L’Unione Europea giustifica il terrorismo? Il dubbio purtroppo è lecito

 
Emanuel Baroz
21 dicembre 2014
6 commenti

L’Europa che giustifica i terroristi

Ci sono tre mesi di tempo per evitare che Hamas apra sedi nell’Ue

eu-israel-unione-europea-hamas-lista-terrorismo-focus-on-israelA leggere le motivazioni della Corte europea di giustizia che ha tolto Hamas dalla lista dei gruppi terroristici, si scopre che il vizio di fondo è che l’Europa non ha mai verificato in autonomia se Hamas è davvero un gruppo terroristico. Non ha raccolto prove, non ha raggiunto conclusioni che non siano prese dagli organi d’informazione.

Dal dicembre del 2001, mese e anno di quella decisione (2001: ricorda qualcosa, ma cosa?), la Corte sostiene che l’Unione europea continua a mantenere Hamas sulla lista del terrorismo perché si fida di quello che le viene detto, e questo non va bene, il gruppo palestinese deve essere cancellato dall’elenco. Se non ci sarà un appello entro tre mesi, Hamas potrà aprire conti bancari e sedi in Europa.

Ora, è in effetti deplorevole che l’Unione europea in tredici anni non abbia scritto un rapporto su Hamas e il terrorismo. Il problema dei settlement è stato sollevato innumerevoli volte, la barriera anti attentati è stata criticata, i boicottaggi di prodotti israeliani in alcuni stati membri sono ormai una notizia di routine, i politici israeliani rischiano l’arresto se atterrano nell’aeroporto sbagliato. Eppure, non è stato ancora provato dall’Unione europea un collegamento certo tra Hamas e gli attentati contro i civili – bambini inclusi, come a Peshawar, e la differenza tra Gerusalemme e Peshawar è soltanto tecnica, non idoelogica: le squadre di Hamas non riescono a fare quello che hanno fatto i talebani pachistani perché finirebbero uccise prima, non per altri motivi. Se soltanto riescono a entrare in una sinagoga con una mannaia, quelli di Hamas provano a fare in piccolo quello che – per ora – non sono riusciti a fare in grande.

Ora, il bello dei gruppi del jihad è che dichiarano le loro intenzioni, a beneficio dei seguaci del mondo e, perché no, anche dell’Unione europea. Hamas proclama in modo chiaro e cristallino la necesità di eliminare l’entità sionista e il dovere di farlo con ogni mezzo, anche e soprattutto attraverso il terrorismo sui civili, che è un concetto aggirato dichiarando che “non esistono civili israeliani”. E’ grazie a questo caposaldo ideologico che Hamas spende le sue risorse in una campagna missilistica permanente contro le cittadine israeliane nel sud (scuole incluse).

Di tutto questo, dice la Corte europea di giustizia, non abbiamo un’esperienza di prima mano e non ci siamo potuti formare un’opinione nostra. Non è un problema insormontabile. Bruxelles mandi un’apposita commissione in udienza a Gaza city, ascolti i discorsi pubblici degli ideologi di Hamas sui cittadini israeliani, si faccia portare indietro i necessari reperti probanti (una cintura esplosiva, una mannaia?) in busta di plastica. Dopo tredici anni in cui credevamo che si fosse capito, ci sono tre mesi di tempo.

(Fonte: Il Foglio, 18 Dicembre 2014)

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  • #1Emanuel Baroz

    L’Unione Europea appoggia la dittatura palestinese

    di Khaled Abu Toameh

    I parlamenti europei che si stanno affrettando a riconoscere lo Stato della Palestina ignorano il fatto che i palestinesi negli ultimi sette anni non hanno avuto un parlamento funzionante.

    Il Parlamento palestinese, noto come Consiglio legislativo palestinese (Clp), è paralizzato dal 2007, da quando Hamas ha preso con violenza il controllo sulla Striscia di Gaza e ha espulso l’Autorità palestinese (Ap).

    Queste assemblee legislative europee chiudono anche un occhio sul fatto che, sotto l’Autorità palestinese in Cisgiordania e sotto Hamas nella Striscia di Gaza, non c’è rispetto per lo Stato di diritto, la libertà di parola, la trasparenza o la responsabilità.

    Questa settimana, il Parlamento Europeo ha adottato altresì una risoluzione che riconosce in linea di principio uno Stato palestinese. I voti a favore sono stati 498, i contrari 88.

    Paradossalmente, il voto del Parlamento Europeo è coinciso con un giro di vite senza precedenti dato dalla leadership dell’Ap al Consiglio legislativo palestinese e al suo segretario generale, Ibrahim Khraisheh, a Ramallah.

    Il presidente dell’Ap, Mahmoud Abbas, ha ordinato l’arresto di Khraisheh perché sospettato di aver criticato il primo ministro Rami Hamdallah. A seguito delle forti proteste dei leader delle varie fazioni palestinesi, che hanno definito la decisione un’aperta violazione della libertà di espressione, Abbas è stato costretto a fare marcia indietro.

    Ma per Abbas, la storia non è finita lì. Dopo aver revocato l’ordine di arresto contro Khraisheh, il presidente dell’Ap ha inviato forze di polizia davanti al palazzo che ospita il Parlamento, a Ramallah, per impedire all’alto funzionario di accedervi. La presenza dei poliziotti all’ingresso principale dell’edificio ha dato adito ad aspre critiche da parte di molti palestinesi.

    Khraisheh è stato rimosso dall’incarico perché ha osato criticare il governo palestinese per l’arresto di Bassam Zakarneh, segretario del sindacato dei lavori pubblici in Cisgiordania. Molti palestinesi hanno inoltre biasimato l’arresto del leader sindacale definendolo un attacco ai diritti dei lavoratori e considerandolo un tentativo di intimidirli.

    Ma il Parlamento dell’UE e anche altri parlamenti occidentali che hanno votato a favore del riconoscimento dello Stato della Palestina non hanno ravvisato la necessità di esprimere opinioni sulle misure prese da Abbas contro il Consiglio legislativo palestinese e contro uno dei suoi alti funzionari.

    I parlamentari dell’Unione Europea che hanno votato a favore dello Stato palestinese sono molto probabilmente inconsapevoli di ciò che l’ex ministro della Giustizia dell’Ap, Freih Abu Medein, ha detto riguardo allo Stato di diritto e all’ordine nell’Autorità palestinese.

    Abu Medein ha tracciato un quadro desolante di come potrebbe essere il futuro Stato palestinese. E in un articolo molto critico da lui pubblicato, si legge: “La situazione in Palestina non è affatto conforme alla democrazia né allo Stato di diritto, perché la mentalità palestinese è troppo grezza per far fronte alla trasparenza delle leggi e osservare le loro disposizioni.”

    Il feroce attacco di Abu Medein, diretto in primo luogo contro Abbas, si è concluso con un appello ai palestinesi di “svegliarsi e rendersi conto della perdita dei diritti, della legalità e della sicurezza” nelle zone controllate dall’Ap e da Hamas.

    L’ex ministro della Giustizia dell’Autorità palestinese non è il solo palestinese di spicco che sembra aver capito che uno Stato della Palestina nelle attuali circostanze sarebbe tutt’altro che democratico.

    Yasser Abed Rabbo, segretario generale dell’Olp che fino a poco tempo fa era considerato uno dei migliori confidenti di Abbas, la settimana scorsa ha fermamente condannato il governo “dittatoriale” del presidente dell’Ap.

    Riferendosi ad Abbas col suo nome di battaglia, Abed Rabbo ha detto: “Abu Mazen vuole concentrare tutte le autorità nelle sue mani e in quelle dei suoi fedelissimi. Egli agisce in maniera dittatoriale e vuole controllare tutto, soprattutto le finanze. Non so cosa voglia quest’uomo e perché si comporti in questo modo. Cosa accadrà dopo che Abu Mazen non sarà più presidente?”

    I parlamentari di Svezia, Gran Bretagna, Francia e Portogallo che hanno votato a favore del riconoscimento dello Stato della Palestina non sembrano preoccuparsi dei loro colleghi palestinesi, che sono stati privati della possibilità di esercitare il loro mandato parlamentare a causa della lotta per il potere fra Hamas e la fazione di Fatah guidata da Abbas.

    Né essi sembrano preoccuparsi del fatto che lo Stato palestinese sarebbe un’altra dittatura corrotta dove non c’è spazio per lo Stato di diritto, la trasparenza o per la libertà di parola.

    Ovviamente, i parlamentari occidentali non ravvisano irregolarità né alcun male nelle azioni della leadership palestinese e Hamas. Essi sono disposti a votare a favore di uno Stato della Palestina anche se questo non sembra puntare alla democrazia e alla trasparenza.

    Questi parlamentari in realtà agiscono contro gli interessi dei palestinesi, che ovviamente non sperano di avere un’altra dittatura corrotta nel mondo arabo. Chiudendo un occhio sulle violazioni dei diritti umani, come pure sugli attacchi alle libertà di espressione, la magistratura e il sistema parlamentare nei Territori palestinesi, i parlamenti dei paesi occidentali preparano il terreno per la creazione di uno Stato canaglia chiamato Palestina.

    http://it.gatestoneinstitute.org/4980/unione-europea-dittatura-palestinese

    26 Dic 2014, 13:33 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Gli abitanti di Gaza parlano apertamente contro i crimini di guerra di Hamas

    di Mudar Zahran

    http://it.gatestoneinstitute.org/4746/gaza-hamas-crimini-guerra

    26 Dic 2014, 13:34 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Quel colpo di bianchetto sul nome di Hamas

    Sebbene procedurale e temporanea, la cancellazione dalla lista europea dei gruppi terroristi ha regalato a Hamas una vittoria contro le forze moderate palestinesi

    Con tempismo impeccabile, la Corte dell’Unione Europea ha corretto un’illegittimità amministrativa circa l’inserimento di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche proprio lo stesso giorno in cui il Parlamento Europeo approvava una risoluzione per il riconoscimento “in linea di principio” di uno stato palestinese.

    I palestinesi hanno accolto entrambi gli eventi con premature espressioni di giubilo come dimostrazioni della crescente accettazione della loro posizione da parte della comunità internazionale, ignorando la dichiarazione in cui la stessa Corte europea dice che la cancellazione di Hamas è solo una questione procedurale che non avrà alcun effetto pratico. La Corte spiega infatti che la sua decisione “non implica alcuna valutazione nel merito della questione della classificazione di Hamas come gruppo terroristico”. La decisione era necessaria, afferma la Corte, perché la designazione da parte dell’Unione Europea si basava solo su notizie di stampa e non sugli elementi richiesti dalle procedure comunitarie. La cancellazione è in realtà sospesa per tre mesi durante i quali le autorità nazionali potranno impugnare la sentenza presentando prove appropriate della natura terroristica di Hamas in modo che l’organizzazione fondamentalista palestinese possa riprendere il suo giusto posto nella lista nera. Durante questo periodo i beni di Hamas rimarranno congelati dall’Unione Europea. Un certo numero di paesi europei ha già cominciato a fornire le prove adeguate.

    Cionondimeno, in un mondo quotidianamente in lotta su quasi tutti i continenti contro il flagello del terrorismo, l’improvvisa volontà della Corte europea di rimettere ordine nei suoi atti circa una delle organizzazioni terroristiche più famose del mondo ha l’effetto in pratica di avallare il terrorismo e promuoverne la diffusione.

    Probabilmente la Corte dovrebbe essere lodata per la sua diligenza in fatto di precisione giuridica, ma perché ripulire l’immagine di Hamas rispondendo proprio adesso al suo ricorso di quattro anni fa contro l’inserimento nella lista nera? E’ verso questi esiti che muove l’offensiva diplomatica palestinese (davvero offensiva): non verso l’indipendenza, ma verso la minimizzazione del terrorismo? C’è qualche giudice della Corte europea che ha davvero bisogno di maggiori prove che Hamas è un’organizzazione terroristica? I giudici non sono a conoscenza del fatto che solo di recente Hamas ha bombardato la popolazione civile israeliana con più di 4.000 razzi? E che nel farlo ha usato la propria popolazione come scudi umani? E che lo scorso giugno i suoi agenti hanno rapito e ucciso a sangue freddo tre adolescenti israeliani? E che un altro terrorista celebrato da Hamas come “santo martire” è morto mentre assassinava cinque persone in una sinagoga lo scorso novembre? Occorre ricordare che la decisione originaria di mettere Hamas sulla lista nera era stata presa nel 2003 dopo che Hamas aveva rivendicato l’uccisione di 23 civili innocenti in un attentato contro un autobus nel quartiere Shmuel Hanavi di Gerusalemme?

    Ovviamente gli israeliani non sono influenzati dalla confusione morale dell’Europa in materia di Hamas. Come ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu commentando la decisione della Corte, “l’onere della prova spetta all’Unione Europea e ci aspettiamo che rimettano immediatamente Hamas nella lista in cui tutti si rendono conto che deve stare. Hamas è un’organizzazione terroristica assassina il cui statuto afferma esplicitamente l’obiettivo di distruggere Israele e gli ebrei. Noi continueremo a combatterla con forza e determinazione affinché non possa mai realizzare questi suoi obiettivi”.

    Ma la lotta sarà più dura, per Israele, se la decisione della Corte dovesse indicare un’inversione di rotta nella consolidata politica dell’Europa. Vi sono soggetti all’interno dell’Unione Europea che si domandano se l’Europa debba continuare a sostenere la politica dell’Occidente che si rifiuta di trattare con Hamas finché questa non riconosce Israele, abbandona il terrorismo e rispetta gli accordi finora sottoscritti fra israemiani a palestinesi. In effetti un numero crescente di politici, funzionari e rappresentanti europei appare motivato da sentimenti anti-israeliani di dubbia matrice e da una fede ingenua, ancorché “politicamente corretta”, nell’assoluta buona volontà dei palestinesi nonostante le abbondanti dimostrazioni di istigazione alla violenza e di attacchi terroristici.

    Come ha detto Ronald S. Lauder, presidente del Congresso Mondiale Ebraico, la cancellazione “ha regalato a Hamas una grande vittoria morale rafforzandola contro le forze più moderate nei territori palestinesi. Ed è particolarmente paradossale – ha aggiunto Lauder – che proprio oggi, quando non solo paesi occidentali come il Canada e gli Stati Uniti, ma anche paesi arabi moderati come l’Egitto e la Giordania considerano Hamas un gruppo terroristico, non la consideri più tale l’Unione Europea”.

    Il corso imboccato dall’Autorità Palestinese per ottenere l’indipendenza rischia di confermare sempre più che si possono conseguire obiettivi politici mediante il terrorismo. Ma non ci sono rettifiche procedurali, né mosse unilaterali, né dichiarazioni propagandistiche che possano porre fine e un conflitto che puo’ essere risolto soltanto attraverso il negoziato diretto fra le parti.

    (Fonte: Jerusalem Post, 18 Dicembre 2014)

    http://www.israele.net/quel-colpo-di-bianchetto-sul-nome-di-hamas

    26 Dic 2014, 13:35 Rispondi|Quota
  • #4Aurora Aronsson

    Voi Europei date copertura, sostegno e milioni da decenni ai terroristi arabi…
    C’è ancora qualche dubbio?
    Ma vi siete persi la foto della Mogherini con Arafat, degli sbaciucchiamenti di D’Alema con Hizbollah, di quelli di Berlusconi con Gheddafi, di Napolitiano con Assad, eccetera?

    27 Dic 2014, 05:48 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Il Parlamento Europeo a favore del terrorismo

    http://www.opinione.it/esteri/2014/12/20/alfieri_esteri-20-12.aspx

    29 Dic 2014, 17:36 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Sbagliato togliere Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche

    http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1948349&codiciTestate=1

    29 Dic 2014, 17:37 Rispondi|Quota
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