I tunnel di Hamas: decine di km al servizio del terrorismo palestinese

 
Emanuel Baroz
20 luglio 2014
2 commenti

Nei tunnel di Hamas

Una rete di decine di chilometri per il contrabbando e la guerra I terroristi li usano come magazzini e rifugi antiaerei. Ma anche per assalire i militari nemici e poi dileguarsi. Perciò Israele li sta distruggendo.

di Michael Sfaradi

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Ashkelon (Israele)  – Con l’inizio delle operazioni militari i media hanno portato all’attenzione il problema dei tunnel sotterranei costruiti dai miliziani di Hamas. Quello che non è stato ancora chiarito è la loro natura e come possono essere usati. I primi tunnel si trovavano lungo linea Philadelphia, come era chiamata fino al 2005 dall’esercito israeliano la terra di nessuno al confine fra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Questi passaggi erano molto ampi e permettevano il contrabbando di beni voluminosi come automobili e animali di grossa taglia. Proprio attraverso di essi sono arrivati a Gaza i componenti dei missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana che in questi giorni vengono lanciati contro le città israeliane. Quando erano operativi Hamas li usava gratuitamente e imponeva pesanti tasse sui beni che transitavano in entrata. Era uno dei modi con cui l’organizzazione terroristica si finanziava.

ECONOMIA – I tunnel sotto la linea Philadelphia sono stati operativi sia quando al Cairo governava il presidente Hosni Mubarak sia, e soprattutto, nel periodo in cui i Fratelli Musulmani erano al potere con il presidente Mohammed Morsi. In quegli anni l’aeronautica israeliana li ha spesso bombardati riuscendo solo a rallentarne l’attività, chi li ha definitivamente chiusi, nella seconda metà del 2013, è stato l’esercito egiziano subito dopo la presa del potere del presidente Abd al-Fattah Khalil al Sisi. Proprio la mancanza degli introiti derivanti dalle tasse sul contrabbando delle merci che transitavano in quei tunnel è stato uno dei motivi della mancanza di liquidità di Hamas. Le altre tipologie di tunnel oltre a essere di carattere squisitamente militare sono ora l’obiettivo primario delle operazioni che si svolgono in queste ore. Secondo alcuni rapporti dei servizi segreti la rete di tunnel sotterranei è di decine di kilometri e variano di profondità a seconda della natura del terreno nel quale sono stati scavati. Molte di queste gallerie hanno ambedue le entrate all’interno del territorio palestinese, spesso una è dentro case private, moschee o edifici civili, mentre l’altra è in campo aperto.

TRAPPOLE – Possono fungere da magazzini di armi e missili, da rifugi durante i bombardamenti dell’aeronautica (come abbiamo visto però non per la popolazione civile) e come trappole sul modello usato dai vietcong contro gli americani durante la guerra del Vietnam. Bastano pochi uomini armati che aspettano il nemico, attaccano di sorpresa e dopo brevi conflitti a fuoco si dileguano nei passaggi. Proprio questo tipo di guerriglia è l’incubo dei comandi militari israeliani durante questa avanzata. La terza tipologia di tunnel è sicuramente la più pericolosa. Si tratta di passaggi lunghi poche decine di metri e scavati sotto la rete di confine che divide il territorio israeliano dalla Striscia. Questi cunicoli sono già stati più volte utilizzati per portare attacchi sia ai militari di passaggio lungo la strada di confine che ai civili che abitano nei kibbutz o nei villaggi agricoli di frontiera.

CEMENTO – Durante la notte fra il 17 e il 18 luglio scorso e nella notte a seguire due di passaggi sotterranei sono stati utilizzati per portare degli assalti ai militari che pattugliano la linea di confine proprio per prevenire questo tipo di situazioni. Non è un caso che proprio uno dei materiali che il governo israeliano negli anni scorsi voleva razionare all’ingresso della Striscia fosse proprio il cemento che poteva avere, come poi è successo, anche un uso militare. Su pressioni internazionali Gerusalemme è stata costretta a cedere su questo punto e il risultato è stato che centinaia di tonnellate di cemento sono entrate a Gaza e finite nelle mani di Hamas che ne ha requisito oltre l’80% destinandolo sia alla costruzione delle bellissime ville dei capi, sia per rinforzare le gallerie sotterranee che ora, una ad una, dovranno essere scoperte e fatte saltare in aria dai genieri israeliani.

(Fonte: Libero, 20 Luglio 2014)

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  • #1Frank

    Guardate questo sito Facebook fatto sicuramente dai pacifisti pro palestina, dovrebbero vergognarsi quanto viene scritto:

    https://www.facebook.com/alfatah.italia

    21 Lug 2014, 16:57 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Vivere e morire nei tunnel di Gaza. Ora Hamas li usa per attaccare

    A innescare l’operazione terrestre israeliana a Gaza è stato, in definitiva, un tunnel. nella notte fra mercoledì e giovedì 13 ombre sono uscite dalle viscere della terra, all’interno di israele, a un chilometro dai cancelli del kibbutz di sufa, nel neghev occidentale. se questo commando di hamas, armato fino ai denti, avesse raggiunto le case vicine, avrebbe potuto compiere un massacro e anche portare ostaggi nella vicinissima Gaza. avrebbe cioè impresso una svolta ancora più drammatica e sorprendente al conflitto in corso.

    Ma un drone israeliano, allertato da una vedetta, ha costretto i miliziani a rientrare nel tunnel da dove erano passati. in 20 secondi, con un prodigio di agilità, erano tutti di nuovo sotto terra. Cinque secondi dopo, l’imboccatura del tunnel (mezzo metro circa di diametro) è stata colpita da un razzo sganciato da un aereo. Quella dei tunnel scavati sotto ai recinti di confine, dice adesso il premier Benjamin Netanyahu, è — assieme con i lanci dei razzi — una delle minacce che hanno obbligato l’esercito israeliano a entrare a Gaza. Perché dal cielo non possono essere distrutti. Il tunnel sboccato a Sufa è lungo almeno due chilometri. La sua profondità media, si presume, è di 20 metri sotto al terreno. Al suo interno un uomo di media statura può muoversi eretto. Gli israeliani non hanno ancora potuto ispezionarlo. Un cane mandato in avanscoperta ha innescato un ordigno. Un soldato che gli era vicino è rimasto ferito.

    Dove sia l’altro capo del tunnel e se ci siano diramazioni nel suo tragitto, Israele può solo immaginarlo. Un altro cunicolo scavato da Gaza era stato fatto esplodere la settimana scorsa, pochi chilometri a sud, al valico di Kerem Shalom. Lungo il confine con Israele potrebbero esserci altri dieci?venti tunnel di attacco. Per neutralizzarli, occorre entrare nella Striscia e trovarne l’inizio. Realizzare un tunnel di due chilometri costa, presumbilmente, due milioni di dollari. Ma su questo fronte Hamas non bada a spese. Per i suoi comandanti militari ha approntato sotto Gaza un labirinto di bunker e di sale di comando, dotate di aria condizionata, e di scorte di cibo, dove possono agire e resistere settimane, e forse mesi.

    I tunnel di attacco sono invece più spartani. La loro realizzazione è’ un progetto di almeno un anno di lavoro: lo ha dedotto l’intelligence di Israele avendo trovato abiti invernali in un tunnel scoperto d’estate. L’apertura (per non essere notata dai droni israeliani) e’ sempre all’interno di una casa, o di una serra, o di un pollaio. Un posto qualsiasi che abbia un tetto e dove possano essere dissimulate le quantità di terra scavate. Il suo interno è largo un po’ di mezzo metro. Le pareti sono tappezzate da lastre di cemento. Lungo il tragitto corrono i fili della corrente elettrica e delle comunicazioni. Sui muri sono tracciate con lo spray scritte in codice, che consentono a chi lo percorre di rendersi conto della propria posizione rispetto alla superficie.

    La rilevazione in israele degli sbocchi dei tunnel non ha ancora trovato una soluzione tecnologica adeguata. mesi fa un cunicolo fu scoperto fortuitamente dopo piogge torrenziali.

    Adesso gli abitanti della zona dicono all’esercito che non potranno dormire sogni tranquilli fintanto che l’intero confine con Gaza non sarà protetto — come in Europa si faceva già 500 anni fa — con un vallo molto profondo, pieno d’acqua.

    (Fonte: Quotidiano.net, 19 Luglio 2014)

    21 Lug 2014, 18:28 Rispondi|Quota
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