Roma: compaiono scritte inneggianti all’Isis sui muri della città

 
Emanuel Baroz
5 settembre 2014
3 commenti

Roma – Compaiono scritte pro-Isis: «Ci vendicheremo delle stragi Usa»

di Davide Gambardella

scritte-isis-roma-focus-on-israelSono apparse sui muri di uno dei sottopassi di via Casilina. Sono scritte che inneggiano ai guerrieri di Allah, alla distruzione dei nemici americani, al Dio che non dimenticherà chi, durante la vita terrena, non si è convertito all’Islam. E a pochi metri dalle scritte, spunta quell’inequivocabile bandiera, diventata ormai una icona del terrore, che sventola nelle immagini provenienti dai territori del Medio Oriente in cui imperversano le rappresaglie contro gli infedeli.

È nel versante Sud-Est di Roma che nelle scorse settimane sono state imbrattate le pareti con degli slogan deliranti in lingua araba. Si indaga in queste ore per risalire agli autori delle scritte: di certo si tratta di alcuni simpatizzanti dei miliziani dell’Isis, i terroristi islamici del Califfato. È la prima volta che in Italia compaiono scritte in arabo che predicano la Jihad ed osannano i guerrieri di Allah.

La mano di un siriano
Le frasi, realizzate con vernice nera spray scorsi, potrebbero esser state scritte da un siriano, stando ad una prima analisi. Quelli scritti sui muri a pochi metri dallo svincolo con via Torrenova, sono versetti del Corano e slogan violenti che incitano all’odio contro l’America, ma non solo. Tra una frase e l’altra, spunta anche il disegno della bandiera delle truppe del Califfato, spesso utilizzata dai miliziani dell’Isis. «Ci vendicheremo delle stragi degli americani», «Allah è grande», «Maometto è l’unico profeta», «Dove sono i guerrieri di Dio?» si legge sulle pareti imbrattate sul tratto di strada tra Tor Vergata e Torre Angela. E poi ancora: «Ogni guerra contro di noi è una guerra persa», «Allah ti dà tempo, ma non si dimentica di te», «Siria!». La Digos romana conferma di essere a conoscenza dei messaggi. Si lavora per decifrare una eventuale matrice di quelle frasi. La Capitale, secondo quanto rivelato dal Viminale, è una delle città italiane in cui vengono reclutati i nuovi soldati per la Jihad: un allarme dietro cui c’è un’attività investigativa ramificata su tutto il territorio nazionale che non tralascia alcun segnale.

(Fonte: Il Messaggero, 5 Settembre 2014)

Thanks to Progetto Dreyfus

Nella foto in alto: una delle scritte inneggianti all’Isis comparse in Via Casilina, a Roma

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  • #1Emanuel Baroz

    Isis, caccia ai reclutatori dei jihadisti italiani

    di Sara Menafra

    Potrebbero essere proprio tra gli indagati dei procedimenti degli ultimi anni, alcuni dei foreign fighters disposti a partire verso la Siria e che rappresentano la principale preoccupazione dell’intelligence italiana, dell’Antiterrorismo della polizia e del Ros dei carabinieri. L’ipotesi a cui si lavora da fronti diversi, riguarda almeno due casi. Il primo è localizzato a Genova, dove in seguito alla partenza dal capoluogo ligure del 23enne Giuliano Ibahim Delnevo, diretto in Siria, è ancora aperto un fascicolo di indagine per 270 quinques, l’ipotesi del Codice penale a cui corrisponde il reclutamento di ”terroristi” disposti a combattere all’estero.

    Sul registro degli indagati, oltre a quello del giovane jihadista italiano che sarebbe morto nel giugno 2013, ci sono altri tre nomi. Uno del suo più cari amici, convertito anche lui, Andrea Umar Lazzaro, che si sarebbe allontanato da Delnevo proprio perché non condivideva l’opzione della guerra santa. Gli altri due indagati, invece, entrambi di nazionalità marocchina hanno fatto perdere le loro tracce già qualche mese fa. E l’ipotesi della procura ligure è che siano arrivati anche loro in Siria, seguendo lo stesso canale di reclutamento utilizzato dal 23enne.

    LE INDAGINI
    Su un sentiero analogo procede la procura di Bologna. Qui il filo da riallacciare è quello che potrebbe collegare i maghrebini andati a combattere in Bosnia negli anni ’90 con l’attuale jihad siriana. A guidare il gruppo era Khalil Jarraya, il «colonnello», condannato per associazione terroristica internazionale nel 2012 assieme ad altre cinque persone. Due di loro potrebbero essersi spostate verso la Siria negli ultimi mesi per combattere una nuova guerra santa. L’inchiesta genovese è osservata con attenzione anche da Roma pure per un altro motivo: ricostruire il canale di reclutamento utilizzato da Giuliano Delnevo potrebbe aiutare a capire da dove sono passati gli altri combattenti di cittadinanza italiana diretti in Siria.

    LA POSSIBILE SVOLTA
    Per questo motivo, potrebbe essere importante l’interrogatorio, previsto per le prossime settimane, di Andrea Umar Lazzaro, l’amico intimo di Giuliano Delnevo, più grande di lui e con un passato tra le fila di Forza Nuova. Andrea Umar Lazzaro non avrebbe appoggiato la scelta dell’amico e pur conservando una posizione fortemente ortodossa, non solo non seguì Delnevo ma disse a conoscenti comuni di condividere la scelta di chi partiva. La sua posizione potrebbe essere archiviata, ma nel frattempo il giovane ha dichiarato di essere disponibile a raccontare quello che sa di quella partenza. Le sue parole potrebbero essere importanti, visto che negli ultimi anni lui stesso ha frequentato anche il Veneto, la regione su cui si concentra l’inchiesta più recente aperta sui foreign fighters, quella che ha preso di mira i gruppi estremisti concentrati tra Belluno, Treviso e Pordenone.

    LE MISURE
    Il ministro degli Interni Angelino Alfano riferirà sull’allerta terrorismo in Italia e in Europa martedì prossimo alla Camera, mentre il direttore dei servizi segreti (Dis), ambasciatore Giampiero Massolo, è stato convocato dal Comitato parlamentare di controllo per lunedì. Nel frattempo, le forse di polizia sono state ulteriormente attenzionate sulla sorveglianza dei cosiddetti obiettivi sensibili. «Lo stato di allerta è alto, in Italia e in Europa», ha detto il ministro ieri dal Cairo, al termine dell’incontro con il presidente egiziano Sisi: «Abbiamo a che fare con un’organizzazione che ha ambizioni terribili che nessuno ha mai avuto. Occorre lavorare insieme per spegnere l’incendio perché tutta l’Europa è minacciata. Impedire ai terroristi di fare danni».

    http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/isis_militanti_italiani_jihad/notizie/880275.shtml

    7 Set 2014, 10:40 Rispondi|Quota
  • #2HaDaR

    È tutto un GOMBLOTTO DEI YAHUD, un complotto ebraico, direbbero i catto-fascio-comunisti, grullini, antagonisti, nazi-comunisti e antagonisti vari locali
    😉
    L’Islam è la “religione della pace eterna”…

    8 Set 2014, 03:21 Rispondi|Quota
  • #3Frank

    Non é vero che solo a Roma abbiamo visto queste scritte. Pure in Germania, Francia, Olanda e alcuni giorni fa pure in Svizzera a Zurigo poco distante dall’Università. Le cellule dorminti di questo gruppo terroristico sono già da un pezzo nell’occidente, aspettano solo ordini.

    8 Set 2014, 16:32 Rispondi|Quota