Portici (Napoli): bufera su una mostra su Gaza per un post inneggiante al terrorismo della organizzatrice

 
Emanuel Baroz
20 novembre 2014
4 commenti

«Gloria ai martiri palestinesi» bufera sulla mostra di Portici

Evento pagato dal Comune, l’organizzatrice su Facebook loda i terroristi. L’indagine. Gli agenti della Digos a Villa Savonarola e in municipio per acquisire informazioni

di Maurizio Capozzo

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Portici (Napoli), 20 Novembre 2014 – Doveva essere un’iniziativa destinata a favorire il dialogo tra i popoli, ma alla fine si è trasformata in un caso internazionale. Protesta la comunità ebraica, con echi in tutto il Paese, per una mostra fotografica dal titolo «Gaza tra assedio e speranza» organizzata nel Palazzo della Cultura su iniziativa dell’assessorato alle Politiche Giovanili nell’ambito della settimana dell’autodeterminazione e della pace varata dal Comune. A scatenare le polemiche del mondo politico e la reazione indignata della comunità ebraica di Napoli, un post condiviso sulla bacheca di un social network dall’organizzatrice della mostra, Rosa Schiano, fotoreporter attivista dell’International Solidarity Movement, un gruppo fondato nel 2001 per sostenere la causa palestinese nel conflitto israelo-palestinese. A poche ore dall’attentato di Gerusalemme nel quale due palestinesi armati di asce, coltelli e armi da fuoco hanno preso d’assalto una sinagoga durante la preghiera del mattino, causando sei feriti e sette morti, compresi i due attentatori uccisi dalle forze di sicurezza, compare una foto dei due attentatori con accanto un’ascia insanguinata e la didascalia, in inglese, «gloria ai martiri, la vittoria sarà inevitabilmente nostra» . In una immagine del profilo Rosa Schiano appare accanto un gruppo armato in una manifestazione di un gruppo palestinese.

Il post ha fatto il giro della rete scatenando le proteste del gruppo Amici della comunità ebraica di Napoli, fondato da Emilio Di Marzio, dell’associazione Italia Israele, presieduta da Giuseppe Crimaldi e della intera comunità ebraica presieduta da Pierluigi Campagnano. Dell’accaduto è stata informata l’ambasciata d’Israele a Roma mentre in mattinata agenti della Digos si sono recati a Portici nella sede della mostra per compiere accertamenti sulla vicenda. La mostra fotografica ieri mattina era chiusa ed il portone del palazzo della Cultura è rimasto sbarrato per cronisti e fotografi. Nel cortile della villa l’assessore alle Politiche Giovanili, Valentina Maisto e il consigliere Mauro Mazzone. Entrambi hanno evitato ogni commento sulla vicenda e rinviato ad un comunicato stampa ufficiale dell’Amministrazione. Ma, ormai, il caso era scoppiato.

In pomeriggio, sempre attraverso la sua bacheca nel social network, l’organizzatrice della mostra si è dichiarata “sconcertata” della relazione creata tra l’attentato di Gerusalemme e la sua mostra fotografica, ipotizzando “ragioni politiche” dietro l’indignazione della comunità ebraica. La Schiano ha aggiunto: “trovo assolutamente scorretto strumentalizzare un post non scritto da me e che non ho neppure commentato. Utilizzo la mia pagina Facebook principalmente a fine informativo, con quel post, condiviso da una pagina inglese, ho voluto esclusivamente, e sottolineo, esclusivamente, a fine informativo, far comprendere al pubblico italiano il modo in cui molti palestinesi vivono certi avvenimenti, non condivido il gesto estremo dei due attentatori. Non condivido in alcun modo l’agguato a civili inermi“. Ma ad alimentare le polemiche erano state anche altre frasi pubblicate direttamente dall’attivista che poco dopo l’attentato di Gerusalemme scriveva che «a seguito dell’agguato nella sinagoga per ore i telegiomali parleranno di terrorismo ed isoleranno tale agguato dal contesto in cui è avvenuto. Vedrete che nessun giornalista parlerà della colonizzazione, soprusi, violenze che hanno portato all’esasperazione e ad una esplosione di rabbia da parte dei palestinesi».

In serata il Comune ha diffuso una nota per annunciare il rinvio a sabato pomeriggio «di un dibattito già programmato per la giornata di domani (oggi per chi legge, ndr) dal titolo “Crisi umanitarie e ruolo internazionale dei movimenti giovanili – reportage dalla Palestina, dal Kurdistan, dall’Africa e dal SudAmerica”, invitando alla partecipazione anche rappresentanti del gruppo “Amici della comunità ebraica di Napoli” e dell’associazione “Italia Israele”». Un gesto distensivo in un momento estremamente delicato, «convinti che solo il dialogo e il confronto tra popoli possano costituire la via per la risoluzione dei conflitti internazionali» – scrive l’Amministrazione Comunale. Stasera la comunità ebraica di Napoli si riunirà nella sinagoga di via Cappella Vecchia per discutere del caso e valutare tutte le iniziative da adottare, come conferma il presidente, Pierluigi Campagnano, mentre le reazioni del mondo politico ed istituzionale si moltiplicano.

(Fonte: Il Mattino, 20 Novembre 2014)

Nell’immagine in alto: il post inneggiante ai “martiri” autori dell’attentato nella sinagoga di Gerusalemme pubblicato dalla “pacifista” Rosa Schiano sulla propria bacheca Facebook

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Commento

  • #1Emanuel Baroz

    Bahbout «Oltraggio alla cultura della saggezza e della pace»

    Certi livelli istituzionali mancano di equilibrio su questi temi. Un esempio? De Magistris. Il rabbino: «Più coraggio da politici e capi religiosi nel condannare i violenti» Così Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia ma negli ultimi tre anni e mezzo responsabile della comunità ebraica di Napoli e di tutto il Meridione

    di Antonio Menna

    «Io sono ebreo e palestinese al tempo stesso e proprio non capisco come si possa inneggiare a chi semina morte e distruzione. Provo grande tristezza”. Scialom Bahbout, 70 anni, docente di Fisica alla Sapienza di Roma, attuale rabbino capo di Venezia ma negli ultimi tre anni e mezzo responsabile della comunità ebraica di Napoli e di tutto il Meridione, non nasconde la sua amarezza. «Quello che è successo a Portici – dice -, con le dichiarazioni incredibili dell’organizzatrice della mostra fotografica sull’attentato alla sinagoga, mi sembra molto grave. Dispiace che i livelli istituzionali aprano spazi a tali estemazioni, che mancano dell’equilibrio, della saggezza, richiesta a chi svolge una funzione pubblica. Purtroppo, in questo campo, abbiamo un esempio non edificante anche nel sindaco di Napoli, De Magistris che, smarrendo a volte il senso della sua funzione, parla solo a una parte, dimenticando tutti gli altri».

    La mostra fotografica di Portici, da cui è scaturita la polemica, è stata organizzata nell’ambito della “settimana della pace”. Ma, a quanto pare, ne siamo incapaci perfino nel dibattito. «Il momento per parlare di pace era quello giusto. Ma non gli argomenti, evidentemente. Conseguenza, di una scarsa informazione, di pressappochismo, di poca conoscenza della storia, del pensiero, a cui, purtroppo, contribuiscono anche i media. Ci vuole più cultura, e ci vuole più coraggio, soprattutto da parte dei leader politici e dei capi religiosi, che devono parlare, prendere posizione, dire con forza, e condannare ogni violenza. Il silenzio è colpevole, ricordiamolo. Anche quando c’erano stermini di massa in Germania, durante la seconda guerra mondiale, o in Urss, c’era chi sapeva e voltava la testa dall’altra parte. I silenzi di fronte alla tragedia assumono la forma della complicità. Papa Giovanni Paolo II, quando è andato in sinagoga a dire che gli ebrei erano i fratelli maggiori, ha fatto un gesto straordinario. Se l’ha fatto la Chiesa cattolica, a maggior ragione dovrebbero farlo gli altri. Maggiori, minori, comunque la siveda, siamo fratelli. E il fratello non si ammazza. Chi inneggia alla morte ignora qualunque lezione storica, a partire da Abramo che viene fermato prima del sacrificio». Non mancano, però, sul tema della violenza accuse a Israele. «Le ragioni non sono mai da una parte sola. Chi semina morte ha sempre torto. Io sono ebreo e palestinese al tempo stesso, io rivendico con orgoglio perché la mia famiglia è da 200 anni a Gerusalemme. Mio padre ha trascorso tutta la sua esistenza a Gerusalemme. Sono ebreo e palestinese ma non mi sono mai sognato di buttare bombe sulla gente. Sono figlio di Abramo. Non si uccide. Questo deve essere chiaro a tutti. Questo deve essere un valore di tutti, un sentimento laico prima che religioso. C’è, poi, certo anche il dato politico. Sono stato 5 anni a Gaza, fino al 2005, e sfido qualunque paese occidentale a vivere così a lungo sotto il terrore. Penso che ci sarebbero state, ovunque, ribellioni fortissime. Eppure Israele ha mantenuto un profilo di paese che rispetta gli altri culti, che non attacca la libertà di espressione. La stessa cosa non sempre avviene dall’altra parte».

    (Fonte: Il Mattino, 20 Novembre 2014)

    20 Nov 2014, 20:38 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    20 Nov 2014, 20:41 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Mostra su Gaza diventa un caso politico per un post che «inneggia» ai terroristi

    Una esposizione della fotografa Rosa Schiano scatena la polemica per la sua condivisione di un post che tributa «gloria ai martiri». Lei replica: l’ho fatto ingenuamente, era informazione

    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/20-novembre-2014/mostra-gaza-diventa-caso-politico-un-post-che-inneggia-terroristi–230572761199.shtml

    20 Nov 2014, 20:42 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Lodi ai terroristi. Dagli ebrei sos all’ambasciata di Israele

    La bufera sulla mostra a Portici. In sinagoga consiglio riunito: aspettiamo le scuse. «Parole inaccettabili in momenti di dolore Ma pronti a incontrare il sindaco».

    di Antonio Menna

    «Una vicenda che ci ferisce ancora di più perché arriva in un momento di grandissimo dolore». Sconcerto e rabbia nella Comunità ebraica di Napoli, dopo la polemica esplosa a Portici sulla scelta della curatrice di una mostra su Gaza, patrocinata dal Comune, di condividere su Facebook un post inglese che definiva «martiri» i terroristi dell’attentato di Gerusalemme. Ieri sera, nella Sinagoga di via Cappella Vecchia, si è riunito il Consiglio comunitario che ha ribadito la durissima condanna per ogni forma di incitamento alla violenza e di difesa di atti terroristici.

    «Si rispettano le idee di tutti ma non si puo accettare che si inneggi a chi compie atti di violenza terroristica così bieca», dice Pierluigi Campagnano, presidente della Comunità ebraica di Napoli. «Siamo in un momento di grande dolore – aggiunge Valter Di Castro, coordinatore dell’Ufficio rabbinico napoletano -. La comunità ebraica intera soffre per quello che è successo a Gerusalemme. Ma a maggior ragione, proprio adesso, nel dolore, bisogna ribadire che non c’è libertà di espressione o di pensiero che possa giustificare un qualunque sostegno a chi ammazza persone inermi; persone che peraltro sono raccolte in un momento di preghiera, com’è avvenuto l’altro giorno nella Sinagoga colpita. La condanna verso chi trova qualunque giustificazione alla morte e alla violenza è netta».

    Sulla polemica è stata allertata anche l’Ambasciata di Israele a Roma. Nelle prossime ore potrebbe esserci una nota ufficiale di protesta della diplomazia israeliana verso la Farnesina mentre sul caso alcuni deputati di varie forze politiche hanno annunciato interrogazioni al governo.

    Dalla Comunità ebraica di Napoli arriva, però, anche un segnale distensivo. La disponibilità ad un incontro nei prossimi giorni con il sindaco di Portici per costruire un momento comune di chiarimento e di confronto. «Abbiamo letto del dispiacere dell’amministrazione comunale per la polemica – dice Campagnano – in tal caso possiamo incontrarci e parlarne». Un patto di amicizia con la città all’insegna della chiarezza delle posizioni e del rispetto reciproco. «Da parte nostra c’è la massima disponibilità – conferma il presidente della Comunità ebraica – alla polemica preferiamo sempre gesti di pace e di chiarezza. Purtroppo ci ritroviamo spesso a fare i conti con posizioni di fanatismo politico che, spesso, poggiano su una conoscenza parziale dei fatti. Non tutti sanno cosa succede davvero su quei territori. C’ è anche un problema di corretta informazione. Non contestiamo nessuna opinione. Ciascuno ha il diritto di esprimersi liberamente. Ma un sindaco, un ente locale, deve saper rappresentare tutti. Il sindaco di Napoli è anche il sindaco della nostra cornunità. Il sindaco di Portici deve saper rappresentare anche noi».

    «Io ci sono stato sotto le bombe – ricorda Valter Di Castro, che sostituisce temporaneamente il Rabbino capo a Napoli (Scialom Bahbout ha lasciato a maggio per guidare la Comunità di Venezia) – avevo quindici anni ed ero nella Sinagoga di Roma il 9 ottobre del 1982, quando un attentato uccise un bambino di due anni e ferì 37 persone. Ero lì in preghiera e mi ricordo di quella improvvisa ondata di terrore e morte. Chi inneggia a questi fatti, chi definisce martiri i terroristi, non sa di cosa parla. Trucidare persone inermi è la negazione assoluta di Dio».

    (Fonte: Il Mattino, 21 Novembre 2014)

    22 Nov 2014, 18:22 Rispondi|Quota