Con il voto sulla Palestina di ieri l’Unione Europea ha tradito ancora una volta Israele

 
Emanuel Baroz
18 dicembre 2014
4 commenti

Come l’Ue ha pugnalato Israele

di Stefano Magni

unione-europea-palestina-voto-stato-focus-on-israelPer caso l’Unione Europea ha deciso di dichiarare guerra a Israele? L’importante è essere chiari. Perché nonostante tutte le assicurazioni verbali allo Stato ebraico, le azioni dei parlamenti nazionali, il Tribunale dell’Ue e poi anche del Parlamento europeo, dimostrano un’ostilità senza pari.

Andiamo con ordine, dall’ultima notizia alla prima. Ieri pomeriggio, con un voto di 498 sì, 88 no e 111 astensioni, il Parlamento europeo ha votato per il riconoscimento di uno Stato Palestinese indipendente, nei confini armistiziali che hanno retto dal 1949 fino al 1967. I dissensi sono stati pochissimi, si contano sulla punta delle dita. Il gruppo di Forza Italia è uscito dall’aula per protesta.

Pur riconoscendo il lavoro fatto dal Ppe per mitigare le posizioni della sinistra europea – spiega Elisabetta Gardini – come delegazione di Forza Italia permangono rispetto al testo di questa risoluzione ancora delle ambiguità e troppe tracce della versione originaria a cominciare dal titolo. Per questo motivo, proprio per marcare politicamente il nostro dissenso, al momento del voto tutta la nostra delegazione ha abbandonato l’aula“. Ancor più contrario, per una questione di principio, è l’euroscettico inglese Nigel Farage: “Il riconoscimento degli Stati è di competenza delle nazioni, non del Parlamento europeo che non ha questo potere: questo voto va annullato“. Ma tutti gli altri, o quasi, hanno votato a favore. Tutti, dal Ppe ai Socialisti e Democratici, passando per i Liberali europei si dicono a favore di una “Palestina indipendente”.

Inutile fare, in questa sede, qualunque excursus storico sull’origine del conflitto. Basti sapere, però, che il concetto stesso di una Palestina araba, contrapposta a quella ebraica, nacque nel 1964, dietro la spinta dei regimi arabi, dopo che questi avevano mancato l’obiettivo di disintegrare lo Stato ebraico con la guerra del 1947-49. Basti constatare che il confine che resse fino al 1967 divideva in due Gerusalemme (sulla linea in cui attualmente passa l’unica linea tranviaria della città) e che il Muro Occidentale, primo luogo sacro dell’ebraismo, trovandosi nel settore arabo, era precluso agli ebrei. Occorre anche ricordare che Israele si trova, proprio in questi mesi, sotto costante attacco terroristico e che l’Autorità Palestinese non si è mai mobilitata per impedire le azioni criminali di chi agisce nel nome della Palestina, nemmeno quando due terroristi hanno compiuto l’ultimo massacro nella sinagoga di Har Nof, un sobborgo di Gerusalemme. E non si deve dimenticare che, dalla primavera scorsa, la stessa Autorità è governata da un esecutivo di unità nazionale che include anche Hamas, un’organizzazione che prevede, sin dal suo statuto, l’annientamento di Israele. Ecco: basta ricordare solo questi quattro o cinque dati di realtà per comprendere con quanta leggerezza, con quanta superficialità, con quanto sprezzo del pericolo, la schiacciante maggioranza degli eurodeputati abbia espresso un voto che mette in pericolo la vita di 8 milioni di cittadini ebrei, arabi, drusi e beduini dello Stato di Israele.

Già che si parlava di Hamas: l’altra notizia di ieri è la sua cancellazione dalla lista nera Ue delle organizzazioni terroristiche. Una cancellazione a metà, a dire il vero. Perché a pronunciarsi a favore della riabilitazione degli jihadisti palestinesi è stato il Tribunale dell’Ue, un gradino sotto la Corte di Giustizia dell’Ue. Ma la Commissione Europea non ha, almeno per ora, accettato il verdetto ed è ricorsa in appello. Dunque, prima di smettere di definire “terrorista” Hamas, si deve ancora attendere un po’ di tempo e un altro grado di giudizio. Dopodiché, anche l’organizzazione che mira esplicitamente alla distruzione di Israele può essere considerata “partito politico”, legittimo tanto quanto il Ppe o i Socialisti e Democratici europei. Interessanti le motivazioni della sentenza. Leggiamo infatti, che per i giudici europei “In today’s judgment, the General Court finds that the contested measures are based not on acts examined and confirmed in decisions of competent authorities but on factual imputations derived from the press and the internet“. Tradotto in senso letterale: “nella sentenza odierna, il Tribunale di Primo Grado ritiene che le misure contestate siano basate non su fatti esaminati e confermati da decisioni di autorità competenti, ma da imputazioni fattuali basate su fonti di stampa e Internet“. Tradotto dal burocratese: Hamas non è terrorista, subisce calunnie su Internet e sui giornali.

Come se non bastasse l’ondata di attentati suicidi, commessi dalle brigate Al Qassam (il braccio armato di Hamas), assieme alle Brigate Martiri Al Aqsa, al Fronte Popolare e alla Jihad Islamica, dal 2000 al 2005 contro Israele, un attacco continuo che causò la morte di circa 1000 civili israeliani. Come se, da Gaza, non fossero mai partiti centinaia di razzi ogni mese, una pioggia di ferro ed esplosivi volta a uccidere civili, nelle città del Sud di Israele. E come se Hamas non avesse neppure rivendicato, pubblicamente, il rapimento e l’omicidio di tre ragazzini ebrei, lo scorso giugno: rapiti e uccisi solo perché erano ebrei, studenti di una scuola religiosa, non certo perché erano politici in vista, tantomeno soldati armati. Ma tutto questo, per il Tribunale, non è terrorismo. Evidentemente. Dunque, anche su un piano puramente giuridico, l’Ue ha spianato la strada per il riconoscimento della Palestina. Anche se questo nuovo Stato dovesse essere governato da Hamas (che, in caso di elezioni, oggi otterrebbe, probabilmente, la maggioranza assoluta).

La decisione di riconoscere la Palestina, Hamas inclusa, sembra già esser stata presa da numerosi parlamenti nazionali. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato quello del Lussemburgo. Ma prima c’era stato un voto a favore della Palestina da parte del Parlamento irlandese, lo scorso 12 dicembre. L’hanno preceduto l’Assemblea Nazionale francese, lo scorso 2 dicembre. Che a sua volta è stata preceduta dal Parlamento spagnolo il 18 novembre (proprio lo stesso giorno del massacro nella sinagoga di Har Nof) e del Parlamento britannico, il 13 ottobre. A guidare le iniziative pro-palestinesi era stata la Svezia, con una dichiarazione del nuovo governo di centro-sinistra di Stefan Löfven, il 5 ottobre, seguita dal riconoscimento formale della Palestina il 30 ottobre. L’iniziativa svedese, per ora unica nel suo genere, ha dato il via all’effetto domino.

La maggior parte dei giornali italiani, poi, ha già di fatto riconosciuto la Palestina e disconosciuto Israele. Quasi tutti, infatti, parlano di reazione furiosa, alle notizie dei voti europei, del “governo di Tel Aviv”. Quando tutti sanno che la sede del governo e del parlamento israeliani sono a Gerusalemme, da decenni. Le maggiori penne italiane (ed europee) hanno già, per conto loro, tracciato il confine del 1967. E hanno eletto Gerusalemme a capitale della Palestina.

(Fonte: L’Opinione, 18 Dicembre 2014)

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  • #1Emanuel Baroz

    18 dicembre 2014 – “Oggi abbiamo assistito ad esempi sconcertanti di ipocrisia europea”. Lo ha detto mercoledì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incontrando la senatrice Usa Joni Ernst, mentre vari osservatori notavano che mercoledì, il giorno successivo alle carneficine jihadiste di scolari e studenti in Pakistan e nello Yemen, il Parlamento Europeo a Strasburgo, la Corte di Giustizia Europea in Lussemburgo e i paesi della Quarta Convenzione di Ginevra in Svizzera si occupavano tutti a vario titolo di Israele. “A Ginevra – ha detto Netanyahu – invocano indagini contro Israele per crimini di guerra mentre in Lussemburgo la Corte Europea rimuove Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche. A quanto pare un po’ troppa gente in Europa non ha imparato nulla dalla Shoà. Ma noi in Israele – ha concluso Netanyahu – continueremo a difendere la nostra popolazione e il nostro stato contro le forze del terrore, della tirannia e dell’ipocrisia”.

    18 dicembre 2014 – Il Canada ha criticato in termini molto duri la convocazione mercoledì dei paesi membri della Quarta Convenzione di Ginevra sul conflitto israelo-palestinese. Dal 1949 questa è solo la terza volta che i firmatari vengono riuniti in questo modo, e ogni volta solo per occuparsi di Israele. Annunciando la non partecipazione del suo paese, il ministro degli esteri canadese John Baird ha definito la riunione “faziosa, politicizzata e priva di credibilità”. Baird ha aggiunto che la convocazione “rischia di compromettere seriamente l’integrità e la credibilità della Convenzione di Ginevra e la neutralità della sua applicazione”. L’incontro è boicottato anche da Stati Uniti, Australia e Ruanda, mentre vani sono risultati gli sforzi diplomatici per ottenere che se ne dissociassero i paesi europei.

    18 dicembre 2014 – Alla luce della decisione di Stoccolma di riconoscere unilateralmente uno “stato palestinese” (senza negoziato né accordo con Israele), il ministro degli esteri israeliano Avigdor Liberman si è rifiutato mercoledì di fissare un incontro con la sua omologa svedese Margot Wallström durante la visita che questa ha in programma il prossimo mese a Gerusalemme. Lo scorso ottobre la Svezia è stato il primo grande paese europeo a riconoscere lo stato di “Palestina” senza chiedere ai palestinesi un impegno al negoziato e al riconoscimento di Israele.

    18 dicembre 2014 – “Questa sentenza giuridica si basa chiaramente su motivazioni procedurali e non implica alcuna valutazione da parte della Corte dei motivi sostanziali per la designazione di Hamas come organizzazione terroristica”. Lo afferma un comunicato del Servizio Azione Esterna dell’Unione Europea, guidato dalla rappresentante della politica estera della UE Federica Mogherini, diramato dopo le vivaci reazioni in Israele alla decisione della Corte Europea. “Si tratta della sentenza di un tribunale – afferma il comunicato UE – e non di una decisione politica dei governi europei. L’Unione Europea continua a sostenere i principi del Quartetto”. Secondo il Quartetto (UE, Usa, Russia, Onu) il bando a Hamas deve restare in vigore finché Hamas non ripudia il terrorismo, riconosce Israele e accetta i precedenti accordi israelo-palestinesi. La dichiarazione degli Esteri UE aggiunge che l’Unione Europea “sta studiando accuratamente la sentenza” e “deciderà sulle diverse opzioni a disposizione, adottando a tempo debito le opportune misure correttive tra cui l’eventuale appello alla sentenza”.

    18 dicembre 2014 – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato l’Unione Europea a rimettere immediatamente Hamas nella lista delle organizzazioni riconosciute come terroristiche, aggiungendo di non ritenersi per nulla tranquillizzato dal fatto che la sentenza della Corte di Giustizia Europea avrebbe a che fare soltanto con un “cavillo tecnico”.”Hamas è un’organizzazione terroristica omicida che proclama nel suo statuto l’obiettivo di distruggere Israele e gli ebrei – ha ricordato Netanyahu – e noi continueremo a batterci contro Hamas con forza e perseveranza affinché non possa mai realizzare questi suoi obiettivi”. Il parlamentare laburista Nachman Shai ha accusato la Corte Europea di “ipocrisia” giacché dovrebbe sapere, ha detto Shai, che Hamas “non merita il beneficio del dubbio neanche per un minuto. Il terrorismo è terrorismo e nella incessante lotta contro di esso, come si è visto di recente in Australia e Pakistan, ogni concessione è un segno di debolezza”. Il ministro dell’economia e leader di Bayit Yehudi Naftali Bennett ha detto: “Se qualcuno pensa che sacrificare Israele possa salvare l’Europa si sbaglia di grosso. Israele è forte e sa difendersi dai suoi nemici, mentre l’Europa sarà quella che patirà questo rafforzamento delle organizzazioni terroristiche. Il terrorismo che viene giustificato contro Tel Aviv e Gerusalemme – ha aggiunto Bennett – si diffonderà rapidamente a Londra, Parigi e Bruxelles. E purtroppo l’Europa non potrà dire che non l’avevamo avvisata”. Il presidente della Knesset Yuli Edelstein (del Likud) ha detto che l’Unione Europea “deve essere uscita di senno”, e ha definito la decisione su Hamas “una distorsione morale che premia il terrorismo islamista estremista che sta dilagando in tutto il mondo, compresa la stessa Europa”. La vice ministra dei trasporti Tzipi Hotovely (Likud) ha detto che la decisione dimostra quanto l’Unione Europea sia disconnessa dalla realtà: “Hamas, che è responsabile dell’assassinio a sangue freddo di centinaia di cittadini israeliani, che insegna la lotta armata ai bambini di tre anni e che ha usato gli abitanti di Gaza come scudi umani, è la madre di tutte le organizzazioni terroristiche: chiunque legittima un’organizzazione del genere, non fa che dare manforte al terrorismo”.

    18 dicembre 2014 – A seguito della decisione della Corte di Giustizia Europea di rimuovere Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche, l’inviato dell’Unione Europea in Israele Lars Faaborg-Andersen ha detto al Ministero degli esteri israeliano che l’Europa è impegnata a riportare Hamas nella lista e si sta adoperando per portare alla Corte prove contro Hamas che soddisfino le esigenze del tribunale. Lo ha riferito mercoledì Israel Radio.

    18 dicembre 2014 – La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha tolto Hamas dall’elenco delle organizzazioni riconosciute come terroristiche, mantenendo provvisoriamente in vigore le misure contro Hamas fino a quando l’eventuale ricorso non sarà concluso. La Corte europea afferma di non aver valutato nel merito la questione se Hamas debba essere classificata come terrorista, ma d’aver solo riesaminato la procedura decisionale originale trovando che essa “non era basata sul parere di autorità competenti, ma su notizie di stampa e internet”. La Corte ha stabilito che il congelamento dei beni di Hamas rimarrà in vigore per tre mesi, in attesa di ulteriori azioni da parte dell’Unione Europea, affinché un eventuale congelamento futuro dei fondi rimanga efficace. Hamas ha accolto con soddisfazione la decisione della Corte Europa, definita da Salah Bardawil, alto esponente di Hamas, “un forte e positivo spostamento” che, ha detto Bardawil, sfocerà alla fine in un’azione europea contro Israele.

    (Fonte: Israele.net)

    18 Dic 2014, 16:21 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Vergogna Europa: Hamas rimosso dalla lista nera dei gruppi terroristi

    Per la Corte di Giustizia Europea non ci sono sufficienti prove che Hamas sia un gruppo terrorista. Così ne decide la rimozione dalla lista nera dei gruppi terroristici. Continua la suicida politica europea che premia il terrorismo e distrugge le democrazie.

    http://www.rightsreporter.org/vergogna-europa-hamas-rimosso-dalla-lista-nera-dei-gruppi-terroristi/

    18 Dic 2014, 16:21 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    La UE riconosce la Palestina: attacco diplomatico a Israele su tre fronti

    Quello a cui stiamo assistendo oggi è un vero e proprio attacco a Israele, un attacco diplomatico studiato a tavolino che dopo la cancellazione di Hamas dalla lista nera dei gruppi terroristici ha visto il parlamento europeo emettere una risoluzione che riconosce la Palestina. Il tutto in attesa del terzo atto.

    http://www.rightsreporter.org/la-ue-riconosce-la-palestina-attacco-diplomatico-a-israele-su-tre-fronti/

    18 Dic 2014, 16:22 Rispondi|Quota
  • #4Parvus

    Più che di tradimento dell’Europa, io parlerei di giudici che se qualcuno andasse a controllare i conti correnti, li troverebbe strapieni di petroldollari.

    18 Dic 2014, 17:26 Rispondi|Quota