Jihad e finanziamenti: un legame su cui occorre far maggiore attenzione

 
Emanuel Baroz
11 agosto 2016
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Jihad e finanziamenti. Cinquecento operazioni sospette

Aumentano i trasferimenti di denaro anomali sotto la lente della Finanza. Via a un nuovo gruppo investigativo. Si occuperà solo dei soldi ai terroristi.

di Sara Menafra

jihad-finanziamento-terrorismo-islamico-focus-on-israelLe segnalazioni di operazioni sospette che possono essere collegate al finanziamento del terrorismo islamico aumentano. Quelle di Bankitalia, come quelle di commercialisti e notai. Le prime in particolare, generalmente le più interessanti dal punto di vista investigativo, sono passate da una media di 300 negli ultimi tre anni (348 nel 2015) a 463 nei soli primi sei mesi del 2016.

Troppo poco, forse, per parlare di nuovo allarme finanziamenti al terrorismo, perché le segnalazioni possono crescere anche solo a causa della maggiore attenzione al tema, ma abbastanza per richiamare l’attenzione della Guardia di finanza: le indagini nate da queste verifiche che effettivamente portano a fascicoli per reati di terrorismo sono poche ma anch’esse in crescita, 14 nel 2015 e 12 nella prima metà del 2016, ma sul totale delle segnalazioni sospette attenzionate ( quindi non solo di via Nazionale) 696 sono state oggetto di una delega investigativa. Anche per questo, il comandante della Guardia di finanza Giorgio Toschi ha deciso di puntare ulteriormente l’attenzione delle Fiamme gialle sul delicato tema del terrorismo in particolare con due decisioni: da un lato istituendo una cabina di regia al comando generale, per coordinare e orientare l’attività investigativa; dall’altro dando il via ad un gruppo speciale creato ad hoc (Gift, Gruppo investigativo sul finanziamento al terrorismo) all’interno del Nucleo di polizia valutaria per approfondire in particolare le movimentazioni di denaro a rischio.

Le rimesse all’estero
A meritare l’attenzione della Guardia di finanza, che lavora sia sui dati in arrivo da Bankitalia, sia su quelle di commercialisti e notai ma anche di agenzie di compro oro o di trasferimento di denaro all’estero, sono soprattutto i cosiddetti Moneytranfer. Qui i vari elementi sono disomogenei tra loro. Da un lato i numeri dicono che le rimesse all’estero tramite questo canale sono complessivamente in calo: nel 2015 sono state pari a 5,251 miliardi di euro e destinati soprattutto alla Romania (16,1%), alla Cina (10,6%) e al Bangladesh (8.2%), ma il valore complessivo è appunto ben distante dalla soglia dei 7,7 miliardi raggiunta nel 2011. D’altro canto però i buchi normativi e i controlli a campione dicono che il quadro non è ancora chiaro. Al momento, infatti, gli agenti di intermediari comunitari, a differenza di quelli nazionali, non sono obbligati ad iscriversi all’albo degli agenti e dei mediatori a sua volta sottoposto al Testo unico bancario (e quindi a vari criteri di professionalità e di prevenzione.Peccato che, appunto, il 90% dei 22.000 Money transfer sul nostro territorio rispondono ad operatori stranieri. Una situazione che rende complicato, per le Fiamme gialle, forse non tanto controllare che i clienti registrati non siano nelle black list antiterrorismo, ma soprattutto assicurarsi che queste micro agenzie a loro volta controllino chi si rivolge a loro. Un piccolo dato a campione dà l’idea: da giugno al 2 agosto scorsi su 146 accertamenti eseguiti e 282 persone identificate, quasi il 20% (53) aveva precedenti di polizia.

Le strutture
Il Gruppo investigativo finanziamento terrorismo, all’interno del Nucleo di polizia valutaria guidato dal generale Giuseppe Bottillo, si occuperà di approfondire le richieste di informazioni che arrivano dalle agenzie estere in materia di finanziamento al terrorismo, di recepire le indicazioni che arrivano dal Casa (il comitato analisi strategica antiterrorismo) o dalla Dna, oltre a fare verifiche specifiche e di contesto. La “cabina di regia” presso il comando generale, come aveva annunciato nei giorni scorsi il ministro degli Interni Angelino Alfano, avrà invece il compito di sedere stabilmente all’interno del Casa e del Comitato di sicurezza finanziaria presso il ministero dell’Economia e si occuperà soprattutto di coordinare lo scambio di informazioni.

(Fonte: Il Messaggero, 11 Agosto 2016)

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