Israele in fiamme: il terrorismo degli incendi dolosi

 
Emanuel Baroz
25 novembre 2016
5 commenti

Il terrorismo degli incendi dolosi

I primi possono essere scoppiati per qualche stupida negligenza; poi si è scatenata la campagna dell’odio

di Avi Issacharoff

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Mappa degli incendi scoppiati nei giorni scorsi in Israele

Non bisogna essere un ispettore dei vigili del fuoco per capire che l’ondata di incendi scoppiata in tutto Israele nel giro di due-tre giorni non è né casuale né il semplice risultato delle condizioni atmosferiche. I primi due, tre, forse quattro incendi scoppiati martedì possono essere stati la conseguenza di atti di stupida negligenza: una sigaretta incautamente gettata nella boscaglia secca o un falò non spento bene alimentati dai venti caldi fino a causare danni considerevoli.

Ma lungo le giornate di mercoledì e giovedì è apparso sempre più chiaro che si era di fronte a qualcosa di ben più sinistro. Gli incendi vengono appiccati deliberatamente. E questa è la conclusione a cui sono giunti gli investigatori professionisti: certo non il tipo di persone che getta facilmente in pasto ai mass-media infondati proclami allarmistici.

Alcuni politici arabi israeliani hanno esortato le loro comunità ad agire in modo responsabile e adottare misure per fermare gli incendi. Altri hanno fatto ricorso alla solita denuncia automatica del razzismo degli israeliani e degli istigatori di destra che starebbero eccitando l’ostilità verso gli arabi con false accuse.

Questi politici arabi dovranno farsi un esame di coscienza, quando le fiamme saranno finalmente spente. Non si può sfuggire ai fatti. Siamo di fronte a un’ondata di incendi dolosi senza precedenti all’interno di Israele, a quanto pare appiccati non da palestinesi di Cisgiordania. La posizione degli incendi all’interno di Israele ci mette tutti di fronte a una triste e brutta realtà.

Il nuovo “terrorismo degli incendi” è alimentato da una perniciosa campagna di odio sui social network arabi, pieni di appelli a “bruciare” – letteralmente – ebrei e sionisti. Appelli in qualche raro caso punteggiati da qualche commento di segno contrario, ma nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di messaggi colmi di odio, di antisemitismo, di ribrezzo per lo stato di Israele e per gli ebrei. Istigazione antisemita della peggior specie.

Haifa in fiamme

Haifa in fiamme

Al momento in cui scriviamo non è del tutto chiaro quanto sia ampia la dimensione di questi attacchi, e neanche quanti incendi esattamente siano di origine dolosa. L’amara ironia, però, è che il fatto stesso che in Israele di parli di questa ondata di incendi fa il gioco di Hamas, che li usa per infervorare i suoi sostenitori ed esortare i giovani arabi a uscire e appiccare altri incendi.

Può ben darsi che il “terrorismo dei fuochi” abbia avuto inizio da pochi individui non organizzati che sono entrati in azione dopo che i primi incendi erano scoppiati per negligenza e per il clima. Poi l’incendio terroristico si è auto-alimentato. Dal momento in cui i primi incendi hanno cominciato a dominare i mass-media israeliani, ecco che sono scoppiati sempre più incendi un po’ dappertutto. E ora altri sono pronti a saltare sul carro. Giovedì sera un gruppo Facebook che si autodefinisce “Coalizione dei giovani dell’intifada” ha dichiarato di assumersi la responsabilità per gli incendi e ha esortato a continuare a bruciare Israele.

(Fonte: Times of Israel, 24 Novembre 2016)

Israele.net

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  • #1Emanuel Baroz

    “Una cosa è chiara – ha detto al Jerusalem Post Boaz Ganor, fondatore e direttore dell’International Institute for Counter-Terrorism – Questa non è una forma realmente nuova di terrorismo. Incendi dolosi in boschi e aree abitate sono una tattica già nota dei gruppi terroristici, e non solo in Israele”. Il numero 9 della rivista in inglese Inspire, pubblicata da “Al-Qaida nella penisola arabica” nel 2012, esortava i seguaci a compiere attacchi incendiari. La rivista indicava anche i materiali necessari per appiccare incendi boschivi e istruiva i terroristi a prestare attenzione a due fattori: condizioni di clima asciutto e forti venti. (Da: Jerusalem Post, 24.11.16)

    Fonte: Israele.net

    25 Nov 2016, 10:13 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    “Chiunque abbia occhi per vedere capisce che così tanti incendi in molti luoghi diversi non sono naturali – ha detto la ministra israeliana della cultura Miri Regev – Dobbiamo trovare i terroristi che stanno bruciando il nostro paese e che mettono in pericolo vite umane”. Il ministro dell’istruzione Naftali Bennett ha twittato: “Solo qualcuno a cui questa terra non appartiene può essere capace di bruciarla in questo modo”. Il parlamentare Amir Ohana ha affermato che questi incendi dimostrano che “vogliono distruggere l’unico stato ebraico molto più di quanto non vogliano creare il 22esimo strato arabo”. E ha aggiunto: “Questo dimostra chi è che ama davvero questa terra, e chi invece prende parte al progetto squilibrato di bruciare e distruggere interi quartieri d’Israele, con i loro abitanti e il loro ecosistema”. (Da: Jerusalem Post, 24.11.16)

    Fonte: Israele.net

    25 Nov 2016, 10:14 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    25 novembre 2016 – Gli hashtag “Israele brucia”, “Tel Aviv brucia” e “L’entità sionista brucia” hanno iniziato a circolare viralmente da giovedì mattina sui social network arabi, accompagnati da innumerevoli commenti esultanti. L’imam della Grande Moschea del Kuwait, lo sceicco Mishary Alfasy Rashid, ha scritto in arabo ai suoi 11 milioni di follower su Twitter “Buona fortuna agli incendi”, accompagnando il messaggio con una faccina sorridente e varie fotografie degli incendi scoppiati in Israele. I social network in Egitto, Giordania ed Emirati del Golfo sono pieni di messaggi che descrivono gli incendi come una “punizione della natura” per il disegno di legge israeliano volto a limitare l’uso di altoparlanti dai minareti nelle ore notturne. Un altro sceicco del Kuwait, Nabil al-Ali Awad, ha scritto ai suoi 6 milioni di follower su Twitter: “Dio ha bruciato i loro cuori e le loro case e il loro denaro e i loro corpi e le loro tombe a causa di quello che hanno fatto ai credenti [islamici]”, usando l’hashtag “Israele brucia”. Poco dopo è tornato su Twitter per scusarsi d’aver usato la parola “Israele” nel suo post precedente, e ha spiegato che “non esiste tale entità” e che ha usato quel nome solo in quanto parte di un hashtag. Un altro utente ha scritto: “Grande incendio fuori controllo. Oh Allah, brucia tutto Israele che brucia le nostre moschee”. Mohamad Al Arefe, un imam saudita con 16 milioni di follower, ha twittato: “Il fuoco continua a bruciare l’entità sionista!”. Arefe ha aggiunto di augurarsi che Dio “liberi la (moschea) al-Aqsa dalla sozzura”.

    Fonte: Israele.net

    25 Nov 2016, 10:15 Rispondi|Quota
  • #4Daniel

    “Israele brucia”. La gioia di palestinesi e arabi sui social network

    http://www.linformale.eu/israele-brucia-la-gioia-di-palestinesi-e-arabi-sui-social-network/

    25 Nov 2016, 10:41 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Solo chi non è di Israele può incendiarlo. L’arabo-palestinese Non è di Israele.

    26 Nov 2016, 18:33 Rispondi|Quota