Napoli: il sindaco De Magistris aderisce al movimento BDS e conferma il suo pregiudizio contro Israele

 
Emanuel Baroz
27 marzo 2017
2 commenti

L’ultima di De Magistris: aderisce al movimento BDS e al boicottaggio di Israele

di Eduardo Palumbo

Che un sindaco democraticamente eletto possa nutrire simpatie e antipatie “politiche” è più che legittimo. Ci mancherebbe altro. Che uno dei suoi pallini resti invece l’odio per una nazione, trasferito quasi per proprietà transitiva dai “governanti” ai “governati”, questo ci sembra intollerabile.

Da questo punto di vista Luigi de Magistris, il sindaco di Napoli, si conferma un campione di coerenza. Se due indizi fanno un sospetto, tre conducono a una prova. Figuriamoci poi quattro. E allora proviamo a ricapitolare. Il primo cittadino non ha mai nascosto le sue passioni terzomondiste. Nell’ottobre del 2012, fresco di nomina, decide di trasformarsi in “armatore”, benedicendo la terza “Freedom Flottilla” diretta a Gaza (dove poi non arrivò mai) e disvelando il suo pensiero: “Dal 2006 la Striscia di Gaza è una prigione a cielo aperto. Napoli è vicina alla sua popolazione e contro l’assedio israeliano”.

Un anno dopo concede ad Abu Mazen la cittadinanza onoraria di Napoli, pienamente ricambiato pochi mesi dopo durante una visita nei Territori durante la quale è lo stesso Mahmud Abbas a restituirgli la cortesia, donandogli il passaporto palestinese. “E’ frustrante pensare che ci possa essere un popolo così oppresso, così umiliato nella sua dignità – dichiara allora de Magistris – A Napoli consideriamo la Palestina uno Stato e Gerusalemme una città nevralgica della Palestina. Ci batteremo sino a quando lo Stato di Palestina non sarà liberato e tutti i prigionieri politici (palestinesi) saranno liberi. Dobbiamo far crescere la mobilitazione e lavorare perchè siano abbattuti i muri”. Applausi.

Non è finita, e anzi il meglio deve ancora arrivare. Concede una sala comunale in occasione della presentazione di un film intitolato “Israele, il cancro”; nel maggio 2016, a poche ore dalle elezioni amministrative, una candidata della sua lista DemA (già nota per le posizioni oltranziste e antisioniste, attivista dell’International Solidarity Movement) tuona: “Gli israeliani sono dei porci negazionisti”. Dal sindaco non arriva una parola, una presa di posizione.

Nell’agosto 2016, dopo Abu Mazen alcuni consiglieri comunali della lista di De Magistris propongono la cittadinanza onoraria anche per Bilal Kayed. Chi è Kayed? Un pericoloso terrorista palestinese che ha trascorso quattordici anni nelle carceri israeliane per le sue azioni violente e gode del sostegno di un’organizzazione terroristica come Hamas, che non esita a uccidere donne, anziane e bambini israeliani. Ma quando l’ex ministro e attuale consigliere comunale di Forza Italia Mara Carfagna si alza per contestare l’assurda decisione proponendo di concedere la cittadinanza onoraria di Napoli al rabbino di Gerusalemme non trova risposta.

E veniamo ad oggi. A qualche giorno fa, quando de Magistris concede simbolicamente l’aula del consiglio comunale di Napoli agli organizzatori di un convegno sul tema “A Napoli il Mondo: recepire il diritto internazionale umanitario nella quotidiana pratica amministrativa”. Dietro la formula bizantina si nasconde il trappolone: c’è infatti il tentativo di impegnare il Consiglio Comunale ad adottare una vera e propria agenda anti-israeliana fondata sul “Bds” (Boicottaggio-Disinvestimenti-Sanzioni) contro lo Stato d’Israele. Un’azione diretta a promuovere la discriminazione d’Israele. E questo ci pare veramente troppo. Si chiede, in buona sostanza, di stilare una “lista nera” di aziende e imprese “colpevoli” di avere rapporti o relazioni lavorative con lo Stato di Israele.

L’Associazione Italia-Israele di Napoli e la Federazione nazionale preannunciano sin da ora che saranno vigili affinché una simile delibera non approdi mai nell’aula del Consiglio e continuerà a denunciare ogni tentativo di discriminazione nei confronti di Israele e del suo popolo. Certo, resta una delusione scottante. Perché fa veramente male vedere la terza città d’Italia (medaglia d’oro al Valor Militare per la resistenza ai nazifascisti) – e i suoi cittadini, tutti – rappresentata da una classe politica che non perde occasione per dimostrare di non avere alcun rispetto umano, politico e morale per una nazione quotidianamente sotto attacchi mediatici e terroristici. Napoli merita di più.

Italia Israele Today

Nella foto in alto: il sindaco di Napoli Luigi De Magistris con esponenti dell’Autorità Nazionale Palestinese

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  • #1Emanuel Baroz

    Napoli, se la città di pace sfida Israele

    di Dan Haezrachy*

    Napoli si è definita città della pace e della giustizia, ma quando si tratta di Israele sembra più che altro un teatro di guerra ideologica. Che a Napoli si organizzino eventi anti- israeliani non è una novità, ma il consiglio comunale sembra ora intraprendere una vera e propria battaglia anti-israeliana. Il convegno «A Napoli il Mondo: recepire il diritto internazionale umanitario nella quotidiana pratica amministrativa», svoltosi il 16marzo, ha tracciato un’agenda anti-israeliana che ripropone la stessa retorica rigettata dagli Stati e dai tribunali di mezzo mondo. Si propone di redigere una lista di «ditte che non violano il diritto internazionale», di escludere dagli appalti pubblici quelle che lo violano e di istituire un osservatorio a tal fine.

    Un’iniziativa apparentemente encomiabile per chi ha tanto a cuore la pace e la giustizia nel mondo. Ma chi sarà a decidere chi è una ditta «buona» e una ditta «cattiva»? Sarà forse Alessandro Fucito, presidente del consiglio comunale che già l’anno scorso ha partecipato a un evento sponsorizzato dal Comune per l’esclusione dagli appalti pubblici di aziende italiane che operano in Israele? Oppure il consigliere Mario

    Coppeto, tra i promotori della contestata iniziativa di conferire la cittadinanza onoraria a Bilal Kayed, lungi dall’esser un uomo di pace? Sarà forse la consigliera Eleonora de Majo a decidere chi sono le ditte buone e chi quelle cattive, dopo un lungo curriculum di affermazioni violentemente anti-israeliane – prima per aver dato dei «porci negazionisti» agli israeliani, poi per aver equiparato Netanyahu a Hitler, sostenendo che gli israeliani perpetrerebbero politiche di genocidio. Al convegno è intervenuta anche l’attivista Miriam Abu Samra che ritiene la lotta palestinese un problema legato al presunto colonialismo israeliano, definisce i palestinesi come popolazione indigena e critica la dirigenza palestinese per non difendere a sufficienza il diritto al ritorno dei profughi palestinesi.

    Si dimentica però che paradossalmente proprio per Israele i palestinesi sono arrivati ad avere un’indipendenza che nemmeno rivendicavano sotto occupazione giordana. L’ossessione del diritto al ritorno è un altro chiaro elemento ideologico di rifiuto dell’esistenza di Israele, che cancella parte della storia: se di profughi si parla, allora anche i profughi ebrei cacciati dai Paesi arabi dopo la costituzione dello Stato di Israele devono essere parte del dibattito politico.

    Si parla di pace, quindi, oppure di un obiettivo politico anti-israeliano? Hanno partecipato all’evento anche il gruppo Bds-Campania, parte del movimento Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni che promuove la discriminazione di Israele, dei cittadini israeliani e di chiunque collabori con loro. Con la pace e diritti umani si vuole però imporre a Napoli un’ideologia che vede Israele come un paria che si macchia di terribili crimini come le violazioni del diritto internazionale umanitario.

    Napoli, però, arriva tardi. In Spagna, per esempio, alcuni comuni avevano adottato politiche anti-israeliane, mascherate da lotta per la giustizia, poi cassate perché chi ha la competenza di imporre sanzioni è solo lo Stato, che decide di politica estera. Iniziative di boicottaggio sono finite nei tribunali di Francia, Canada e Stati Uniti, e i giudici hanno sempre deciso nel senso dell’illegalità di tali iniziative. Tanto più se si parla di diritto internazionale umanitario, che gestisce le regole della guerra, quindi rivolto agli Stati e ai gruppi armati. In una causa in Francia addirittura i promotori sono stati condannati per incitamento alla discriminazione.

    Una proposta di politica di «sanzioni» che il Comune di Napoli dovrebbe adottare non solo non rientrerebbe nelle competenze del Comune, ma è principalmente una questione politica. Il Comune di Napoli vorrebbe essere città della pace e della giustizia, ma dimostra una certa propensione per campagne ed eventi che fomentano il sentimento anti-israeliano e incitano alla discriminazione contro Israele. Una propensione che rispecchia le ideologie che guardano con fascino alla cosiddetta «resistenza palestinese», giustificando il terrorismo e la retorica belligerante dei palestinesi (come dimostra la proposta di cittadinanza onoraria aBilal Kayed).

    Israele è messa alla gogna da un’ignoranza ideologica, che fa dello Stato ebraico un mostro (come ama definirlo quell’attivista il cui film antisemita «Israele il Cancro» è stato proiettato anche a Napoli) da dover cancellare per rendere giustizia ai palestinesi e al mondo. Sono queste la pace e la giustizia di cui Napoli vuol farsi bandiera? Chiamiamole con il loro nome: né pace né giustizia, ma iniziative anti-israeliane.

    Perché Napoli sia una vera città della pace, si dovrebbe intraprendere la strada del dialogo, del confronto, per promuovere la diversità di opinioni, il pluralismo culturale e l’accettazione dell’altro. Napoli può essere una città della pace e della giustizia, ma per esserlo dovrà liberarsi da morse ideologiche e adottare vere politiche di pace. Come aveva detto il profeta Zaccaria: «Giudicate nelle vostre città secondo verità, giustizia e pace». La verità è imprescindibile per la giustizia e la pace.

    * Vice ambasciatore d’Israele in Italia

    (Fonte: Il Mattino, 27 Marzo 2017)

    27 Mar 2017, 23:13 Rispondi|Quota
  • #2Parvus

    Avere costui come nemico, è un grande onore!!

    28 Mar 2017, 11:27 Rispondi|Quota