L’UNRWA e i profughi “a vita”

 
admin
14 settembre 2008
2 commenti

L’UNRWA e i profughi “a vita”

L’UNRWA (United Nations Relief Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) fu creata sotto la giurisdizione dell’Alto Commissario ONU per i profughi (UNHCR), con l’unica responsabilità di aiutare esclusivamente i palestinesi. Grazie a questo status speciale l’UNRWA perpetua, anziché risolvere, il problema dei profughi palestinesi, e quindi rappresenta un grosso ostacolo per la soluzione del conflitto israelo-palestinese.

Diversamente da ogni altro ente dell’ONU, la definizione dell’UNRWA di “profugo” comprende non solo i profughi stessi, ma anche i loro discendenti. Inoltre,i profughi mantengono il loro status anche se hanno ottenuto una nuova cittadinanza.

L’UNRWA impiega insegnanti affiliati a Hamas e permette la diffusione di messaggi di Hamas nelle sue scuole. Con il colpo di mano di Hamas a Gaza nel luglio 2007, Hamas ha preso possesso delle strutture UNRWA del posto.

È dunque evidente che le attività dell’UNRWA richiedono un intervento urgente. L’Agenzia dovrebbe essere sciolta e i suoi servizi trasferiti a organismi dotati di un’amministrazione più appropriata.

Milioni di profughi in tutto il mondo – oltre 130 milioni dalla seconda guerra mondiale – sono stati sotto la responsabilità dell’UNHCR, che mira al reinserimento e alla riabilitazione dei profughi.

Ma l’8 dicembre 1949 l’Assemblea Generale dell’ONU approvò la risoluzione 302 che dava vita a un’apposita agenzia dedicata esclusivamente “all’aiuto diretto e ai programmi di lavoro” per i profughi arabi palestinesi – l’UNRWA, appunto – facendone un ente senza eguali.

L’UNRWA esiste per perpetuare, non per risolvere, il problema dei profughi palestinesi. Da che esiste, nessun palestinese ha mai perduto lo status di profugo. Esistono, ad esempio, centinaia di migliaia di profughi palestinesi e loro discendenti che sono cittadini della Giordania: eppure, per quanto riguarda l’UNRWA, essi continuano ad essere dei profughi con pieno diritto all’assistenza.

In questi sessant’anni l’UNRWA si è trasformata in uno strumento fondamentale per la perpetuazione del problema dei profughi, e in un grosso ostacolo per la soluzione del conflitto israelo-palestinese.

Quando l’UNRWA cominciò a contare i profughi, nel 1948, lo fece secondo modalità che non hanno precedenti: puntando cioè a registrare il massimo numero possibile di quelli che definiva “profughi”.

Innanzitutto, venne considerato palestinese chiunque avesse vissuto nella Palestina Mandataria britannica nei DUE anni precedenti lo scoppio del conflitto arabo-israeliano. Inoltre, l’UNRWA conta come profughi anche tutti i discendenti dei profughi originari: un sistema che dal 1948 in poi ha generato – caso unico al mondo – un incremento del 400% nel numero di profughi sotto la sua giurisdizione.

Si trattava di una definizione di “profugo palestinese” politicamente motivata, con il sottinteso che i palestinesi sarebbero rimasti profughi per sempre o fino al giorno in cui si fossero trionfalmente stabiliti in uno stato arabo palestinese che comprendesse tutto il territorio su cui sorge Israele. Se si ricostruivano una vita altrove, anche dopo molte generazioni – dopo decenni o, in teoria, dopo secoli – rimanevano comunque ufficialmente profughi. Cosa molto diversa dalle altre situazioni nel mondo, dove gli altri profughi mantengono lo status di “profugo” solo finché non trovavano una collocazione permanente altrove, presumibilmente come cittadini di altri paesi.

Infine, per l’UNRWA lo status di profugo palestinese si basava soltanto sulla semplice parola del postulante.

Perfino la stessa UNRWA, in una relazione del giugno 1998 del suo Commissario Generale, ammise che le sue cifre erano gonfiate: “I numeri di registrazione dell’UNRWA sono basati su informazioni fornite spontaneamente dai profughi stessi con lo scopo principale di ottenere accesso ai servizi dell’agenzia e quindi non possono essere dati demografici statisticamente validi”.

Nell’ottobre 2004 l’allora Commissario Generale dell’UNRWA Peter Hansen ammise pubblicamente per la prima volta che membri di Hamas erano pagati dall’UNWRA, aggiungendo: “Non mi sembra un crimine. Hamas come organizzazione politica non significa che ogni membro sia un militante, e noi non facciamo controlli politici e non escludiamo nessuno, di qualunque convinzione sia”. Di conseguenza, il denaro dei contribuenti di paesi dove Hamas è legalmente definita un’organizzazione terroristica, come Stati Uniti e Canada, viene illegalmente usato per finanziare attività controllate da Hamas.

L’opinione di Hanson che Hamas sia una normale organizzazione politica le cui dottrine non interferiscono con il governo e l’istruzione dei palestinesi rimane la posizione ufficiale dell’UNRWA. È stato così anche quando Hamas ha commesso violenze contro altri palestinesi. Non appena l’organizzazione jihadista si impadronì di Gaza con la forza, nel luglio 2007, l’UNRWA immediatamente fece sapere a Hamas che era pronta a ricominciare a fornire i propri servizi. Nulla fu cambiato nella sua procedura o nella sua performance dopo il golpe. Una chiara dimostrazione di questo fatto è stata la morte di Awad al-Qiq nel maggio 2008. Qiq aveva alle spalle una lunga carriera come insegnante di scienze in una scuola dell’UNRWA ed era stato chiamato a dirigere la sua Rafah Prep Boys School. Ma era anche il principale fabbricatore di bombe per la Jihad Islamica. Rimase ucciso mentre supervisionava un laboratorio dove si costruivano missili e altre armi da usare contro Israele, posto a poca distanza dalla scuola. Qiq si dedicava allo stesso tempo a costruire armi per attaccare civili israeliani e a indottrinare i suoi studenti a fare lo stesso. La Jihad Islamica non aveva bisogno di pagargli uno stipendio per le sue attività terroristiche: lo facevano già l’ONU e i contribuenti occidentali.

L’aumento del numero di insegnanti dell’UNRWA che si identificano apertamente con gruppi estremisti ha creato un blocco di insegnanti che assicura l’elezione di membri di Hamas e di singoli personaggi impegnati nelle ideologie islamiste. Usando le aule scolastiche come luoghi per diffondere i loro messaggi estremisti, questi insegnanti pesano anche sulle elezioni palestinesi locali. Quindi il sistema scolastico dell’UNRWA è diventato una piattaforma per le attività politiche di Hamas. Ad esempio, il ministro dell’interno e degli affari civili Saeed Siyam, di Hamas, è stato un insegnante nelle scuole UNRWA a Gaza dal 1980 al 2003. Poi divenne membro del sindacato degli impiegati arabi dell’UNRWA e capo del comitato di settore degli insegnanti. Altri famosi personaggi di Hamas provenienti dal sistema scolastico dell’UNRWA comprendono il primo ministro Ismail Haniyeh e Abd al-Aziz Rantisi, l’ex capo di Hamas.

Il bilancio dell’UNRWA è sostenuto da molti paesi, tra i quali gli Stati Uniti e i paesi occidentali figurano come i maggiori contribuenti. Nel 1990 il bilancio annuale dell’UNRWA era di oltre 292 milioni di dollari; nel 2000 era aumentato a 365 milioni. Tuttavia, nonostante questo aumento in apparenza significativo, le assegnazioni di fondi tra i vari campi profughi sono diminuite – complice il tasso di nascite molto elevato e l’aumento della popolazione dei campi. I profughi vengono scoraggiati dall’uscirne e sono incentivati a rimanere per ricevere l’assistenza. La spesa pro capite per i profughi dei campi è scesa quindi da 200 dollari in servizi all’anno negli anni ‘70 ai circa 70 attuali. Questa situazione risulta particolarmente evidente in Libano, dove il governo fornisce poca o nessuna assistenza ai palestinesi.

L’UNRWA fornisce lavoro a un gran numero di palestinesi (ha uno staff a tempo pieno di 23.000 persone). Mentre l’UNHCR e l’UNICEF evitano di impiegare locali che sono anche i destinatari dei servizi dell’agenzia, l’UNRWA non fa questa distinzione. L’UNRWA quindi mantiene una grossa popolazione di profughi e loro discendenti in uno stato di dipendenza assistenziale permanente, finanziato dai contribuenti occidentali. Così facendo, funziona come una diga contro i tentativi di trasformare i profughi in cittadini produttivi. Tutte le burocrazie hanno la tendenza ad auto-perpetuarsi. Nel caso dell’UNRWA, questa tendenza è esacerbata dal fatto che la ragion d’essere dell’organizzazione è la conservazione del problema dei profughi, piuttosto che lo sforzo di dargli soluzione.

L’ONU ha sbagliato quando ha creato un ente dedicato esclusivamente a un’unica popolazione di profughi e con un modus operandi diverso da quello di tutte le altre agenzie di assistenza.

Quattro sono i passi necessari per rimettere l’approccio internazionale al problema dei profughi palestinesi in linea con la pratica standard in situazioni simili. Primo, l’UNRWA stessa deve essere sciolta. Secondo, i servizi che l’UNRWA attualmente fornisce devono essere trasferiti ad altre agenzie ONU, in particolare l’UNHC, che hanno una lunga esperienza con tali programmi. Terzo, la responsabilità per i normali servizi sociali deve essere affidata all’Autorità Palestinese e una grossa porzione dello staff dell’UNRWA deve essere trasferita all’autorità governativa. Quarto, i paesi donatori devono usare la massima attenzione per assicurare trasparenza e responsabilità.

(Da: Jerusalem Post, 27.05.08) – di Jonathan Spyer

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  • #1Daniel

    La moltiplicazione dei profughi

    A pagina 2 di L’Opinione del 2004-06-09, Dimitri Buffa firma un articolo dal titolo «Professione profugo palestinese»

    In quattro anni decuplicano le richieste di assistenza alle Nazioni Unite da parte di abitanti di Gaza e della Cisgiordania. Riportiamo l’articolo di Dimitri Buffa.

    In quattro anni sono quasi decuplicati, aumentando del 1000%, i palestinesi che hanno richiesto lo stato ufficiale di “profugo” alle Nazioni Unite, tramite l’Unrwa (United nation reliefs and work agency), l’ente che per l’appunto si occupa dei senza tetto delle tante guerre che infestano il
    mondo. Dall’inizio della seconda Intifada infatti i profughi ufficiali sono passati a oltre un milione e 100 mila unità dalle 130 mila del settembre 2000.

    Questo dato è stato reso noto l’altro ieri proprio da Kofi Annan e da Peter Hansen, capo della Unrwa. Il quale ha sollecitato le nazioni presenti alla Conferenza dei donatori, in programma ieri e oggi a Ginevra (circa 60 paesi
    tra cui l’Italia) a fare di più. Ne dava notizia il Velino diplomatico che ha anche riportato la seguente frase di Hansen: “La situazione è notevolmente peggiorata, ed il nostro impegno potrebbe essere l’ultima ancora di salvezza nella Regione . Oggi, grazie alla Unrwa, un neonato
    palestinese ha molte più chance di crescere in buona salute, ma la carenza di fondi stà creando diversi problemi, come il sovraffolamento delle aule ed il deterioramento delle strutture di assistenza”.

    Di chi la colpa di questo stato di fatto? Di Israele che combatte il terrorismo troppo rudemente? O della militarizzazione terroristica della seconda Intifada da parte di Arafat? O anche degli stessi palestinesi che hanno fatto dello status di profugo un vero e proprio business che va avanti da 50 anni, a fronte di poche centinaia di migliaia di veri sfollati nelle guerre del 1948 e del 1967?

    Basti pensare che degli oltre dieci milioni di profughi delle guerre indo pakistane adesso non parla più nessuno. Mentre quelli palestinesi assistititi dall’Unrwa con bilanci da 50 milioni di dollari l’anno vivono ancora adesso in tendopoli che poi sono usate dai terroristi come base per gli attacchi suicidi in Israele.

    Naturalmente non va dimenticato cosa abbia fatto l’Unrwa negli scorsi tre anni prima di trarre affrettate conclusioni. Proprio Hannsen e i suoi compagni di merende infatti sono coloro che inventarono la calunnia del massacro di Jenin (che fu invece una cruenta battaglia tra terroristi e l’esercito israeliano, con 53 morti tra i primi e 23 nel secondo) e inoltre dal governo israeliano sono sempre venute accuse al personale mediorientale dell’ente delle Nazioni Unite, accusato di avere coperto il terrorismo avvalendosi di mezzi dell’Onu usati anche per trasportare kamikaze.

    Le accuse sono di alcuni militanti di Hamas e di Tanzim catturati negli scorsi anni che hanno deciso di collaborare con l’antiterrorismo israeliano. Uno è Midal Nazal, arrestato nel settembre 2002 fà mentre guidava un’ ambulanza dell¹Unrwa. Fermato ad un controllo veniva trovato in possesso di armi ed esplosivo trasportati con l’automezzo delle Nazioni Unite. Dopo i primi interrogatori in cui si era rifiutato di parlare a un certo punto ha ammesso che non era la prima volta che usava ambulanze Unrwa per il
    trasporto di armi e anche per il recapito di messaggi operativi tra i diversi gruppi terroristici. Un altro che ha parlato è Ala Hassan , uomo del Tanzim, fermato nel 2003,
    ha rivelato nel’interrogatorio che le scuole per i bambini palestinesi gestite dall’Unrwa a Nablus in realtà servono per allenarsi a sparare da parte dei terroristi locali e vengono anche utilizzate come base per conservare le munizioni e gli esplosivi. In pratica quei signori nascondo le
    bombe tra i loro stessi bambini, fregandosene altamente di eventuali tragiche conseguenze.

    Infine ha confessato anche Nahad Attahallah di avere usato regolarmente e per mesi una macchina dell’Unrwa per portare i martiri suicidi a farsi esplodere in Israele, come in una sorta di servizio bus.

    La gente a questo punto si chiederà: ma davvero un organismo della Nazioni Unite si può prestare a diventare complice e connivente del terrorismo palestinese?
    Purtroppo la risposta è sì, e la spiegazione è di quelle che non lasciano spazi a molti dubbi: le Nazioni Unite, per paura di rappresaglie armate contro i loro uomini, hanno di fatto “subappaltato” in via informale tutto il loro servizio scolastico e sanitario per i profughi palestinesi a personale esclusivamente di quella stessa nazionalità, cioè arabo
    palestinese o al massimo libanese, siriano ed egiziano.
    E trattandosi di gente di paesi ostili pregiudizialmente ad Israele ecco spiegato come è possibile che i conducenti delle ambulanze diventino complici di chi organizza attentati suicidi in Israele e di chi li esegue.

    14 Set 2008, 19:59 Rispondi|Quota
  • #2Antonio Zonza

    Se i dipendenti dell’Unrwa fossero in massima parte arabo-palestinesi, il problema non sarà MAI risolto.
    Si può – forse – chiedere ai dipendenti Unrwa di rinunciare ai loro stipendi?

    Ed inoltre: più cresce il numero dei profughi, cresce anche la necessità di avere un organico Unrwa adeguato.

    27 Set 2012, 12:11 Rispondi|Quota
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