documentata dal rapporto di Human Rights Watch che analizzando la morte dei 135 palestinesi uccisi da Israele durante le operazioni del 2012 a Gaza ricorda come Hamas metta a repentaglio le vite degli abitanti «lanciando ripetutamente razzi da aree densamente popolate nei pressi di abitazioni, centri d’affari e hotel». Conclusioni spesso accolte con distratta sufficienza da una stampa nostrana ancora incline, talvolta, a considerare la tragedia di Gaza una fiera battaglia per l’indipendenza anziché la cinica partita di un’ organizzazione pronta a sacrificare i suoi stessi civili per riconquistare l’attenzione e la solidarietà internazionale.

(Fonte: Il Giornale, 14 Luglio 2014)

Nell’immagine in alto: una delle tante verità che i nostri mass media preferiscono nascondere…

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  • #1Emanuel Baroz

    Dalla pagina degli amici di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente post:

    DALLA TV EGIZIANA UN RINGRAZIAMENTO AD ISRAELE PER LA LOTTA AL TERRORISMO DI HAMAS

    In alcuni paesi arabi, l’opinione comune è di supporto all’azione di Israele contro Hamas. “Grazie Netanyahu, e possa Dio darci più gente come voi che distrugga Hamas”, scrive il quotidiano egiziano Al Ahram. Queste reazioni hanno scioccato i dirigenti di Hamas; il portavoce del movimento terrorista, ha dichiarato: “E’ una disgrazia vedere come alcuni egiziani supportino pubblicamente l’aggressione alla Striscia di Gaza, mentre l’Occidente condanna Israele ed esprime solidarietà ai palestinesi”. Il popolarissimo attore egiziano, Amr Mustafa ha detto, rivolto a Israele: “Liberatevi di Hamas e noi vi aiuteremo”. Ha anche esortato Hamas a restare fuori dagli scenari internazionali di guerra: “Ritirate i vostri uomini dall’Egitto, dalla Siria e dalla Libia. In Egitto stiamo ancora lottando contro la povertà causata dalle guerre. Abbiamo già abbastanza problemi per conto nostro. Non aspettatevi dagli egiziani più di quello che già avete avuto. Abbiamo già abbastanza da fare nel nostro paese”.

    VIDEO IN ARABO CON SOTTOTITOLI IN EBRAICO: http://www.algemeiner.com/2014/07/13/egyptian-tv-announcer-calls-for-destruction-of-hamas-al-ahram-columnist-thanks-netanyahu-video/

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/662521783824186/?type=1

    15 Lug 2014, 18:41 Rispondi|Quota
    • #2Frank

      Certo si pUò stupirsi quanto detto dalla stampa egiziana, ma comunque questo comportamento dell’informazione é da prendere con le dovute pinze. Tutto quanto sta accadendo doveva accadere molto tempo fa addirittura anni fa. Il lassismo del Governo israeliano ha fatto sì che Hamas abbiano fatto un’enorme scorta di armi e razzi. Comunque senza un’offensiva terrestre, il problema dei lanci razzi continuerà ancora . La situazione in Israele sta diventando problematica, non é più un vivere in pace. Hamas deve essere annientata, militarmente e geograficamente questa minuscola fetta chiamata Gaza non sia un problema. Certo ci saranno ev. vittime facendo un’invasione terrestre, non é sicuramente una passeggiata scolastica. Ma almeno liquidando questi terroristi penso che vi sarà tranquillità per ambo le parti (almeno per gl’israeliani).

      15 Lug 2014, 21:16 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Dalla pagina degli amici di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente post:

    Hamas sta tenendo chiuso il valico di Erez lasciando i giornalisti fuori dalla Striscia e impedendo ai palestinesi feriti di curarsi in Israele.

    La notizia, riscontrabile su qualsiasi agenzia stampa italiana o internazionale, mostra ancora una volta quanto nociva sia, anche per i palestinesi, l’organizzazione terroristica che governa Gaza.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/662538450489186/?type=1

    15 Lug 2014, 18:41 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Dalla pagina degli amici di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente post:

    NONOSTANTE L’INCESSANTE LANCIO DI MISSILI, ISRAELE CONTINUA A CURARE I FERITI PALESTINESI

    Tredici bambini palestinesi, di cui 6 di Gaza e 7 dalla Cisgiordania arriveranno domani all’ospedale ‘Wolfson’ a Holon in Israele. I bambini – secondo quanto spiega l’ufficio del primo ministro – sono portati in Israele dall’organizzazione israeliana ‘Save a Child’s Heart’ per trattamenti sanitari al cuore.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/662187377190960/?type=1

    15 Lug 2014, 18:42 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Dalla pagina degli amici di Progetto Dreyfus riportiamo il seguente post:

    CAPO VILLAGGIO ARABO: ISRAELE PROTEGGE GERUSALEMME E LA MOSCHEA DI AL AQSA MINACCIATE DA HAMAS

    Il Mukhtar (capo villaggio, ma anche autorità religiosa) di Sur Baher (dintorni di Gerusalemme), Zuheir Hamadan, ha detto che mentre Hamas dice di “difendere la città, in realtà fa il contrario. “E’ Israele che difende la città, in particolare Al Aqsa e il Monte del tempio, dai razzi di Hamas”. Parlando all’Israeli Arab Radio, Hamadan ha detto che Hamas sembra fregarsene che i missili possano colpire i luoghi santi dell’Islam o i musulmani che vivono e lavorano nel paese. In effetti è stato Iron Dome a distruggere un missile che puntava su Hevron e su Ramallah e numerose città arabe sono state colpite dal lancio di razzi, come Hura per esempio, Al Bira, al Ram, Nazareth e altre minori. Un bambino è stato ferito da un razzo caduto in una città beduina.

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/662523803823984/?type=1

    15 Lug 2014, 18:42 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    15 Lug 2014, 18:44 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Dalla pagina degli amici di Progetto Dreyfus riportiamo ilseguente post, che dimostra ancora una volta come i mass media italiani siano vergognosamente schierati dalla parte della propaganda palestinese:

    Parte del lavoro di Progetto Dreyfus è quello di contribuire ad un’informazione più giusta per Israele. Smontare le bufale – il cosiddetto debunking – è parte integrante del nostro lavoro che spesse volte ha costretto i media nazionali a correggersi. La disinformazione ai danni d’Israele spesso si fa usando un laptop e un po’ di tempo a disposizione per rintracciare le fonti. Qualche volta si è costretti a fare un lavoro un po’ più d’azione e bisogna recarsi sui luoghi dove nascono certe menzogne ed osservare l’origine di certe falsità.

    Sono giorni che tra le foto propugnate su Twitter da hashtag come #gazaunderattack viene diffusa in maniera ripetuta l’immagine del cosiddetto “cinema di Sderot”, dove secondo certi giornalisti gli abitanti della cittadina israeliana di Sderot, appunto, città israeliana bersagliata dai razzi perché a poche centinaia di metri dal confine con Gaza, si radunavano per “ammirare” i bombardamenti ai danni dei palestinesi.

    LA VERITA’. In realtà su questa collina alla fine della città, c’è una postazione dove operatori provenienti da tutto il mondo osservano le operazioni militari su Gaza e il lancio dei missili VERSO Sderot, con il relativo abbattimento (quando avviene) da parte del celebre IronDome. Il divano e la sedia che si vedono nel video sono state portate dagli stessi giornalisti, costretti a stare sulla collina per molte ore sotto al sole.

    Non si sono altre sedie, non ci sono “cinema”, non c’era lo straccio di un abitante normale e non c’era traccia di “banchetti”, “festini” o accampamenti permanenti. I diversi testimoni internazionali e gli operatori Reuters sul posto con cui abbiamo chiacchierato ci hanno confermato che questa “pratica” di affacciarsi su Gaza da parte degli abitanti di Sderot è un’assoluta INVENZIONE. Bufala smentita, dunque. Sotto con la prossima.

    Testimonianza di Alex Zarfati > http://www.facebook.com/alex.zarfati

    Video di Dario Sanchez > http://www.sanchezphotographer.com/

    https://www.facebook.com/photo.php?v=661193433957021

    15 Lug 2014, 18:48 Rispondi|Quota
  • #9frankdd

    Emanuel, hai la fonte diretta dell’Human Rights Watch??

    15 Lug 2014, 22:22 Rispondi|Quota
  • #10domenico

    da un commento:
    Ancora una volta, l’ennesima, la sinistra italiana, quasi tutta, parlo di quella politica, di quella mediatica e di quella delle persone comuni, non è riuscita a liberarsi di preconcetti, pregiudizi, terzomondismo di maniera e ottusità (chiedo scusa) nell’analizzare e commentare la guerra in atto fra Israele e la sanguinaria organizzazione terroristica di Hamas. Dopo i crolli dei muri e di un sistema politico che esiste e persiste, nel suo aspetto più deteriore, esclusivamente, in Corea del Nord, la sinistra, orfana di riferimenti ideologici, spiazzata dall’attivismo dei movimenti, impreparata a cogliere e governare le mutazioni economiche e sociali, che la globalità produce, incapace di intercettare le nuove istanze e problematiche dei cittadini, cerca rifugio e consenso con un abbraccio mortale con i presunti oppressi : I palestinesi, ovverosia con Hamas, non essendo, neanche in grado, di distinguere gli uni dagli altri ( totale ignoranza della storia mediorientale, Hamas sono dei criminali che schiavizzano ed opprimono i palestinesi). Persino “Libération” quotidiano della gauche francese ha, prontamente, sbugiardato fotografie farlocche che rappresentavano sofferenze e lutti, avvenuti , però, in Siria e Iraq. Si sono bevuti tutto, in un delirio crescente di omissioni, falsità e immoralità. La sinistra, ogni qual volta ci sia di mezzo Israele, perde lucidità e razionalità, con una buona dose di malafede e nel tentativo, maldestro, di cercare di far credere di stare dalla parte giusta, che giusta non è…….!!!

    15 Lug 2014, 22:42 Rispondi|Quota
  • #11domenico

    La nascita dello Stato di Israele fu salutata dalla sinistra europea (l’allora URSS votò a favore alla società delle Nazioni) come una “doverosa presenza di una democrazia in un mare di nazioni dominate da un tribalismo medioevale”. Ricordo, qualora fosse necessario, lo spirito genuinamente socialista e collettivista che attraversò almeno i primi due decenni della società israeliana. Insomma c’erano tutte le premesse per una duratura luna di miele. L’idillio si è interrotto allorché nella sinistra è apparso un forte sentimento anti-americano (erano gli anni della guerra in Viet Nam) e, la resistenza e la conseguente vittoria israeliana della “Guerra dei sei giorni”, cui tutti assistemmo con trepidante preoccupazione anche a sinistra (oh, yes), non ci svelò un Israele forte come una superpotenza. I palestinesi – termine che fino ad allora non aveva una connotazione “nazionale” ma designava gli abitanti arabi al di qua del fiume Giordano, frutto di una spartizione britannica sbrigativa e insolente -, fino allora residenti in quella terra che avevano conteso e perduto a seguito della guerra, si rifugiarono presso gli stati arabi confinanti. E volete a questo punto che la sinistra non accolga e faccia proprie le “istanze” di un popolo “allontanato” dalla sua terra? E se c’è persino un nascente movimento pronto a coagulare a sé una specie di Risorgimento arabo contro l’aggressore la sinistra non è invitata a nozze? A questo aggiungiamoci la sempiterna amicizia americana per Israele e abbiamo tutti gli elementi. Elementi il cui pregiudizio non è cessato fino adesso.

    15 Lug 2014, 22:42 Rispondi|Quota